martedì 26 maggio 2015

Tomorrowland - Il Mondo di Domani - la recensione

Sogni, speranza, passione, curiosità e forza di volontà. Le più grandi menti dell'umanità riunite in un unico, grande luogo al limite del futuristico dove tutto è reale e può diventare reale. Un luogo da sogno. Più o meno, perché a volte anche le grandi menti vengono attaccate dal pessimismo e dallo sconforto, e nella linea narrativa di questo film targato Disney questo significa la fine di ogni cosa. Ce la farà una giovane ragazza curiosa e positiva a ristabilire un equilibrio per il futuro ?

Tomorrowland - Il Mondo di Domani, secondo film in live action diretto da Brad Bird dopo Mission Impossible: Protocollo Fantasma (e regista di due colossi dell'animazione come Il Gigante di Ferro e Gli Incredibili), racchiude in sé la più basica e fondamentale filosofia Disney. Inutile ribadire il concetto già espresso ampiamente dai prodotti della Casa di Topolino, basti dire che l'integrità de "Il Mondo di Domani" è totalmente nelle nostre mani, nelle mani di chi sogna e di chi ha il coraggio di sperare.


Potrebbe sembrare un concetto scontato e di gran lunga banale, ma non è così. Nella pellicola troviamo esattamente questo concetto: pessimismo Vs. ottimismo. Quali dei due "nutrirete"? C'è un piccolo difetto però in questo prodotto da sognatori. L'equilibrio tra azione e staticità. Tutta la pellicola percorre binari spesso instabili che vacillano tra dirupi di estenuanti dialoghi (se pur molto utili) e azione purissima. Questo aspetto mortifica molto tutta la natura del progetto, trasformandolo così in un classico road movie (che nessuno si sarebbe aspettato).



Niente da dire sol fronte visivo: la Disney ci ha abituati ad una qualità visiva davvero sbalorditiva negli ultimi anni. Il comparto tecnico e creativo è fiorente più che mai. Nel film spicca una regia creativa ed estrosa, maneggiata da un ispirato Brad Bird che non si astiene dall'inserire delle piccole Easter Egg in alcune sequenze (Il Gigante di Ferro e Gli Incredibili soprattutto). Anche il piano attoriale denota una certa dose di qualità, a partire da un caldo George Clooney fino ad arrivare alle reclute più giovani, ovvero Britt Robertson (Under the Dome) e Raffey Cassidy (vista come giovane Biancaneve in Biancaneve e il Cacciatore), entrambe coinvolgenti e preparate. In definitiva, per Tomorrowland - Il Mondo di Domani, non si può far altro che provare un forte affetto, affetto sprigionato da coloro che nella vita reale non temono i propri sogni ma li affrontano con il sorriso.

domenica 24 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - i vincitori

Si conclude il 68° Festival di Cannes, e se l'Italia resta a secco, la Francia vola.

Le prime voci sull'assenza di italiani nel palmares dei vincitori sono cominciate a circolare già in mattinata. Nonostante l'ottima accoglienza e le buone critiche, niente premi per Moretti, Sorrentino e Garrone, che evidentemente non sono riusciti a convincere la giuria presieduta da i fratelli Coen.

Alla fine è Dheepan di Jacques Audiard a vincere la Palma d'Oro. Uno dei cinque film francesi presenti nel Concorso. E a parlare francese sono anche i riconoscimenti per gli attori.

Il premio per la migliore interpretazione maschile è andato a Vincent Lindon per La Loi Du Marché, probabilmente uno dei pochi premi a mettere d'accordo tutti. Ex-aequo invece per la migliore interpretazione femminile, il premio è andato a Rooney Mara (Carol) e a Emmanuelle Bercot (Mon Roi). Nei giorni scorsi più di qualcuno aveva ipotizzato un premio per due attrici come conseguenza più logica per premiare le due protagoniste di Carol, a sorpresa però il premio è andato solo a una delle due, Rooney Mara, e a restare a mani vuote è stata Cate Blanchett, con quella che è stata considerata la migliore interpretazione del festival.
Premiato come miglior regista Hou Hsiao-Hsien per il wuxia The Assassin.

Quindi, tanta Francia tra i vincitori, i fratelli Coen salutano il festival dichiarando che è stata una "giuria di artisti e non di critici", ma - senza offendere nessuno - si può tranquillamente dire che le scelte fatte non hanno soddisfatto del tutto.

Ecco l'elenco dei premi.

Palma d'Oro: Dheepan di Jacques Audiard

Gran Premio della Giuria: Son Of Saul (Saul Fia) di László Nemes

Premio alla Regia: Hou Hsiao-Hsien per The Assassin 

Premio della Giuria: The Lobster di Yorgos Lanthimos

Premio alla Sceneggiatura: Cronic di Michel Franco

Premio per l'Interpretazione Femminile: Ex aequo Rooney Mara per Carol e Emmanuelle Bercot per Mon Roi

Premio per l'Interpretazione Maschile: Vincent Lindon per La Loi Du Marché

Camera d'Or per la miglior Opera Prima: La Tierra y la sombra di Cesar Augusto Acevedeo (Colombia)

Palma d'Oro per il miglior cortometraggio: Waves '98 di Ely Dagher (Libano)

Palma d’oro alla carriera a Agnès Varda

Festival di Cannes 2015 - giorno 11

Aspettando la premiazione di domani, il festival arriva alla sua conclusione con l'ultimo, importante, film in Concorso.

E infine arriva Shakespeare. Presentato in Concorso, Macbeth, adattamento cinematografico dell'omonima opera shakespeariana che vede nel cast due star, oltre che due grandi attori: Marion Cotillard e Michael Fassbender.

Diretto dall'australiano Justin Kurzel, il film è una trasposizione molto fedele, quasi letterale. Un film visivamente evocativo, molto curato nella scenografia e molto "carico", quasi fino all'esagerazione, tanti ralenti, primi piani molto stretti e insistiti e Fassbender nudo, che ormai non manca mai. Il film non ha convinto del tutto, alla fine della proiezione la platea si è divisa a metà tra applausi e fischi.

"La cosa più entusiasmante è che puoi scegliere mille modi per rifare Shakespeare, ci sono tante sfumature. E' stressante, ma anche assolutamente straordinario", ha dichiarato Michael Fassbender in conferenza stampa, "Per me è soprattutto una storia d’amore. L’ambizione e la violenza sono un tentativo di rimettersi in pari per una coppia che ha perso tutto e inizia anche a perdere la sua sanità mentale. Si tratta di una relazione che deraglia. Macbeth è fuori ruolo, molti pensano che possa essere un buon re, ma lui è solo un soldato, non un politico".
"Il personaggio di Lady Macbeth mi intimidiva", ha raccontato Marion Cotillard, "Temevo di non essere all'altezza di rendere a Shakespeare il giusto omaggio. Ho avuto problemi a lasciarmi andare perché per la prima volta interpreto un personaggio completamente lontano dalla luce, senza speranza, che perde ogni controllo". "Recitare Shakespeare nella sua lingua è una rara occasione per una francese", ha aggiunto la Cotillard. L'attrice premio Oscar ha infatti ammesso di aver avuto qualche difficoltà di lingua e l'accento, al contrario Fassbender ha potuto sfoggiare tutto il suo essere scozzese.
Grandi complimenti da parte di Michael Fassbender verso la sua collega. "Marion è stata straordinaria nell'aggiungere quel desolante senso di solitudine nel personaggio di Lady Macbeth. Lei è la migliore, porta grazia a tutto ciò che fa, ma al tempo stesso è molto umana", ha dichiarato l'attore.

Il film sarà distribuito anche in Italia.

venerdì 22 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - giorno 10

Il festival si avvia verso la conclusione presentando altri due film in Concorso e l'attesissimo film d'animazione Il Piccolo Principe, Fuori Concorso.

Co-produzione Francia-Canada, The Little Prince è una libera trasposizione del celebre libro di Antoine de Saint-Exupéry. Diretto da Mark Osborne (Kung Fu Panda), il film vede al doppiaggio un cast vocale di altissimo livello, nella versione inglese ci sono Jeff Bridges, Marion Cotillard, James Franco, Rachel McAdams, Paul Rudd, Paul Giamatti e Mackenzie Foy; con la Cotillard che torna anche nella versione francese del film, insieme, tra gli altri, a Vincent Cassel. Anche in Italia il film avrà diverse voci note al doppiaggio, da Alessandro Gassmann e Toni Servillo, a Paola Cortellesi e Stefano Accorsi.

Il film non segue il libro alla lettera, la storia centrale del film racconta di una piccola ragazzina con una madre impegnata a pianificare e programmare nei minimi dettagli la sua vita, dimenticandosi della fantasia. A cambiare la vita della bambina sarà l'incontro con un vecchio aviatore che le farà conoscere la storia del "Piccolo Principe".
Particolarità del film, quando la bambina entra nella narrazione della storia del Piccolo Principe, l'animazione cambia e passa da quella computerizzata a un affascinante stop-motion.

Il regista Mark Osborne ha spiegato perché ha deciso di non fare una classica trasposizione del film. "Ci ho dovuto pensare. il libro per me era speciale ed ero convinto che fosse inadattabile", ha dichiarato il regista in conferenza stampa, "Ho preferito fare un omaggio, parlare del modo in cui questo libro influenza tutti. E’ il suo potere. Lo leggi, lo scambi con qualcuno ed entri in relazione con lui. E’ stato un modo per proteggerlo. Il mio scopo era duplice: fare un omaggio a chi amava il libro e portare lettori nuovi. Sarei orgoglioso di sapere che qualcuno che non lo ha letto, dopo aver visto il film, avesse voglia di farlo".
"Tutto è stato realizzato con il supporto della famiglia Saint-Exupéry ed è stato fondamentale", ha continuato Osborne, "Ogni cosa che c’è nel film rimanda comunque a qualche passaggio del libro. Mi sono reso conto che non potevo fare una trasposizione esatta, il libro è così lirico e poetico che avrebbe sopraffatto l’essenza del film stesso. Non avrei potuto includere ogni cosa, per cui abbiamo deciso di utilizzare come tramite la storia di questa ragazza. Naturalmente non poteva mancare l’episodio sulla volpe".
Il regista ha poi parlato della scelta delle due animazioni differenti. "Ho studiato tutte le declinazioni dell'animazione e ho sempre cercato il modo di mischiare", ha spiegato Osborne, "Quando ho capito che dovevo costruire una storia più larga attorno al libro ho capito che la parte relativa alla "realtà" poteva essere in CGI, essendo una tecnica molto avanzata rappresenta il mondo degli adulti. Ma il mondo della fantasia e dei bambini doveva avere a che fare con qualcosa di artigianale, qualcosa di familiare. Alla fine è diventato anche quello qualcosa di originale, una via di mezzo tra i disegni e la realtà. Sostanzialmente però ha significato avere due produzioni e due crew differente. Le parti di stop-motion sono tutte fatte con la carta. Questo mi ha permesso di restare fedele all’idea delle pagine e del girarle durante la lettura".

In Italia arriverà grazie a Lucky Red.

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Presentato in Concorso il film Valley of Love, che vede protagonista una coppia di mostri sacri: Gerard Depardieu e Isabelle Huppert. Diretto da Guillaume Nicloux, è il quinto film francese in gara.

Isabelle e Gerard, due attori che in passato anno avuto una storia, s'incontrano nella Valle della Morte, in California, per volere del figlio, un fotografo suicidatosi sei mesi prima. Il ragazzo ha scritto una lettera a ognuno con delle precise indicazioni su quello che dovevano fare, scrivendogli che alla fine lui sarebbe apparso. Isabelle, che ha sempre trascurato il figlio non andando nemmeno al funerale, crede nel miracolo e si lancia in questo viaggio, Gerard invece è più razionale e più preoccupato per la sua salute che per tutto il resto e non vede l'ora di tornare a casa.

Conferenza stampa focalizzata ovviamente sui due grandi attori francesi, che nel film offrono un'ottima prova.
"Nicloux mi ha parlato di questo progetto mentre giravamo insieme La Religiosa e ho capito che per lui era un'ossessione", ha raccontato la Huppert, "Ero già stata nella Valle della Morte, è un paesaggio fantastico, sembra quasi caduto da un altro pianeta, non si può paragonare a niente. Il caldo è incredibile e spesso i ranger, dopo aver controllato la temperatura, ci impedivano di lavorare, si arriva oltre i 60 gradi". Approccio difficile invece per Gerard Depardieu che purtroppo ha vissuto l'esperienza di perdere un figlio troppo presto (Guillaume, anche lui attore, morto a 37 anni dopo una vita vissuta al limite). "Non avrei mai osato servirmi del mio lutto per costruire il personaggio", ha dichiarato l'attore, "e non considero questo lavoro più difficile di altri. Però posso dire che capisco bene il peso di queste lettere e di questo appuntamento". Depardieu nel film si mostra in tutta la sua "enormità" fisica e non se ne fa un problema. "Ho fatto l'attore perché non volevo lavorare. E posso lavorare solo se si mangia e si beve bene. Non sottovaluto il mio mestiere, ma per quanto mi riguarda meno lavoro, più vivo e meglio vanno le cose. Recitare è un piacere che mi ha facilitato le cose perché si guadagnano molti soldi", ha spiegato molto sinceramente l'attore.

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Sempre in Concorso è stato presentato anche Chronic, primo film americano del regista messicano Michael Franco.

Protagonista del film è Tim Roth, che interpreta un infermiere specializzato nella cura dei malati terminali che nasconde un terribile trauma nel suo passato.

Per fare il film il regista ha preso spunto dalla storia di sua nonna. "Una badante si occupava di lei ed era riuscita a creare un rapporto così intimo e personale attraverso quei gesti che nessuno dei familiari osava compiere, gesti penosi, difficili, a volte umilianti", ha raccontato Michel Franco, "Quando mia nonna è morta, l'infermiera è venuta a trovarci ed era realmente addolorata. Ho scoperto che soffriva di depressione cronica, ma nonostante questo non voleva cambiare lavoro". "Gli infermieri arrivano a stabilire con i pazienti rapporti più profondi dei familiari", ha aggiunto Tim Roth, che si è detto assolutamente a favore al suicidio assistito, "E' un tema molto complesso, ma è folle imporre alle persone di soffrire. So che in molti ospedali, anche se è illegale, si aiutano i malati terminali a morire".

giovedì 21 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - giorno 9

Giornata senza nomi da copertina al festival ma con due film in Concorso che convincono la stampa, un altro film italiano nella sezione Un Certain Regard, e il film scandalo presentato a mezzanotte.

Dopo l'ottimo successo del film Un Sapore di Ruggine e Ossa del 2012, presentato proprio a Cannes, torna al festival, in Concorso, il regista francese Jacques Audiard che presenta il suo Dheepan.

Il film è un dramma sociale e politico che vede al centro della storia una famiglia che scappa dalla violenza della guerra in Sri Lanka per trovarsi in mezzo ad un nuovo tipo di violenza nelle banlieue francesi.

Protagonisti del film degli attori non protagonisti. Il film ha convinto la maggior parte della stampa raccogliendo consensi e applausi alla fine della proiezione. "E’ un progetto che avevo in mente addirittura da quando avevo finito Il Profeta, e poi si è concretizzato. L’idea iniziale era di fare una storia d’amore. Molto velocemente si sono incontrati altri elementi intorno alla storia della coppia. Non è il classico film d’amore francese, gli attori sono stranieri, era giusto fare qualcosa di diverso", ha raccontato Audiard, "Volevo fare un film francese dove i personaggi parlassero la lingua Tamil. [...] non è un film sulla violenza, ma sulle relazioni che si instaurano tra persone che si ritrovano ad essere un nucleo familiare per necessitá, ecco perché, anche grazie agli attori, ci sono stati molti cambiamenti rispetto allo script iniziale".

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Sempre in Concorso, è stato presentato anche il nuovo film del regista taiwanese Hou Hsiao-Hsien. Si tratta di The Assassin, un wuxia che ha raccolto ottimi consensi e tanti applausi da parte della stampa. E c'è chi azzarda vedendolo come uno dei possibili film premiati.

Il film racconta la storia di una donna, un'assassina, che si trova davanti a dilemmi morale ed esistenziali dopo che la sua maestra la accusa di avere troppi scrupoli. Ambientato nella provincia di Weibo, in conflitto con l'Impero, la protagonista verrà messa alla prova con la missione che prevede l'uccisione del governatore della provincia, cioè suo cugino e suo ex promesso sposo.

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A mezzanotte di ieri invece è scoccata l'ora dello scandalo. E' stato presentato (Fuori Concorso) Love, nuovo film di Gaspar Noè. In poche parole, un porno, in 3D.

La proiezione della notte è stata affollatissima, con quasi tremila persone rimaste fuori senza poter vedere il film, e chi l'ha visto ha dovuto fare una coda di circa quattro ore. Ne è valsa la pena? a quanto pare, non tanto. Il film ha raccolto più fischi che applausi, soprattutto dopo la proiezione stampa del mattino.
Al centro della storia un triangolo amoroso-sessuale tra Murphy, Electra e Omi, con la voce fuoricampo di Murphy che racconta la sua deludente vita matrimoniale con Omi, con cui ha un figlio, Gaspar (il regista che si autocita), e intanto ricorda la travolgente e sessualmente scatenata storia con Electra. Il film offre un susseguirsi di scene di sesso, in tutte le posizioni, anche a tre, masturbazione (con tanto di membro maschile in primo piano e il 3D ad enfatizzare), scambisti e trans, il tutto mescolato a commenti esistenziali e dialoghi sulla fiducia e il tradimento.

Un film creato per far scandalo, come se ne sono visti altri in passato a Cannes, che il regista difende a spada tratta (e ci mancherebbe altro). "Essere a Cannes è divertente. Ho lavorato 20 ore al giorno per finire in tempo il film ed essere qui", ha dichiarato Gaspar Noè, "Avevamo venduto il progetto come un mélo porno e pensavo che andasse via come il pane, in realtà forse quando si parla di porno la gente si spaventa. Ma il mio film parla dell'essere innamorati. Erano anni che volevo fare un film che rappresentasse in modo fedele una coppia innamorata nei suoi eccessi emotivi e fisici". Il regista - non nuovo a scandali, nel 2002 presentò il film 'Irréversible' in cui c'era una scena di stupro molto lunga e dettagliata - ha poi parlato del contenuto del film. "Volevo con questo film superare la ridicola regola per cui i film normali non possono contenere sequenze ad alto contenuto erotico", ha spiegato Noé, "volevo mostrare quello che il cinema, per questioni legali e commerciali non mostra, nonostante tutti non pensino ad altro che a fare sesso". In realtà per il regista non c'è nulla di scandaloso nel suo film, tanto da suggerire solo un divieto ai minori di 12 anni. "Non vedo la minima trasgressione nel film, Ci sono passati Pasolini e Buñuel, io arrivo molto tempo dopo con la mia piccola telecamera 3D. E anche la scena dell'eiaculazione in faccia, in realtà... è gioiosa!". Alla fine però il regista non ha voluto rivelare quanto siano state vere le scene di sesso tra gli attori.

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E' stato presentato invece nella sezione Un Certain Regard il quarto film italiano del festival, Louisiana (The Other Side), di Roberto Minervini.
A metà tra fiction e documentario, il film è ambientato in un piccolo villaggio nel nord dello stato, quasi al confine con il Texas, popolato da quella parte della popolazione americana emarginata e dimenticata, miserabile e ignorante.

Youth - La Giovinezza - la recensione

Fred (Michael Caine) e Mick (Harvey Keitel) sono due amici di vecchia data in vacanza in un lussuoso albergo sulle idilliache Alpi Svizzere, insieme a Leda (Rachel Weisz), figlia di Fred. L'uno compositore e direttore d'orchestra, per nulla intenzionato a tornare a lavoro (nonostante le insistenze di un emissario di Sua Maestà la Regina Elisabetta), l'altro regista impegnato nella realizzazione del film che considera il suo testamento artistico e spirituale; insieme riflettono sul significato profondo della vita, della morte, della vecchiaia. Di contorno, ma in un certo senso fondamentali, si muovono una serie di personaggi al limite tra la guida spirituale e lo stereotipo di genere, su tutti un giovane attore (Paul Dano) alla ricerca della vera essenza del prossimo personaggio che dovrà interpretare.

Paolo Sorrentino non si smentisce e costruisce anche la sua ultima opera con una cura registica quasi fotografica, fatta di inquadrature statiche e prolungate, dalla composizione articolata, a volte con un tocco inquietante, come nel caso dei magnifici titoli di testa.

Sorrentino parla per immagini più che con le parole, i dialoghi sono pochi, profondi, spesso fatti di silenzi e sguardi, immagini che restituiscono una bellezza simbolica al di là del fattore puramente visivo, scava nell'emotività e nel subconscio, attribuendo a forme e colori significati subito riconoscibili: vita, morte, bellezza, amore, giovinezza e vecchiaia.

Quando si smette di essere giovani per diventare vecchi? Quando si smette di vivere e si muore?
L'apatia è ciò che rende Fred vecchio, più che la sua età effettiva, ma alla fine è il suo aprirsi al futuro e all'amore in ogni sua forma che lo riportano a nuova vita.
La giovinezza è quando si guarda al futuro e lo si vede vicino, mentre la vecchiaia è quando si guarda al passato e lo si vede lontano, incredibilmente lontano. Il senso di Youth è tutto qui, nella splendida scena in cui Mick, uno straordinario Harvey Keitel, lo spiega ai suoi giovani collaboratori, con l'aiuto di una montagna e di un binocolo. Il senso del film sta nei due protagonisti e nella loro amicizia, prima e più pura forma d'amore, motore della rinascita di Fred e fonte di nuova giovinezza, perchè essere giovani vuol dire vivere e vivere vuol dire amare.

Non c'è nulla di originale nei temi trattati da Youth, ma la potenza visiva ed emotiva con cui Sorrentino li comunica allo spettatore innalza il film a opera d'arte.
Grande merito va dato anche al cast, fautore di una prova straordinaria, dall'intenso e misurato Michael Caine, allo già citato Harvey Keitel, fino a un bravissimo Paul Dano e all'irresistibile Jane Fonda.
E notevole è anche la musica, fondamentale in ogni aspetto della pellicola e protagonista della scena più bella del film e una delle scene più belle viste al cinema negli ultimi anni.

Sorrentino, dopo l'Oscar per La Grane Bellezza, non solo si riconferma, ma migliora se stesso, con un'opera che è allo stesso tempo intrattenimento, emozione e arte. Applausi.

mercoledì 20 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - giorno 8

Nell'ottava giornata del festival, a farla da padrona è il nuovo attesissimo film di Paolo Sorrentino, Youth - La Giovinezza.

Il film può vantare un grande cast internazionale: Michael Caine, protagonista della pellicola, Rachel Weisz, Harvey Keitel, Paul Dano e Jane Fonda.

Sorrentino non è nuovo a Cannes, il regista ha presentato diversi film al festival, ma stavolta ci è arrivato in modo diverso, con l'Oscar sulle spalle, e quindi l'attesa e l'attenzione per il suo ultimo film è praticamente triplicata. Reazioni contrastanti hanno accolto la proiezione stampa, ci sono stati applausi ma anche dei fischi, con una critica che si è divisa in modo abbastanza netto.

Ambientato in un lussuoso albergo sulle Alpi, il film vede come protagonisti Fred (Caine), anziano direttore d'orchestra ormai in pensione, e Mick (Keitel), un regista ancora in attività, due amici quasi ottantenni che trascorrono una vacanza insieme, incuriositi e inteneriti dalla vita frenetica delle altre persone, dagli altri ospiti dell'albergo e dai propri figli. Mick cerca di concludere la sceneggiatura di un film che sente sarà il migliore della sua vita, mentre Fred non ha nessuna intenzione di tornare a dirigere, anche se qualcuno vorrebbe convincerlo a farlo.

Affollatissima la conferenza stampa, con i presenti che hanno riservato un caloroso applauso al cast, la cui interpretazione corale ha messo comunque tutti d'accordo. Su tutti ha spiccato l'ironia british e l'eleganza di Sir Michael Caine, che con leggerezza e qualche perla, ha regalato momenti divertenti.

"Non venivo a Cannes da quando venni per Alfie. Il film vinse un premio, io no, quindi non sono mai tornato", ha raccontato Caine, autore di un'ottima prova che, chi lo sa, potrebbe portare a un premio, "Questa volta amo così tanto il film che se vinco o no conta poco. Tutto il cast fantastico che meriterebbe un premio". L'attore si è detto entusiasta del film, dei suoi colleghi e del suo ruolo. "Lo accompagnerò dappertutto. C'e' un cast magnifico, tutti noi insieme meriteremmo un premio", ha continuato Caine, "E' impossibile fare questo mestiere senza cercare di sopravvivere e far sopravvivere gli altri, così si costruisce un film. Sono da sempre fan di Sorrentino, agli Oscar, come membro dell’Academy, votai per 'La Grande Bellezza', e quando dalla mia agente è arrivata la proposta per questo film, addirittura da protagonista, non ho avuto dubbi. La lavorazione è stata bella". Visto il tema del film, all'attore è stato chiesto del rapporto con la vecchiaia, come uomo e come attore. "Alla mia età l'alternativa rispetto a interpretare dei vecchi è interpretare dei morti", ha risposto subito Michael Caine, mostrando ancora grande umorismo, per poi continuare, "Restare vivo è una situazione estremamente pericolosa, cerco di farlo e di fare in modo che lo facciano anche gli altri. Per me recitare è questo. Ho mostrato il mio corpo, di un uomo di 82 anni. Un modo per dire ai giovani: fate poco i fichi che finirete così. Poi anche perché è l’unico corpo che ho. Considerando l'alternativa mi sta benissimo. Poi oggi sono benvoluto dai giovani, che mi fermano e mi chiedono l’autografo. ‘Ehi, non sei il maggiordomo di Batman?’, mi dicono".
Sulla vecchiaia si è espressa anche una splendida Jane Fonda, in grande forma, che nel film interpreta un'aggressiva e sexy attrice. "L'età è una questione di attitudine", ha detto l'attrice, "Se hai passioni nella tua vita resti giovane e vitale nella mente".
Per Rachel Weisz invece è stata essenziale la presenza di Paolo Sorrentino per convincerla a dire sì al film. "I film per me sono assolutamente legati al tocco del regista, che è qualcosa di misterioso", ha detto l'attrice, "Quello di Paolo è inimitabile, è suo al 100%".

Paolo Sorrentino ha poi spiegato l'importanza del film per lui. "È un film sicuramente molto personale, affronta dei temi che mi sono a cuore, ma che interessano me e non certo gli altri", ha dichiarato il regista italiano, "È vero che è la cosa più vicina per me a un film d'amore. Ho pudore e non saprei farlo in maniera tradizionale, allora sublimo attraverso amicizia, memoria, rapporto fra genitori e figli, nel modo più sincero possibile [...] Quando scrivo provo sempre a commuovere e far ridere, se qui ci sono riuscito ne sono contento. È sicuramente un film più diretto e semplice. Ma quando mi siedo e inizio una sceneggiatura le parole chiave per me sono: realistico, commovente e divertente. Riuscirci è tutta un’altra cosa, visto che la comunicazione è la cosa più difficile al mondo".
Sorrentino si è poi lanciato in elogio al suo cast, in particolare verso Michael Caine. "Senza Michael Caine non avrei fatto il film, di questo sono sicuro. Nessuno, specie di quella età, ha contemporaneamente quel carisma, quella classe, quella eleganza immediata", ha detto il regista, "La prima cosa che mi ha detto appena incontrati per la prima volta, è stata: "io per una battuta sono pronto a uccidere". Anche Harvey Keitel è ironico, ma in maniera più sofferta. [...] Quando lavori con dei grandi attori è tutto più facile. Che siano italiani, inglesi o americani poca conta. Li guardavo al monitor e alla fine dicevo: bravi. Mi ha impressionato Caine che il giorno prima dell’inizio delle riprese ha cronometrato la distanza fra la sua stanza e il set per paura di arrivare tardi. Per dare un'idea della sua professionalità... anche perché era Michael Caine ed eravamo tutti pronti ad aspettarlo anche un’ora".
Tra i giornalisti c'è chi ha riproposto il confronto con Fellini, osservazione che viene fatta sia in modo positivo, vedendolo come una specie di "erede", che negativo, nel senso di copiare il grande maestro. Ma a quanto pare Sorrentino non ama molto sentirselo dire. "I paragoni tra i registi italiani di oggi e di ieri sono fuori luogo, quelli della mia generazione hanno una cultura di riferimento completamente diversa", è stata la risposta del regista, un po' infastidito. Infine, una stoccata alla critica italiana da parte di Sorrentino: "Da noi c’è del compiacimento nel parlare male delle nostre cose, qui in Francia è maggiore l’orgoglio, pur essendo pronti a criticare. In Italia se possiamo parlare male ci fa piacere".

Il film sarà nelle sale dal 20 maggio.

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E' stato presentato in Concorso anche il nuovo film del regista cinese Jia Zhang-ke, Mountains may depart, film che ha convinto, ricevendo ottime critiche, in particolare per l'interpretazione della protagonista Zhao Tao, che potrebbe anche puntare al premio come migliore attrice.

martedì 19 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - giorno 7

Il festival arriva a metà e in Concorso presenta il nuovo thriller di Denis Villeneuve, Sicario, mentre fuori dal festival scoppia la polemica dei "tacchi alti"!

Protagonista del film una convincente Emily Blunt, accanto a lei Benicio Del Toro e Josh Brolin.

Ambientato al confine tra Stati Uniti e Messico, la storia vede al centro Kate (Blunt), agente dell'FBI idealista arruolata in una task force d'elite per combattere il traffico della droga. Guidati da un consulente con un passato oscuro e discutibile, la task force parte per una missione segreta che metterà Kate nella condizione estrema di dover abbandonare i suoi ideali per poter sopravvivere.

Una storia che racconta il difficile e controverso tema del traffico di droga, già affrontato in tantissimi film, ma con la particolarità di avere una donna come protagonista. "L’idea del film è nata dopo Prisoners", ha dichiarato il regista canadese Denis Villeneuve, "Mi sono subito innamorato della sceneggiatura di Taylor Sheridan quando l’ho letta, perché è anomala per questo genere di film, per il fatto che la protagonista è una donna. [...] Il film cerca domande più che risposte viviamo in un’epoca dove le ‘zone grigie’ la fanno da padrone. Proprio questo mi ha affascinato dello script. Quando il mio agente me lo ha proposto ho capito che era esattamente quello che stavo cercando. Desideravo proprio concentrarmi sulla zona tra USA e Messico". Sicario è un film a cui il regista tiene moltissimo, come ha specificato il regista durante la conferenza stampa: "Lo sento come il mio film migliore, non tanto per la qualità della pellicola in sé, ma è quello più vicino a me, perché fatto senza compromessi, coinvolgendo chi lavorava con me. È difficile dirlo per il mio ego, ma sono qui a Cannes per merito loro. La sceneggiatura è diventata poi qualcosa di diverso, migliore, grazie alle discussioni avute con Emily e Benicio".

"Penso che ci siano molte donne forti lì fuori", ha dichiarato la protagonista Emily Blunt parlando del suo personaggio, "Non è solo una questione di tirar fuori la pistola. Il mio personaggio in realtà è vulnerabile, si trova con gente sconosciuta in un ruolo sconosciuto, e non penso di averla resa come un personaggio mascolino. Cerca di sopravvivere. Ho parlato con diverse agenti dell’FBI e sono donne normalissime. Tornano a casa e guardano Gosford Park e Downton Abbey come tutte. Mi ha interessato entrare in parte e capire come essere una donna poliziotto possa influenzare la tua vita". Un ruolo per cui l'attrice ha dovuto fare un po' di addestramento. "Ho avuto molti uomini intorno, ma ci sono abituata"; ha detto la Blunt, "Per l’uso delle armi ero già allenata per altri film. Quello che mi ha stupito è stata la preparazione minuziosa, le coreografie quasi da danza, degli agenti incaricati di fare irruzione nei casi di rapimento con assedio".
Josh Brolin invece aveva inizialmente rifiutato il ruolo, per fortuna poi ci ha ripensato. "Mi sento fortunato per aver lavorato con Denis, inizialmente avevo rifiutato perché ero carico di lavoro, stupidamente!", ha raccontato l'attore, "Ma poi sono tornato sui miei passi e ne sono contento. Denis era sempre umile, dicendo che non era certo su come rispondere alle nostre domande. Vedendo il film poi mi sono reso conto che sapeva benissimo dove andare. Ho capito che voleva darci la sensazione di essere indispensabili al film, di aver avuto noi delle grandi idee, mentre invece ci ha manipolati". "Denis è stato principalmente un grande motivatore, Sul set trasmetteva entusiasmo, motivato dalla sua ricerca di autenticità", ha continuato Benicio Del Toro, "Sa ascoltare le ragioni degli attori e metterle tutte insieme. Personalmente ho girato molti film in quell'area e penso che quello che accade da quelle parti sia un problema di difficile soluzione. Per tornare alla domanda iniziale non penso che il film dica che il fine giustifica i mezzi. Forse lo fanno alcuni dei personaggi, tra cui il mio, ma non il film".

Alla fine il cast, in particolare Emily Blunt, è stato interrogato sulla polemica che si è scatenata sulla decisione della direzione del festival dell'"obbligo di tacchi alti" per le donne. Tutto è nato dalla premiere di Carol, dove ad alcune donne è stato negato l'accesso al red carpet perché non indossavano i tacchi alti ma delle semplici "ballerine". La notizia ha fatto velocemente il giro del web, tante donne, giornalisti ma anche attrici, sono rimaste deluse dal comportamento del festival. E la polemica è arrivata alla conferenza stampa del film Sicario, e anche Emily Blunt si è detta molto delusa da questa imposizione. "Il mio punto di vista è che nessuno dovrebbe indossare i tacchi alti, ma solo scarpe basse!", ha scherzato l'attrice per poi farsi più seria, "Sinceramente penso che ognuno dovrebbe indossare quello che vuole. Io preferisco indossare le Converse, o le scarpe da ginnastica, è il mio punto di vista. Ma questo è davvero deludente". Per solidarietà il regista ha dichiarato che lui, Benicio Del Toro e Josh Brolin avrebbero indossato i tacchi durante il red carpet. Sarebbe bello ma difficile da realizzare.

Dopo il divieto di selfie in passerella - sfidato da molti attori che se li sono fatti ugualmente - la scelta del festival di imporre i tacchi alti alle donne è sembrata una inutile forzatura.

lunedì 18 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - giorno 6

Giornata all'insegna delle emozioni al festival, dove è stato presentato il nuovo film della Disney/Pixar, Inside/Out (Fuori Concorso).

Accoglienza a dir poco calorosa per l'ultimo gioiello della Pixar, una vera e propria ovazione trionfale ha chiuso la proiezione stampa della mattina, seguita da critiche entusiaste.

Il film racconta di Riley, una ragazzina non ancora adolescente che vive con i suoi genitori in una tranquilla cittadina americana. La sua vita cambia quando il padre viene trasferito a San Francisco per lavoro, Riley si trova a dover abbandonare la sua casa, gli amici, la scuola, per andare in una città nuova e completamente diversa. Questo provoca una piccola crisi emotiva in Riley. E proprio le emozioni sono al centro della storia, emozioni che prendono le sembianze di buffi personaggi che vivono nella mente della ragazzina. C'è Gioia, leader del gruppo, Disgusto, Rabbia, Paura e Tristezza, a loro è affidato l'equilibrio emotivo di Riley. Tutto fila più o meno liscio fino a che Gioia e Tristezza, i due sentimenti principali, si perdono nella valle dei ricordi perduti. Lì le due emozioni trovano Bing Bong, l'amico immaginario di Riley ormai dimenticato. Mentre Gioia e Tristezza, insieme a Bing Bong, cercano di tornare al "posto di comando", l'equilibrio di Riley viene destabilizzato dai continui pasticci di Rabbia, Disgusto e Paura,

In pieno stile Pixar, il film è per bambini ma non solo, nella storia infatti ci sono riferimenti, anche visivi, e citazioni che molto probabilmente verranno colti e capiti solo dagli adulti. "Non abbiamo mai pensato di dover fare un film solo per bambini", ha dichiarato il regista Pete Docter, che per la storia ha preso spunto dalla figlia di 9 anni, "lo abbiamo progettato per la famiglia, quindi anche per i genitori. Anzi, proprio come genitori. Guardiamo i nostri figli e diciamo spesso: chissà che cavolo passa loro per la testa? Volevamo fare qualcosa di mai visto prima. Chiaramente sappiamo come funzionano veramente i ricordi, le memorie e i sentimenti, ma abbiamo operato perché tutto diventasse narrativamente coinvolgente. Non ci poniamo il problema di cosa sia cinema d’intrattenimento e cosa d’autore. Per noi è lo stesso, l’importante è arrivare alla gente e raccontare belle storie". E il film è arrivato eccome, tanto che molti hanno eletto 'Inside/Out' come uno dei migliori film della Pixar in assoluto.
"L’animazione è molto cambiata da quando ho cominciato, e non solo da un punto di vista della tecnica ma proprio da quello dello storytelling", ha detto John Lasseter facendo una riflessione sull'animazione in generale, "Il settore era praticamente morto, ce n’era un po’ in televisione e Disney faceva un film ogni quattro o cinque anni, ma il pubblico pensava che fosse solo roba per bambini. Io sapevo che non era così: nemmeno Disney faceva solo film per bambini. Gli adulti hanno cominciato a pensare che l’animazione fosse solo per i bimbi. La rivoluzione è arrivata dal cinema ‘live action’, con Spielberg, Scorsese, Coppola… facevano film per tutti, adorati dall’audience, e io ero convinto che si potesse fare anche con l’animazione, che potesse emozionare ampie fasce di pubblico in tutto il mondo. Quando abbiamo iniziato con la Pixar, e Toy Story, tutti pensavano solo alla tecnologia, ma dipende chiaramente da come la si usa. Se la si mette a fianco di buoni contenuti allora tutti avranno una buona percezione di questa tecnologia, se ci si sbaglia invece il pubblico non la accetterà. Per fortuna tutti hanno adorato Toy Story, ha dato il via al trend dell’animazione in computer graphics, e non posso che esserne fiero".
Vista l'accoglienza, è stato un peccato non vedere 'Inside/Out' in Concorso. "Non saprei dire. E' difficile entrare nel merito dei criteri selettivi di un festival. Posso dire che il vero premio per noi è essere qui nella selezione ufficiale", ha risposto Lasseter.

Il film sarà nelle sale italiane il 16 settembre.

domenica 17 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - giorno 5

Quinto giorno di festival, arriva in Concorso un film che sembra mettere tutti d'accordo.

Convince e conquista la critica il nuovo film di Todd Haynes, Carol, tratto dal romanzo di "The Price of Salt" di Patricia Highsmith, ma a conquistare sono soprattutto le due protagoniste della pellicola: Cate Blanchett e Rooney Mara.

E già si parla di favorito per la Palma d'Oro e/o di un premio alle attrici, in particolare per Cate Blanchett che in molti vedono già con il posto assicurato nella cinquina dei prossimi Oscar.

Il film,ambientato negli anni '50, racconta la storia d'amore tra due donne, Carol (Blanchett), madre e signora di buona società, e Therese (Mara), una ragazza che lavora in un grande magazzino. Da una parte Carol ha già avuto una "avventura" omosessuale, che infatti ha messo in crisi il suo matrimonio, dall'altra Therese è fidanzata con un ragazzo che vuole sposarla. L'amore e la passione sboccerà durante un viaggio in macchina verso Chicago.

Applausi per le attrici e il regista in conferenza stampa. Sorridente e accompagnata dalla sua innata classe ed eleganza, Cate Blanchett è stata subito interrogata riguardo le sue recenti dichiarazioni che hanno fatto un po' scalpore. "Mi hanno chiesto se avevo avuto molte relazioni con donne e ho detto di sì", ha dichiarato l'attrice due volte premio Oscar, "Poi ho aggiunto che non erano relazioni di tipo sessuale. Ma questa parte della risposta è stata ignorata. Comunque siamo nel 2015 e la sessualità dovrebbe essere un fatto privato". Argomento chiuso con un sorriso che stende i presenti.

Il tema dell'omosessualità è ovviamente al centro del film, tema già affrontato dal regista Todd Haynes nel bel film 'Lontano dal Paradiso'. "E' vero, ci sono numerose analogie, ma gli anni '50 di 'Carol', che si svolge nel 1953, sono diversi da quelli di 'Lontano dal paradiso', che è ambientato nel 1957, in piena era Eisenhower", ha dichiarato Haynes, "I primi anni '50 si collocano tra la fine della Seconda Guerra mondiale e Eisenhower, con l'inizio della guerra fredda e il maccartismo al culmine e una grande e diffusa paranoia sociale. Se si guardano le foto di New York in quel momento, per esempio le foto di Vivian Maier, si ha l'impressione di una città del vecchio continente, sporca, non ancora rimessa a nuovo, mentre alla vigilia dei '60 c'è una classe media tirata a lucido e un glamour hollywoodiano [...] Abbiamo scelto di girare in super 16 per avere una grana torbida che aiutasse a rappresentare quell'epoca, giocando molto sulle inquadrature di finestre e dei riflessi creati dalla luce".
Dell'atmosfera sul set ha parlato anche Cate Blanchett, molto più loquace e sciolta rispetto a una timida Rooney Mara. "In questo modo hai la consapevolezza di quello che avrai intorno", ha detto la Blanchett riguardo l'accuratezza della messa in scena, "Quando conosci i dettagli della mise en scène diventa tutto più semplice". La Blanchett ha poi affrontato il tema dell'omosessualità e della diversità in generale, anche quella tra uomo e donna. "Viviamo ancora in tempi estremamente conservatori, se pensi diversamente sei molto sciocco", ha detto l'attrice australiana, "Prima di venire qui ho letto un articolo sul New York Times che definiva questo come "l'anno della femme" qui a Cannes, come fosse uno slogan di moda. Ma io spero che non sia solo una moda e che non sia un singolo anno. Il dibattito sul genere mi sembra uscito dalle agende. Abbiamo perso terreno, ma è fantastico che ci siano produttrici pronte a fare un film come questo, intelligente e anche piacevole. [...] Negli anni '50 le relazioni tra persone dello stesso sesso erano ancora illegali negli Stati Uniti e inoltre non esisteva una comunità gay e si viveva nel più totale isolamento. Oggi si sono fatti molti passi avanti, ma il pregiudizio non è scomparso. Siamo in un'epoca conservatrice e in 70 paesi del mondo i gay sono ancora perseguiti per legge, eppure la sessualità dovrebbe essere un fatto privato".

Inevitabile la domanda sulle scene lesbo tra le due attrici. "In realtà, sono nuda spesso nei film, per cui non è stato un particolare problema per me", ha risposto ironica Rooney Mara. Sulla stessa linea d'onda Cate Blanchett: "Non c’è stata nessuna differenza rispetto alle altre scene. Sapevamo come sarebbe stata da girare ed è stato divertente".

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Presentato invece Fuori Concorso il primo film da regista di Natalie Portman, A Tale of Love and Darkness, tratto dal romanzo di Amos Oz.

"Mi sono innamorata sette anni fa di quel libro", ha confessato l'attrice, "e già allora aveva pensato di farne un film. [...] Ho incontrato Amos per la prima volta nella sua casa di Tel Aviv, fin dal primo scambio di battute lui mi ha tranquillizzata dicendomi che dovevo sentirmi libera di raccontare la sua storia. Ho voluto che il film fosse girato in lingua ebraica perché ho trovato magico il modo in cui Amos Oz affronta e usa il linguaggio nel film".

Un film con dei temi delicati ma che non è un film politico. "Pur parlando di israeliani e palestinesi il mio film non è un film sulla guerra. E' soprattutto la storia di una famiglia", ha voluto precisare la Portman, "Le convinzioni politiche di Oz non hanno avuto influenza sul mio modo di pensare e riflettere. Lo ammiro moltissimo. Ma la mia scelta è stata quella di puntare sul racconto familiare. Anche se, purtroppo, tutto quel che riguarda Israele diventa politica, anche la sua stessa esistenza. Ma il mio non è un film politico".

sabato 16 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - giorno 4

Due film importanti in Concorso oggi a Cannes, accolti in modo decisamente diverso dalla stampa.

Secondo film italiano in Concorso, è stato presentato oggi infatti Mia Madre di Nanni Moretti, da sempre molto amato in Francia, unico dei tre italiani ad aver già vinto la Palma d'Oro, e l'accoglienza è stata molto calda.
Ottima la reazione dopo la proiezioni, molti gli applausi, e ottima la critica, non solo francese ma internazionale, con una menzione speciale all'interpretazione  sia di John Turturro che di Margherita Buy.

Qualche giornale francese mette il film di Moretti in prima fila per la Palma d'Oro, altri puntano a Margherita Buy per un premio come migliore attrice. Insomma, il film ha convinto ed è piaciuto.

Tanti applausi anche al cast e al regista anche in conferenza stampa, con un Nanni Moretti emozionato e quasi commosso da tanto affetto. "Forse mi sento inadeguato anche io rispetto alle aspettative che tutti hanno, così come Margherita nel film", ha dichiarato Moretti rispondendo ai complimenti dei giornalisti.

Sul film, già uscito in Italia, il regista ha dichiarato: "I miei film fanno piangere e ridere, contengono momenti dolorosi e divertenti. Non è una strategia studiata a tavolino, è il mio modo di raccontare la vita. Non esistono argomenti privilegiati, per fare del buon cinema qualsiasi tema è valido allo stesso modo, non esistono argomenti di serie A e di serie B. L’importante è fare buoni film, possibilmente innovativi. Mia Madre è un film su ciò che resta, qui, tra noi, vivi su questa terra. Ma è anche un film su ciò che resta delle persone che se ne vanno, che muoiono, i libri, i ricordi". Sui tre film italiani in Concorso, Moretti si fa critico verso come viene visto il cinema in Italia. "Sono contento che ci siano tre film italiani, e altri anche in altre sezioni", ha detto il regista, "Ma la nostra presenza è frutto dell’iniziativa individuale, di singoli registi o produttori, non tanto di un clima che esiste intorno al cinema in Italia. C’è semmai un’attenzione distratta al cinema come fenomeno sia artistico che produttivo". E ancora, anche sul fatto di presentare film italiani all'estero, per lui è la settima volta a Cannes, Moretti si lascia andare a una critica: "La platea internazionale vede il mio film e basta e lo si giudica per quel che è. Non ci sono interferenze come accade in Italia dove oltre al mio film entra in ballo il mio personaggio pubblico, le mie posizioni politiche, il tasso di simpatia o antipatia, il calore o la freddezza verso i giornalisti. In Italia ci sono tanti elementi in più quando si vede un mio film, qui è un film e basta".
Infine John Turturro ha parlato della sua partecipazione al film: "Ci conosciamo da molti anni. La sceneggiatura di questo film era scritta benissimo e mi ha conquistato ma comunque non scelgo di fare un film solo per la parte, ho accettato perché volevo lavorare con Nanni e Margherita ed è stata una bellissima esperienza".

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Presentato, sempre in Concorso, anche il nuovo film di Gus Van Sant, 'The Sea of Trees', con Matthew McConaughey, Ken Watanabe (assente al festival) e Naomi Watts.

Accoglienza molto problematica per il film di Van Sant, un coro di fischi e "buu" si sono sollevati alla fine della proiezione stampa, e la critica non è stata affatto buona riservando commenti decisamente negativi verso la pellicola e verso l'interpretazione di McConaughey.

Ambientato in Giappone, nella famosa Sea of Trees che sorge ai piedi del monte Fuji, tristemente nota come "Foresta dei Suicidi", il film racconta dell'incontro tra un professore universitario americano (McConaughey) e un uomo giapponese (Watanabe), entrambi entrati in quella foresta con l'intento di uccidersi. Insieme inizieranno un viaggio che porterà il professore a riscoprire gli aspetti importanti della propria vita e l'amore verso sua moglie (Watts).


venerdì 15 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - giorno 3

A Cannes è il giorno di due film molto attesi, The Lobster (in Concorso), con un cast di star, e soprattutto Irrational Man, nuovo film di Woody Allen.

Il grande regista newyorkese è arrivato al festival in grande forma e con un film che ha convinto.
Presenti del cast Emma Stone e Parker Posey, assente il protagonista Joaquin Phoenix.

Irrational Man, presentato Fuori Concorso, racconta di un professore di filosofia, Abe Lucas (Phoenix), colto, carismatico ma con un mal di vivere interiore che lo ha avvicinato troppo alla bottiglia. Il suoi modi e le sue lezioni sulla strategia etica attirano l'attenzione di una brillante studentessa (Stone) e di una sua collega (Posey). Abe non sa come comportarsi fino a che non ascolta per caso una conversazione fra due estranei che lo convince ad agire in un modo che va contro la morale (un omicidio) ma che secondo lui potrebbe dare un senso alla sua vita, e che lo trasformerà in un "irrational man".

Una conferenza stampa molto divertente quella di Woody Allen, dove a farla da padrona è stato il suo naturale pessimismo tragicomico. "Fare film è una splendida distrazione per non pensare alla morte", ha dichiarato Allen, "non ci sono risposte positive agli accadimenti inevitabili dell’esistenza. Non esiste niente di quello che siamo e creiamo che non finisca prima o poi in una posizione comune a tutti, e molto sgradevole. La vita è davvero senza senso. L’unica è trovare una distrazione, magari il baseball, o appunto un film. Faccio film perché sono una splendida distrazione rispetto al continuo pensare alla morte che altrimenti mi assalirebbe se stessi tutto il tempo sul divano. Penserei di essere vecchio, di quanto mi aspetta in un giorno molto, molto lontano".
Parlando del film, in cui il personaggio di Joaquin Phoenix decide di compiere un omicidio, Allen ha allargato il discorso alle scelte che si fanno nella propria vita. "Il film contiene molti temi: morale e moralità, gli essere umani, le loro debolezze, l'incontro fra un uomo e una donna, quanto sia importante trovare un senso alla propria esistenza", ha continuato il regista, "Si fanno scelte giuste, ma ce ne sono altre molto irrazionali nella vita di tutti noi, non così lontane come potremmo pensare dall'omicidio. Qualche volta quello in cui crediamo è totalmente irrazionale, come nel caso del personaggio di Joaquin Phoenix, ma di sicuro non è più irrazionale di quello che le chiese delle varie religioni sostengono. Non è irrazionale pensare che se vivi bene la tua vita vai in paradiso e tutto sarà meraviglioso? Alla fine hanno fatto molto più danni le religioni che hanno causato la sofferenza di molte persone piuttosto che il personaggio di Joaquin che si è concentrato su uno solo".
Allen ha poi parlato del cast e del suo modo di scegliere gli attori. "Scelgo grandi attori e grandi attrici, che tali sono prima e dopo i miei film. Basta non voler giocare a fare il regista e lasciare che diano il loro contributo di talento. Devi solo cercare di non rovinare tutto". Sulla scelta di Emma Stone e Parker Posey ha poi aggiunto: "Stavo sul tapis roulant quando per distrarmi ho visto un film, ed ecco che è apparsa Emma. Era bella e divertente. L’ho scelta per questo film sapendo che sarebbe stata convincente, ma non pensavo così tanto. È davvero sorprendente. [...] E' da molto tempo che volevo lavorare con lei [Posey]. Ho visto dei film indipendenti in cui è così brava, ma soprattutto adoravo il suo nome. Parker Posey... sentite come suona bene".
Emma Stone, che ha lavorato con il regista anche in Magic in the Moonlight, invece ha raccontato brevemente l'approccio molto semplice di Allen sul set: "Lasciava provare le scene e se non venivano recitate come voleva te lo diceva chiaramente, lasciandosi la possibilità di rigirare, anche in un’altra giornata. Con lui trovi il tono giusto presto, senza pensare troppo".

Infine Woody Allen ha parlato della sua lunga carriera, dell'impegno con Amazon per una serie e di Cannes. Sulla sua carriera: "Impari qualcosa dopo due o tre film. Questioni tecniche, ma il successo o il fallimento dipendono da talento e istinto. Io i miei film li rigirerei tutti, per questo non li rivedo. Se avessi soldi e tempo li vorrei perfezionare uno per uno. Ho sempre voluto diventare un regista serio, di film drammatici, come Bergman. Ma avendo talento per la commedia ho dovuto accettare il fatto che nessuno mi avrebbe dato i soldi per girare altro. Da giovane ero noioso e serissimo. Avrei fatto un mattone dopo l’altro se solo avessi potuto, con solo qualche commedia ogni tanto". Sulla serie di Amazon: "Pensavo che sarebbe stata una cosa facile, se riesco a fare un film di due ore, che sarà fare sei episodi di mezzora? E invece sono in un imbarazzo cosmico, non sono in grado e non so da che parte cominciare. Le serie televisive non le ho mai fatte e non le vedo. Non avrei mai dovuto impegnarmi in una cosa del genere". Sul Festival di Cannes: "Amo stare qui, mi piacciono tutti questi paesini del sul della Francia. Mi piace la gente e amo il festival. So che è soprattutto competizione, ma per me è come una convention di avvocati o medici o qualunque altra professione. Da quando sono qui non faccio che incontrare registi, attori e tutti parlano solo di film… la gente è così emozionata. L’atmosfera è molto eccitante. Un ottimo posto per mostrare il tuo film".

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Presentato in Concorso il film del regista greco Yorgos Lanthimos, The Lobster.

Il film racconta di una società dove è vietato essere single, dove chi rimane solo viene arrestato e portato in una struttura simile a un hotel di lusso dove ha 45 giorni di tempo per trovare un partner, altrimenti verrà trasformato in un animale a sua scelta e abbandonato nel bosco. La maggior parte scelgono il cane, David (Farrell) invece sceglie l'aragosta, perché vive più degli altri e passa la sua vita a riprodursi. David però scappa nel bosco, dove vivono i "solitari" e lì, andando contro le regole, s'innamora.

Un cast di star per un film che si inserisce a metà strada tra la fantascienza e la commedia dell'assurdo: Colin Farrell, Rachel Weisz, John C. Reilly, Lea SeydouxBen Whishaw.
"The Lobster è una storia sull'amore, senza essere una convenzionale storia d'amore. Osserva i modi e le ragioni per cui certe persone finiscono assieme come coppia, mentre altre no, parla dei terrificanti effetti della solitudine, della paura di morire da soli, della paura di vivere da soli e, soprattutto, della paura di vivere con qualcuno", ha spiegato il regista durante la conferenza stampa, "Forzarsi nel farsi piacere qualcuno è un tipo di sofferenza, cercare qualcuno che ci piace davvero è un altro tipo di sofferenza. The Lobster cerca di scovare dei sinonimi dell'amore in parole come paura, norme, scadenze, abbinamento, sincronismo, innocenza, prosperità e bugie [...] Non volevo dare risposte ma casomai porre domande".

giovedì 14 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - giorno 2

Subito il primo italiano in Concorso, e poi la presentazione del film del momento: Mad Max Fury Road!

Pronti, via, Matteo Garrone presente in Concorso il suo film fantasy Il Racconto dei Racconti. Film italiano con un cast internazionale che vede Selma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones e John C. Reilly, mentre a portare la bandiera tricolore ci pensa Alba Rohrwacher.

Un film che ha ricevuto un'accoglienza fredda dopo la proiezione stampa, non molti gli applausi, e ha diviso la critica, con i francesi rimasti piuttosto indifferenti, mentre i critici inglesi (qualcuno anche americano, oltre che italiani) hanno apprezzato la strana favola dark di Garrone.

Entusiasti i membri del cast, con Salma Hayek che ha raccontato l'esperienza di mangiare il cuore di un drago. "Disgustoso! Una cosa orribile", ha confessa l'attrice messicana, "era veramente identico a un vero cuore con tutti i dettagli al loro posto. Mia figlia Valentina era lì sul set e mi guardava dal monitor, a un certo punto mi ha consigliato di sputare, tanto da dietro quell'enorme organo non si sarebbe visto niente". L'attrice ha poi parlato delle difficoltà con i pesanti ed elaborati costumi di scena. "Pesavano almeno 50 kg! nella scena del labirinto, dove indossavo un abito rosso di broccato, ho corso per 45 minuti", ha raccontato la Hayek, "Poi Matteo ha detto di rifare la scena e alla fine ero così esausta che non riuscivo più a uscirne. Ho cercato di scavalcare il muro ma non potevo. Sono arrivati in tre a sollevarmi, mentre il costumista gridava di stare attenti al vestito, io mi sentivo svenire!".
John C. Reilly si è soffermato sui metodi di Garrone e sulla diversità tra i set italiani e quelli americani. "In un film così formale, così ricco di dettagli, era lui seguiva se stesso, fidandosi completamente, è una persona calda", ha dichiarato l'attore, "In Italia sul set non c'è separazione tra le persone come negli Usa dove tutto è irregimentato". Parlando dell'atmosfera sul set, gli fa eco Toby Jones, "c'è molto spazio per l'improvvisazione su quei set dove tutto sembra casuale e capita anche di giocare a pallone".
Sulla scelta di fare il film con un cast internazionale e di conseguenza in inglese, il regista Matteo Garrone ha dichiarato: "L'inglese mette in luce la componente scespiriana di Giambattista Basile e serve a far arrivare il film a un pubblico più vasto. Ma abbiamo girato in Italia con una troupe italiana e senza tradire lo spirito del seicentesco "Lo cunto de li cunti"".

Il film sarà nelle sale italiane dal 14 maggio.

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Presentato invece Fuori Concorso, il film più atteso del momento, Mad Max: Fury Road, reboot della saga che vedeva protagonista Mel Gibson, diretto dallo stesso regista dei film originali, cioè George Miller.

Il film non ha solo convinto ma ha conquistato ed esaltato il pubblico. Applausi a scena aperta alla fine della proiezione stampa (ma anche durante il film) e ovazioni durante la conferenza affollatissima di giornalisti. Presenti a Cannes i tre protagonisti, Tom Hardy (che ha raccolto l'eredità di Mel Gibson), Charlize Theron e Nicholas Hoult.

Ci ha messo un bel po' George Miller prima di decidere di rituffarsi nel mondo di Mad Max, ma quando l'ha fatto aveva un'idea molto chiara di come sarebbe dovuto essere il film. "Quello che volevo fare del film era un lungo, ininterrotto inseguimento, o una lunga, ininterrotta graphic novel", ha dichiarato il regista, "L'ho sempre immaginato come un tuffo col più alto tasso di difficoltà, e così è stato. Sul set ho continuato a chiedermi se fossimo diventati matti a imbarcarci in un’impresa del genere, ma devo dire che alla fine è stato bello. Avevo sempre una paura terribile per la troupe, per un incidente che sarebbe potuto capitare in ogni momento, ma sul set non abbiamo avuto nemmeno un osso rotto... qualche livido sì, ma nemmeno un osso rotto. [...] All’inizio non volevo fare un altro film di Mad Max, ma devo ammettere che l'idea ha sempre ronzato nella mia testa. E quando si sono creare le condizioni per girarlo realmente, mi sono lanciato". Il film ha avuto una gestazione lunga e diversi problemi durante le riprese, dovuti alla location non proprio semplice - il deserto della Namibia - e alla volontà del regista di usare pochissima CGI, quindi le scene d'azione, anche le più estreme sono state fatte realmente. Il risultato sono state circa 450 ore di riprese, che in due anni la montatrice Margaret Sixel ha ridotto a due ore di film. In più Miller, per rendere le cose ancora più complicate, ha girato scene brevissime. "Avevamo almeno 3 o 4 macchine da presa digitale in ogni scena e davo lo stop ogni pochi secondi", ha raccontato Miller, "sicuramente deve essere stato molto difficile per i miei attori recitare in questo modo, con tempi così brevi per esprimersi. Lo riconosco qui per la prima volta, forse".
A confermare le parole del regista ci ha pensato il protagonista Tom Hardy. "Durante i sette mesi di riprese, mi sono sentito frustrato a volte, perché non esisteva un modo per George di spiegarci a parole quello che stava facendo in un film di questa dimensione e questa complessità", ha spiegato l'attore, nuovo Max Rockatansky, "Quando ho visto il film per la prima volta ho finalmente compreso la sua visione, e mi sono sentito di scusarmi con lui per la frustrazione che avevo sentito sul set. E mi scuso ancora". "Quando ho ottenuto la parte mi sono sentito come sempre felice e molto emozionato", ha continuato Hardy, "ma sapevo che per il pubblico Mad Max significava Mel Gibson, sicuramente è stato stressante ma sapevo anche di poter contare su George, l’uomo che lo aveva creato".
Novità di questo nuovo Mad Max rispetto ai precedenti è la grande presenza di personaggi femminili, tra cui spicca Charlize Theron. "Ho visto del gran potenziale in questa storia, fin dal primo momento. Avevo sentito dire che ci sarebbe stato spazio per un personaggio femminile nel film, e quindi mi sono interessata", ha raccontato l'attrice che nel film interpreta Furiosa, quasi rasata, sporca e senza un braccio, "Abbiamo discusso molto sulla possibilità di dare a Max una spalla femminile. George ha mantenuto tutte le sue promesse e mi ha permesso comunque di celebrare la femminilità, di restare donna, non cercare di essere un maschio solo perché ero in un film d’azione. Io e le altre siamo personaggi reali, con le nostre psicologie, le donne non hanno bisogno di stare sul piedistallo. [...] Ho visto tutti i film di Mad Max e ci sono temi concreti. Quando penso a Max penso al problema della sopravvivenza del pianeta e Miller è un regista che ti porta letteralmente dentro alla storia. Mentre giravamo eravamo lì e sentivamo di essere davvero braccati e in pericolo. Così tutti gli argomenti di cui sopra diventano ancora più spaventosi". "Non pensavo di fare un film di uomini, ma non c'era nemmeno un'agenda femminista", ha dichiarato il regista riguardo alla presenza di personaggi femminili nel film, "Mi serviva soprattutto un espediente per far incrociare le varie storie, mi serviva per introdurre Max in questa vicenda. Abbiamo  subito trovato il personaggio di Furiosa per ragioni narrative, e quindi tutto è nato da lì, dalla sua presenza si incontrano perché anche Max è un cane pazzo che lotta per la sua libertà".
Domanda finale sul Max originale, come ha reagito Mel Gibson? "E’ venuto all'anteprima, ha visto il film e lo ha amato, è stato molto affettuoso e mi ha riempito di domande sugli attori, dato che lui non solo è un bravo attore ma un regista competente", ha dichiarato Miller.

Il film sarà nelle sale dal 14 maggio.

mercoledì 13 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - si comincia!

Ha preso il via oggi il 68° Festival di Cannes, con la presentazione della giuria e il film d'apertura.

Per la prima volta nella storia del festival i presidenti di giuria sono due, cioè i fratelli Coen, molto felici di poter andare a Cannes in una veste nuova e senza un film da presentare.

"Quando ci hanno chiamato l'abbiamo considerata una grande opportunità e una grande esperienza", ha dichiarato Joel Coen, che ha poi tracciato una linea molto semplice da seguire per giudicare i film, "Ci faremo guidare dalle emozioni, non siamo dei critici cinematografici, il film più bello e' quello che avrà più consenso tra noi giurati".

Una giuria molto glamour che vede riuniti Sienna Miller‬, ‪‎Jake Gyllenhaal‬, ‪‎Xavier Dolan‬, ‎Rossy De Palma‬, ‪‎Sophie Marceau‬, la cantante ‎Rokia Traore‬ e ‎Guillermo del Toro‬. Tutti molto rilassati. Durante la conferenza stampa Jake Gyllenhaal ha scherzato dicendo che fra i giurati si sono già formate due "fazioni" rispetto ai due presidenti. "‎Noi giurati già ci siamo divisi, c'è chi tiene per Joel e chi per Ethan", ha detto l'attore, emozionato all'idea di poter vedere tanti film, "Sono eccitato all'idea di vederli prima di ogni altra persona al mondo... e soprattutto gratis! Il fatto che in giuria ci siano anche degli attori darà un po' di brio al tutto, altrimenti tra registi si scambierebbero solo complimenti". Gyllenhaal ha raccontato quello che gli ha detto sua madre prima che partisse per il festival, cioè di portarle il poster di Ingrid Bergman.
Non troppo serio nemmeno il regista messicano Guillermo del Toro, che ha raccontato di essere dimagrito abbastanza per il vestito che aveva e così finalmente ne ha comprato uno nuovo. "Siamo qui per dire che cosa ci piace, non che cosa è bello o brutto", ha continuato poi il regista, "dobbiamo trattare questi film con rispetto. Ci saranno giorni da Arancia meccanica e altri da Nuovo cinema paradiso. Spero di imparare molto da questa avventura e di arricchirmi di cinema". Anche Xavier Dolan, che lo scorso anno a Cannes ha vinto il premio della Giuria con il suo Mommy, è arrivato a Cannes con l'idea di arricchirsi cinematograficamente. "Sono qui per vedere i film col cuore, non sono un critico e devo solo dire umanamente ciò che mi tocca, il resto poco importa", ha dichiarato Dolan, il più giovane in giuria, "Sara' un'esperienza che mi arricchirà, vedere per dodici giorni film provenienti da tutto il mondo e' un grande privilegio". "È un grandissimo onore, non vedo l’ora di iniziare", ha invece dichiarato in modo molto semplice e sincero Sienna Miller.

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E il festival ha cominciato con il film La Tête Haute della regista Emmanuelle Bercot, che vede nel cast l'icona del cinema francese (e non solo) Catherine Deneuve.

Il film racconta il recupero di un ragazzo difficile, con problemi a scuola e in famiglia, un ragazzo violento ma fragile interpretato dal giovane Rod Paradot. Nel cast anche Benoit Magimel e la Deneuve, che interpreta una severa giudice d'infanzia che segue e cerca di aiutare il ragazzo per dieci anni.

"E' un ruolo che mi ha colpito, parla di un mestiere che non si conosce", ha raccontato Catherine Deneuve, "Vediamo i giudici in tv di volata ma non sappiamo quali sono le relazioni che hanno con i ragazzi che sono chiamati a giudicare. Certamente mi ha messo addosso una certa pressione ma è stato particolarmente importante ai fini della preparazione. Ho osservato quello che accadeva nei tribunali, sapevo che è un mestiere molto duro che si fa per vocazione. Richiede molto tempo e poi la capacità di sopportare la frustrazione, perché purtroppo non è possibile salvare tutti. Ma i giovani meritano e hanno bisogno di essere aiutati. Oggi è difficile trovare il tempo di seguire tutta la crescita di un ragazzo ma c’è un momento in cui si afferma rapidamente quello che sarà il loro futuro. Se a scuola inizi a lavorare male sarà sempre più difficile riprendersi. Penso che il ruolo dei professori sia anche quello di aiutare i ragazzi a modellarsi, a scegliere quelli che sono gli indirizzi che più gli si confanno".
E' capitato molto raramente che un film diretto da una donna aprisse un festival, argomento di cui si è parlato molto nei giorni che hanno preceduto l'overture di Cannes, ma che non ha messo nessuna particolare pressione addosso alla regista. "Per me apre il film, dice. E’ scontato che le donne debbano avere gli stessi spazi che gli uomini e poi ci sono diversi film di registe donne in concorso come quello di Valèrie Donzelli. Non mi sento in ruolo minoritario, anche se non sono in concorso. Sono contenta che il film sia nel posto dove è", ha spiegato la Bercot che poi ha parlato del suo film, "Volevo mettere in luce il lavoro di quelli che considero degli eroi, giudici per l’infanzia, educatori, assistenti sociali, credo fortemente che nessun bambino possa essere di natura cattivo e che il ruolo delle istituzioni nel fornire la giusta educazione sia fondamentale, specie quando i genitori non possono occuparsene. In quel caso è la società ad avere le responsabilità di questi ragazzi. Se un ragazzo diventa violento e barbaro questo dipende dal fatto che non ha potuto essere educato come il suo vicino".

La cerimonia d'apertura è stata presentata, come lo scorso anno, dall'attore Lambert Wilson, che ovviamente si preoccuperà anche della cerimonia di chiusura.

lunedì 11 maggio 2015

David di Donatello 2015 - le nomination

Sono state annunciate oggi le candidature del David di Donatello 2015.

A svettare su tutti è Anime Nere di Francesco Munzi, con ben 16 nomination. "Sono strafelice, soprattutto per la troupe e i collaboratori, che hanno tenuto duro su un progetto molto difficile, dal percorso anticonvenzionale", ha dichiarato il regista.
Presentato all'ultimo Festival di Venezia, il film di Munzi ha raccolto il maggior numero di nomination, più de Il Giovane Favoloso di Mario Martone, da molti visto come "favorito", che si è guadagnato 14 candidature.

Dieci nomination per Mia Madre di Nanni Moretti e Il Ragazzo Invisibile di Gabriele Salvatores. A quota otto il film di Ermanno Olmi Torneranno i Prati, seguito dalla commedia di Edoardo Leo Noi e la Giulia a quota 7.

La cinquina del miglior film vede sfidarsi: Anime Nere, Mia Madre, Torneranno i Prati, Il Giovane Favoloso e Hungry Hearts di Saverio Costanzo. Da segnalare la nomination postuma di Virna Lisi per il film Latin Lover di Cristina Comencini.

La cerimonia avrò luogo il 12 giugno, andrà in onda in diretta su Rai Movie e in differita su Rai Uno in seconda serata.

Ecco tutte le nomination:

MIGLIOR FILM 
ANIME NERE di Francesco MUNZI
HUNGRY HEARTS di Saverio COSTANZO
IL GIOVANE FAVOLOSO di Mario MARTONE
MIA MADRE di Nanni MORETTI
TORNERANNO I PRATI di Ermanno OLMI

MIGLIORE REGISTA 
Francesco MUNZI per ANIME NERE
Saverio COSTANZO per HUNGRY HEARTS
Mario MARTONE per IL GIOVANE FAVOLOSO
Nanni MORETTI per MIA MADRE
Ermanno OLMI per TORNERANNO I PRATI

MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE 
Andrea JUBLIN per BANANA
Lamberto SANFELICE per CLORO
Eleonora DANCO per N-CAPACE
Edoardo FALCONE per SE DIO VUOLE
Laura BISPURI per VERGINE GIURATA

MIGLIORE SCENEGGIATURA
Francesco MUNZI, Fabrizio RUGGIRELLO, Maurizio BRAUCCI per ANIME NERE
Saverio COSTANZO per HUNGRY HEARTS
Mario MARTONE, Ippolita DI MAJO per IL GIOVANE FAVOLOSO
Edoardo LEO, Marco BONINI per NOI E LA GIULIA
Nanni MORETTI, Francesco PICCOLO, Valia SANTELLA per MIA MADRE

MIGLIORE PRODUTTORE 
Cinemaundici e Babe Films, con Rai Cinema per ANIME NERE
Palomar, Rai Cinema per IL GIOVANE FAVOLOSO
Nicola GIULIANO, Francesca CIMA, Carlotta CALORI per Indigo Film, con Rai Cinema per IL RAGAZZO INVISIBILE
Carlo CRESTO-DINA per LE MERAVIGLIE
Nanni MORETTI per Sacher Film, Domenico PROCACCI per Fandango, con Rai Cinema per MIA MADRE

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA 
Alba ROHRWACHER per HUNGRY HEARTS
Virna LISI per LATIN LOVER
Margherita BUY per MIA MADRE
Jasmine TRINCA per NESSUNO SI SALVA DA SOLO
Paola CORTELLESI per SCUSATE SE ESISTO!

MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA 
Fabrizio FERRACANE per ANIME NERE
Elio GERMANO per IL GIOVANE FAVOLOSO
Alessandro GASSMANN per Il NOME DEL FIGLIO
Riccardo SCAMARCIO per NESSUNO SI SALVA DA SOLO
Marco GIALLINI per SE DIO VUOLE

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA 
Barbora BOBULOVA per ANIME NERE
Micaela RAMAZZOTTI per IL NOME DEL FIGLIO
Valeria GOLINO per IL RAGAZZO INVISIBILE
Giulia LAZZARINI per MIA MADRE
Anna FOGLIETTA per NOI E LA GIULIA

MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA 
Luigi LO CASCIO per IL NOME DEL FIGLIO
Fabrizio BENTIVOGLIO per IL RAGAZZO INVISIBILE
Nanni MORETTI per MIA MADRE
Claudio AMENDOLA per NOI E LA GIULIA
Carlo BUCCIROSSO per NOI E LA GIULIA

MIGLIORE AUTORE DELLA FOTOGRAFIA 
Vladan RADOVIC per ANIME NERE
Fabio CIANCHETTI per HUNGRY HEARTS
Renato BERTA per IL GIOVANE FAVOLOSO
Italo PETRICCIONE per IL RAGAZZO INVISIBILE
Fabio OLMI per TORNERANNO I PRATI

MIGLIORE MUSICISTA 
Giuliano TAVIANI per ANIME NERE
Nicola PIOVANI per HUNGRY HEARTS
Sascha RING (Apparat) per IL GIOVANE FAVOLOSO
Ezio BOSSO, Federico DE ROBERTIS per IL RAGAZZO INVISIBILE
Paolo FRESU per TORNERANNO I PRATI

MIGLIORE CANZONE ORIGINALE 
"ANIME NERE" interpretata da M. DE LORENZO, musica e testi di G. TAVIANI per ANIME NERE
"WRONG SKIN" musica, testi e interpretazione di M. CIPOLLA per IL RAGAZZO INVISIBILE
"ELIS" musica e testi di A. ANNECCHINO, inter. da C. CUTAIA e M. SCIUCCHINO per NESSUNO SI SALVA DA SOLO
"SEI MAI STATA SULLA LUNA?" musica, testi e interpretazione di F. DE GREGORI per SEI MAI STATA SULLA LUNA?
BONESEMPIO musica e testi di G. CORAPI e R. SERRETIELLO, inter. R. SERRETIELLO per TAKE FIVE

MIGLIORE SCENOGRAFO 
Luca SERVINO per ANIME NERE
Giancarlo MUSELLI per IL GIOVANE FAVOLOSO
Emita FRIGATO per MARAVIGLIOSO BOCCACCIO
Paki MEDURI per NOI E LA GIULIA
Giuseppe PIRROTTA per TORNERANNO I PRATI

MIGLIORE COSTUMISTA
Marina ROBERTI per ANIME NERE
Ursula PATZAK per IL GIOVANE FAVOLOSO
Alessandro LAI per LATIN LOVER
Lina NERLI TAVIANI per MARAVIGLIOSO BOCCACCIO
Andrea CAVALLETTO per TORNERANNO I PRATI

MIGLIORE TRUCCATORE 
Sonia MAIONE per ANIME NERE
Maurizio SILVI per IL GIOVANE FAVOLOSO
Maurizio FAZZINI per IL RAGAZZO INVISIBILE
Ermanno SPERA per LATIN LOVER
Enrico IACOPONI per MIA MADRE

MIGLIORE ACCONCIATORE
Rodolfo SIFARI per ANIME NERE
Daniela TARTARI per HO UCCISO NAPOLEONE
Aldo SIGNORETTI, Alberta GIULIANI per IL GIOVANE FAVOLOSO
Alberta GIULIANI per LATIN LOVER
Carlo BARUCCI per MARAVIGLIOSO BOCCACCIO

MIGLIORE MONTATORE 
Cristiano TRAVAGLIOLI per ANIME NERE
Francesca CALVELLI per HUNGRY HEARTS
Jacopo QUADRI per IL GIOVANE FAVOLOSO
Massimo FIOCCHI, Chiara GRIZIOTTI per ITALY IN A DAY
Clelio BENEVENTO per MIA MADRE

MIGLIOR FONICO DI PRESA DIRETTA 
Stefano CAMPUS per ANIME NERE
Remo UGOLINELLI per IL NOME DEL FIGLIO
Gilberto MARTINELLI per IL RAGAZZO INVISIBILE
Alessandro ZANON per MIA MADRE
Francesco LIOTARD per TORNERANNO I PRATI
Alessandro Zanon sarebbe entrato in cinquina anche per il film Il giovane favoloso, ma da regolamento viene candidato solo per il film più votato.

MIGLIORI EFFETTI DIGITALI
Chromatica per IL GIOVANE FAVOLOSO
Visualogie per IL RAGAZZO INVISIBILE
Reset VFX per LA BUCA
Reset VFX, Visualogie per NOI E LA GIULIA
Rumblefish per TORNERANNO I PRATI
Chromatica sarebbe entrata in cinquina anche per il film La trattativa, ma da regolamento viene candidata solo per il film più votato.

MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO 
BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA di Franco MARESCO
ENRICO LUCHERINI – NE HO FATTE DI TUTTI I COLORI di Marco SPAGNOLI
IO STO CON LA SPOSA di Antonio AUGUGLIARO, Gabriele DEL GRANDE, Khaled SOLIMAN AL NASSIRY
QUANDO C'ERA BERLINGUER di Walter VELTRONI
SUL VULCANO di Gianfranco PANNONE

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO 
DUE PIEDI SINISTRI di Isabella Salvetti
L'ERRORE di Brando De Sicai
LA VALIGIA di Pier Paolo Paganelli
SINUARIA di Roberto Carta
 THRILLER di Giuseppe Marco Albano
Il miglior cortometraggio Premio David di Donatello 2015 è: THRILLER di Giuseppe Marco Albano

DAVID GIOVANI 
ANIME NERE di Francesco Munzi
I NOSTRI RAGAZZI di Ivano De Matteo
IL GIOVANE FAVOLOSO di Mario Martone
IL RAGAZZO INVISIBILE di Gabriele Salvatores
NOI E LA GIULIA di Edoardo Leo

MIGLIOR FILM DELL’UNIONE EUROPEA 
ALABAMA MONROE – UNA STORIA D’AMORE di Felix van GROENINGEN (Satine Film)
LA TEORIA DEL TUTTO di James MARSH (Universal Pictures)
LOCKE di Steven KNIGHT (Good Films)
PRIDE di Matthew WARCHUS (Teodora Film)
STORIE PAZZESCHE di Damián SZIFRON (Lucky Red)

MIGLIOR FILM STRANIERO 
AMERICAN SNIPER di Clint EASTWOOD (Warner Bros. Italia)
BIRDMAN di Alejandro GONZÁLES IÑÁRRITU (20th Century Fox)
BOYHOOD di Richard LINKLATER (Universal Pictures)
IL SALE DELLA TERRA di Wim WENDERS (Officine UBU)
MOMMY di Xavier DOLAN (Good Films)

venerdì 8 maggio 2015

Avengers: Age of Ultron - la recensione

Dopo il successo di critica e pubblico del primo film degli Avengers, Joss Whedon era chiamato a ripetersi con un carico di aspettative davvero enorme.

Non era facile, prima di tutto perché trovare un difetto in quel film è davvero difficile, ma anche perché Whedon è un autore che spesso e volentieri risente del fiato sul collo che le grosse major riversano su progetti di questo tipo. Questo aspetto è particolarmente evidente in Age of Ultron, manca infatti la componente più spiccatamente “autoriale” presente nel primo film, mancano i lunghi dialoghi brillanti e infarciti di citazioni pop e il concetto di famiglia allargata, temi insomma smaccatamente whedoniani (e non a caso la scena migliore del film è proprio quel momento in cui i nostri eroi si rilassano giocando tra loro).

Whedon aveva anche il difficile compito di introdurre due nuovi personaggi, Quicksilver e Scarlet Witch, senza poter usufruire del background fumettistico derivante dalla loro parentela con Magneto degli X-Men, e senza avere il tempo necessario per poterli approfondire come avrebbero meritato. Il lavoro svolto è sufficiente, ma lascia un po' l'amaro in bocca e una sensazione di incompiutezza. Dove invece l'obiettivo è centrato in pieno è nella dicotomia tra Ultron, villain carismatico e scritto davvero in modo brillante, e Visione, personaggio carico di fascino e carisma, aiutato dalla fantastica performance di Paul Bettany. Interessante anche il lavoro di approfondimento sul personaggio di Occhio di Falco, e come al solito la scrittura riservata al Bruce Banner di Mark Ruffalo.

Film dalle molte imperfezioni, ma durante la visione ci si diverte talmente tanto che queste
rimangono invisibili fino a una riflessione più attenta a mente fredda, mentre a caldo si ha la voglia di riguardare tutto da capo.