domenica 19 settembre 2021

Dune - la recensione

Dopo una lunga ed estenuante attesa, arriva al cinema Dune, la nuova opera di Denis Villeneuve (Arrival, Blade Runner 2049). Basato sul primo dei tre romanzi dello scrittore statunitense Frank Herbert, la pellicola racconta le vicissitudini della famiglia Atreides.

In un futuro molto lontano, il duca Leto Atreides (Oscar Isaac), accetta la gestione del pianeta Arrakis, noto anche con il nome di Dune, da sempre conteso per la presenza, sul suo suolo, della sostanza più preziosa dell'Universo: la spezia, una droga in grado di fornire abilità mentali formidabili e di allungare la durata della vita. Leto parte alla volta del nuovo pianeta, con la moglie, Lady Jessica (Rebecca Ferguson) e il figlio, suo successore, Paul (Timothée Chalamet), che sembra possedere con questa nuova terra, per lui inesplorata, un legame molto profondo. La spezia si troverà ad essere inconsapevole protagonista della contesa per il suo monopolio e sarà causa di una vera e propria guerra, che porterà con sé morte, sangue e distruzione.

La pellicola non ammette fretta, si prende i suoi tempi, lascia decantare, respira. La sua lentezza è necessaria e giustificata, in quanto trasposizione di una letteratura complessa, ricca di particolari e dettagli che Denis Villeneuve non teme di spennellare sulla sua tela della durata di 155 minuti. La regia è portatrice di classe e spettacolarità, ma a tratti può risultare pesante, un peso di cui lo spettatore deve essere consapevole e accettare fino ai titoli di coda. 

A fare da contorno a questa tanto complessa quanto intrigante trama, un comparto tecnico da Oscar, in particolare una fotografia mozzafiato che si amalgama perfettamente alla colonna sonora arabeggiante firmata da un Hans Zimmer in stato di grazia. Costumi curatissimi, vezzosi, design di armi e navicelle spaziali, e scenografie mozzafiato, che a volte sembrano strizzare l'occhio a Star Wars.

Il cast è stellare e vanta la presenza di Josh Brolin (Gurney Halleck), Zendaya (Chani, nativa appartenente alla tribù Fremen, abitanti del pianeta Arrakis), Stellan Skasgård (camaleontico nei panni del barone Harkonnen, cugino di Leto), Dave Bautista (Glossu Rabban), Jason Momoa (sorprendente nel ruolo di Duncan Idaho), Javier Bardem e Charlotte Rampling, oltre ai già citati protagonisti. Timothée Chalamet, attore in costante crescita, accusa forse una leggera fatica nel complesso ruolo del protagonista, ma risulta comunque credibile. 

Nonostante il suo plumbeo spessore, Dune è un film assolutamente da vedere, una visione irrinunciabile e, una volta finito, ti lascia con la sensazione di volerne ancora.


Francesca Matteucci

sabato 11 settembre 2021

Venezia 78 - Leone d'Oro al francese L'événement. Tre premi all'Italia.

Si è conclusa poco fa la cerimonia di chiusura del Festival di Venezia 2021, che ha visto trionfare la Francia.

Tutti i bookmakers puntavano su Paolo Sorrentino, ma la giuria, presieduta da Bong Joon-ho, ha assegnato il Leone d'Oro al film francese L'èvènement della regista Audrey Diwan. Un film piuttosto crudo che parla di un tema tornato tristemente attuale in questi giorni, l'aborto.
Paolo Sorrentino comunque può tornare a casa più che soddisfatto, il suo È Stata la Mano di Dio ha ricevuto il Leone d'Argento del Gran Premio della Giuria, mentre il suo protagonista, Filippo Scotti, è stato premiato come miglior giovane esordiente.
Leone d'Argento per la migliore regia è andato a Jane Campion per The Power of the Dog, il premio per la migliore sceneggiatura a Maggie Gyllenhaal per il suo film d'esordio come regista, The Lost Daughter.
Penelope Cruz, grande protagonista di questa edizione con due film diversi tra loro, Madres Paralelas e Competencia Oficial, entrambi molto apprezzati da critica e pubblico, si è portata a casa la Coppa Volpi come migliore attrice. La Coppa maschile è andata invece all'attore filippino John Arcilla per On the Job: The Missing 8.
Altro premio per l'Italia, il Premio Speciale della Giuria a Il Buco di Michelangelo Frammartino.

Ecco l'elenco dei premi.

CONCORSO

Leone d'Oro miglior film: L'événement di Audrey Diwan

Leone d'Argento Gran Premio della Giuria: È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino

Leone d'Argento miglior Regia: Jane Campion per The Power of the Dog

Coppa Volpi migliore attrice: Penelope Cruz per Madres paralelas

Coppa Volpi migliore attore: John Arcilla per On the Job: The Missing 8

Premio per la miglior sceneggiatura: Maggie Gyllenhaal per The Lost Daughter 

Premio Speciale della Giuria: Il buco di MIchelangelo Frammartino

Premio Marcello Mastroianni miglior attore emergente: Filippo Scotti per È stata la mano di Dio

Leone del Futuro, Premio Luigi De Laurentiis per un'Opera Prima: Imaculat di Monica Stan e George Chiper-Lillemark

SEZIONE ORIZZONTI

Premio Orizzonti per il miglior film: Pilgrims di Laurynas Bareisa

Premio Orizzonti miglior regia: Eric Gravel per A plein temps

Premio Speciale della giuria Orizzonti: El gran movimiento di Kiro Russo

Premio Orizzonti per la migliore attrice: Laure Calamy per A plein temps

Premio Orizzonti per il migliore attore: Piseth Chhun per White Building

Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura: Peter Kerekes e Ivan Ostrochovsky per 107 Mothers

Premio Armani Beauty del pubblico sezione Orizzonti extra: The Blind Man Who Did Not Want to See Titanic

VENEZIA VR

Migliore storia: End of Night di David Adler

Migliore esperienza VR: Le bal de Paris de Blanca Li, di Bianca Li

Gran premio della giuria per la migliore opera VR: Goliath: Playing with Reality di Barry Gene Murphy e May Abdalla

LEONE D’ORO ALLA CARRIERA

Roberto Benigni
Jamie Lee Curtis

PREMIO CARTIER FILMMAKER AWARD

Sir Ridley Scott

domenica 5 settembre 2021

Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli - la recensione

La Marvel presenta il suo primo supereroe asiatico, Shang-Chi, e lo fa mettendo in piedi un film che funziona in tutte le sue parti.

Shang, che ha cambiato il proprio nome in Sean, vive a San Francisco dove fa il parcheggiatore insieme alla sua grande amica Katy, anche lei cinese. I due vivono la loro vita sgusciando via tra le pressioni della famiglia e degli amici, con un lavoro che gli piace e serate di sana baldoria. In una giornata che sembra uguale a tutte le altre, Shang viene trovato dai membri dell'esercito dei Dieci Anelli, che vogliono il ciondolo che porta al collo, un regalo che la madre di Shang ha fatto a lui e a sua sorella prima di morire, quando erano ancora piccoli. L'esercito dei Dieci Anelli è agli ordini del padre di Shang, il millenario Wenwu, possessore dei Dieci Anelli. Shang sarà costretto a cercare la sorella Xialing, che non vede da molti anni, e a incontrarsi di nuovo con suo padre, convinto di poter ritrovare la moglie morta nel magico e misterioso regno di Ta-Lo. Shang, insieme a Katy e a sua sorella, dovranno cercare di fermarlo per impedirgli di distruggere il mitico villaggio e mettere in pericolo l'intera umanità.

I rischi di un film che vede per la prima volta un protagonista cinese erano sotto gli occhi di tutti, Hollywood ha sempre avuto qualche problema nel rappresentare la cultura cinese senza cadere in cliché e senza attirarsi addosso accuse di razzismo (a volte anche esagerate), ma la Marvel ha saputo giostrarsi bene su un terreno minato e, nonostante qualche immancabile critica, il risultato è un film che si muove nella cultura e nelle leggende asiatiche, senza dimenticare il lato "supereroistico" e "fumettistico", senza dare la sensazione di passare attraverso una "lente americana".

È una storia di origini ma riesce a discostarsi quel tanto che basta da riuscire a non essere una classica origin story. Quando lo incontriamo, Shang è già Shang, per lui si tratta di un ritorno, un riscoprire chi è per trovare la propria strada. Il personaggio è forte, potente e divertente, ha il pregio di non prendersi troppo sul serio ma senza risultare superficiale. Perfetto il protagonista Simu Liu, riesce a dargli fisicità e il giusto carattere. Molto bene anche Awkwafina, in un personaggio che sembra fatto per lei. Interessante anche il personaggio della sorella di Shang, ben interpretata da Fala Chen, che è protagonista della seconda scena post-credit. In tutto questo però, a spiccare è la presenza di due leggende del cinema cinese: Michelle Yeoh, sempre impeccabile e di grande presenza scenica, e soprattutto Tony Leung, protagonista del film tanto quanto Simu Liu. È davvero un piacere vedere un attore importante, di talento e carisma come Tony Leung in un blockbuster così grande, un film che può arrivare a tutti, in tutto il mondo. Leung è perfetto, incute timore e rispetto interpretando in modo misurato e pacato il ruolo di un uomo spietato, che ha attraversato i secoli assetato di potere, e che è disposto a sacrificare i propri figli per seguire l'illusione di poter riavere la donna che ha amato. Da segnalare anche la presenza, assolutamente spassosa, di Ben Kinglsey nel ruolo di Trevor, il "finto Mandarino" di Iron Man 3.

Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli è un film dai tratti semplici ma senza essere scontato, è spettacolare, divertente, visivamente eccezionale, che strizza l'occhio ai wuxiapian, e con quelli che, forse, sono i migliori combattimenti corpo a corpo mai visti fino ad oggi nei film Marvel. Il film cita i Dieci Anelli ma alla fine li lascia quasi ai margini, rimandandoli ai prossimi capitoli (non solo al sequel di Shang-Chi, quindi occhio alla prima scena post-credit), al cuore del film infatti c'è una storia che parla di famiglia, di perdite, della capacità di trovare la propria strada e accettarla. La Marvel ha rischiato e ha vinto, Shang-Chi è un film più che riuscito.