venerdì 8 maggio 2015

Avengers: Age of Ultron - la recensione

Dopo il successo di critica e pubblico del primo film degli Avengers, Joss Whedon era chiamato a ripetersi con un carico di aspettative davvero enorme.

Non era facile, prima di tutto perché trovare un difetto in quel film è davvero difficile, ma anche perché Whedon è un autore che spesso e volentieri risente del fiato sul collo che le grosse major riversano su progetti di questo tipo. Questo aspetto è particolarmente evidente in Age of Ultron, manca infatti la componente più spiccatamente “autoriale” presente nel primo film, mancano i lunghi dialoghi brillanti e infarciti di citazioni pop e il concetto di famiglia allargata, temi insomma smaccatamente whedoniani (e non a caso la scena migliore del film è proprio quel momento in cui i nostri eroi si rilassano giocando tra loro).

Whedon aveva anche il difficile compito di introdurre due nuovi personaggi, Quicksilver e Scarlet Witch, senza poter usufruire del background fumettistico derivante dalla loro parentela con Magneto degli X-Men, e senza avere il tempo necessario per poterli approfondire come avrebbero meritato. Il lavoro svolto è sufficiente, ma lascia un po' l'amaro in bocca e una sensazione di incompiutezza. Dove invece l'obiettivo è centrato in pieno è nella dicotomia tra Ultron, villain carismatico e scritto davvero in modo brillante, e Visione, personaggio carico di fascino e carisma, aiutato dalla fantastica performance di Paul Bettany. Interessante anche il lavoro di approfondimento sul personaggio di Occhio di Falco, e come al solito la scrittura riservata al Bruce Banner di Mark Ruffalo.

Film dalle molte imperfezioni, ma durante la visione ci si diverte talmente tanto che queste
rimangono invisibili fino a una riflessione più attenta a mente fredda, mentre a caldo si ha la voglia di riguardare tutto da capo.

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