venerdì 31 agosto 2018

Venezia 75 - giorno 3

Il western dei fratelli Coen si prende la scena del Concorso, mentre Fuori Concorso arriva il pop.

S'intitola The Ballad of Buster Scruggs e i fratelli Coen lo descrivono come un "film antologico" di genere western che racconta varie storie ambientate sulla frontiera americana, il tutto narrato dalla voce degli stessi registi.

Durante la conferenza stampa i due fratelli si confermano di poche parole e perfettamente sincronizzati nelle risposte, prima uno, poi l'altro. "Le storie le abbiamo scritte nel corso di un periodo di 25 anni", hanno spiegato i Coen, "Scrivevamo questi racconti e non sapevamo bene cosa farci, allora le mettevamo nel cassetto. Anche se erano completamente differenti per atmosfera e argomento rientravano tutte in una vaga idea di western, in qualche modo raccontavano tutte la stessa cosa e ci sembrava interessante metterle insieme. Nessuno fa più dei film antologici, è stato divertente resuscitare questo genere. [...] Entrambi avevamo già un’idea di come gli episodi dovessero essere montati. Il film è una sorta di progressione non c’era una ricetta nel metterli insieme ma il risultato è quanto si vede".
Diverse storie, prodotto da Netflix ma non è una serie tv, e i registi ci tengono a sottolinearlo. "Nelle riviste di settore il fatto che fossero varie storie e fosse prodotto da Netflix ha portato a questa erronea conclusione", hanno dichiarato i registi, "ma l’abbiamo da subito concepito come un film. Il formato è strano, certo, ha una struttura antologica sulla frontiera americana con una lunghezza diversa per ogni storia".

Nutrito il cast, James Franco, Liam Neeson, Tom Waits, Zoe Kazan, Brendan Gleeson, e Tim Blake Nelson, presente al festival, felicissimo di essere tornato a lavorare con i due registi. "Noi tutti abbiamo amato moltissimo quanto fatto da Joel ed Ethan", ha dichiarato l'attore, "Il risultato è estremamente poetico e originale. Una sorta di revisione del Western. Quando ho letto le altre 5 storie mi è sembrato che ciascuna rappresentasse la storia del western e noi dovessimo comunque cercare di uscire da quella iconografia trovando anche delle scelte interpretative particolari".

Il film sarà disponibile a novembre su Netflix.

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Fuori Concorso invece un film "acchiappa popolo", il debutto alla regia di Bradley Cooper, A Star is Born, terzo remake dell'originale del 1937, questa volta con Lady Gaga protagonista insieme allo stesso Cooper.

Il film racconta di un cantante affermato, ma con una vita personale travagliata, che incontra una giovane promessa che ha dovuto rinunciare al suo sogno di diventare una cantante perché non abbastanza bella. L'uomo le dà fiducia, s'innamora di lei, ma la loro storia deve fare i conti con l'ascesa verso il successo della donna.

Un film che è passato tra diverse mani prima che Bradley Cooper decidesse di mettersi lui stesso dietro la macchina da presa. Sulla protagonista l'attore non ha avuto dubbi e ha puntato subito la cantante. "Dopo i primi venti minuti del nostro primo incontro già cantavamo insieme", ha raccontato Cooper, "Ero seduto nel suo soggiorno con lei al piano... mi ha fatto sentire completamente a mio agio e protetto".
Con questo film Lady Gaga corona un suo piccolo sogno, fare l'attrice per davvero, da protagonista, e per questo non può non ringraziare Bradley Cooper con cui si è trovata subito molto bene. "Ricordo che un giorno stavo scendendo le scale di casa, quando ho visto Bradley con una spugnetta in mano. Mi ha detto che mi voleva vedere senza trucco e senza niente addosso", ha dichiarato la cantante, "È qualcosa che mi ha fatto paura perché mi ha messa a nudo facendomi scoprire una nuova e inaspettata vulnerabilità, ma mi ha anche resa libera e fatto realizzare il mio sogno di diventare un’attrice".

Il film sarà nelle sale USA dal 5 ottobre, in Italia arriverà l'11 dello stesso mese.

giovedì 30 agosto 2018

Venezia 75 - giorno 2

Secondo giorno di festival, presentati altri due film molto attesi.

Un intricato e folle triangolo tra donne al centro di The Favourite, nuovo film del controverso regista greco Yorgos Lanthimos (The Lobster). Protagoniste le attrici Emma Stone, Olivia Colman e Rachel Weisz.

Ambientato all'inizio del Settecento, il film vede una Regina Anna (Olivia Colman) stanca, piuttosto folle, e provata dalle 17 gravidanze andate male. La sovrana ha ormai deciso di mettere la sua vita nelle mani di Lady Sarah Churchill duchessa di Marlborough (Rachel Weisz), donna tutt'altro che folle, lucida stratega sposata con il comandante in capo dell'esercito inglese impegnato in guerra. Lady Sarah Churchill approfitta del suo ruolo di favorita della Regina, consolidato anche fra le lenzuola, per gestire il governo a suo piacimento. A scombinare i piani arriva però Abigail Masham (Emma Stone), cugina della duchessa, un'aristocratica caduta in disgrazia e venduta dal padre per un debito di gioco. Abigail comincerà facendo la cameriera ma ben presto si farà largo nelle grazie (e nel letto) della Regina diventando la sua nuova preferita e scatenando la gelosia di Lady Sarah.

Scandaloso ed eccessivo, il film è stato accolto molto bene dalla sala stampa, particolarmente apprezzate le interpretazioni delle attrici, assolute protagoniste della pellicola. "Sono stato immediatamente attratto dalla storia di queste tre donne così complesse, tre personaggi realmente esistiti", ha dichiarato Lanthimos, che poi ha voluto sottolineare che l'aver fatto un film così "femminile" non ha niente a che vedere con il vento di protesta che sta soffiando sull'industria cinematografica in questi mesi, "Sono nove anni che lavoriamo su questo progetto, quindi è impossibile che sia legato ai movimenti esplosi quest'anno. Però una cosa posso dirla: mentre spesso nel cinema le donne sono oggetto del desiderio o comunque mogli o fidanzate di qualche uomo, qui sono personaggi a tutto tondo, esseri umani completi, meravigliose e orrende allo stesso tempo".

Entusiasta del film Emma Stone, unica americana in mezzo a un cast britannico, che ha ammesso, molto onestamente, di non aver capito subito tutto del film, ma di aver amato molto il suo personaggio. "E' una sopravvissuta", ha detto l'attrice, "all'inizio non la capivo bene ma poi via via che siamo andati avanti sono entrata nel personaggio. E' sopraffatta dagli eventi, mi è piaciuto tutto di lei. Ero la sola americana del cast e mi ha intimorito un po’ il lavoro per raggiungere sicurezza con l’accento".
Entrambe le attrici hanno dichiarato che si è creata una bella complicità tra di loro (Rachel Weisz compresa), anche nelle scene di sesso. "E' stato bello farlo con Olivia, abbiamo familiarizzato molto e ci è sembrato naturale", ha dichiarato Emma Stone. Affermazione a cui ha risposto un'altrettanto soddisfatta Colman: "Abbiamo provato per tre settimane, sciogliendoci e perdendo la vergogna una rispetto all'altra. Alla fine eravamo molto amiche, per cui eravamo a nostro agio nel fare sesso".

Nel film Olivia Colman interpreta la Regina Anna, e il caso vuole che in questo periodo stia interpretando un'altra regina, l'attuale Regina Elisabetta II per la serie The Crown. Impossibili da paragonare secondo l'attrice. "Non potrebbero essere più diverse, hanno in comune soltanto il fatto di essere chiamate regine", ha dichiarato la Colman, che ha amato molto interpretare la Regina Anna, "Interpretarla è stata una vera gioia, ho potuto giocare molto con le sue insicurezze e sul fatto che avesse così tanto potere nelle mani. Anna è una donna che non si sente amata da nessuno".

Cast e attori, nel film ci sono anche Nicholas Hoult e Jon Alwyn, hanno infine fatto i più sinceri auguri a Rachel Weisz, assente al festival perché, a 48 anni, è incinta e vicina al parto.

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Sempre tre donne sono protagoniste dell'altro film presentato oggi, si tratta di ROMA, atteso nuovo lavoro del regista premio Oscar Alfonso Cuaron. Film prodotto da Netflix.

La storia è ambientata negli anni '70 a Città del Messico, più precisamente nel quartiere ROMA, e racconta le vite della domestica Cleo (Yalitza Aparicio) e della sua collaboratrice Adela (Nancy García García), entrambi di discendenza mixteca, intrecciate a quella di Sofia (Marina de Tavira), donna borghese e madre dei quattro bambini che Cleo deve accudire e che ama come se fossero suoi figli. Una notizia però sconvolge la vita di Cleo, mentre a sconvolgere il paese sono le proteste studentesche che culmineranno nel famoso Massacro del Corpus Christi, quando un gruppo paramilitare appoggiato dal governo uccise 120 civili.

Girato interamente in bianco e nero, in 65mm e con lunghi piani sequenza, il film vede al centro tre figure femminili ispirate alle donne che hanno animato l'infanzia del regista. "E' un film legato alla memoria e al ricordo", ha spiegato Alfonso Cuaron, "Il film è dedicato a quella che è stata la mia bambinaia, che ovviamente lo ha ispirato. Tutto viene dalle conversazioni che ho avuto con lei e così è venuto fuori il personaggio di Cleo. Quando cresci con qualcuno che ami non metti in discussione la sua identità. Per me era come una mamma. Mi sono dovuto sforzare di vedere Cleo come una donna, con tutte le problematiche della sua storia. Scoprire le sue radici indigene e la sua condizione sociale. Le donne a casa mia hanno sempre portato avanti le cose da sole".

Il film sarà disponibile su Netflix dal 14 dicembre, ma negli USA uscirà anche in alcune sale selezionate.

mercoledì 29 agosto 2018

Venezia 75 - giorno 1

Due film molto attesi danno il via alla 75a Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia.

Esattamente come due anni fa, è il premio Oscar Damien Chazelle ad aprire il festival con il suo nuovo attesissimo film First Man, che racconta la storia della missione Apollo 11 che portò i primi uomini sulla Luna.

Protagonista del film è Ryan Gosling, chiamato ad interpretare il primo uomo ad aver messo piede sulla superficie lunare, Neil Armstrong. "Non penso ad Armstrong come a un eroe, lui almeno non pensava di esserlo", ha dichiarato l'attore durante la conferenza stampa, "Era umile, molti astronauti lo sono. Si sentiva l’ingranaggio di una macchina molto più grande. Ho avuto tantissime fonti cui ispirarmi, i suoi figli e la moglie, la NASA, i libri, tutti quelli che lo hanno conosciuto. Ci hanno aiutato a realizzare questo film che racconta due storie: l'uomo che atterra sulla Luna e anche quella di quest'uomo che va sulla Luna per poter atterrare sulla terra. Le due cose insieme sono il potere di questa storia".

Il difficile lavoro dell'astronauta è uno degli aspetti che Chazelle voleva raccontare, come dichiarato da Jason Clarke: "Damien ha creato capsule molto realistiche dove dovevamo infilarci con addosso tute molto pesanti. Abbiamo lavorato in una costante sensazione di claustrofobia". "Abbiamo avuto a disposizione un team straordinario", ha aggiunto Damien Chazelle, "abbiamo usato il vero casco e la vera tuta di Armstrong. Abbiamo creato così i respiri originali, senza dover simulare nulla". Il film racconta in modo molto realistico e mai retorico la preparazione alla missione, che nel 1969 era qualcosa di inimmaginabile. "La mia generazione è cresciuta in un mondo dove lo spazio era già stato esplorato", ha dichiarato ancora il regista, "con immagini così iconiche da farci apparire una missione scontata e invece è stata il frutto di enormi sacrifici". Tra i produttori del film anche Steven Spielberg, una gioia per un fan come Chazelle: "Sono cresciuto con i suoi film. Mi ha dato consigli preziosi".

Ma il film non racconta solo la missione, il principale obbiettivo era raccontare il Neil Armstrong uomo, padre, marito, e poi astronauta. "Per noi era importante onorare il modo in cui i figli vedevano i propri genitori", ha dichiarato Claire Foy, "Per loro non era un astronauta ma il loro papà. Sono stati generosi, ci hanno affidato la loro storia mettendola nelle nostre mani senza alcuna gelosia".

Il film, che sembra sia stato accolto molto bene dalla critica (quest'anno le recensioni potranno essere pubblicate solo dopo la visione del pubblico), uscirà in Italia il 31 ottobre (negli USA il 12).

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Ad aprire la sezione Orizzonti è stato un altro film, completamente diverso ma altrettanto atteso. Si tratta di Sulla Mia Pelle, di Alessio Cremonini, con Alessandro Borghi e Jasmine Trinca protagonisti.

Il film che affronta un tema molto spinoso che non mancherà di sollevare polemiche, la storia infatti racconta gli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi, che nel 2009 venne arrestato per poi morire a causa delle lesioni dovute a un pestaggio subito mentre era in carcere. Fatto gravissimo per cui sono ancora a processo alcuni membri delle forze dell'ordine.

Duro e toccante, nel film non viene mostrato il pestaggio, si vede Stefano Cucchi, interpretato da un intenso Alessandro Borghi, entrare in una stanza con tre carabinieri e uscirne con il volto livido, un'andatura sofferente e l'incapacità di riuscire a parlare bene. Il film però non racconta solo quanto accaduto in quella stanza, ma anche la cieca burocrazia italiana, i diritti negati (l'avvocato difensore mai chiamato, ad esempio), le bugie, e l'omertà di chi - giudici, poliziotti, medici - pur trovandosi davanti un ragazzo in evidente sofferenza fisica, ha fatto finta di non vedere.
"Abbiamo raccontato senza giudicare", ha dichiarato il regista, "ma il film nasce dallo studio accurato di verbali e testimonianze fatto anche con l'ausilio dell'avvocato Fabio Anselmo".

Allo stesso tempo viene raccontata anche la figura di Stefano Cucchi, un ragazzo di borgata, molto diffidente verso le istituzioni. Un comportamento che Alessandro Borghi ha cercato di spiegare durante la conferenza stampa: "Quell'omertà deriva da un'idea tipica della borgata, perché non si fa la spia. Magari Stefano pensava di parlare quando una volta fuori, senza capire che stava male da morire". "Va considerato anche lo shock, la vergogna di essere stato pestato", ha aggiunto il regista, "E poi la paura che le forze dell'ordine l'avrebbero perseguitato". Forze dell'ordine che hanno negato i permessi per girare le scene a Regina Coeli (luogo in cui spesso si gira), a dimostrazione che l'argomento è molto caldo e quell'omertà verso la verità è ancora molto presente.
"Il problema non è la divisa che porti ma l'essere umano che c'è dietro la divisa", ha continuato Borghi parlando non solo di chi ha compiuto il pestaggio ma anche di chi dopo non ha voluto aiutare Stefano Cucchi, "Se sei un drogato non ti aiuto, è una presa di posizione e questo significa che tutto ciò può accadere di nuovo. Nel 2009, ci sono stati 176 decessi in quel carcere. Mi sembra evidente che il nostro sistema carcerario faccia acqua da tutte le parti. Ci sono persone che lavorano in condizioni disastrose".

Jasmine Trinca, che nel film interpreta Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha definito il film: "un atto dovuto, è una vicenda privata ma paradigmatica, perché rispecchia la storia di mille. Questa è una storia che chiama alla responsabilità proprio per l'irresponsabilità che contiene. Nessuno ha avuto uno sguardo pietoso e umano verso questo ragazzo".
Alla domanda se considera quanto successo un omicidio di Stato ha risposto: "Se lo Stato non prende una posizione, lo è. Certo, non è morto cadendo dalle scale".

Ottima l'interpretazione di Alessandro Borghi, che è dimagrito diversi kg per interpretare Stefano Cucchi e ha fatto un attento lavoro di postura fisica per calarsi nella parte, tanto che Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, vedendo il film gli ha detto: "Non so come hai fatto, ma sei uguale a lui".
Ilaria Cucchi, che da quel giorno si batte costantemente perché la verità venga fuori, ha dedicato il film a quei politici (oggi anche ministri) che continuano a non voler vedere la verità e a negare l'evidenza dei fatti spesso insultando sia Stefano Cucchi che la sorella Ilaria.

Il film sarà disponibile su Netflix dal 12 settembre, ma uscirà anche in alcune sale distribuito da Lucky Red.

Mary Shelley - la recensione

Mary, figlia di una suffragetta e di un filosofo, non è una ragazza come le altre, è colta e si rifugia in un cimitero per scrivere romanzi che poco o nulla hanno a che vedere con le storie d'amore.
Durante un soggiorno in campagna incontra Percy Shelley, un poeta romantico, se ne innamora e fugge con lui portandosi dietro la sorella minore.
Fra alti e bassi, miseria e ricchezza, i tre vengono ospitati da Lord Byron, il quale sfida Mary e Percy a una gara di scrittura, per la quale Mary scriverà "Frankenstein", il capolavoro che l'ha resa immortale.


La pellicola del regista Haifaa al-Mansour si rivela subito avere due facce: la prima, quella che a torto è stata più pubblicizzata, è quella di commedia romantica, un po' Jane Austen, un po' Charlotte Bronte, la seconda invece è la principale e anche la più riuscita, ovvero quella che racconta la storia di emancipazione di Mary, una ragazza stretta nelle convenzioni sociali e spesso schiacciata dalle due figure maschili (il padre e Percy) più importanti della sua vita, che non sempre riescono a capirla pienamente.
Da questo punto di vista, la storia di come Mary arriva a scrivere uno dei romanzi più importanti della letteratura mondiale, diventa una storia di femminismo quasi esemplare, in cui la donna arriva a esprimere se stessa senza dover rinunciare alla propria femminilità, ma anzi dimostrando di poter lasciare il segno senza mai smettere di essere donna.
Elle Fanning ha il volto adatto e l'espressività giusta per essere molto convincente e in generale tutto il cast fa un ottimo lavoro, così come la regia e il comparto tecnico.
Purtroppo la componente più prettamente romance non è altrettanto efficace e a volte il tutto si perde un po' troppo in smancerie, senza riuscire mai a delineare la psicologia degli altri personaggi, su tutti Percy Shelley che avrebbe meritato maggiore attenzione come contraltare di Mary.


In definitiva, non certo un film indimenticabile ma un biopic molto godibile su una scrittrice spesso sovrastata dal successo del suo stesso romanzo, la cui importanza come donna e come esempio di emancipazione è stata finalmente riconosciuta.

domenica 26 agosto 2018

Hotel Transylvania 3 - Una Vacanza Mostruosa - la recensione

A volte anche i mostri hanno bisogno di una vacanza...

Il povero Drac è stressato, troppo lavoro, troppi impegni con il suo albergo, e così la figlia Mavis decide di fargli una sorpresa: una vacanza con famiglia e amici su una crociera per mostri. All'inizio Drac non è particolarmente entusiasta dell'idea, ma l'incontro con il capitano Ericka cambierà tutto. Sarà la donna giusta con cui fare "zing"?

Terzo capitolo per la fortunata "mostruosa" serie animata della Sony, che dopo un primo capitolo geniale, un secondo che è riuscito a confermare in modo egregio l'originalità della serie, riesce a dare vita a un terzo film capace di mantenersi al livello dei precedenti.
Intelligentemente il regista e gli sceneggiatori cambiano rispetto ai primi due, nuova location (dall'albergo alla crociera) e nuova storia con l'introduzione della figura del villain... e un villain più classico di così era difficile trovarlo. Quello che non cambia è il risultato, il film ha una storia molto più leggera e forse anche più prevedibile rispetto ai primi due, ma è divertente, piacevolmente assurdo, pieno di gag, e incredibilmente curato nell'animazione. Dove il film davvero trionfa infatti è nei particolari, nelle inquadrature perfettamente studiate, nelle espressioni facciali, nei colori, nei vestiti, nelle ambientazioni, nei personaggi di contorno, tutto curato nei minimi dettagli, particolari che danno al film qualcosa di davvero originale rispetto alla maggior parte dei prodotti d'animazione. Il merito di questa cura è prima di tutto del regista Genndy Tartakovsky, mantenere più o meno lo stesso livello per ben tre film non era per niente facile.

Fino ad ora quella di Hotel Transylvania è una delle migliori saghe d'animazione degli ultimi anni, e questo terzo capitolo lo conferma.

martedì 21 agosto 2018

Ant-Man and the Wasp - la recensione

A pochi mesi dallo shock di Avengers: Infinity War, è uscito nelle sale mondiali il ventesimo cinecomic della Marvel, Ant-Man and the Wasp.

Scott Lang (Paul Rudd) è ancora alle prese con le conseguenze delle sue scelte (la battaglia di Berlino), scelte che hanno avuto delle serie ripercussioni anche su Hope (Evangeline Lilly) e Hank Pym (Michael Douglas). Nonostante la grande freddezza calata tra le due parti, Hope e Hank hanno bisogno dell'aiuto di Scott per riuscire in una grande impresa: riportare indietro dal mondo subatomico Janet van Dyne, moglie di Hank e madre di Hope.
Hank, Hope e Scott però non sono gli unici ad essere interessati al potere del mondo subatomico, sulle loro tracce c'è un misterioso personaggio chiamato Ghost, capace di smaterializzarsi e ricomporsi. Ma il "fantasma" non è l'unico a volere la particolare attrezzatura di Hank Pym.

Dopo un capitolo ad alto contenuto drammatico come Infinity War, la leggerezza e la comicità di Ant-Man and the Wasp sono una boccata di aria fresca. Il film è volutamente spogliato della serietà, a volte anche eccessiva, che caratterizza molti alcuni altri film della MCU (basti pensare a Black Panther), e punta tutto su intrattenimento e spettacolarità. Il regista Payton Reed si affida soprattutto all'estro e alle capacità comiche di Paul Rudd, ben spalleggiato dai sui partner, in particolare Evangeline Lilly, Michael Douglas e Michael Pena. Il divertimento, la spettacolarità e il puro intrattenimento del film sono talmente ben riusciti da far dimenticare l'assenza di un vero cattivo,. Infatti né Ghost, né il personaggio di Walton Goggins, riescono a prendersi davvero il ruolo del villain, ma mentre l'assenza di peso del personaggio di Goggins è dovuta a un difetto di sceneggiatura, quella del "Fantasma" è dovuta alla sua evoluzione all'interno della storia. Quello di Ghost è un bel personaggio e Hannah John-Kamen riesce a trasmettere bene tutta la sua vulnerabilità.

Come dichiarato già nel titolo, il film introduce un nuovo supereroe nella famiglia, si tratta di The Wasp. Non è una sorpresa, che sarebbe stata presente nel sequel era stato chiaro fin dalla scena post-credit del primo film, il regista è stato comunque bravo ad inserirla in modo naturale, senza imporla o forzarne la presenza, e a metterla sullo stesso piano di Ant-man. I due personaggi ovviamente si equilibrano, tanto farsesco e "buffone" Scott Lang, tanto seria e concentrata Hope, ma The Wasp si prende il suo spazio senza dover sgomitare, e Evangeline Lilly che picchia duro fa la sua bella figura.
Perfettamente a suo agio Michael Douglas, sempre più in parte e capace di calibrare molto bene serietà e ironia. Bene anche Laurence Fishburne, Michael Pena, David DastmalchianTip "T.I." Harris. Un piacere ritrovare Michelle Pfeiffer in un film di questa portate, anche se solo per una piccola parte.

Ant-Man and the Wasp è un film molto piacevole, due ore di puro intrattenimento per un film molto diverso dagli altri cinecomic, e questo è un bene.

La storia di questo nuovo capitolo della lunga saga cinematografica Marvel si colloca dopo i fatti di Civil War e contemporaneamente a quelli drammatici di Infinity War. Alla fine del film ci sono due scene post credit, con quella di mezzo davvero molto interessante a fare da collegamento diretto al prossimo Avengers. E dopo quella breve scena l'ansia cresce a dismisura.

venerdì 3 agosto 2018

Ocean's Eight - la recensione

Nel 2001, per la regia di Steven Soderberg, usciva nella sale Oceans Evelen, remake del film Colpo Grosso, con un cast stellare (George Clooney, Brad Pitt e Matt Damon solo per citarne qualcuno). Il film era divertente e glamour e fu un successo al botteghino tale da offuscare il suo predecessore.
Dopo due sequel abbastanza fallimentari, sull'onda della febbre da revival degli ultimi tempi, si è deciso di riprendere quella formula vincente e declinarla al femminile, con un cast altrettanto stellare, sperando di replicarne anche il successo.

Diciamolo, c'era una certa apprensione attorno a questo film, un po' perché il primo è diventato con gli anni un cult dell'heist movie, ma soprattutto perché ci si lamenta di mancanza di originalità nel riproporre qualcosa di già visto, magari condendolo con un bel gender swap che va tanto di moda, ma allo stesso tempo il cast coinvolto era tale da generare anche curiosità e qualche trepidazione.
Sicuramente se si cerca dell'originalità non è questo il film adatto (c'è anche da dire che nemmeno Ocean's Eleven era originale), infatti la formula è praticamente identica: Debbie Ocean (sorella di Danny, il personaggio di Clooney) esce di prigione dopo cinque anni e subito propone alla sua amica Lou un colpo milionario, per il quale è necessario mettere su una squadra di specialiste del furto (ma no solo). La prima parte è concentrata proprio sulla presentazione dei personaggi e l'organizzazione del colpo, mentre la seconda metà prende il largo con un ritmo serrato e un montaggio veloce. 



Insomma nulla di nuovo, plot e impostazione sono una fotocopia quasi fedele del film del 2001, ma c'è da dire che questa riproposizione è anche il principale pregio di questo Ocean's Eight: esattamente come Clooney e compagi, anche la squadra capitanata da Sandra Bullock e Cate Blachett sembra divertirsi un mondo, divertendo anche lo spettatore con battute brillanti e personaggi che sembrano disegnati sulle personalità delle attrici stesse (e allora abbiamo una Helena Bonham Carter esagerata ed eccentrica o una Anne Hathaway forse un po' svampita ma forse anche no).

Il tocco in più è un sincero e rinvigorente girl power, mai troppo didascalico, mai troppo fuori luogo, che abbatte gli stereotipi della femminilità (soprattutto per quanto riguarda le donne nei film d'azione), e che sicuramente sarà molto gradito dal pubblico femminile, in quanto è davvero facile rispecchiarsi con le protagoniste.

Non realizzato per essere il film che rivoluzionerà il cinema, né per vantare chissà quale originalità, proprio come fu per Ocean's Eleven, anche Ocean's Eight funziona perché si diverte e fa divertire grazie a un ritmo serrato, atmosfere scanzonate e un cast affiatatissimo.