martedì 24 novembre 2015

Miss Julie - la recensione

L'attrice e regista Liv Ullmann porta al cinema il teatro adattando la tragedia di Strindberg, La Signorina Julie.

Fine '800, è una notte di mezza estate e Miss Julie (Chastain), figlia del barone, viene lasciata sola nella villa di campagna insieme ai due domestici, il servo John (Farrell) e la cuoca Kathleen (Morton). La notte si avvicina e Miss Julie scende in cucina dove John e Kathleen stanno chiacchierando prima di andare a riposare. Kathleen si chiude nella sua stanza lasciandoli soli, ma sente il pericolo nell'aria. Miss Julie cerca di sedurre John, in modo sfacciato e sconveniente per una donna del suo rango. All'inizio John prova a resistere, ma poi cede alle provocazioni della ragazza arrivando anche a confessare di essere sempre stato innamorato di lei, fin da bambino. Le loro azioni in una notte che sembra lunghissima, sconvolgeranno le loro vite, tra seduzione, disgusto, odio, violenza, il sogno di una fuga che prima sembra d'amore, poi di disperazione, fino all'arrivo della mattina, e al ritorno del padrone, quando si manifesta la tragedia.

Liv Ullmann cambia paese (dalla Svezia alla campagna irlandese) ma decide di restare fedele al testo originale di Strindberg, e riesce a confondere molto bene i ruoli dei due personaggi principali, la signorina Julie e il servo John. Chi è vittima e chi è carnefice? I due si scambiano i ruoli e sono sia l'uno che l'altro, ma il finale tragico, così come lo presenta la regista, tende a favore della donna, raccontando in modo sottile come un uomo possa soggiogare e sacrificare una donna per salvare se stesso.
Essendo tratto da una opera teatrale, Miss Julie è piuttosto statico nella sua rappresentazione. Caratterizzato da scambi verbali molto lunghi e molto intensi, con solo tre attori in scena, e ambientato praticamente tutto in una antica cucina (ricostruita in modo perfetto e affascinante), con solo alcuni momenti fuori o in altre stanze, il film lentamente diventa quasi claustrofobico. La staticità "teatrale" però è croce e delizia: se da una parte è funzionale alla storia, dall'altra rende il film difficile da seguire senza distrarsi ogni tanto.

Solo tre attori nel cast, e purtroppo una delle tre è stata una scelta poco indovinata. Jessica Chastain incanta e ipnotizza grazie all'intensità della sua interpretazione, con la sua bravura riesce a dare mille sfaccettature a un personaggio che cambia tono in continuazione, e riesce a riaccendere l'attenzione dello spettatore anche quando la storia rallenta e l'attenzione cala. Samantha Morton dei tre è quella con meno scene ma offre una interpretazione solidissima ed essenziale, mai una espressione o un movimento sprecato o esagerato. Al contrario delle due attrici, Colin Farrell risulta totalmente inadeguato al ruolo, troppe smorfie, inutilmente sopra le righe, riesce a trasmettere l'ambiguità del suo personaggio solo in alcuni rari momenti, ma il confronto con le sue partner di set è, purtroppo per lui, impietoso.

Miss Julie è un film ben confezionato e con delle ottime interpretazioni (a parte Farrell), molto statico, spesso è più teatro che cinema, con un finale tragico e molto bello, ma è un film piuttosto faticoso da portare a termine.

venerdì 20 novembre 2015

Mr Holmes - la recensione

Ormai anziano e ritiratosi in un grazioso angolo del Sussex, tra api e miele, Sherlock Holmes non è l'uomo leggendario che tutti credono di conoscere. Scontento della versione che John Watson ha dato alle stampe del suo ultimo caso, tenta in ogni modo di far luce sulla sua memoria sempre più nebulosa e risolvere un enigma che sembra quasi un'ossessione, aiutato da un viaggio in Giappone e dal rapporto instaurato con il giovane figlio della sua padrona di casa.



Tratto dal romanzo di Mitch Cullin, A Slight Trick of the Mind, diretto dal premio oscar Bill Condon e con nientemeno che Sir Ian McKellen nel ruolo del protagonista, Mr Holmes era tutto sommato un film facile da rendere piacevole.
Eppure non funziona praticamente nulla: né la regia, piatta e senza alcuna grinta, né la sceneggiatura, a tratti confusionaria, a tratti di una noia insopportabile, e incredibilmente nemmeno l'interpretazione di Ian McKellen, troppo sopra le righe nell'enfatizzare una senilità smaccata, fatta di sguardi persi nel vuoto e una debolezza fisica che va e viene a seconda dell'occasione.
Condon vorrebbe proporre un Holmes più realistico, ma ottiene esclusivamente un personaggio insulso, con cui lo spettatore non riesce ad empatizzare, cercando continuamente quella genialità che dovrebbe caratterizzare la mente acuta del detective e che invece si perde in un mare di miele, per poi ritornare a una celebrazione del mito e della leggenda piuttosto che la scialba realtà.

Dopo essere arrivati faticosamente alla fine, tra uno sbadiglio e un momento di confusione dovuto al montaggio troppo spesso ai limiti della "schizofrenia", non rimane che la sensazione di aver perso un'importate occasione per raccontare qualcosa di più su uno dei personaggi più affascinanti che la letteratura ha da offrire, in favore di un pasticcio buonista e senza carattere.

mercoledì 18 novembre 2015

Star Wars: Il Risveglio della Forza - Andy Serkis parla del suo misterioso personaggio

Uno dei personaggi più misteriosi dell'attesissimo Star Wars: Il Risveglio della Forza è senza dubbio il Leader Supremo Snoke. Personaggio digitale creato grazie alla motion capture, e chi è stato a dargli movimenti e voce? il più bravo di tutti, Andy Serkis.

Recentemente l'attore ha rilasciato due interviste molto interessanti a Empire e EW, in cui ha svelato alcuni dettagli molto interessanti su Snoke e la lavorazione del film.

Ecco le parole di Serkis a Entertainment Weekly.

"È stata la prima volta, per me, in cui non ho avuto idea di che aspetto avrebbe avuto il personaggio che stavo interpretando sul set. Questa sì che è segretezza! [...] Quando abbiamo iniziato a lavorarci. J.J. [Abrams] aveva solo qualche idea su come Snoke sarebbe stato, ma non era una immagine completamente formata. Si è completata solo durante le nostre discussioni e con la mia interpretazione".
L'aspetto di Snoke è stato un "work in progress" durante le riprese.  "Abbiamo girato le scene sul set, ero presente in tutte le scene in cui sono con gli altri attori", ha spiegato Serkis, "Ma la cosa bella di questo processo è che puoi tornare indietro e modificare ogni dettaglio, aggiungendo nuove informazioni. Così dopo le riprese abbiamo realizzato diverse nuove sessioni a Londra, nella mia compagnia, The Imaginarium, mentre Abrams mi dava direttive da Los Angeles. Abbiamo aggiunto ulteriori dettagli al personaggio, è stato affascinante. E nel frattempo abbiamo visto crescere il look e il design del personaggio, modificandosi come la performance".
Perché non ha potuto interpretarlo realmente, fisicamente? "Impossibile, basterebbero le sue dimensioni. È molto grosso. Ed è alto. E l’aspetto del suo volto... non era possibile riprodurlo con il make-up prostetico. È troppo estremo. Senza svelare nulla, ha una struttura ossea e facciale davvero distintiva e idiosincratica", ha dichiarato l'attore.

Del Leader Supremo Snoke si sa solo che è un villain, Serkis dà qualche informazione in più: "È un personaggio molto enigmatico, stranamente vulnerabile e molto potente. Ovviamente ha un piano molto ampio. Ha subito moltissimi danni. E, come ho detto, ha una strana vulnerabilità, che contraddice i suoi veri piani. Sarebbe stato impossibile da fare. [...] È un personaggio nuovo in questo universo. È un personaggio introdotto in questo film, sa ciò che è successo in passato, c’era all'epoca degli eventi passati... Diciamo che è molto consapevole di ciò che è avvenuto in passato".

Passano pochi giorni e Andy Serkis svela qualche altro dettaglio, molto interessante, in una intervista a Empire.

"È stata una situazione abbastanza insolita. Ho lavorato in particolare con Domhnall Gleeson e con Adam Driver. Nel mio primo giorno di riprese sono stato in piedi su un palco alto quasi otto metri, senza avere la più pallida idea di che aspetto avesse Snoke. Ero molto in alto, da solo e lontano da tutti, ma comunque nella stessa scena".

Nel film, sia Domhnall Gleeson che Adam Driver interpretano due villain, il Generale Hux il primo, e il già famoso Kylo Ren il secondo.

Serkis ha poi raccontato l'espediente usato per rendere ancora più "grande" e distante Snoke rispetto agli altri: "Abbiamo usato una sorta di metodo “Kongolizer” per modificare e amplificare il suono della mia voce attraverso degli altoparlanti, per rendere meglio il senso della distanza del personaggio. È stato molto impegnativo e spaventoso, anzi, probabilmente è stata una delle esperienze più spaventose che abbia mai avuto in questo campo!".

Nessun dettaglio particolare però sull'aspetto fisico. "È gravemente ferito. Anche se è un potente leader, Snoke è vulnerabile. Sfregiato e sfigurato", ha detto Serkis.

Il film sarà nelle sale italiane il 16 dicembre (il 18 negli USA), quindi fra meno di un mese scopriremo tutto.

sabato 7 novembre 2015

SPECTRE - la recensione

Ancora scosso dopo gli eventi di Skyfall, James Bond si lancia a capofitto in un nuovo mistero andando contro gli ordini diretti dello stesso M, mentre una nuova disposizione politica rischia di far chiudere per sempre la sezione 007. Cosa si nasconde dietro alla misteriosa organizzazione chiamata SPECTRE?


Proprio come Bond, anche lo spettatore arriva a questo 24° episodio della saga sull'Agente Segreto al servizio di Sua Maestà con le immagini di Skyfall ancora negli occhi, un'eredità pesantissima superare o anche solo eguagliare quello che probabilmente è stato il miglior film della saga. Sam Mendes non è certo un dilettante alla prime armi e inizia subito mettendolo in chiaro: la scena iniziale è, infatti, un lungo piano sequenza in cui, tra le maschere della Festa dei Morti di Città del Messico, si alternano musica dal vero e un inseguimento adrenalinico, ottenendo l'immediata attenzione del pubblico. I titoli di testa sono ancora sullo stile di quelli del film precedente, con Writing's on the wall di Sam Smith al posto di Skyfall di Adele, forse un po' troppo lunghi ma comunque meravigliosi a livello visivo ed evocativo.
Da qui la prima parte del film scivola via con fluidità, tra azione e le bellissime riprese romane e un inseguimento in automobile degno della miglior tradizione. C'è anche Monica Bellucci che, sempre bellissima, non dà prova delle migliori doti recitative, ma fortunatamente è in scena molto poco e la sua performance è presto dimenticata.
Di tutt'altro impatto è Léa Seydoux, vera Bond Girl della pellicola, avvolta da un'aura eterea e di ben altre capacità interpretative, la sua chimica con Daniel Craig è una delle cose migliori del film e anche il personaggio stesso è molto interessante e ben caratterizzato.
Perfetti anche gli altri membri della squadra "dei buoni": Ben Wishaw è un perfetto Q, Naomie Harris è sempre più calata nel ruolo di Moneypenny, e Ralph Fiennes raccoglie egregiamente l'eredità lasciata da Judi Dench ed è un magnifico M.
Una mezza delusione invece i villain: se Andrew Scott riesce a essere viscido quanto necessario, Christoph Waltz finisce per essere intrappolato nel suo solito ruolo di freddo psicopatico. Per quanto il personaggio da lui interpretato sia un cattivo molto classico nei film di Bond (con tanto di discorso sulla conquista del mondo in un bunker segreto) non riesce a convincere appieno e non raggiunge neanche lontanamente la presenza scenica e l'aura di sottile minaccia che Bardem era riuscito a imprimere al suo Silva in Skyfall.
Proprio a causa di questo, la seconda parte del film cala un po' nel ritmo e risulta a volte macchinosa, pur regalando momenti nostalgici e vere chicche per gli appassionati delle autocitazioni.
Pur con qualche difetto e senza riuscire del quasi impossibile compito di eguagliare il suo predecessore, SPECTRE riesce a intrattenere più che degnamente e risulta essere un ottimo film. Se questo dovesse essere l'ultimo film dell'era Craig, come molto probabilmente avverrà, allora si può dire che è stata una degna conclusione di un ciclo che ha riportato 007 agli antichi splendori.