lunedì 31 dicembre 2018

Spider-Man: Un Nuovo Universo - la recensione

Quanti Spider-Man esistono? Innumerevoli, probabilmente. Realtà che i fan dei fumetti Marvel sanno molto bene, e fatto che ora finalmente approda anche sul grande schermo nel film Spider-Man: Un Nuovo Universo.

Miler Morales padroneggia come protagonista di questo lungometraggio animato diretto da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman.
Affiancato da altri Spidey provenienti da altre realtà (un Peter Parker attempato, Spider-Gwen, Spider-Ham, Spider-Man Noir e Peni Parker) il giovane Miles, appena morso da un ragno radioattivo, sarà "costretto" a fare i conti con le note responsabilità di un supereroe, crescendo e abbracciando il suo destino.

Inutile sottolineare la straordinaria grandezza estetica del progetto realizzata con una tridimensionalità inedita che fa catapultare letteralmente lo spettatore nelle pagine di un fumetto, avvolgendolo e meravigliandolo in ogni singola inquadratura.

Il progetto Ragno-Verso non è da sottovalutare. In molti lo stanno già definendo il miglior Spider-Man mai approdato al cinema, ed anche il miglior film dell'anno. Vero o meno, Spider-man: Un Nuovo Universo denota una grande innovazione e un coraggio che (soprattutto nei nostri tempi costellati di sequel, prequel, reboot ecc..) in pochi posseggono. L'immaginario scorre per quasi due ore come se stessimo sfogliando un vero e proprio fumetto cartaceo. Con Into the Spider-Verse siamo di fronte al primo vero cinefumetto approdato al cinema? Vedere per credere.



sabato 29 dicembre 2018

Bird Box - la recensione

L'apocalisse e i dubbi di una madre, Susanne Bier si mette al timone di un horror fantascientifico per Netflix, in cui spicca una bravissima Sandra Bullock.

Una drammatica e inspiegabile serie di suicidi scuote il mondo, a provocarle è una misteriosa entità che, se la guardi, ti mostra qualcosa di terribile spingendoti ad ucciderti in modo violento. Melorie è al nono mese di gravidanza ed è tra i pochi sopravvissuti, rinchiusa in una casa insieme a degli sconosciuti. Nessun contatto con l'esterno è permesso, le finestre sono sbarrate, anche solo uno sguardo potrebbe essere fatale.
Salto temporale di cinque anni, Melorie è su una barca insieme a due bambini, l'entità è ancora presente e pericolosa, per questo tutti e tre sono bendati, e devono scendere lungo il fiume per cercare salvezza.

La storia si svolge su due piani temporali che si intrecciano per tutta la durata del film. Due situazioni completamente opposte, una al chiuso e una all'aperto, ma con lo stesso fine: sopravvivere. 
Susanne Bier si confronta con un genere nuovo per lei, quello apocalittico fantascientifico non è il suo campo e in alcuni momenti del film questa poca confidenza col genere si nota, molto meglio quando deve affrontare i dubbi personali di una donna, incinta e poco incline alla maternità. C'è qualcosa di atipico nel personaggio di Melorie, non si vede spesso una donna che tratta la propria gravidanza con così tanta diffidenza, senza nascondere la poca voglia di essere madre, la poca voglia di condividere con tutti, compreso il bambino che porta in grembo. Per questo il percorso personale emotivo di Melorie alla fine risulta molto più incisivo del lato horror della storia.

Se Melorie è il vero cuore pulsante del film, il merito è in gran parte di un'ottima Sandra Bullock, eroina inarrestabile, spesso dura, che deve imparare ad affrontare e superare le proprie paure, una donna poco incline alla maternità che darà tutta sé stessa per salvare la vita di due bambini. Per metà film è incinta, per l'altra è quasi sempre bendata, Sandra Bullock si carica il film sulle spalle e lo porta avanti con una prova matura e davvero convincente.
Nel cast di supporto spicca un fantastico John Malkovich.

Vedendo il film è facile fare un'associazione con A Quiet Place, dove era vietato fare rumori per non attirare le creature, mentre in Bird Box è vietato guardare per evitare di uccidersi, ma le similitudini tra i film finiscono qui, sono due film paralleli che non s'incontrano. In Bird Box non c'è niente che non abbiamo già visto in altri film o letto nei libri di Stephen King, le situazioni e i personaggi tipici del genere ci sono tutti, ma quello che il film fa, lo fa bene, e il risultato è un buon horror/thriller fantascientifico che intrattiene lo spettatore nel modo giusto.

Il Ritorno di Mary Poppins - la recensione

A 54 anni dall'originale, torna al cinema la tata più famosa della storia, Mary Poppins, in un sequel che è anche un grande omaggio al film del 1964.

E' il 1930, in piena depressione, Michael e Jane Banks sono ormai cresciuti: Jane è una sindacalista single, mentre Michael è un vedovo con tre figli. Michael vive ancora al numero 17 di Viale dei Ciliegi ma rischia di perdere la casa a seguito di un avviso di pignoramento della banca in cui lavora (la stessa del padre). Insomma, tira una brutta aria, per questo, dalle nuvole, appare Mary Poppins, pronta ad occuparsi di nuovo della famiglia Banks.

Fin dall'annuncio, Il Ritorno di Mary Poppins ha scatenato il dibattito tra nostalgici e "possibilisti", e l'uscita del film non ha di certo placato gli animi. Fare paragoni tra i due film è quasi inevitabile, viene spontaneo e il sequel gioca molto con le citazioni, ma è giusto paragonarli? L'originale è una perla inarrivabile, con un cast perfetto, musiche e canzoni che hanno fatto storia, e a suo tempo il film stupì tutti con il mix di film e animazione, attori in carne ed ossa che interagivano con personaggi animati, espedienti che oggi vediamo in centinaia di film. L'effetto stupore quindi era praticamente impossibile per il sequel, perciò si è deciso, giustamente e inevitabilmente, di puntare su altro. Il Ritorno di Mary Poppins ha una storia nuova, più moderna, anche più realistica (la crisi economica), meno "leggera", ma con una struttura che ripercorre, quasi fedelmente, il film originale.

La messa in scena, i costumi, le scenografie sono eccezionali, studiate nei minimi particolari. Il Viale dei Ciliegi di casa Banks è stato ricostruito in un modo talmente perfetto che rivederlo non può che provocare un brivido di emozione nostalgica. Ottima la scelta di rendere Londra più plumbea rispetto al film originale, più cupa, adatta al periodo di crisi economica.
Alla regia Rob Marshall, uno che di musical se ne intende, e infatti i numeri musicali sono spettacolari. Sicuramente a colpire di più, ancora una volta, la parte che vede i protagonisti interagire con l'animazione.
Bella la colonna sonora, riprende sapientemente i temi dell'originale.

Ottimo il cast, che può vantare nomi di alto livello come supporto ai protagonisti: Colin Firth, Julie Walters, Meryl Streep (che dà l'impressione di essersi divertita molto), fino alle piccole ma memorabili partecipazioni di Angela Lansbury e del mitico Dick Van Dyke, che riporta la leggerezza del film originale. Ben Whishaw è un George Banks, caratterialmente tanto simile quanto diverso dal padre. Emily Mortimer, che ha meno spazio del "fratello", è straordinariamente somigliante nelle espressioni alla piccola Jane del film originale. Buona la prova di Lin-Manuel Miranda.
La sfida più ardua però era senza dubbio quella di Emily Blunt. Ci voleva coraggio per accettare un ruolo così iconico e radicato nella memoria della gente, perché nell'immaginario collettivo (degli adulti) Mary Poppins è Julie Andrews. Non era facile, ma Emily Blunt, attrice di straordinario talento (molto sottovalutata fino ad oggi), è riuscita a superare la prova brillantemente. In modo molto intelligente, l'attrice non ha minimamente copiato la Mary Poppins di Julie Andrews, l'ha fatta sua, e la interpreta con grande naturalezza, restando fedele allo spirito del personaggio e riuscendo anche a regalare delle lievi sfumature nostalgiche. Probabilmente avrebbe meritato anche più spazio di quello che ha, avremmo voluto più Emily Blun/Mary Poppins. Per apprezzare a pieno la sua performance (come quelle degli altri) bisogna vedere il film in lingua originale, perché Emily Blunt non solo recita benissimo, ha presenza scenica, e balla alla grande, ma sa anche cantare molto bene, e in passato l'ha già dimostrato. Emily Blunt è "praticamente perfetta", come dichiarato dalla stessa Julie Andrews, la migliore scelta possibile per il ruolo.

E' vero, questo sequel non ha la carica fantasiosa del primo, non ha quella leggerezza, si sente la mancanza di un personaggio come Bert o l'autorevolezza di George Banks Senior, non ha canzoni memorabili come "Supercalifragilistichespiralidoso" o "Un poco di zucchero", ma la verità è che paragonandolo all'originale perderà sempre, perciò perché paragonarli? è davvero necessario?
Il Ritorno di Mary Poppins è un film anomalo per il cinema moderno, diverso da quello a cui siamo abituati oggi, soprattutto a cui i più piccoli sono abituati, ed è bellissimo che sia così diverso e "vintage". E' un fantastico e fantasioso viaggio di due ore in cui siamo felici di immergerci. E, diciamolo, noi seguiremmo Mary Poppins ovunque!

venerdì 28 dicembre 2018

Bumblebee - la recensione

I robottoni più amati del mondo dei giocattoli tornano al cinema in una veste più scarna rispetto a quella vista nella saga di Transformers firmata da Michael Bay.

Bumblebee di Travis Knight (Kubo e la Spada Magica) funge da prequel/spin-off della saga e riporta l'Autobot giallo sulla Terra senza roboanti esplosioni e con un cuore di tre taglie più grande.

La semplicità di questo blockbuster è senza dubbio il suo punto di forza. Si torna ad una costruzione narrativa più genuina e "vecchio stile" che ricorda moltissimo gli action movie degli anni '80. Una giovane ragazza di 18 anni (interpretata da una super convincente Hailee Stenfield) "eredita" quello che era ruolo di Shia LaBeouf nei primi film del franchise di Bay, donando alla storia un'atmosfera più umana e spensierata. Bumblebee (o Bee) è una sorta di Baymax (Big Hero 6) impacciato e curioso come un bambino che nel momento del bisogno non esita ad aiutare le persone (e non) a lui più care.

Il progetto è senza dubbio omogeneo e ben tradotto sul grande schermo. Ci si emoziona e si empatizza molto con i protagonisti pur rimanendone comunque distaccati. Se vogliamo trovare un difetto al film lo si potrebbe individuare in un'esagerata esaltazione degli anni '80, periodo storico in cui è ambientato il lungometraggio che viene esaltato dall'inizio alla fine in maniera a volte anche piuttosto fastidiosa e fine a se stessa.

Detto ciò non si può non reputare Bumblebee un buon film di intrattenimento anche se dal sapore piuttosto vintage.

domenica 16 dicembre 2018

Macchine Mortali - la recensione

Dopo anni di sviluppo arriva al cinema Macchine Mortali, progetto tratto dall'omonimo romanzo di Philip Reeve e adattato per il grande schermo da Peter Jackson, Philippa Boyens e Fran Walsh, a cui dobbiamo gli adattamenti cinematografici de Il Signore degli Anelli e de Lo Hobbit.

Bizzarro seppur elementare in molti passaggi, Macchine Mortali è un fantasy ambientato in un futuro distopico con spiccati elementi steampunk che trasporta lo spettatore in un tripudio di effetti speciali ben concepiti e spettacolari coreografie visive degne dei più grandi kolossal. Tuttavia, seppur originale e stimolante nel concept design, il film tende ad una superficialità narrativa a tratti fastidiosa e confusionaria; un aspetto che purtroppo rende l'esperienza cinematografica vagamente azzoppata, anche (e soprattutto) da un montaggio frettoloso e gestito nel peggiore dei modi (escluse le concitate battaglie).

La regia di Christian Rivers purtroppo non dona nulla di memorabile al progetto, così come le interpretazioni dei protagonisti statiche nella loro semplicità. Solo la prova di Hugo Weaving regala qualcosa di più, ma che tuttavia non può tenere in piedi tutto il pathos dell'intera opera.

Nota di merito alla colonna sonora composta da Junkie XL, che purtroppo (o per fortuna) richiama, almeno nella prima parte, le spettacolari sonorità di Mad Max: Fury Road, sempre da lui composte.

Dispiace non poco pensare che probabilmente non vedremo mai dei sequel di Macchine Mortali. In fondo la storia rimane dannatamente affascinante e piena di strade percorribili.

mercoledì 12 dicembre 2018

SAG Awards 2019 - tutte le nomination, di Cinema e Tv

Sono state annunciate poco fa le nomination ai Screen Actors Guild 2019, premio votato dal sindacato degli attori. Come per quelle dei Golden Globe, anche le nomination dei SAG lasciano un po' perplessi, ma per fortuna c'è anche qualche bella notizia.

A dominare è A Star is Born, che raccoglie il maggior numero di candidature, tra cui anche quella per il miglior cast. In questa categoria, che equivale al "miglior film", il film/remake diretto da Bradley Cooper dovrà vedersela con BlacKkKlansman, Bohemian Rhapsody, Black Panther e Crazy Rich Asians. Una cinquina che sinceramente lascia molto perplessi e in cui l'unico titolo su cui proprio non si può dire nulla è BlacKkKlansman, che ha ricevuto nomination assolutamente giuste.
Precisiamo, la perplessità non deriva da gusti personali, ma da diversi fattori, soprattutto dal fatto che i film nominati sono stati preferiti ad altri che - onestamente - avrebbero meritato molto di più. Facciamo degli esempi di illustri esclusi dalla cinquina: The Favourite, osannato dalla critica, ha tutte e tre le protagoniste nominate singolarmente ma non è stato inserito nel miglior cast, scelta alquanto discutibile; Vice, con i due protagonisti nominati e un cast d'insieme davvero notevole; Widows, che ha come vero punto di forza proprio un grande cast capitanato da una bravissima Viola Davis; Roma, il film più apprezzato dell'anno, con un ottimo cast di attori non professionisti, non è stato proprio preso in considerazione.
Curiosa anche la presenza di Black Panther e Crazy Rich Asians, totalmente assenti nelle altre categorie ma nominati per il miglior cast. Insomma, la logica dietro la cinquina del miglior cast, onestamente, ci sfugge. Come ci sfugge il motivo della totale assenza di First Man, snobbato ai Golden Globe e ora anche ai SAG (che avrà fatto di male il povero Chazelle?).

Fa discutere anche l'assenza di due attrici che, a giudizio popolare, avrebbero meritato di essere prese in considerazione almeno per una nomination, stiamo parlando di Nicole Kidman (Destroyer), presente invece nella cinquina Drama ai Golden Globe, e soprattutto Toni Collette, la cui performance in Hereditary è da tutti considerata come una delle migliori dell'anno. Ma c'è chi giustamente fa notare anche l'assenza dell'ottima Charlize Theron di Tully. Sorprende anche la clamorosa assenza di Regina King (Se la Strada Potesse Parlare), nominata ai Golden Globe, già vincitrice di tre premi per la sua interpretazione.
Tra gli attori, spicca l'assenza di Sam Rockwell, la cui performance in Vice avrebbe meritato più considerazione. Assenti sia Ryan Gosling che Claire Foy, ma abbiamo capito che First Man non è stato proprio calcolato.

Passiamo alle belle notizie. Doppia nomination per Emily Blunt, migliore attrice protagonista per Il Ritorno di Mary Poppins e migliore attrice non protagonista per A Quiet Place, nomination strameritata. Doppia nomination anche per Amy Adams, per il suo ruolo nella miniserie Sharp Objects e come migliore attrice non protagonista in Vice. Poi c'è Glenn Close, nominata come migliore attrice protagonista per The Wife, la sua presenza è sempre una buona notizia.

La cerimonia di premiazione si terrà il 27 gennaio. Ecco tutte le nomination, Tv e Cinema.

- CINEMA -

Miglior Cast
A Star Is Born
Black Panther
BlacKkKlansman
Bohemian Rhapsody
Crazy Rich Asians

Miglior Attrice Protagonista 
Emily Blunt – Il Ritorno di Mary Poppins
Glenn Close – The Wife
Olivia Colman – La Favorita
Lady Gaga – A Star is Born
Melissa McCarthy – Copia Originale

Miglior Attore Protagonista
Christian Bale – Vice
Bradley Cooper – A Star is Born
Rami Malek – Bohemian Rhapsody
Viggo Mortensen – Green Book
John David Washington – BlackKklansma

Miglior Attore non Protagonista
Mahershala Ali – Green Book
Timothée Chalamet – Beautiful Boy
Adam Driver – BlacKkKlansman
Sam Elliott- A Star is Born
Richard E. Grant – Copia Originale

Miglior Attrice non Protagonista
Amy Adams- Vice
Emma Stone – La Favorita
Rachel Weisz – La Favorita
Emily Blunt – A Quiet Place
Margot Robbie – Mary Queen of Scots

Miglior Cast Stunt
ANT-MAN AND THE WASP (Marvel Studios)
AVENGERS: INFINITY WAR (Marvel Studios)
THE BALLAD OF BUSTER SCRUGGS (Netflix)
BLACK PANTHER (Marvel Studios)
MISSION: IMPOSSIBLE – FALLOUT (Paramount Pictures)

- TV -

Miglior Performance di un attore in un film tv o miniserie
Antonio Banderas, “Genius: Picasso”
Darren Criss, “Assassination of Gianni Versace”
Hugh Grant, “A Very English Scandal”
Anthony Hopkins, “King Lear”
Bill Pullman, “The Sinner”

Miglior Performance di un'attrice in un film tv o miniserie
Amy Adams, “Sharp Objects”
Patricia Arquette, “Escape at Dannemora”
Patricia Clarkson, “Sharp Objects”
Penelope Cruz, “Assassination of Gianni Versace”
Emma Stone, “Maniac”

Miglior Performance di un attore in una serie drammatica
Jason Bateman, “Ozark”
Sterling K. Brown, “This Is Us”
Joseph Fiennes, “The Handmaid’s Tale”
John Krasinski, “Tom Clancy’s Jack Ryan”
Bob Odenkirk, “Better Call Saul”

Miglior Performance di un'attrice in una serie drammatica
Julia Garner, “Ozark”
Laura Linney, “Ozark”
Elisabeth Moss, “The Handmaid’s Tale”
Sandra Oh, “Killing Eve”
Robin Wright, “House of Cards”

Miglior Performance di un attore in una serie comedy
Alan Arkin, “The Kominsky Method”
Michael Douglas, “The Kominsky Method”
Bill Hader, “Barry”
Henry Winkler, “Barry”

Miglior Performance di un'attrice in una serie comedy
Alex Borstein, “The Marvelous Mrs. Maisel”
Alison Brie, “GLOW”
Rachel Brosnahan, “The Marvelous Mrs. Maisel”
Jane Fonda, “Grace and Frankie”
Lily Tomlin, “Grace and Frankie”

Miglior Performance di un cast in una serie drammatica
“The Americans”
“Better Call Saul”
“The Handmaid’s Tale”
“Ozark”
“This Is Us”

Miglior Performance di un cast in una serie comedy
“Atlanta”
“Barry”
“GLOW”
“The Kominsky Method”
“The Marvelous Mrs. Maisel”

Miglior Performance degli stunt in una serie tv
“Glow”
“Marvel’s: Daredevil”
“Tom Clancy’s Jack Ryan”
“The Walking Dead”
“Westworld”

lunedì 10 dicembre 2018

Mowgli - Il Figlio della Giungla - la recensione

Doveva uscire nel 2016, lo stesso anno del bellissimo film Disney diretto da Jon Favreau, ma forse è meglio che sia uscito solo ora, a fine 2018 sulla piattaforma Netflix, perché il confronto con lo strapotere tecnico e creativo Disney avrebbe ingiustamente affossato un film che, nonostante i suoi limiti (soprattutto negli effetti visivi), riesce a toccare le corde giuste e dire qualcosa di importante e profondo.


Lontano dalla spensieratezza Disney e dalla magnificenza realistica della ricostruzione in CGI che quella trasposizione aveva proposto, Andy Serkis si avvicina maggiormente allo spirito e all'anima che animava i racconti di Kipling
La giungla è scura, crudele anche con i propri abitanti, governata da una legge assoluta a cui tutti devono sottostare per poter sopravvivere al suo interno, dagli enormi elefanti ricoperti di vegetazione e dalle zanne spezzate, fino alla crudele tigre Shere Khan (un monumentale Benedict Cumberbatch), astuta, melliflua, ma ugualmente segnata, con una zampa mutilata.
Anche Mowgli, ragazzino alle soglie della pubertà, si ritrova a vivere in questo ambiente spietato, diviso fra il suo essere uomo e il suo essere lupo, senza essere però davvero nessuno dei due. I suoi maestri sono Bagheera e Baloo, in una inedita versione molto meno giocosa, doppiati da Serkis stesso e da Christian Bale, quasi crudeli nel loro addestrare il giovane cucciolo d'uomo a una vita che sarà per lui tutt'altro che facile.
E' interessante come nel racconto di formazione che ne deriva, più che l'aspetto più puramente narrativo (il film zoppica un po' quanto a intreccio, non sempre chiarissimo, non sempre fluido), è il paesaggio stesso della giungla a diventare preponderante, rendendo sfumate le divisioni classiche fra buoni e cattivi, riuscendo con grande forza a restituire la sensazione cruda e spietata del passaggio dall'infanzia all'adolescenza, fino all'età adulta, senza edulcorare nulla e senza risparmiare anche scene di un certo impatto.

Come ci ricorda il serpente Kaa, con la splendida voce di Cate Blanchett, la legge della giungla è inflessibile e tutti gli abitanti devono rispettarla per poter sopravvivere, ma è anche fragile ed è solo comprendendola, e accettando la nostra vera natura, che si può davvero sperare di non soccombervi.
Il cucciolo d'uomo ci riesce ed è questa profonda comprensione che lo porta a crescere, così come è questa visione intima, dall'impronta fortemente autoriale, che permette al film di Serkis di non sfigurare affatto di fronte a produzioni di più alto prestigio.

giovedì 6 dicembre 2018

Golden Globes 2019: tutte le nomination


Sono state annunciate oggi alle 14 ora italiana le nomination per i Golden Globes 2019. Fra i film a ricevere il maggior numero di nomination c'è A Star is Born, Vice e La Favorita, mentre sorprende la presenza di Black Panther nella cinquina dei migliori film drammatici. Roma di Alfonso Cuaron, come si sapeva, concorrerà unicamente per miglior film straniero ed è perciò assente fra i drama.
Per le serie spiccano The Marvelous Mrs Maisel, già trionfatrice agli scorsi Emmy, Sharp Object e, un po' a sorpresa, A Very English Scandal. Molte meritate nomination anche per l'ultima stagione di The Americans, mentre totalmente assente Game of Thrones, (ingiustamente?) vincitore agli Emmy.
La cerimonia, presentata da  Sandra Oh e Andy Samberg si terrà nella notte fra il 6 e il 7 Gennaio.
Ecco la lista completa dei nominati:



Miglior attrice in una miniserie
Amy Adams – Sharp Objects
Patricia Arquette – Escape at Dannemora
Connie Britton – Dirty John
Laura Dern – The Tale
Regina King – Seven Seconds

Miglior serie tv comedy
Barry (HBO)
The Good Place (NBC)
Kidding (Showtime)
Il metodo Kominsky (Netflix)
The Marvelous Mrs. Maisel (Amazon)

Miglior film straniero
Cafarano
Girl
Never Look Away
Roma
Un affare di famiglia

Miglior attore in una miniserie
Antonio Banderas – Genius: Picasso
Daniel Bruhl – The Alienist
Darren Criss – American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace
Benedict Cumberbatch – Patrick Melrose
Hugh Grant – A Very English Scandal

Miglior attrice non protagonista in una serie
Alex Bornstein – The Marvelous Mrs. Maisel
Patricia Clarkson – Sharp Objects
Penelope Cruz –American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace
Thandie Newton – Westworld
Yvonne Strahovski – The Handmaid’s Tale

Miglior colonna sonora originale
Marco Beltrami – A Quiet Place
Alexandre Desplat – L’isola dei cani
Ludwig Göransson – Black Panther
Justin Hurwitz – First Man
Marc Shaiman – Il ritorno di Mary Poppins

Miglior miniserie
The Alienist (TNT)
American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace (FX)
Escape at Dannemora (Showtime)
Sharp Objects (HBO)
A Very English Scandal (Amazon)

Miglior attore non protagonista in una serie
Alan Arkin – Il metodo Kominsky
Kieran Culkin – Succession
Edgar Ramirez – American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace
Ben Whishaw – A Very English Scandal
Henry Winkler – Barry

Miglior sceneggiatura
Alfonso Cuaron – Roma
Deborah Davis and Tony McNamara – La favorita
Barry Jenkins – Se la strada potesse parlare
Adam McKay – Vice – L’uomo nell’ombra
Peter Farrelly, Nick Vallelonga, Brian Currie – Green Book

Miglior attrice in una serie tv comedy
Kristen Bell – The Good Place
Candice Bergen – Murphy Brown
Alison Brie – Glow
Rachel Brosnahan – The Marvelous Mrs. Maisel
Debra Messing – Will & Grace

Miglior attore in una serie tv comedy
Sasha Baron Cohen – Who Is America?
Jim Carrey – Kidding
Michael Douglas –Il metodo Kominsky
Donald Glover – Atlanta
Bill Hader – Barry

Miglior film d’animazione
Gli incredibili 2
L’isola dei cani
Mirai
Ralph Spacca Internet
Spider-Man: Into the Spider-Verse

Miglior attrice in una serie drammatica
Caitriona Balfe – Outlander
Elisabeth Moss – The Handmaid’s Tale
Sandra Oh – Killing Eve
Julia Roberts – Homecoming
Keri Russell – The Americans

Miglior attore in un film musical o in una commedia
Christian Bale – Vice
Lin-Manuel Miranda – Mary Poppins Returns
Viggo Mortensen – Green Book
Robert Redford – The Old Man & the Gun
John C. Reilly – Stanlio e Ollio

Miglior regista
Bradley Cooper – A Star Is Born
Alfonso Cuaron – Roma
Peter Farrelly – Green Book
Spike Lee – BlacKkKlansman
Adam McKay – Vice – L’uomo nell’ombra

Miglior serie drammatica
The Americans
Bodyguard
Homecoming
Killing Eve
Pose

Miglior attrice non protagonista in un film
Amy Adams – Vice – L’uomo nell’ombra
Claire Foy – First Man
Regina King – Se la strada potesse parlare
Emma Stone – La favorita
Rachel Weisz – La favorita

Miglior canzone
“All the Stars” – Black Panther
“Girl in the Movies” – Dumplin’
“Requiem For A Private War” – A Private War
“Revelation’ – Boy Erased
“Shallow” – A Star Is Born

Miglior attore in una serie drammatica
Jason Bateman – Ozark
Stephan James – Homecoming
Richard Madden – Bodyguard
Billy Porter – Pose
Matthew Rhys – The Americans

Miglior attore non protagonista in un film
Mahershala Ali – Green Book
Timothee Chalamet – Beautiful Boy
Adam Driver – BlacKkKlansman
Richard E. Grant – Can You Ever Forgive Me?
Sam Rockwell – Vice – L’uomo nell’ombra

Miglior attrice in un film drammatico
Glenn Close – The Wife
Lady Gaga – A Star Is Born
Nicole Kidman – Destroyer
Melissa McCarthy – Can You Ever Forgive Me?
Rosamund Pike – A Private War

Miglior attrice in una commedia o in un film musical
Emily Blunt – Il ritorno di Mary Poppins
Olivia Colman – La favorita
Elsie Fisher – Eighth Grade
Charlize Theron – Tully
Constance Wu – Crazy Rich Asians

Miglior attore in un film drammatico
Bradley Cooper – A Star Is Born
Willem Dafoe – At Eternity’s Gate
Lucas Hedges – Boy Erased – Vite cancellate
Rami Malek – Bohemian Rhapsody
John David Washington – BlacKkKlansman

Miglior film musical o commedia
Crazy Rich Asians
The Favourite
Green Book
Il ritorno di Mary Poppins
Vice

Best Motion Picture – Drama
Black Panther
BlacKkKlansman
Bohemian Rhapsody
Se la strada potesse parlare
A Star Is Born

martedì 4 dicembre 2018

Roma - la recensione

Cinque anni dopo il meraviglioso Gravity, Alfonso Cuaron torna con un film, prodotto da Netflix, talmente personale che molte delle scene sono estrapolate direttamente dai suoi ricordi d'infanzia, rendendo omaggio alle donne della sua vita.


Sembra strano che un autore come Cuaron, non certo uno che macina soldi al botteghino, abbia scelto Netflix per un film come Roma, eppure non si può negare che ormai il colosso dello streaming è diventato piattaforma anche d'autore, riuscendo ad accaparrarsi il Leone d'Oro a Venezia e lanciandosi anche nella corsa agli Oscar.
Fortunatamente, però, non ha rinunciato alla proiezione in sala, perché Roma, con il suo bianco e nero e i suoi campi lunghi, sembra girato appositamente per risaltare nel buio dei cinema, per essere amplificato nel suono della sala che mette in evidenza ogni sparo, ogni aereo che sorvola la città, ogni rumore e suono sullo sfondo che diventa parte integrante della ricostruzione del quartiere di Città del Messico, dello spaccato degli anni '70 e della vita di una famiglia comune.

Nel raccontare la storia di Cleo e della famiglia in cui la ragazza fa la domestica, c'è più di un'ispirazione verso il cinema neorealista italiano (Roma città aperta è richiamato alla memoria più volte), aiutato dalla fotografia in bianco e nero, dalla regia in cui si alternano primi piani intensi e lunghi piano sequenza di grandissimo impatto, in cui sono i suoni esterni a fare da colonna sonora, dalle onde del mare agli spari e le urla durante uno scontro fra manifestanti e polizia.
La storia quotidiana si intreccia agli avvenimenti del quartiere e della città, riuscendo a emozionare con grande semplicità, senza calcare mai sul dramma a tutti i costi, senza particolari scossoni, solo grazie alla bravura del cast, soprattutto donne, perché sono loro a far vivere la casa, mentre gli uomini rimangono sullo sfondo e sono spesso crudeli e violenti, anche quando sono solo dei bambini.

Non è facile cogliere i molteplici strati tematici presenti in Roma, che parte dalla storia di una cameriera, Cleo, si amplia nel racconto familiare e arriva fino al sociale, con la Storia messicana che sembra irrompere dalla finestra con la violenza di un uragano, per poi andare via e tornare a essere solo contorno, che sia una rivolta studentesca, i mondiali di calcio, o l'enorme discrepanza sociale fra quartieri ricchi e baraccopoli.
Proprio per questo è un film da vedere e rivedere, ma anche, e soprattutto, perché è un film magnifico.

domenica 2 dicembre 2018

La ballata di Buster Scruggs - la recensione

Doveva essere una serie tv, il nuovo film dei fratelli Coen, e questo in un certo senso si percepisce, eppure alla fine la sensazione che, pur nella struttura episodica, ci sia un senso di compiuto tipico del cinema è forte.

Forse è per questo che alla fine i Coen hanno deciso di farne un film, e per di più un western molto classico in un certo senso.


Prendendo in prestito dalle favole l'immagine del libro che viene sfogliato, vediamo man mano le sei storie, ognuna delle quali si conclude in maniera enigmatica.
Ed è proprio questo senso sospeso di mistero l'unico filo conduttore fra le storie tutte molto diverse fra loro per interpreti (si va da James Franco a Liam Neeson, a Brendan Gleeson) e tono (surreale, drammatico, quasi horror in alcuni momenti).
Non tutte le storie sono ugualmente riuscite, comunque sopra tutte spicca Meal Ticket, in cui un uomo viaggia di città in città con un carro e un ragazzo senza braccia e senza gambe, portando in scena lo spettacolo "Il tordo senza ali", sicuramente la storia più malinconica e toccante che rimane maggiormente impressa, grazie anche alla bravura di Harry Melling (irriconoscibile da quando era il cugino bullo di Harry Potter), mentre invece rimane un po' sottotono The Gal Who Got Rattled, la storia che più di tutte si avvicina a un western classico, con carovane, praterie e indiani.

Grande merito per la riuscita del film va sicuramente alla sceneggiatura dei Coen, fatta di dialoghi brillanti e surreali che hanno ben meritato il premio ricevuto al Festival di Venezia, ma è anche impossibile non citare altri due aspetti fondamentali, come la fotografia limpida e pulita di Bruno Delbonnel e soprattuttole splendide ed evocative musiche di Carter Burwell.


Non un film perfetto, con alti e bassi e che probabilmente non riuscirà a catturare chi non ama il cinema dei Coen, ma La Ballata di Buster Cruggs è innegabilmente uno dei titoli più affascinanti dell'anno.