domenica 2 dicembre 2018

La ballata di Buster Scruggs - la recensione

Doveva essere una serie tv, il nuovo film dei fratelli Coen, e questo in un certo senso si percepisce, eppure alla fine la sensazione che, pur nella struttura episodica, ci sia un senso di compiuto tipico del cinema è forte.

Forse è per questo che alla fine i Coen hanno deciso di farne un film, e per di più un western molto classico in un certo senso.


Prendendo in prestito dalle favole l'immagine del libro che viene sfogliato, vediamo man mano le sei storie, ognuna delle quali si conclude in maniera enigmatica.
Ed è proprio questo senso sospeso di mistero l'unico filo conduttore fra le storie tutte molto diverse fra loro per interpreti (si va da James Franco a Liam Neeson, a Brendan Gleeson) e tono (surreale, drammatico, quasi horror in alcuni momenti).
Non tutte le storie sono ugualmente riuscite, comunque sopra tutte spicca Meal Ticket, in cui un uomo viaggia di città in città con un carro e un ragazzo senza braccia e senza gambe, portando in scena lo spettacolo "Il tordo senza ali", sicuramente la storia più malinconica e toccante che rimane maggiormente impressa, grazie anche alla bravura di Harry Melling (irriconoscibile da quando era il cugino bullo di Harry Potter), mentre invece rimane un po' sottotono The Gal Who Got Rattled, la storia che più di tutte si avvicina a un western classico, con carovane, praterie e indiani.

Grande merito per la riuscita del film va sicuramente alla sceneggiatura dei Coen, fatta di dialoghi brillanti e surreali che hanno ben meritato il premio ricevuto al Festival di Venezia, ma è anche impossibile non citare altri due aspetti fondamentali, come la fotografia limpida e pulita di Bruno Delbonnel e soprattuttole splendide ed evocative musiche di Carter Burwell.


Non un film perfetto, con alti e bassi e che probabilmente non riuscirà a catturare chi non ama il cinema dei Coen, ma La Ballata di Buster Cruggs è innegabilmente uno dei titoli più affascinanti dell'anno.

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