lunedì 23 febbraio 2015

Oscar 2015 - 'Birdman' miglior film. Ecco tutti i vincitori.

Si sono tenuti questa notte gli Oscar 2015. Presentati da Neil Patrick Harris che ha aperto lo show con una bellissima esibizione live che vedeva Anna Kendrick e Jack Black come guest star.

A trionfare alla fine è stato Birdman, di Alejandro González Iñárritu, dopo che la serata è iniziata con una serie di premi per Grand Budapest Hotel di Wes Anderson.

Alla fine è parità fra i due film, quattro Oscar a testa, con Birdman che però si porta a casa quelli più pesanti, cioè miglior film, regia, sceneggiatura originale e fotografia. Per il secondo anno consecutivo un regista messicano si porta a casa l'Oscar per la regia.
Il film di Wes Anderson si deve "accontentare" degli Oscar per la scenografia, trucco, colonna sonora e costumi, con la costumista italiana Milena Canonero che si porta a casa il suo quarto Oscar in carriera.

Nessuna sorpresa dai premi agli attori. Julianne Moore finalmente ha vinto un meritato l'Oscar, migliore attrice protagonista per Still Alice. Migliore attore, in cui c'era un minimo di dubbio, è andato a un emozionatissimo e tremante Eddie Redmayne per La Teoria del Tutto. Come migliore attore non protagonista è stato premiato J.K. Simmons per Whiplash, mentre come migliore attrice non protagonista l'Oscar è andato a Patricia Arquette per Boyhood, unico premio per il film di Richard Linklater. Da sottolineare il discorso di ringraziamento della Arquette che ha parlato della lotta per i diritti delle donne: "E' tempo che per le donne si inizi a parlare di stessi diritti e di uguale paga sul lavoro. Noi americani ci battiamo per i diritti civili nel mondo ma trascuriamo un problema di casa nostra. E' un grosso problema, è tempo per le donne di farsi sentire". Parole che hanno infiammato la platea, soprattutto le attrici presenti, su tutti una fomentata Meryl Streep che si è alzata in piedi ad applaudire.

Altri momenti hanno commosso platea e pubblico sono stati senza alcun dubbio quello "In Memoriam", un vero colpo al cuore vedere Robin Williams fra gli attori scomparsi. E' stato un piacere vedere che l'Academy ha ricordato anche Virna Lisi, purtroppo si sono dimenticati di Francesco Rosi.
A far versare fiumi di lacrime alla platea ci hanno pensato poi John Legend e Common, prima con l'esibizione live della canzone "Glory", dalla colonna sonora di Selma, poi durante il discorso di ringraziamento dopo la vittoria dell'Oscar per la miglior canzone, appunto. Un discorso che partendo dalla lotta per i diritti civili fatta da Martin Luther King si è riallacciato all'attualità, ai fatti di Ferguson dello scorso anno. "Nina Simone ha detto che il dovere di un artista è parlare del tempo in cui vive", ha detto John Legend dal palco, "E Selma è attuale perché la lotta per la giustizia è attuale. Viviamo nel Paese con più carcerati al mondo. Ci sono più uomini di colore in prigione oggi di quanti erano ridotti in schiavitù nel 1850".
Ancora lacrime poi per il discorso di ringraziamento di Graham Moore, che ha vinto l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale per The Imitation Game. Moore ha ricordato Alan Turing e ha parlato della diversità: "Ho provato a uccidermi a 16 anni perché mi sentivo strano e diverso. Ma ora sono su questo palco. E ai ragazzi là fuori dico: siate strani, siate diversi". Altro momento forte, che è passato un po' sottotraccia perché a parlare è stata una donna "non famosa", è stato il discorso breve di Dana Perry, co-vincitrice dell'Oscar per il miglior corto documentario, che ha dedicato il premio al figlio morto suicida.

Piccola sorpresa per il miglior film d'animazione, a vincere l'Oscar è stata la Disney - che ha fatto doppietta con il corto animato - con Big Hero 6, battendo il favorito Dragon Trainer 2.

Ecco l'elenco dei vincitori.

MIGLIOR FILM
Birdman

MIGLIOR REGIA
Alejandro González Iñárritu (Birdman)

MIGLIOR ATTORE
Eddie Redmayne (La Teoria del Tutto)

MIGLIOR ATTRICE
Julianne Moore (Still Alice)

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
J.K. Simmons (Whiplash)

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Patricia Arquette (Boyhood)

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Birdman

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
The Imitation Game

MIGLIOR FILM STRANIERO
Ida (Polonia)

MIGLIOR FILM ANIMAZIONE
Big Hero 6

MIGLIOR FOTOGRAFIA
Birdman

MIGLIOR SCENOGRAFIA
Grand Budapest Hotel

MIGLIOR MONTAGGIO
Whiplash

MIGLIOR COLONNA SONORA
Grand Budapest Hotel

MIGLIOR CANZONE
"Glory" da Selma

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Interstellar

MIGLIOR SONORO
American Sniper

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Whiplash

MIGLIOR COSTUMI
Milena Canonero (Grand Budapest Hotel)

MIGLIOR TRUCCO
Grand Budapest Hotel

MIGLIOR DOCUMENTARIO
Citizen Four

MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO
Crisis Hotline: Veterans Press 1

MIGLIOR CORTO
The Phone Call

MIGLIOR CORTO D'ANIMAZIONE
Feast

domenica 22 febbraio 2015

Frame Awards 2015 - trionfo di 'Grand Budapest Hotel'

Chiuse le votazioni dei Frame Awards 2015, molte categorie si sono chiuse sul filo del rasoio, rasentando il pareggio, ma fin da subito è stato chiaro che ci sarebbe stato un film vincitore su tutti. Il popolo ha scelto.

A trionfare è l'ultimo gioiello di Wes AndersonGrand Budapest Hotel, che vince in ben 5 categorie, miglior film, regia, scenografia, fotografia e per la migliore locandina.

A seguire Interstellar di Christopher Nolan, scelto nelle categorie della migliore colonna sonora, migliore trailer e migliori effetti speciali.
Per il resto, grande equilibrio e scelte molto mirate. Nelle categorie degli attori, tre dei vincitori degli Oscar 2014 sono stati confermati: Matthew McConaughey (Dallas Buyers Club), Jared Leto (Dallas Buyers Club) e Lupita Nyong'O (12 Anni Schiavo). Rosamund Pike, per Gone Girl - L'Amore Bugiardo, è stata scelta come migliore attrice protagonista. Come miglior cast, premiato il quartetto Bale-Lawrence-Adams-Cooper, cioè quello di American Hustle.

Miglior film italiano Il Capitale Umano di Paolo Virzì. Miglior film d'animazione Si Alza il Vento di Hayao Miyazaki.

Ecco tutti i vincitori scelti da voi nella votazione.

Miglior Film
Boyhood
Grand Budapest Hotel
Solo gli amanti sopravvivono
I Guardiani della Galassia
12 Anni schiavo
Saving Mr Banks
Interstellar
Locke
The Wolf of Wall Street
Dallas Buyers Club

Miglior Regia
Wes Anderson - Grand Budapest Hotel
Richard Linklater - Boyhood
Christopher Nolan - Interstellar
Spike Jonze - Her
Martin Scorsese - The Wolf of Wall Street

Miglior Film Italiano
Il Giovane Favoloso
Il Capitale Umano
Smetto quando voglio
Allacciate le cinture
Anime Nere

Miglior Attore protagonista
Leonardo di Caprio - The Wolf of Wall Street
Tom Hardy - Locke
Andy Serkis - Apes Revolution
Matthew McCounaghey - Dallas Buyers Club
Jake Gyllenhaal - Nightcrawler

Miglior Attrice Protagonista
Emma Thompson - Saving Mr Banks
Amy Adams - American Hustle
Tilda Swinton - Solo gli amanti sopravvivono
Rosamund Pike - Gone Girl - L'Amore bugiardo
Julia Roberts - I segreti di Osage County

Miglior Attore non Protagonista
Jared Leto - Dallas Buyers Club
Michael Fassbender - Frank
Toby Kebbel - Apes Revolution
Ethan Hawke - Boyhood
Jonah Hill - The Wolf of Wall Street

Miglior Attrice non protagonista
Patricia Arquette - Boyhood
Lupita Nyongo - 12 Anni Schiavo
Scarlett Johansson - Her
Maggie Gyllenhaal - Frank
Maryl Streep - I segreti di Osage County

Miglior Film d'Animazione
Dragon Trainer 2
The Lego Movie
Big Hero 6
Box Trolls
Si Alza il Vento

Miglior Sceneggiatura originale
Her
Grand Budapest Hotel
Locke
Boyhood
Mommy

Miglior Sceneggiatura non originale
The Wolf of Wall Street
Colpa delle Stelle
12 Anni Schiavo
Snowpiercer
La Spia

Miglior Cast
Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
I Guardiani della Galassia
Boyhood
American Hustle
Grand Budapest Hotel

Miglior Colonna Sonora
Interstellar
Saving Mr Banks
Solo gli Amanti sopravvivono
I Guardiani della Galassia
American Hustle

Miglior Scenografia
Apes Revolution
Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Interstellar
Grand Budapest Hotel
X-Men - Giorni di un futuro passato

Miglior Fotografia
Grand Budapest Hotel
Solo gli Amanti sopravvivono
12 Anni Schiavo
LAmore Bugiardo
Nightcrawler

Miglior Effetti Speciali
Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Interstellar
X-Men - Giorni di un futuro passato
I Guardiani della Galassia
Apes Revolution

Miglior Trucco/Costumi
Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
I Guardiani della Galassia
American Hustle
Solo gli Amanti Sopravvivono
X-Men - Giorni di un futuro passato

Miglior Locandina
Solo gli Amanti Sopravvivono
Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate
Interstellar
I Guardiani della Galassia
Grand Budapest Hotel

Miglior Trailer
Lo Hobbit - La Battaglia delle cinque armate
Interstellar
Godzilla
I Guardiani della Galassia
X-Men - Giorni di un futuro passato

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Lo staff di Frame vi ringrazia per aver votato. Ci aspetta un altro anno di grandi film, un anno che è già iniziato molto bene per noi amanti del Cinema!

giovedì 19 febbraio 2015

[Oscar 2015] American Sniper - la recensione

A sorpresa campione d'incassi negli USA, 'American Sniper', l'ultimo controverso film diretto da Clint Eastwood, ha diviso e continua a dividere il pubblico americano, e non solo.

Il film racconta la storia di Chris Kyle, il cecchino più letale della storia militare americana.
Kyle, texano, cresciuto da una ferrea educazione paterna che gli ha imposto la difesa del più debole e una visione del mondo divisa in pecore, lupi e cani pastore - dove le pecore subiscono, i lupi attaccano e i cani pastore proteggono -, decise di seguire queste regole arruolandosi nei Navy SEAL.
Inviato in Iraq, per quattro turni, gli venne affidato il preciso compito di copertura delle truppe sul campo.
Un compito che Kyle svolse talmente bene da meritarsi il soprannome di "Leggenda" e, da parte dei nemici, una taglia molto alta sulla testa, diventando l'obbiettivo primario da eliminare. A puntarlo, in una specie di duello a distanza, anche "Mustafa", un cecchino altrettanto preciso e letale, ex campione olimpico, che militava tra le linee nemiche.
Oltre ai pericoli della guerra, Kyle si trovò a dover gestire il suo ritorno a casa, dalla moglie e i figli, diviso tra i fantasmi della guerra e il suo dovere, la missione in cui credeva fino in fondo, e che alla fine gli è stata fatale.

Lo script di 'American Sniper' è passato di mano in mano, da David O. Russell, a Steven Spielberg, per finire poi nelle mani di Clint Eastwood, uno che di certo non si spaventa davanti a un tema così difficile e delicato.
Il film ha diviso molto e continua a far discutere negli USA, soprattutto per questioni politiche. C'è chi l'ha additato come "film di propaganda", viste le simpatie di Eastwood per l'area repubblicana, e chi effettivamente l'ha preso come una propaganda militare, ma in entrambi i casi è una visione superficiale. Eastwood nel film non mette le sue idee politiche, quello che fa è raccontare in modo lucido "l'idiozia della guerra" e le sue assurde regole attraverso la storia di un uomo che ci credeva fermamente.

Per come è stato sviluppato, 'American Sniper' è un film difficile da definire e commentare, lo spettatore si trova davanti a un contrasto: un uomo convinto di fare la cosa giusta, pronto anche a sacrificare la sua anima e la sua famiglia, che affondando le mani nella violenza per rispondere ad altra violenza. Difficile dargli ragione, difficile dire che sbaglia.
L'equivoco - se così si può definire - che ha portato alle tante polemiche si crea dal fatto che Eastwood non mette mai in dubbio l'intervento americano in Iraq - lo fanno per un attimo solo un paio di personaggi -, non mette in dubbio nemmeno la guerra in generale. Una scelta dettata non dalle personali idee politiche (anche se Eastwood si è sempre dichiarato contro la guerra) ma bensì dal rispetto verso Chris Kyle, non il solito militare spaccone, ma un uomo deciso, pronto ad assumersi la responsabilità delle sue azioni, anche dell'uccisione di una donna o un bambino. Kyle era pronto ad affrontare lo strascico emotivo che una guerra come quella in Iraq lascia dentro a un uomo, e ad aiutare chi, come lui, non riesciva a riprendersi da quella esperienza. Se la storia fosse finita così, probabilmente avrebbero avuto senso le critiche di chi vede la glorificazione di un personaggio (e quindi di un ideale) ma la storia è andata avanti, e proprio mentre si iniziava a parlare di un film su Kyle, la storia ha preso una piega che descrive bene la totale assurdità della guerra e delle sue conseguenze: Kyle, sopravvissuto a quattro turni in Iraq, ucciso in patria dalla mano di un reduce come lui, uno di quelli che Kyle era convinto di proteggere e aiutare. Una fine che sembra una beffa.

Questo per quanto riguarda il senso del film, su cui sicuramente si continuerà a discutere molto, 'American Sniper' però va giudicato soprattutto come opera cinematografica. In questo Eastwood non delude affatto e si dimostra il solito regista capace, pulito e lucido, perfettamente a suo agio nelle tematiche trattate nel film, già affrontate in alcuni dei suoi precedenti film. Tra i suoi ultimi lavori questo risulta sicuramente il migliore, il più solido. Ottima la regia, il buon Clint deve solo migliorare nell'uso della CGI, la pallottola digitale in una scena cruciale stona un po'. Bella la fotografia asciutta.
Buona la prova di Bradley Cooper, trasformato fisicamente e molto calato nel personaggio. Una buona prova, diversa da quelle più brillanti in cui l'abbiamo visto negli ultimi anni. Buona ma non da nomination all'Oscar.

Eastwood pecca di qualche ovvietà nella rappresentazione della vita privata di Kyle, nel film ci sono momenti molto patriottici, è innegabile - soprattutto nelle immagini vere nei titoli di coda -, il racconto pende inevitabilmente in favore della parte americana, com'è stato anche per 'The Hurt Locker' di Kathryn Bigelow, con cui il film ha molti punti in comune, ma il risultato finale è un ottimo film di guerra, controverso, cupo, sobrio, realista e onesto.

lunedì 16 febbraio 2015

[Oscar 2015] The Imitation Game - la recensione


Nel bene o nel male, tutti noi più o meno conosciamo la storia del matematico inglese Alan Turing, colui che decifrò il codice ENIGMA e gettò le basi che diedero poi vita alla tecnologia. The Imitation Game, con una scolastica eleganza racconta questo, la storia di un uomo, incompreso ma geniale.

Tra presente e passato, la pellicola di Morten Tyldum cerca di farci entrare nella testa e nell'anima del genio di Turing, brillantemente interpretato da un sempre adeguato Benedict Cumberbatch.
La chiave nascosta nel passato del matematico rivelerà una natura dell'uomo più emotiva, mettendosi così in contrapposizione con quella “fredda” e indecifrabile del Turing che è diventato. Una natura omosessuale che non prevale su nulla ed anzi, aiuterà ad entrare in empatia con lui, fino alla fine.

La decifrazione del codice ENIGMA rimane comunque in primo piano grazie ad una costruzione della pellicola elegante e pulita: tutto viene scandito da una splendida colonna sonora composta da Alexandre Desplat che non dimentica mai l'elemento fondamentale del tutto, ovvero il tempo.

Non ci sono grandi difetti in The Imitation Game, ma se proprio dobbiamo trovare un elemento instabile lo possiamo individuare nella regia “televisiva”, aggettivo che oggi, più che in qualsiasi altro momento è sinonimo di qualità in ogni caso, quindi dipende tutto dall'occhio e dal gusto dello spettatore pagante. Forse l'unica nota negativa di tutta la pellicola la possiamo trovare nelle bislacche e stoppose ricostruzioni di sequenze legate alla brutalità della guerra, delle piccole virgole fuori posto che non aggiungo nulla alla narrazione e alla comprensione della pellicola.

The Imitation Game è un emozionante corsa contro il tempo che non si eleva in partenza a “capolavoro” ma cerca di raccontare nella maniera più adeguata una storia vera.

mercoledì 11 febbraio 2015

[Oscar 2015] Whiplash - la recensione

Andrew (Miles Teller) è un giovane batterista, intenzionato a diventare il migliore batterista jazz del mondo. Mentre suona nella sua classe di uno dei più prestigiosi conservatori di Manhattan, viene notato da Terence Fletcher, maestro di punta della scuola. I metodi di Fletcher però sono duri e spietati ed Andrew entra in un vortice di alienazione, allontanando da sé i suoi affetti e spingendo se stesso oltre i limiti delle sue capacità.


Damien Chazelle adatta un suo corto, facendone un lungometraggio dal ritmo forsennato, ruvido, che scorre sulle note più belle dal jazz. Non c'è via di uscita dalla durezza delle parole e dei gesti di Fletcher, uno straordinario J.K Simmons che ricorda il kubrikiano sergente Hartman di Full Metal Jacket, la telecamera indugia sul suo volto, sui particolari più fisici come il sudore sulla fronte di Andrew o il sangue che sporca le bacchette del ragazzo. La musica diventa simbolo di ciò che è gusto o non giusto fare per non sprecare il talento, se vale la pena di spingere fino ai limiti più profondi dell'anima di qualcuno per permettergli di non essere solo uno fra tanti, per far sì che il genio riesca ad esprimersi pienamente.

Un romanzo di formazione, un percorso di purificazione fino alla catarsi finale, in una scena tra le più belle mai viste, per poi prendere, finalmente, un lungo respiro liberatorio, accorgendosi solo dopo di aver trattenuto il fiato per due ore.
Whiplash è un film di una potenza espressiva rara, che fa della bravura dei suoi interpreti il punto focale di un vortice di fortissime emozioni e musica forsennata, violenta.

Di certo un film che vale la pena di essere visto, anzi, vissuto.

martedì 10 febbraio 2015

[Oscar 2015] Selma: La Strada per la Libertà - la recensione


"Selma: La Strada per la Libertà" è incentrato sugli eventi accaduti per l'appunto nella cittadina di Selma in Alabama nel Marzo 1965, ovvero quando un gruppo di manifestanti guidati dal reverendo Martin Luther King, leader del movimento, organizzarono tre marce per protestare pacificamente contro gli impedimenti opposti ai cittadini afroamericani  nell'esercitare il proprio diritto di voto. Eventi che prendono seguito da quando tra il 1963 e il 1964 il movimento antisegregazionista "Dallas Country Voters League"  iniziò a registrare i cittadini di pelle nera nelle liste elettorali trovando l'accanita resistenza da parte dei sistemi politici americani e moltissimi bianchi. Le marce del '65 infiammarono i 54km del  tragitto statale che va appunto da "Selma" a Montgomery, esse sono ricordate come simbolo della parità dei diritti di voto dei cittadini neri e della campagna di Martin Luther King antisegregazionista.  Una battaglia sulla non violenza ma mai non violenta, basti ricordare la giornata della prima marcia ricordata come "Bloody Sunday" poichè in quel giorno più di 500 attivisti furono caricati e piegati selvaggiamente sotto i colpi di manganello della polizia. Martin Luther King portavoce e leader del movimento dopo due marce bloccate solo con la terza, autorizzata,  riuscì a tagliare il traguardo e a raggiungere l'obbiettivo affinché il diritto di voto, legalmente riconosciuto a tutti i cittadini americani, non fosse più ostacolato da atteggiamenti intimidatori o vessatori nei confronti dei neri negli Stati del sud. Obbiettivo sancito anche dal "Voting Rights Act" promulgato dal  presidente democratico Lyndon B. Johnson.


E' un film importante quello di Ava DuVernay , prima di tutto perchè tratta un episodio di storica importanza per l'America e il mondo intero, e poi  perchè offre un dipinto nuovo e a 360 gradi su una delle personalità più influenti  del passato americano. Martin Luther King vive all'interno del film non solo negli intensi discorsi rivolti alla folla, di cui tutti conoscono i veri filmati in bianco e nero, ma ci viene mostrato anche in un'inedita sfera privata e nel rapporto coniugale con sua moglie Coretta.


"Selma - La Strada per la Libertà" non punta il dito contro nessuno, è consapevole del razzismo ancora permeato tutt'oggi nella mentalità dei più, ma non è un film rabbioso, non denuncia, al contrario è positivo e ottimista grazie ai risultati e i trionfi ottenuti nel corso della storia, di cui quello raccontato è uno dei più importanti.
 "Selma"porta avanti in modo pacifico il suo discorso sulla non violenza e sulla uguaglianza razziale con la stessa convinzione, la stessa umanità  e lo stesso rigore etico del suo leder.  Interpretato da un grandioso David Oyelowo, che in lingua originale trasferisce sullo schermo tutto il carisma del personaggio, soprattutto davanti ai microfoni, dove si accende in un crescendo di magniloquenza oratoria a dir poco ammaliante. 
Il tutto è stato possibile anche grazie ai restanti membri del solido cast: Tom Wilkinson nel ruolo del presidente Johnson e Tim Roth in quello del governatore dell’Alabama GeorgeWallace, la bravissima Carmen Ejogo nel difficile ruolo della moglie di King e una toccante Oprah Winfrey, la quale ha creduto nel progetto tanto da essere presente anche in veste di produttrice assieme a Brad Pitt.

Lo stile della regista afroamericana 42 enne (miglior regista al Sundance Film Festival del 2012 per "Middle of Nowhere"è a tratti documentaristico e storiografico ma anche intimo nel raccontare il percorso travagliato dei suoi personaggi. Commuove ma offre anche momenti di ironia che vanno ad alleggerire un'opera il cui più grande rischio sarebbe stato quello di cadere in una pesantezza di fondo devastante. "Selma" è un film ben ponderato nel ritmo e nella sensazioni profuse allo spettatore, il quale non si sente mai manipolato da un prodotto studiato a tavolino per far leva sulla sua sensibilità, ma al contrario, le emozioni  emergono genuinamente, evocate dalla potenza delle immagini e da una storia fortemente sentita e sincera nei suoi meccanismi di rappresentazione.


Voto:  **** / *****

lunedì 9 febbraio 2015

BAFTAs 2015: i vincitori

Si sono tenuti questa sera i BAFTA, i premi assegnati dalla British Academy of Films and Television Arts.
A farla da padrone, soprattutto nelle categorie tecniche, è Grand Budapest Hotel, che si porta a casa anche il premio alla sceneggiatura, mentre nelle categorie principali Boyhood conquista sia Miglior Regia che Miglior Film, confermandosi ancora una volta grandissimo favorito nella corsa agli Oscar.
Poche sorprese per gli attori, in cui vincono Patricia Arquette e J.K.Simmons tra i non protagonisti e Julianne Moore e Eddie Redmayne (visibilmente emozionato) nella categoria dei protagonisti.
Sorprendentemente a secco invece Birdman, che riesce a conquistare solo il premio alla miglior fotografia.

Ecco la lista completa dei vincitori per ogni categoria:


MIGLIOR FILM INGLESE
La Teoria del Tutto – James Marsh, Tim Bevan, Eric Fellner, Lisa Bruce, Anthony Mccarten

COLONNA SONORA
Grand Budapest Hotel – Alexandre Desplat

DOCUMENTARIO
Citizenfour – Laura Poitras

TRUCCO E PARRUCCO
Grand Budapest Hotel – Frances Hannon

SCENOGRAFIE
Grand Budapest Hotel – Adam Stockhausen, Anna Pinnock

CORTOMETRAGGIO ANIMATO INGLESE
The Bigger Picture Chris Hees, Daisy Jacobs, Jennifer Majka

MONTAGGIO
Whiplash - Tom Cross

SUONO
Whiplash – Thomas Curley, Ben Wilkins, Craig Mann

FILM ANIMATO
The Lego Movie – Phil Lord, Christopher Miller

EFFETTI VISIVI
Interstellar - Paul Franklin, Scott Fisher, Andrew Lockley

ATTORE NON PROTAGONISTA
J.K. Simmons – Whiplash

ATTRICE NON PROTAGONISTA
Patricia Arquette – Boyhood

FOTOGRAFIA
Birdman – Emmanuel Lubezki

MIGLIOR DEBUTTO PER UNO SCENEGGIATORE, REGISTA O PRODUTTORE INGLESE
Stephen Beresford (sceneggiatore), David Livingstone (Producer) – Pride

SCENEGGIATURA ORIGINALE
Grand Budapest Hotel – Wes Anderson

MIGLIOR FILM NON IN LINGUA INGLESE
Ida – Pawel Pawlikowski, Eric Abraham, Piotr Dzieciol, Ewa Puszczynska

SCENEGGIATURA ADATTATA
La Teoria del Tutto – Anthony McCarten

COSTUMI
Grand Budapest Hotel – Milena Canonero

REGISTA
Boyhood – Richard Linklater

ATTORE PROTAGONISTA
Eddie Redmayne – La Teoria del Tutto

ATTRICE PROTAGONISTA
Julianne Moore – Still Alice

FILM
Boyhood

sabato 7 febbraio 2015

Sono aperte le votazioni dei Frame Awards 2015!

Come di consueto lo staff di Frame, in contemporanea alla stagione dei premi, ha scelto per voi lettori (dopo una lunga sessione di scrematura) i film migliori, o degni di nota usciti in Italia nell'arco di tutto il 2014, e li ha inseriti nelle categorie più importanti dei Frame Awards dando poi l'ultima parola al pubblico. Voce al popolo!

Speriamo di aver fatto le candidature più giuste ed imparziali possibile. Qui di seguito potete trovare tutte le candidature. Le votazioni rimarranno aperte dal 7 febbraio al 21. VOTATE!

[UPDATE: LE VOTAZIONI SONO UFFICIALMENTE CHIUSE]

Ecco tutte le nomination:



































mercoledì 4 febbraio 2015

[Oscar 2015] Birdman - la recensione

Riggan Thompson è un attore diventato famoso per il ruolo del super eroe alato Birdman, ma vuole dimostrare di avere anche talento. Per questo motivo decide di mettere in scena uno spettacolo in uno dei vecchi teatri di Broadway, divenendo ossessionato dal desiderio di essere amato, confondendo amore e ammirazione.
Attorno a lui si muovono una schiera di personaggi: la figlia tossicomane Sam, l'attrice il cui sogno era calcare il palcoscenico, il suo produttore, un attore di enorme talento ma con un pessimo carattere.



Alejandro Gonzales Inarritu non è mai stato un regista che si tira indietro rispetto a una sfida, ma mai come con Birdman è riuscito ad andare oltre, portando all'estremo la tecnica cinematografia del piano sequenza e facendone il cardine unico della sua regia. L'operazione è parzialmente riuscita, infatti, per quanto sia affascinante, l'interminabile serie di piani sequenza che costituiscono il film alla lunga diventano quasi soffocanti e fastidiosi, non si può comunque non ammirare il coraggio di Inarritu e la maestria con cui si muove.
La pecca principale di Birdman risiede nella sceneggiatura, fatta di dialoghi brillanti e ironici, ma che tende un po' a girare su se stessa, divenendo infine piuttosto confusa e inconcludente, fino al finale che lascia un certo senso di insoddisfazione.
Ciò che invece lo solleva dalla media, rendendolo uno dei titoli più interessanti dell'anno, è la straordinaria prova dell'intero cast, in primis di un grande Michael Keaton (unico vero avversario di Eddie Redmayne per la corsa all'oscar) che riesce a rendere appieno l'ego, la rudezza e la vena di follia di Riggan, specialmente nei lunghi scambi con un altrettanto (se non di più) grandioso Edward Norton. Si fa notare anche Zack Galifianakis, in un ruolo inedito che sorprenderà molti.

Il definitiva Birdman è un buon film, non tra i migliori di questa annata cinematografica, ma che affascina grazie alla bravura e al carisma dei suoi interpreti, e che rendono più interessanti anche i momenti di noia.

lunedì 2 febbraio 2015

Still Alice - la recensione

Tratto dal romanzo “Perdersi” scritto da Lisa Genova, Still Alice accompagna lo spettatore nelle dure avversità di una delle malattie più debilitanti che l'uomo conosca: il morbo di Alzheimer.

Alice Howland (interpretata da una splendida Julianne Moore) è una donna orgogliosa, intelligente, salda e un pilastro fondamentale della famiglia, a cui verrà diagnosticata una forma presenile di questa terribile malattia che, passo dopo passo, la porterà ad essere sempre meno libera ed indipendente.
I registi Richard Glatzer e Wash Westmoreland ci accompagnano con una struggente eleganza attraverso la regressione fisica e soprattutto mentale di una donna forte che inevitabilmente inizia a percepire un baratro davanti a sé. I rapporti della famiglia subiranno un duro colpo, colpo che Alice non potrà controllare.

La delicatezza e la schiettezza di un dramma tutt'altro che scontato sono gli elementi chiave che senza perder tempo ci faranno entrare a contatto con le diverse visioni di un nucleo famigliare alle prese con una realtà complicata e sfaccettata. A fronteggiare la fragilità psicologica di Alice ci saranno il marito (Alec Baldwin) e i tre figli: la realizzata Anna (Kate Bosworth), Tom (Hunter Parrish) e l'incerta Lydia (Kristen Stewart), l'unica che tenterà in qualche modo ad affievolire le pene della madre grazie all'amore e alla comprensione.

Troppo spesso ci ritroviamo a dare per scontato il nostro “essere” senza pensare che da un momento all'altro potremmo svanire nel nulla, senza ricordi, senza l'elemento che ci contraddistingue dagli altri esseri viventi e o pensanti. L'umanità, le emozioni: cosa significa vivere?

La storia di Alice fa riflettere ed emozionare senza quei pretenziosi elementi che di solito caratterizzano questo tipo di pellicole. Sicuramente non si può considerare un prodotto originale, o unico nel suo genere, ma in ogni caso riesce a lasciare un segno, per quanto duro possa essere.