domenica 16 dicembre 2018

Macchine Mortali - la recensione

Dopo anni di sviluppo arriva al cinema Macchine Mortali, progetto tratto dall'omonimo romanzo di Philip Reeve e adattato per il grande schermo da Peter Jackson, Philippa Boyens e Fran Walsh, a cui dobbiamo gli adattamenti cinematografici de Il Signore degli Anelli e de Lo Hobbit.

Bizzarro seppur elementare in molti passaggi, Macchine Mortali è un fantasy ambientato in un futuro distopico con spiccati elementi steampunk che trasporta lo spettatore in un tripudio di effetti speciali ben concepiti e spettacolari coreografie visive degne dei più grandi kolossal. Tuttavia, seppur originale e stimolante nel concept design, il film tende ad una superficialità narrativa a tratti fastidiosa e confusionaria; un aspetto che purtroppo rende l'esperienza cinematografica vagamente azzoppata, anche (e soprattutto) da un montaggio frettoloso e gestito nel peggiore dei modi (escluse le concitate battaglie).

La regia di Christian Rivers purtroppo non dona nulla di memorabile al progetto, così come le interpretazioni dei protagonisti statiche nella loro semplicità. Solo la prova di Hugo Weaving regala qualcosa di più, ma che tuttavia non può tenere in piedi tutto il pathos dell'intera opera.

Nota di merito alla colonna sonora composta da Junkie XL, che purtroppo (o per fortuna) richiama, almeno nella prima parte, le spettacolari sonorità di Mad Max: Fury Road, sempre da lui composte.

Dispiace non poco pensare che probabilmente non vedremo mai dei sequel di Macchine Mortali. In fondo la storia rimane dannatamente affascinante e piena di strade percorribili.

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