sabato 12 maggio 2018

Loro 2 - la recensione

Ci eravamo lasciati con Fabio Concato e "Domenica bestiale", un tentativo plateale di riconquistare l'amore di Veronica, quella moglie che Silvio sta perdendo velocemente. Paolo Sorrentino apre questa seconda parte di Loro invece con i piani per recuperare quello che invece è, palesemente, l'unico vero amore del suo Berlusconi: il potere.


Arrivati alla fine si possono tirare le somme di un progetto che, pur essendo diviso in due, è un unico film, sia per tematiche che per struttura, dove si inizia con il roboante martellare della musica e si finisce con il silenzio ancora più assordante della vera Italia, quella che con le ragazze del bunga bunga ha poco a che fare, quella che si ritrova una notte al freddo per fare qualcosa di buono.
Chi si aspettava un film su Berlusconi, che denunciasse o glorificasse una figura così fondamentale della storia recente italiana rimarrà sicuramente deluso o quantomeno spiazzato.
Silvio è una maschera, quasi letteralmente, che rispecchia un'epoca di decadentismo morale, una maschera che nasconde la solitudine dell'uomo Silvio ma soprattutto solitudine sociale.
C'è una scena, in Loro 2, dove la poetica del film raggiunge il suo massimo, ed è nel confronto a due fra i due coniugi Berlusconi, uno sfogo in cui Toni Servillo è magistrale e in cui Sorrentino dà sfoggio di maestria registica.


Loro 2 diventa qui più grande della parte che lo aveva preceduto, perché paradossalmente restringendosi sul solo Silvio (o in questo caso sui soli Silvio e Veronica) allarga la sua visuale, facendoci vedere la solitudine di un'Italia che si rispecchia in un uomo politico indecifrabile, sempre in bilico fra caricatura e farsa, ma che non si può fare a meno di invidiare e, forse, amare perché rappresenta un sogno comune.

Lontano da qualsiasi intento politico, Loro racconta con intensità e delicatezza un personaggio di potere colto nella sua intera umanità, senza giudizio.

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