E' curioso come nell'anno in cui il direttore del festival Thierry Fremaux ha dichiarato guerra ai cellulari e ai selfie, uno dei nomi più attesi del Concorso decida di non presentarsi fisicamente al festival ma di fare l'intera conferenza stampa in collegamento video in diretta dalla sua casa in Svizzera.
Così, un cellulare è stato piazzato in mezzo alla sala stampa, i giornalisti si sono radunati intorno e uno alla volta si sono messi davanti al telefono per fare le loro domande.
Le livre d’image è un film del tutto sperimentale che racconta il mondo arabo ma in realtà si tratta di un'opera visuale e visiva, fatta di frasi, suoni, musica, immagini e scene d'archivio, disegni, spesso frammentati, fuori sincro e con un montaggio a tratti psichedelico.
Un film sicuramente particolare, sia nell'idea che nella realizzazione, ne è consapevole lo stesso Godard. "Non ci sono molti cinema al momento che possono proiettare il mio film per come è concepito, forse fra 10 anni, chissà... Film come il mio potranno essere proiettati solo in piccole sale d'avanguardia. Ma saranno occasioni importanti, che spingeranno le persone a riflettere", ha dichiarato il regista, "Il mio cinema è una riflessione su ciò che non accade e quindi non è raccontato nella cronaca. Perché è fin troppo facile fare i film su fatti che accadono".
Centrale per Godard è il montaggio, molto più importante addirittura delle scene girate. "Non amo più fare riprese, per me oggi la cosa più importante è il montaggio che, secondo me, viene prima del girato", ha dichiarato il regista, che poi ha continuato: "Il fine è quello di separare il suono dall'immagine, mentre il colore per me resta qualcosa di affine alla parola. Nel film volevo che suono e immagini dialogassero".
Godard è stato molto felice di essere accolto in Concorso a Cannes, per un motivo ben preciso: "Ho accettato l'invito di Fremaux perché può aiutare la promozione internazionale. Vorrei che lo vedessero anche i giovani e non solo i sopravvissuti alla mia generazione".
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Sempre in Concorso è stato presentato anche Ash is Purest White di Jia Zhang-Ke. Film accolto abbastanza bene dalla critica che ha lodato in particolare l'interpretazione della protagonista, Zao Thao.
L'attrice nel film interpreta Quiao, amante di Bin, un boss della malavita organizzata, una donna forte che per difendere il suo uomo dalla banda rivale che lo sta massacrando non esita a sparare. Quiao andrà in carcere per cinque anni, scontando la pena al posto di Bin, ma una volta uscita troverà una Cina molto diversa e scoprirà che Bin l'ha sostituita con un'altra donna. Spetterà a Quiao, non solo rifarsi una vita attraverso divertenti stratagemmi, ma anche il compito tenere alto l'onore degli Jianghu (la Triade mafiosa).
"Ho lavorato a questo film per tre anni", ha raccontato il regista Jia Zhang-Ke, "anche attorno ai temi della cultura cinese Jianghu che ha un doppio significato: vita drammatica e vita pericolosa. [...] Questa storia si svolge nel corso del tempo, dal 2001 al 2018, con drastici cambiamenti nei valori e nella vita quotidiana. Le immagini che vedete in parte le ho girate io stesso con le videocamere che porto sempre con me dal 2001, in questo film ci sono spezzoni girati con sei videocamere diverse, sia in digitale che in pellicola".
"Ho lavorato a questo film per tre anni", ha raccontato il regista Jia Zhang-Ke, "anche attorno ai temi della cultura cinese Jianghu che ha un doppio significato: vita drammatica e vita pericolosa. [...] Questa storia si svolge nel corso del tempo, dal 2001 al 2018, con drastici cambiamenti nei valori e nella vita quotidiana. Le immagini che vedete in parte le ho girate io stesso con le videocamere che porto sempre con me dal 2001, in questo film ci sono spezzoni girati con sei videocamere diverse, sia in digitale che in pellicola".
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