venerdì 31 maggio 2013

'Tutti Pazzi per Rose' ('Populaire') - la recensione

'Tutti pazzi per Rose' (Populaire in originale) è un film francese che fu presentato allo scorso Festival internazionale del Cinema di Roma riscuotendo un discreto successo dalla critica, ed oggi eccolo in sala per il grande pubblico.



Bizzarro non averlo fatto uscire appena dopo la presentazione al festival, e bizzarro anche il cambio di titolo, che alla fine non intacca lo spirito del film ma di certo lo trasforma in un buon acchiappamosche per il pubblico.
L'aggettivo più usato per definire il film è “gioiellino” facendolo sembrare un film di rara bellezza in un mare di film mediocri, e questo non penso che sia giusto. Il cinema francese negli ultimi 5 anni ci ha abituato a standard altissimi e a film sorprendentemente intelligenti e originali, 'Populaire' rientra senza dubbio tra le chicche di questo cinema francese di alto livello, ne più ne meno.


Nonostante sia il primo lungometraggio, il regista Régis Roinsard se la cava molto bene, equilibrando tutto, dai costumi al montaggio, dalla colonna sonora alla fotografia, ma soprattutto si è costruito due protagonisti davvero pieni di sfumature... soprattutto sfumature pastello! Déborah François, Rose, riesce perfettamente a ricreare l'innocenza e il coraggio di una giovane bizzarra ragazza degli anni '50 e Romain Duris, che interpreta il suo criptico capo (strano vederlo vestito in un film), le si contrappone, creando un amorevole contrasto che sul grande schermo funziona sempre bene.

Tecnicamente è davvero perfetto sotto ogni aspetto, quindi cos'ha in più 'Tutti Pazzi per Rose'? In definitiva nulla. È solo un esempio di ottimo film, pur non avendo un grande budget alle spalle.
La frase simbolo del film potrebbe essere:
<< L'america per gli affari, la Francia per l'amore>>
E in questo caso rispecchia benissimo lo spirito del film.

Mat

Una Notte da Leoni 3 - La recensione

Una Notte da Leoni 3 è un film di Todd Phillips, con Bradley Cooper, Ed Helms, Zach Galifianakis, John Goodman, Ken Jeong, Melissa McCarthy e Justin Bartha. E' il seguito di Una Notte da Leoni 2 ed il terzo capitolo (conclusivo) della saga cinematografica.

Torna sul grande schermo il nostro "branco di lupi" preferito, questa volta, però, non ci troviamo di fronte la "classica" storia di loro che non ricordano cosa è successo la notte prima, anzi, lo ricordano benissimo e alla fine vorrebbero anche dimenticarlo.
Chow è scappato dal carcere di massima sicurezza di Bangkok (dove era stato rinchiuso nel film precedente), e tocca ai nostri eroi cercarlo e farsi riconsegnare dei lingotti d'oro che aveva rubato (dopo le conseguenze del primo film) a Marshall (John Goodman), che intanto ha rapito Doug e minaccia di ucciderlo se non fanno quanto gli è stato detto.
Durante questo viaggio s'imbattono in vecchi amici, Jade e Doug "nero" (Heather Graham e Mike Epps), e in nuove conoscenze, Cassie (Melissa McCarthy), e non mancheranno battute e riferimenti ai precedenti film. Per questo motivo penso sia importante aver visto i primi due capitoli.



In generale è un film molto divertente, forse un po meno dei precedenti, ma riesce a catturare l'attenzione allo stesso modo. I personaggi sono cresciuti, si sono evoluti, e lo dimostrano durante le varie situazioni che si presentano. Alan (Zach Galifianakis) è quello che probabilmente nel finale stupisce un po tutti, anche se in fondo in fondo non cambierà mai, perchè quando uno è "fuori di melone" lo è per sempre.
Molto esilaranti le scene con Melissa McCarthy, che nonostante sia presente per poco più di 15 min, il suo personaggio riesce a rimanerti impresso.



Un bel finale, magari non "epico" come ci si aspettava, ma occhio alla fine del film, dopo i titoli di coda c'è una scena finale che da sola vale tutto il prezzo del biglietto! Ed è quella che in sala ha fatto piangere dalle risate molti spettatori (e anche la sottoscritta).

Lòisa

giovedì 30 maggio 2013

Nastri d'Argento 2013, le candidature - In testa Sorrentino e Tornatore

Sono state annunciate oggi al museo MAXXI di Roma le candidature ai Nastri d'Argento 2013.

Testa a testa fra 'La Grande Bellezza' di Paolo Sorrentino e 'La Migliore Offerta' di Giuseppe Tornatore, con nove nomination ciascuno.

Fra i registi nominati da sottolineare la presenza del giovane Claudio Giovannesi per il suo 'Alì ha gli Occhi Azzurri', che affianca grossi nomi come Bellocchio, Sorrentino, Tornatore e Andò. Tre attori nominati fra i nominato come migliori registi esordienti, Valeria Golino, Alessandro Gassmann e Luigi Lo Cascio.

Sei gli attori nominati nella categoria miglior attore, due, Raoul Bova e Marco Giallini, per lo stesso film, poi Valerio Mastandrea, Aniello Arena, Luca Marinelli e Francesco Scianna. Fra le attrici, oltre alle habitué Margherita Buy (sei Nastri vinti su undici nomination in carriera), troviamo Jasmine Trinca, Laura Morante, Kasia Smutniak e, un po' a sorpresa, Laura Chiatti. Particolarità: molti degli attori nominati, sia fra i protagonisti che fra i non protagonisti, e anche alcuni nelle nomination tecniche, hanno ricevuto la candidatura per due o più film.

Categoria a parte per le commedie, nominati 'Benvenuto Presidente', 'Buongiorno Papà', 'Tutti Contro Tutti', 'Una Famiglia Perfetta' e 'Viaggio Sola'.

La cerimonia sarà il 6 luglio al Teatro Antico di Taormina, come sempre, e sarà trasmessa da Rai Uno. Ecco tutte le candidature:

REGISTA DEL MIGLIOR FILM
Roberto Andò - Viva la libertà
Marco Bellocchio - Bella addormentata
Claudio Giovannesi - Alì ha gli occhi azzurri
Paolo Sorrentino - La grande bellezza
Giuseppe Tornatore - La migliore offerta

MIGLIOR REGISTA ESORDIENTE
Giuseppe Bonito - Pulce non c'è
Leonardo Di Costanzo - L'intervallo
Alessandro Gassmann - Razzabastarda
Valeria Golino - Miele
Luigi Lo Cascio - La città ideale

COMMEDIA
Benvenuto Presidente - di Riccardo Milani
Buongiorno papà - di Edoardo Leo
Tutti contro tutti - di Rolando Ravello
Una famiglia perfetta - di Paolo Genovese
Viaggio sola - di Maria Sole Tognazzi

ATTORE PROTAGONISTA
Aniello Arena - Reality
Raoul Bova - Marco Giallini - Buongiorno papà
Luca Marinelli - Tutti i santi giorni
Valerio Mastandrea - Gli equilibristi, Viva la libertà
Francesco Scianna - Itaker

ATTRICE PROTAGONISTA
Margherita Buy - Viaggio sola
Laura Chiatti - Il volto di un'altra
Laura Morante - Appartamento ad Atene
Kasia Smutniak - Benvenuto Presidente, Tutti contro tutti
Jasmine Trinca - Miele, Un giorno devi andare

ATTORE NON PROTAGONISTA
Stefano Altieri - Tutti contro tutti
Carlo Cecchi - Miele
Fabrizio Falco - E' stato il figlio, Bella addormentata
Michele Riondino - Acciaio, Bella addormentata
Carlo Verdone - La grande bellezza

ATTRICE NON PROTAGONISTA
Claudia Gerini - Il comandante e la cicogna, Una famiglia perfetta
Sabrina Ferilli - La grande bellezza
Anna Foglietta - Colpi di fulmine
Eva Riccobono - Passione sinistra
Fabrizia Sacchi - Viaggio sola

PRODUTTORE
S.Bachini, G.Diritti, L.Cerri in collaborazione con V.De Paolis - Un giorno devi andare
Angelo Barbagallo - Viva la libertà
Donatella Botti - Il rosso e il blu, Viaggio sola
Isabella Cocuzza, Arturo Paglia - La migliore offerta
Nicola Giuliano, Francesca Cima - La grande bellezza
Riccardo Scamarcio, Viola Prestieri - Miele

SOGGETTO
Fabio Bonifacci - Benvenuto Presidente
Massimo Gaudioso, Matteo Garrone - Reality
Pappi Corsicato, Monica Rametta - Il volto di un'altra
Maurizio Braucci, Leonardo Di Costanzo - L'intervallo
Ivan Cotroneo, Francesca Marciano, Maria Sole Tognazzi - Viaggio sola

SCENEGGIATURA
Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli - Bella addormentata
Giuseppe Piccioni,Francesca Manieri - Il rosso e i blu
Paolo Sorrentino, Umberto Contarello - La grande bellezza
Giuseppe Tornatore - La migliore offerta
Roberto Andò, Angelo Pasquini - Viva la libertà

FOTOGRAFIA
Luca Bigazzi - L'intervallo, La grande bellezza, Un giorno speciale
Roberto Cimatti - Un giorno devi andare
Italo Petriccione - Educazione siberiana
Federico Schlatter - Razzabastarda
Fabio Zamarion - La migliore offerta

SCENOGRAFIA
Marco Dentici - Bella addormentata, E' stato il figlio
Francesco Frigeri - Venuto al mondo
Rita Rabassini - Educazione siberiana
Paolo Bonfini - Reality
Maurizio Sabatini, Raffaella Giovannetti - La migliore offerta

COSTUMI
Patrizia Chericoni - Educazione siberiana
Roberto Chiocchi - Il volto di un'altra
Daniela Ciancio - La grande bellezza
Grazia Colombini - E' stato il figlio
Maurizio Millenotti - Reality, La migliore offerta

MONTAGGIO
Clelio Benevento - Viva la libertà
Walter Fasano - Viaggio sola
Giogio' Franchini - Miele
Massimo Quaglia - La migliore offerta
Giuseppe Trepiccione - Alì ha gli occhi azzurri

SONORO IN PRESA DIRETTA
Maurizio Argentieri - Venuto al mondo
Gaetano Carito e Pierpaolo Merafino - Bella addormentata
Emanuele Cecere - La grande bellezza, Miele
Gilberto Martinelli  - La migliore offerta
Carlo Missidenti - Un giorno devi andare

COLONNA SONORA
Thony - Tutti i santi giorni
Marco Betta  -Viva la libertà
Pivio e Aldo De Scalzi - Razzabastarda
Lele Marchitelli - La grande bellezza
Ennio Morricone - La migliore offerta

CANZONE ORIGINALE
"Il silenzio" di Niccolò Fabi - Pulce non c'è
"Hey Sister" di Violante Placido - Cose cattive
"La Cicogna" di Vinicio Capossela - Il comandante e la cicogna
"Grovigli" di Malika Ayane - Tutti i rumori del mare
"Amor mio" di Gianni Morandi - Padroni di casa
"Se si potesse non morire" dei Modà - Bianca come il latte, rossa come il sangue


Frra

mercoledì 29 maggio 2013

'La Bottega dei Suicidi" - la recensione







"A questo punto ritiriamo La bottega dei Suicidi. Questo divieto è assurdo. Abbiamo fatto su questo film delizioso, di un autore affermato, un investimento notevole, a questo punto lo ritiro, è bestiale, lo faremo uscire in Svizzera e quando sarà il momento in home video. Mi è passata la voglia. In questo paese ho dovuto assistere ad un pomeriggio domenicale in tv con la D’Urso che intervistava una persona che spiegava come aveva strangolato la nipote, senza scandalo per nessuno pur essendo le 15, questo film invece ha il divieto ai 18."

Così reagì Sandro Parenzo (produttore per Videa) alla Commissione di Revisione Cinematografica che aveva vietato la visione del film ai minori di 18 anni, e come dargli torto. La Bottega dei Suicidi quindi si presenta al grande pubblico italiano solo ora e solo in home video (eccezion fatta per la settimana di programmazione nel dicembre 2012).


Tratto del romanzo Le Magasin des suicides dello scrittore francese Jean Teulè (anche in veste di produttore del film) si palesa in un animazione poetica “tradizionale” per il grande schermo portando con sé tematiche importanti e decisamente contrastanti tra loro, la vita e la morte, ma in modo decisamente poco convenzionale. La divergenza tra queste due tematiche è vista e affrontata attraverso gli occhi di un bambino pieno di positività e voglia di vivere che cambierà il modo di vedere le cose di un mondo grigio e apparentemente senza speranza.

L'impatto iniziale è decisamente forte, personaggi immorali e immagini volutamente grottesche ci introducono in un mondo inquietantemente reale, e non molto distante dal nostro, dove la gente disperata trova sollievo nel suicidio, offerto dalla bizzarra Bottega dei Suicidi gestita da una famiglia di freaks, un nucleo di persone che non sorride mai e che lucra sulla morte di questa povera gente. Immorale? Forse. Per loro è la pura normalità, normalità ridimensionata in seguito dall'arrivo di un nuovo membro della famiglia, il piccolo Alan che, a differenza degli altri, è dotato di una rara gioia di vivere che rivoluzionerà ogni cosa.
Superate le tematiche più o meno discutibili, dal punto di vista tecnico è impossibile non riconoscere uno stile unico e perfettamente studiato per equilibrare emozioni di base contrastanti. Nessuna forma e nessuna nota musicale è lasciata al caso. Anche la musica è fondamentale, le splendide canzoni e melodie composte da Etienne Perruchon riescono ad alleggerire il tono generale smorzando la presa e trasportandoci in geniali coreografie degne di un musical.


Non è un prodotto “facile” da metabolizzare, a volte cade nell'immoralità ma sempre con una grande ironia e una bellezza visiva fuori dal comune.
Il mondo televisivo, come diceva appunto Sandro Parenzo, ci ha abituato a cose ben peggiori di un semplice film animato che parla di vita.
La commissione di Revisione Cinematografica, come gran parte del popolo italiano e non, dovrebbe imparare a non giudicare un libro dalla copertina.

Mat

domenica 26 maggio 2013

Cannes 2013 - I vincitori!



Si è appena conclusa la Cerimonia di premiazione della 66ª edizione del Festival di Cannes!
Ecco i vincitori:

- Palma d'Oro per il Miglior Film: La vie d'Adèle di Abdellatif Kechiche

- Gran Premio: Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen

- Premio per l'Interpretazione Maschile: Buce Dern, per Nebraska

- Premio per l'Interpretazione Femminile: Bérénice Béjo per Le Passé

- Premio alla Regia: Amat Esclalande per Heli

- Premio alla Sceneggiatura: Jia Zhangke per il film Tian zhu ding

- Premio della Giuria: Like Father, Like Son (Soshite chichi ni naru) di Hirokazu Kore-Eda

- Camera d'Or per la miglior Opera Prima: Ilo Ilo, di Anthony Chen

sabato 25 maggio 2013

Festival di Cannes 2013 - giorno 11

Ultimi film in Concorso per il Festival di Cannes che chiude con due nomi di primissimo livello: Roman Polanski e Jim Jarmusch.

Roman Polanski porta sulla croisette 'Vénus à la Fourrure', cioè 'La Venere in Pelliccia'. Protagonisti Emmanuelle Seigner (che è anche moglie di Polanski) e Mathieu Amalric.

Tratto dalla pièce teatrale di David Ives, la storia si svolge dentro un piccolo teatro. Thomas, regista e drammaturgo, ha finito di provinare una lunga serie di attrici, alcune inadatte, altre semplicemente incapaci. Per il ruolo di Vanda, una donna sensuale e aristocratica, ha bisogno di qualcuno che colpisca al primo sguardo. L'ultima provinante che si presenta si chiama davvero Vanda, è isterica, spettinata, fradicia per la pioggia, sboccata e vestita come una prostituta. Thomas vorrebbe solo mandarla via ma la donna insiste, si mette un costume di scena che aveva nella borsa e improvvisamente diventa la Vanda dello spettacolo.

Il film ha molto in comune col precedente 'Carnage', anche qui la storia si svolge tutta nello stesso luogo (un teatro) e ha pochi attori, solo due, al servizio di un grande regista come Polanski. Durante la conferenza stampa Roman Polanski ha spiegato perché ha deciso di fare questo film: "Il motivo per cui ho recuperato questa pièce è perché è esilarante. Il sarcasmo della pièce è irresistibile, mi piace anche l'elemento femminista. La mia agente mi ha fatto leggere la play l’anno scorso qui a Cannes e io ho pensato di riadattare la storia, mettendola in scena nell’ambiente teatrale, perché in Europa le audizioni si fanno a teatro. In questo modo ho potuto avere a disposizione un’atmosfera veramente adatta e affascinante". Polanski ha anche realizzato un suo desiderio con questo film. "Ho sempre desiderato girare un film con due soli personaggi", ha confessato il regista, "Tenere viva l’attenzione e la suspense con solo due è una sfida che ho affrontato con piacere. Con due attori così bravi poi è stato semplice".
Protagonista, che potrebbe anche conquistare un premio con la sua interpretazione, è Emmanuelle Seigner. "Mi sono molto divertita a interpretare questa sorta di Dea della vendetta", ha detto l'attrice, "Vanda è una dea e forse si sta vendicando per tutte le attrici maltrattate ai provini". Mathieu Amalric ha confessato di essersi accorto della strana somiglianza tra il suo personaggio e Polanski stesso, somiglianza anche fisica: "Quando mi ha portato a scegliere un giacca e ha detto alla commessa che ero suo figlio, tutto è stato chiaro. Partecipare a un film come questo è una sfida, ma soprattutto un gran divertimento".

Il film è piaciuto molto, ha ricevuto grandi applausi e potrebbe rientrare fra i premi finali.


Il secondo film presentato oggi in Concorso è 'Only Lovers Left Alive' di Jim Jarmusch. Con Tilda Swinton, Tom Hiddleston e John Hurt. Nel cast anche Mia Wasikowska.

Una storia d'amore fra vampiri che non ha assolutamente niente a che vedere con quelle per teenager. I vampiri di Jarmusch sono due amanti annoiati da secoli e secoli. Adam vive a Detroit, fa il musicista, solo di notte, e allunga mazzette per ottenere sangue dall'ospedale. Eve vive a Tangeri insieme a Marlowe (quello di Shakespeare?!) con cui passa le notti a chiacchierare sui tetti della città. Adam, sempre più depresso, pensa vorrebbe farla finita per sempre così Eve lo raggiunge. Tutto sembra migliorare finché non si presenta la sorella di Eve, Ava, vampira di "nuova generazione" e assolutamente indisciplinata.

"Sono creature sofisticate, persone molto evolute sono in giro da secoli, ma sono anche secoli che si dicono le stesse cose", così Tilda Swinton ha spiegato i personaggi del film in conferenza stampa. "Ho scelto di fare questo film perché mi era arrivata voce che coi film di vampiri si guadagna un sacco", ha detto Jim Jarmusch scherzando, ma il regista non aveva molta voglia di spiegare il film, "la verità è che non voglio parlarne troppo, voglio che sia il film a parlare da sé. Siete i primi a vederlo, neanche noi lo abbiamo ancora visto finito. Ho in mente il progetto da sette anni ma ci è voluto molto tempo per convincere qualcuno a finanziarlo, forse perché è una storia imprevedibile, insolita". Tom Hiddleston invece ha parlato degli aspetti affascinanti del suo personaggio: "Quel che mi affascina è il suo affiancare malinconia e romanticismo a un'enorme curiosità per ciò che lo circonda. Adam è un grande musicista e un ingegnere eccellente, anche se nemmeno se ne rende conto. E' appassionato di scienza. Si chiede costantemente se la sua immortalità sia un bene o un male". Particolarità sottolineata dal cast è il ritmo del film. "Li abbiamo concepiti come dei lupi. C'è un ritmo particolare nel film che fa pensare a questi animali", ha detto la Swinton, mentre Jarmusch conclude dicendo: "Una parte fondamentale l'ha avuta il montatore Affonso Goncalves, in grado di creare una sorta di musicalità per immagini, in linea con la colonna sonora basata su brani d'atmosfera e d'avanguardia".

Critiche piuttosto positive sul film anche se, in molti sottolineano, deve piacere lo stile di Jarmusch per apprezzare questo film.

Finito il concorso, si tirano un po' le somme, il cosiddetto "Totopalma". Il favorito principale resta il film 'La Vie d'Adele' di Kechiche, ma anche il film dei Coen 'Inside Llewyn Davis', 'La Passe' di Farhadi e 'Nebraska' di Alexander Payne hanno buone possibilità. Domani alle 19 la cerimonia di chiusura.


Frra

venerdì 24 maggio 2013

Festival di Cannes 2013 - giorno 10

Il Festival si avvicina alla conclusione, e oggi è il giorno di uno dei titoli più attesi del Concorso.

Presentato 'The Immigrant', nuovo film di James Gray, per il regista è la quarta partecipazione in concorso al Festival di Cannes. Nel cast del film Marion Cotillard, Joaquin Phoenix (assente) e Jeremy Renner.

Ambientato all'inizio degli anni '20, è la storia di Ewa, immigrata polacca sbarcata in America insieme alla sorella. Le due vengono separate a Ellis Island. Disperata, sola e senza soldi, Ewa si fa aiutare da Bruno che la costringerà a prostituirsi. Subito però incontra il cugino di Bruno, Orlando, mago di professione, che la aiuterà a scapparsi e a salvarsi.

"Ho scelto di raccontare questa storia per dare il mio sguardo sull'immigrazione, fenomeno al quale sono assolutamente favorevole", ha detto in conferenza stampa il regista James Gray, "perché aggiunge ricchezza e profondità alla cultura di una nazione. All'inizio gli immigrati sono sempre mal visti: è successo con gli italiani, con gli ebrei. Si diceva che fossero stupidi, svogliati e naturalmente portati ad azioni criminali. Alla fine si sono integrati. I pregiudizi si ripetono. Ma la storia dimostra il contrario". Il film è stato girato in gran parte a Ellis Island, non senza difficoltà. "Era il principale punto di ingresso degli immigranti in quegli anni", racconta James Gray, "E abbiamo avuto non poche difficoltà, perché è un posto aperto ai turisti 365 giorni l'anno. Abbiamo girato soprattutto di notte, usando poi artifici per schiarire l'illuminazione. E comunque a livello scenografico la sfida è stata quella di riportare il tutto a quegli anni, basandoci solo su materiale fotografico". La ricostruzione storica è uno degli elementi che più hanno convinto del film, ma il vero punto di forza del film è il cast. Il regista, che ha già lavorato diverse volte con Joaquin Phoenix, ha raccontato come ha scelto gli attori: "Ammetto di non aver guardato i film di Marion prima di sceglierla ma non è necessario conoscere i film di un attore per sceglierlo. Le ho parlato, ho trovato che avesse delle espressioni speciali sul viso, ho capito che era sensibile e intelligente. Penso che abbia un viso da cinema muto come Lylian Gish o Louise Brooks, la voce rivela già molta emozione, in più ha molta forza Questo mi è bastato. I film li ho visti dopo. Al contrario, conoscevo il lavoro di Jeremy Renner, è stata Kathryn Bigelow a mostrarmi quanto fosse bravo".
Per Marion Cotillard la sfida è stata soprattutto linguistica. "Avevo 20 pagine in polacco, è stata la mia sfida più grande", ha detto l'attrice, "Il linguaggio è importante nella costruzione dei personaggi ognuno ha la propria voce e il suo modo di parlare. Il polacco ha poche parole simili all'inglese o al francese. Il problema è che dovevo parlare in polacco senza accento, e non avevo alcun riferimento per capire se stavo facendo bene o no. Per fortuna avevo un eccellente insegnante. Ho capito che lingua e cultura si compenetrano e si arricchiscono a vicenda. Per imparare bene una lingua devi calarti nella cultura del paese".

Il film è piaciuto abbastanza, ha ricevuto applausi a fine proiezione, in particolare ha convinto l'interpretazione di Marion Cotillard, definita vero e proprio motore del film.

Presentato anche 'Michael Kohlhaas' di Arnaud des Pallières, che vede protagonista l'attore danese Mads Mikkelsen, vincitore a Cannes lo scorso anno come miglior attore.

La storia, ambientata nella prima metà del XVI secolo, racconta la storia di Michael Kohlhaas, un mercante di cavalli vissuto a Cévennes che dopo essere stato privato di tutti i suoi beni, organizza una missione per vendicarsi e riprendersi i suoi averi.

"Quello che veramente mi ha impressionato di questa storia", ha detto il regista in conferenza stampa, "è il fatto che Kohlhaas sia un uomo che si guadagna per il suo coraggio e la sua determinazione la possibilità di prendere il potere ma poi ci rinuncia per dirittura morale. E' ai miei occhi una delle più belle storie politiche che si possano raccontare". Punto di forza del film, senza dubbio, la presenza carismatica di Mads Mikkelsen, che del suo personaggio ha detto: "Kohlhaas è un personaggio unico. Non è come voi e me. Lui chiede la cosa più semplice al mondo, la giustizia, l'eguaglianza dei diritti. Kohlhaas è un uomo i cui ideali sono più grandi di lui. Molto più grandi della sua stessa vita".

Il film, nonostante la buona prova di Mikkelsen, non ha entusiasmato più di tanto.



Frra

'X-Men: Days of the Future Past': Evan Peters sarà Quicksilver

Bryan Singer via Twitter continua a tenere aggiornati i fan sulla lavorazione di 'X-Men: Days of the Future Past'.

Nell'ultimo tweet ha informato tutti dell'ingresso nel cast di Evan Peters ('Kick Ass', 'American Horror Story') nei panni di Quicksilver. Dotato di una velocità sovrumana, Quicksilver è il figlio di Magneto e ha una sorella gemella, Scarlet Witch.

Ma c'è una notizia nella notizia, o meglio, qualcosa non torna. Del personaggio di Scarlet Witch si è infatti parlato nei giorni scorsi accostandolo all'attrice Saoirse Ronan che potrebbe interpretarlo ma in 'The Avengers 2'. Joss Whedon infatti aveva annunciato l'ingresso di due nuovi personaggi fra i Vendicatori, e i due sono proprio Quicksilver e Scarlet Witch.

La notizia ha stimolato la fantasia del fan su un possibile crossover fra X-Men e The Avengers ma a quanto pare non sarà così. I due film si svolgono in periodi diversi e quindi gli attori che interpreteranno i due personaggi in un film non potranno essere nell'altro, inoltre in 'The Avengers 2' i due personaggi non saranno chiamati mutanti perché questo è un termine strettamente legato al mondo degli X-Men. Questo potrebbe creare un po' di confusione visto che vedremo lo stesso personaggio in due film diversi e con due attori diversi a poca distanza l'uno dall'altro. Forse un crossover, anche solo accennato, sarebbe stato più "semplice" ma l'ostacolo è "tecnico": i diritti sui personaggi degli X-Men appartengono alla Fox mentre quelli dei Vendicatori alla Marvel, un crossover perciò è quasi impossibile.

Vedremo se la presenza di Quicksilver, e probabilmente quella di Scarlet Witch, fra gli X-Men farà cambiare idea a Joss Whedon per 'The Avengers 2', magari la Fox e la Marvel troveranno un punto d'incontro, oppure ognuno continuerà per la propria strada.

'X-Men; Days of the Future Past' uscirà a luglio 2014 e vedrà riuniti tutti i mutanti, nelle loro versioni giovani e "adulte", più delle new entry. Nel cast ci saranno, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Ian McKellen, Patrick Stewart, Hugh Jackman, Omar Sy, Halle Berry, Peter Dinklage, Ellen Page, Anna Paquin, Nicholas Hoult, Daniel Cudmore e Shawn Ashmore.


Frra

giovedì 23 maggio 2013

Festival di Cannes 2013 - giorno 9

Al nono giorno forse il Festival ha trovato la sua Palma d'Oro? non si può ancora dire ma il film di Kechiche presentato oggi in Concorso ha convinto tutti.

Applausi a scena aperta e critiche entusiaste per 'La Vie d'Adele' ('Blue Is The Warmest Colour') di Abdellatif Kechiche, con Lea SeydouxAdele Exarchopoulos.

Un film di tre ore che racconta la storia d'amore, passione e sesso fra due donne, una ragazzina di 15 anni e un'artista più grande di lei. Una storia d'amore toccante ma anche passionale, molte scene di sesso, anche lunghe ed esplicite fra le protagoniste.

La critica è unanime (addirittura Radio Vaticana l'ha promosso con entusiasmo) e grida al capolavoro. In conferenza stampa il regista Kechiche ha spiegato come ha fatto ha filmare le due protagoniste in modo così appassionato e ravvicinato: "Volevo captare espressioni sottili, per cogliere la naturale bellezza dei corpi e la coreografia dell'atto d'amore. E' stato altrettanto difficile filmare la sensualità nelle scene dei pasti. Abbiamo lavorato tanto e parlato tanto, ma alla fine le discussioni non ci portavano a nulla, la realtà è più intuitiva degli intellettualismi". Il film dura tre ore che però scorrono via leggere, e in più presenta scene di sesso esplicito. Alla domanda se accetterebbe qualche taglio per evitare la censura (il riferimento era in particolare a quella americana) il regista ha risposto: "Il mio film è un gesto artistico ma nel cinema c'è anche un lato commerciale, oltre a un senso di rispetto per chi non ha la stesso modo di considerare la sessualità. La trovo accettabile se si tratta di tagli limitati. Comunque se il film avrà dei problemi non sarà certo negli Usa, è stato già venduto". Il regista comunque non aveva intenzione di fare un film sull'omosessualità. "Non volevo fare un film militante, ho trattato questa coppia come una coppia qualsiasi", ha detto Kechiche, "Però se viene considerato anche da questo punto di vista la cosa non mi disturba".
Nel caso non arrivasse la Palma potrebbe però arrivare un premio per Adele Exarchopoulos, che della sua esperienza sul set dice: "Mi sono affidata completamente a lui [Kechiche]. Abbiamo lavorato insieme per quattro mesi, non c'era nulla di scritto. Abbiamo seguito la nostra istintività. Mi sono sentita estremamente libera nel girare il film, si è creato un rapporto di grande fiducia tra noi su set". Anche Lea Seydoux l'ha trovato liberatorio: "Per me è stato interessante fare un film così realistico, essendo molto timida avevo paura di non farcela a recitare in modo naturale. Grazie ad Abdel sono riuscita a dimenticarmi delle telecamere e di tutto". E il regista si è complimento con lei in conferenza, parole d'apprezzamento che hanno fatto scoppiare in lacrime l'attrice.

Presentato in Concorso anche il film di Alexander Payne, 'Nebraska', con Bruce Dern.

Ambientato nella periferia americana, racconta di un anziano ubriacone e un po' rimbambito che vince un milione di dollari alla lotteria e deve andare in Nebraska per riscuotere. Parte col figlio ma durante il tragitto verranno fuori anche vecchie conoscenze che gli riporteranno alla mente eventi passati.

Il film è in bianco e nero, "L'ho sempre immaginato così. Non è il modo più commerciale per fare le cose ma ne ho discusso con la Paramount e loro hanno accettato", ha detto Alexander Payne in conferenza stampa, "Diciamo che il formato si prestava bene a ritrarre lo stile di vita austero dei personaggi. Niente male come risposta, eh? Questo è il film della malinconia, della depressione". Della stessa idea l'attore Bruce Dern, arrivato a Cannes insieme alla figlia Laura. "Mi sono sentito molto malinconico quando ho letto la sceneggiatura", ha detto l'attore, "L'ultima volta che un essere umano mi ha visto sullo schermo era 25 anni fa! fatto sta che Payne mi ha ispirato fiducia. E' uno che non ti ordina di fare le cose, ti chiede di farle e ti spiega come".
Il film ha ricevuto applausi nella media, senza particolari entusiasmi.

Fuori Concorso invece è arrivato 'Max Rose' ma soprattutto Jerry Lewis.

L'attore comico in questo film fa il serio nel ruolo di un jazzista che nei giorni prima della morte della moglie scopre tutte le bugie della sua famiglia.

Il moderatore della conferenza aveva avvisato i giornalisti di non fare domande complicate e di parlare lentamente ma l'attore, quasi novantenne, è stato un vulcano di battute. Ha scherzato per tutta la conferenza stampa, mettendosi le cuffie per la traduzione nel naso, bloccando un giornalista che si era alzato, contando tutti quelli che lo applaudivano e scattando foto alla platea Ad una giornalista che le chiedeva del suo rapporto con Dean Martin l'attore ha risposto "Ma lei lo sa che è morto?!". E poi ancora, parlando delle sue attrici comiche preferite: "Cary Grant e Burt Reynolds". "Quando guarda al passato coso provo? Innanzitutto mi siedo", ha detto Jerry Lewis, "perché tutto ciò che ho fatto ha richiesto lavoro e fatica. Il mio sentimento? La stanchezza". Fra le battute comunque si è parlato anche del film di cui l'attore ha detto: "E' la sceneggiatura più bella che mi sia capitata di leggere negli ultimi 40 anni", ha continuato l'attore, "Sono stato un crazy clown per tutta la carriera, qui invece ho una parte drammatica, non interpreto Jerry Lewis. La bellezza dell'amore tra queste due persone anziane è una cosa che commuove. Per me stare su quel set era una rinascita continua. Nelle pause di lavorazione potevo stare con Claire Boom [la protagonista di 'Luci della Ribalta'], una signora meravigliosa che interrogavo continuamente su Charlie Chaplin". "Ho sentito in ogni momento delle riprese di questo film che non ne avrei mai interpretati altri" ha poi concluso l'attore in modo quasi commosso.



Frra

mercoledì 22 maggio 2013

Festival di Cannes 2013 - giorno 8

Il Festival si scuote con uno dei film più attesi del Concorso.

E' il giorno di 'Only God Forgives' ('Solo Dio Perdona') di Nicolas Winding Refn, che nel 2011 al Festival ha vinto il premio alla regia con 'Drive'.

Una storia di vendetta. Julian è uno spacciatore che gestisce un bar di thai box come copertura, suo fratello viene assassinato dopo aver ucciso una prostituta. La madre dei due, a capo di una grossa organizzazione criminale, arriva a Bangkok per riportare a casa il cadavere del figlio e ordina a Julian di vendicare il fratello. Julian dovrà vedersela con Chang, ex poliziotto detto l'Angelo Vendicatore.

Chi conosce i lavori precedenti di Nicolas Winding Refn non faticherà a riconoscere lo stile del regista, fatto di colori quasi psichedelici, silenzi e tanta violenza. E la critica si spacca.
In conferenza stampa il regista è un fiume in piena. "Sono quasi un pornografo, un feticista. L'arte è un atto di violenza, ha a che fare con la penetrazione e l'entrare dentro la nostra anima", ha dichiarato Refn, "Quel che conta è ciò che mi emoziona, che mi eccita. Non so dire da dove vengano tutte queste immagini, evidentemente è qualcosa che abbiamo dentro e abbiamo bisogno di esprimere, anche attraverso l'arte. Naturalmente, questo non significa istigare il pubblico alla violenza. Posso comunicare immagini violente suscitando nello spettatore tutt'altra reazione". E sul film spiega: "Era un film che avevo cominciato a mettere in piedi con pochissimi soldi prima di 'Drive', il mio desiderio di portare a termine questo film era così radicato che ci sono tornato appena possibile. Volevo raccontare la storia di un uomo che vuole battersi contro Dio. La mia intenzione era fare un film che mescolasse misticismo e realtà e anche condensare la summa di tutti i film che ho diretto fin qui [la trilogia di The Pusher, 'Bronson', 'Valhalla Rising', 'Drive']. E' un film basato sul silenzio. Avevo bisogno di sfogarmi, ma non potevo accontentarmi di quello, così ho aggiunto questo personaggio della madre, che si crede Dio. I protagonisti, come i personaggi del mito, sono indecisi su quale strada intraprendere. Il personaggio di Ryan capisce che il legame con sua madre è la sua maledizione". E proprio sul personaggio di Ryan Gosling, grande assente ma giustificato visto che sta girando il suo primo film da regista, si sono concentrate alcune domande dei giornalisti, in particolare sul suo essere "fermo" e molto silenzioso, pronuncia circa 12 battute in tutto il film. Refn ha spiegato: "Volevo dar vita al viaggio di uno Sleepwalker, una creatura mitologica che non sa dove andare, si guarda in giro, perso, ha la risposta ma gli manca la domanda e la domanda la troverà nella scena finale. E ha una madre terribile come riesce a essere Kristin nel film. E poi trovo che il linguaggio del silenzio sai più forte e poetico e che attraverso esso le immagini si facciano più subliminali. Con Ryan abbiamo lavorato diversamente che in 'Drive', soprattutto sui movimenti. Lì si spostava in continuazione, qui abbiamo reso l'idea di qualcuno che agisce come un sonnambulo, i suoi movimenti sono quasi 'liquidi'".

C'è un elemento del film su cui la stragrande maggioranza della critica concorda: la grande prova di Kristin Scott Thomas nei panni di una donna terribile, una madre "indegna", biondissima, con un look decisamente molto lontano da come siamo abituati a vedere l'attrice, e tanto mascolina quanto femminile. "Durante la lavorazione la spingevo sempre ad andare oltre col linguaggio" dice il regista e Kristin Scott Thomas racconta: "Abbiamo dovuto improvvisare molte delle mie scene. dovevo dire cose orribili e se avessi dovuto prepararle prima ne sarei rimasta pietrificata, non avrei potuto esprimerle. Sono peggiorata man mano che le riprese andavano avanti, diventavo via via più cattiva e più meschina. Ma mi è piaciuta moltissimo questa evoluzione del personaggio".

A fine proiezione ci sono stati fischi e applausi, critica spaccata in due tra chi lo esalta per la bellezza delle immagini e l'uso che fa della violenza e chi lo considera un passo indietro del regista rispetto a 'Drive' e chi invece l'ha proprio demolito. Un film non adatto a tutti i palati.

Presentato in Concorso anche 'Grigris', del regista Mahamat Saleh-Haroun. Il film non ha impressionato, si può dire che abbia quasi deluso visto che secondo i bookmaker è il favorito per la Palma d'Oro.

Presentato invece fuori concorso 'All is Lost' di J.C.Chandor. Protagonista il grande Robert Redford.

Un film con un solo attore, quasi senza musica e di poche, pochissime, parole. A parte qualche "fuck" e il prologo iniziale infatti il film non ha dialoghi, e la cosa non dovrebbe sorprendere visto che la storia racconta di un uomo solo con la sua barca in avaria in mezzo all'oceano.

Un uomo solo contro la forza della natura, e Robert Redford non ci ha pensato due volte ad accettare il ruolo. "Nessuno dei tantissimi cineasti indipendenti che accogliamo ogni anno al Sundance mi aveva mai chiesto di fare l'attore per lui. Ho colto la palla al balzo e accettato con entusiasmo. Anche perché fare il regista e il produttore sottopone a molte pressioni, è bello ogni tanto recitare, spero di continuare a farlo". Una bella sfida recitativa per lui, solo e senza dialoghi. "Credo nel valore del silenzio, al cinema e anche nella vita. Tradurlo in forma artistica permette a un attore di abitare completamente il ruolo", ha detto Redford, "Il silenzio obbliga ad avere totale fiducia nel regista e a vivere pienamente il ruolo. Mi ha costretto a essere libero, a ignorare ciò che mi circondava, eccetto il mare e la barca. Avevo tale fiducia che ho potuto lasciarmi andare. Questo film è l'opposto di quello che si vive oggi. C'è solo il mare, una barca e un uomo e può essere percepito come in contrasto con tutto il rumore che si fa oggi nel mio Paese".

Il film ha sorpreso la critica, nonostante l'assenza di dialoghi e la presenza di un solo attore regge la tensione per tutte la durata del film, grazie anche ad un'ottima prova di Robert Redford.



Frra



La grande Bellezza - La recensione

La grande Bellezza è un film del 2013 di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo, Carlo Verdone e Sabrina Ferilli.


Appena inizia il film ci ritroviamo immersi nella "nuova" dolce vita di Roma, con Jep Gambardella e tutti i suoi "amici" presi dalle feste mondane e da notti passate a chiacchierare per ore del più e del meno, senza in realtà raccontare nulla.

Il film è estremamente snob, ed è così che deve essere. I discorsi borghesi tra i vari personaggi, citando alle volte i grandi autori del passato, sono parole che agli occhi di persone "normali" risultano impersonali e vuote, così come coloro che le pronunciano.

Un bravissimo Toni Servillo, non poteva essere che lui ad interpretare il personaggio di Jep, sempre pronto ad interpretare qualsiasi ruolo gli viene proposto, senza essere mai banale.
Le sue battute ciniche nascondono un velo di tristezza e rimpianto per il passato, il suo primo (e forse unico) amore perduto e il non riuscire più a scrivere, facendo passare i giorni così, tra una festa e l'altra, una donna dopo l'altra.
Quella che mi ha sorpreso di più è Sabrina Ferilli, che fuori dai vari "cinepanettoni" è una bravissima interprete, capace ci catturare l'attenzione dello spettatore in un ruolo che sembra le sia stato cucito addosso, molto spontanea, a tratti intensa e un po' cafona quando serve.
In generale tutto il cast si è comportato bene, Carlo Verdone e Carlo Buccirosso sono ormai una garanzia, brava anche Pamela Villoresi.

Altra grande protagonista del film è Roma, città che a detta dei personaggi è perfida, ti mastica e ti consuma velocemente, per poi sputarti via con altrettanta velocità se non riesci a dire o fare tutto al momento giusto. Eppure, nelle immagini che ci propone il regista, Roma ci appare bellissima e silenziosa, nonostante il frastuono delle feste, i palazzi, le strade e i monumenti storici, sono al di fuori di tutto quello che succede. Il tutto legato da una bellissima colonna sonora, che si alterna tra musica "coatta" delle feste, e dolci sinfonie che accompagnano Jep in solitudine per le strade.


Lòisa

martedì 21 maggio 2013

Festival di Cannes 2013 - giorno 7

Giro di boa per il Festival, sono già dieci i film presentati in Concorso e oggi è soprattutto il giorno di Paolo Sorrentino.

Presentato già ieri sera alla stampa, 'La Grande Bellezza', unico film italiano in Concorso. C'era grande attesa intorno a questo film che a fine proiezione ha raccolto diversi applausi, è stato apprezzato dalla stampa estera ma che è destinato a far discutere quella italiana.

La storia racconta di Jep Gambardella (uno straordinario Toni Servillo), un giornalista che vive a Roma da 26 anni, una volta era uno scrittore e il suo libro 'L'apparato Umano' vinse anche il "premio bancarella". Da quel giorno ha il blocco dello scrittore. Jep va a dormire quando gli altri si svegliano, vive le feste trash e mondane organizzate dai "nuovi mostri", vuoti e cafoni, che vivono una città, Roma, tanto bella da far "morire i turisti". Jep è il re delle feste, conosce tutti, ma è anche un uomo cinico e disilluso, e arrivato a 65 anni si interroga sul suo passato, ricorda, si rende conto che non vuole perdere tempo con le cose che non gli vanno, e si chiede come hanno fatto tutti a perdere il senso della "grande bellezza".

Sorrentino "fellineggia" un po', guardando a 'Roma' e a 'La Dolce Vita', ma racconta un'Italia ben diversa da quella degli anni '60, l'Italia di oggi. "Da napoletano sono andato a Roma da ragazzo e più tardi mi sono trasferito a viverci", racconta Paolo Sorrentino, "Così in tanti anni ho raccolto suggestioni e aneddoti. Ma è stata l'idea del personaggio di Jep a far sì che quegli appunti potessero diventare film, perché ci voleva un testimone che attraversasse quel mondo. [Il film] si interroga su sentimenti che non appartengono a un tempo preciso. La grande bellezza è la metafora di un paese che perde continuamente opportunità, mentre Roma, con la sua bellezza, testimonia che un tempo quelle opportunità sono state colte da qualcuno. Il film non mostra una povertà materiale, ma quella dell'anima e del vuoto. Ho voluto guardare a ciò che sta dietro l'apparenza del degrado del nostro paese. Questo film parla della bellezza della vita". E sui suoi personaggi, a volte grotteschi, Sorrentino dice: "Ho un occhio benevolo per la bellezza della città e verso le persone, anche se possono sembrare un po' insulse o non frequentabili. Dietro ognuno di loro ci sono malinconie, sofferenze, storie personali. Anche in situazioni squallide, persino patetiche, si cela una forma di bellezza". Sul paragone con Fellini: "Ho interiorizzato la lezione di Fellini, come tutti i giovani registi italiani. Ma eviterei i paragoni: 'La dolce vita' era un capolavoro, il nostro è solo un film". Prolifica la collaborazione fra Toni Servillo e il regista. L'attore al riguardo ha detto "E' l'ironia che unisce me e Paolo", e Sorrentino gli risponde dicendo che "è il mio miglior critico anzi forse l'unico critico di riferimento". Servillo ha poi parlato del suo Jep e lo descrive come un uomo indifferente a tutto ciò che ha intorno, "non è più un creativo, ma continua  a vivere sul suo passato".

Nel cast anche Carlo Verdone che ha parlato dell'esperienza di stare sul set con Sorrentino: "Sorrentino è talmente severo che quando abbiamo girato la scena del monologo del mio personaggio mi ha rimproverato dicendomi: 'Io non l’avevo scritto così questo monologo, doveva essere più ironico' e io lì ho avuto il primo attacco di panico in scena della mia vita. Abbiamo dovuto farla tantissime volte prima di arrivare al tono giusto. Io sui miei set sono abituato a scherzare tantissimo, altrimenti proprio non riesco a sciogliermi, invece Paolo è proprio uno da vecchia scuola, rigorosissimo e disciplinato. Io durante le riprese facevo magari le mie voci e facevo ridere qualcuno, allora lui si voltava col sigaro in bocca, con quella faccia come a dire: 'Chi osa ridere sul set?'". Ma Verdone racconta di essere riuscito a strappare una risata al regista: "stavo recitando con Toni una scena e ho cominciato a fare una delle mie voci, e Toni è scoppiato a ridere, così anche Paolo per una volta si è lasciato andare, però che fatica! Comunque c’è da dire che film come i suoi richiedono un controllo totale. In questo aveva addirittura quattro macchine da presa da gestire. Detto ciò, tornerei a lavorarci oggi stesso".

Il film esce domani nelle sale.

Presentato in Concorso anche il film di Steven Soderbergh 'Behind The Candelabra', con Michael Douglas e Matt Damon. Il film sull'artista Liberace che molti non volevano produrre perché considerato "troppo gay" e che poi ha trovato i fondi grazie alla HBO.

Protagonista del film Michael Douglas che in conferenza stampa ha raccontato di aver incontrato Liberace: "Ho incontrato Liberace una volta, avevo 12 anni, mio padre aveva una casa a Palm Springs e lui viveva non lontano da lì. Lo vidi uscire una volta dalla sua Rolls Roys, pieno d'oro e anelli, era una bella giornata e lui splendeva letteralmente al sole. Era un personaggio davvero charmant adorava le belle cose, era molto generoso, tutto intorno a lui luccicava". Matt Damon invece non l'ha mai incontrato essendo troppo giovane ma l'ha conosciuto grazie a sua madre: "Per mia madre era un idolo. Lei stessa era una pianista e adorava vederlo suonare". Steven Soderbergh ha invece raccontato le difficoltà nel trovare produttori. "Nessuno a Hollywood voleva farlo per via delle tematiche gay", ha detto il regista, "Dicevano che il film non avrebbe attirato il pubblico etero. E questo, dopo 'Brokeback Mountain'. Incomprensibile! Per di più il mio film è anche divertente, continuano a sorprendermi con le loro dinamiche assurde". "Non penso che il problema fossero le tematiche gay", ha ribattuto Douglas, "quanto il fatto che ormai a Hollywood non si interessano minimamente di film a basso budget. Per fortuna che c'è la tv. Il paradosso è che proprio il mio nome potrebbe essere stato controproducente. Nemmeno i piccoli distributori hanno avuto il coraggio di tirar fuori un Michael Douglas gay!". Inevitabile parlare dell'oggi, delle leggi sui diritti degli omosessuali. "Non so se tra 50 anni avremo finalmente una legge", ha detto Soderbergh, "magari ci chiederemo perché ci sia voluto così tanto tempo. Ma devo essere onesto: non pensavo a questo, preparando il film, quel che mi interessava era il rapporto tra i due personaggi. Un coreografo di Liberace mi ha raccontato che quando venne fuori la sua omosessualità era terrorizzato dall'idea che il pubblico lo avrebbe fischiato. Lo applaudirono più di prima. La vita privata degli artisti al pubblico non interessa. Conta ciò che sono in grado di dare. Magari un giorno arriveremo al punto in cui non si parlerà nemmeno più di queste cose".

Piccolo momento di commozione per Michael Douglas durante la conferenza stampa. "Dopo il cancro, questo film è un regalo", ha detto l'attore commosso. A sdrammatizzare ci ha pensato poi Matt Damon, che nel film interpreta il giovane compagno del protagonista, "posso vantarmi di aver condiviso con Michael Douglas momenti particolarmente intimi, come Sharon Stone o Demi Moore!".

Accolto abbastanza bene dalla critica che ha sottolineato la prova convincente di Michael Douglas e come il vero Liberace avrebbe apprezzato questo film.



Frra





lunedì 20 maggio 2013

Festival di Cannes 2013 - giorno 6

Lunedì molto ricco al Festival di Cannes.

Presentato, per la sezione Un Certain Regard, 'As I Lay Dying', debutto alla regia di James Franco, film tratto da un romanzo di William Faulkner.

Ambientato agli inizi del '900, è la storia di una famiglia e del loro viaggio per seppellire la madre nella città di Jefferson, in Mississippi.

James Franco, regista, interprete e sceneggiatore del film, ha scelto una storia non semplice da portare sul grande schermo, per farlo ha cercato di adattarsi il più possibile al libro, che presenta 15 narratori diversi in 59 capitoli, e per farlo ha diviso lo schermo in due per dare un doppio punto di vista (split screen). Nella conferenza stampa Franco ha spiegato i motivi per cui ha scelto questo film: "Mentre morivo è uno dei primi romanzi che ho letto senza essere obbligato, al di fuori dalle letture scolastiche. Me lo aveva passato mio padre e mi ricordo di aver passato tutto il weekend a leggerlo, mentre tutti i miei amici facevano festa. Ho pensato che sarebbe stato un film davvero interessante per la sua struttura. Il modo in cui la storia è raccontata è molto complicato, mentre la struttura del romanzo è molto semplice".

Fuori Concorso è arrivato 'Blood Ties', diretto da Guillaume Canet e scritto da James Gray (che sarà in concorso con 'The Immigrant'). Grande cast con Clive Owen, Marion Cotillard, Mila Kunis, Billy Crudup, Zoe Saldana e James Caan.

Remake di un film francese del 2009, 'Les liens du sang' (di cui Canet era protagonista), racconta di un difficile rapporto fra due fratelli, un poliziotto (B.Crudup) e un ex galeotto (C.Owen). Il primo è ossessionato da una donna (Zoe Saldana) mentre il fratello ha una relazione con una ragazza molto più giovane di lui (Mila Kunis). Tutto procede normale finché i mondi opposti dei due fratelli non si incrociano.

Il film non ha avuto un grande successo di critica, molte le stroncature, per questo la conferenza stampa è stata molto leggera, nessuno ha sferrato il colpo contro il regista. Guillaume Canet ha raccontato le difficoltà per lui, francese, di girare negli Stati Uniti, un problema di lingua e di burocrazia. "La cosa più difficile era dover lavorare con un traduttore", ha detto il regista-attore, "Il vero problema sono i tecnici puri, gli operatori, che sono abituati a lavorare su tanti fronti diversi, come i Tv Show, stanno due-tre giorni sul set e poi vanno via, e ci sono anche le regole assurde sui figuranti. Solo l’assistente alla regia può parlare con il figurante, che è veramente assurdo quando stai girando una scena con Clive Owen e dei figuranti e puoi rivolgerti a lui, ma non a loro. E poi c’è questa montagna di autorizzazioni burocratiche che bisogna ottenere per girare da qualsiasi parte a New York ed è roba da diventare matti!". Clive Owen ha spiegato di aver accettato subito la proposta di Canet che gli era stato "raccomandato" da Alfonso Cuaron ai tempi de 'I Figli degli Uomini': "Di lui ti puoi fidare, è un bravo ragazzo e un bravo regista. Quindi, quando lui mi ha sottoposto il copione non ho potuto che accettare". Un po' tesa Marion Cotillard, attrice nel film e compagna di Guillaume Canet, che sul finire della conferenza si è rilassata dopo che un giornalista italiano gli ha fatto i complimenti per la sua pronuncia italiana nel film. "Sapesse che sollievo sentirmi fare questo complimento", ha detto la Cotillard che nel film pronuncia alcune battute in italiano, con tanto di parolacce, "Sono completamente incapace di parlare italiano, ma alla fine Guillaume mi ha convinto del fatto che dava maggiore caratterizzazione al personaggio e così mi sono data veramente da fare, ma è stato così stressante!".

Due film presentati in Concorso, nel primo anche un po' d'Italia. 'Un Chateau en Italie' di Valeria Bruni Tedeschi. Con Valeria Bruni Tedeschi, Xavier Beauvois, Louis Garrel e Filippo Timi.

Una ricca famiglia di industriali italiani si esilia in Francia mentre l'Italia vive gli anni di piombo. Riaffiorano le storie passate tra cui quella del fratello della protagonista, morto di Aids. Una storia non autobiografica ma fortemente ispirata alla famiglia vera di Valeria Bruni Tedeschi.

Presentato anche 'Wara no Tate' di Takashi Miike. Un action thriller movimentato che racconta di un miliardario che mette una taglia sulla testa dell'uomo che ha violentato e ucciso la sua nipotina. Per cercare protezione, l'assassino si presenta spontaneamente alla polizia e quattro poliziotti vengono incaricati di portarlo incolume fino a Tokyo. Il film si pone domande sul senso del dovere, con i poliziotti che si ritrovano a difendere una persona colpevole da chi vorrebbe giustizia. Qualche mugugno in sala dopo la proiezione stampa per un film che somiglia molto agli action thriller americani.


Frra


domenica 19 maggio 2013

Festival di Cannes 2013 - giorno 5

Tanta pioggia ieri sul Festival di Cannes, oggi si riaffaccia il sole, sarà merito del film dei fratelli Coen?

'Inside Llewyn Davis' ha catalizzato l'attenzione di tutti. Applauditissimo dalla sala stampa, il film ha convinto e conquistato tutti al Festival e si candida prepotentemente per la Palma d'Oro.

Il film racconta di un perdente, Llewyn Davis, cantante folk ridotto quasi ad essere un barbone, perennemente insultato dalla ragazza che ha messo incinta e che non si fa problemi a farglielo pesare, senza soldi, senza casa. E'  uno sfigato, un po' goffo, ma convinto di avere talento nella musica e che gli basti quel pizzico di fortuna necessaria per riuscire finalmente a svoltare. Il pizzico di fortuna però nemmeno lo sfiora.

La storia è stata ispirata dal vero cantante semisconosciuto Dave Van Ronk e Joel e Ethan Coen l'hanno raccontata con il loro inconfondibile tocco, andando quasi a braccio, senza una storia vera e propria da seguire. Protagonista un bravo e convincente Oscar Isaac, capace di dare grande umanità al personaggio. Nel cast anche Carey Mulligan, John Goodman, Garret Hendlund e Justin Timberlake.

In conferenza stampa i fratelli Coen hanno toccato con mano l'entusiasmo dei giornalisti che li hanno riempiti di complimenti. Joel Coen ha raccontato così il loro Llewyn Davis e il periodo in cui è ambientato il film: "Llewyn Davis ha una relazione molto travagliata con il successo. Sono tempi bui, in cui i musicisti devono supplicare gli amici di avere un posto sul loro divano. Lui va cercando l’autenticità dei testi e delle canzoni che scrive ma senza fortuna. Il successo è un meccanismo talmente imprevedibile, è quasi impossibile parlarne o razionalizzarlo, accade e basta. Ma noi volevamo focalizzare l’attenzione sulla fedeltà a se stessi e alla propria concezione artistica, senza inseguire il miraggio della riconoscibilità, quando un artista si preoccupa solo della coerenza con le proprie idee. Era anche un periodo in cui non esistevano i contratti con gli artisti e questo permetteva infinite possibilità creative".

E chi meglio di Justin Timberlake può parlare del successo nel mondo della musica? "Faccio questo lavoro da quando ero giovanissimo, ho visto tonnellate di persone non riuscire ad arrivare. A volte sei nel posto giusto con le persone sbagliate, altre volte nel posto sbagliato con le persone giuste. Migliaia di persone non ce la fanno, pura vendo talento da vendere". Vera rivelazione del film è il protagonista Oscar Isaac, che sul suo personaggio ha detto: "Ho dovuto prima di tutto appropriarmi del contesto e questo ha richiesto un lavoro di sei settimane prima del film insieme agli autori, poi ho dovuto lavorare sullo stile che Llewyn doveva adottare e lì mi è stato molto utile T Borne che mi ha detto 'Canta come se cantassi per te stesso da solo'". E T Borne Burnett, che ha curato la colonna sonora, ha dichiarato che "lo scopo del film era mostrare gli effetti della delusione". Carey Mulligan è alla seconda apparizione in questo festival offre una prova decisamente diversa da quella del 'Grande Gatsby', a prova delle sue capacità recitative, nel film interpreta la sboccatissima ragazza messa incinta da Llewyn Davies che però è fidanzata con Justin Timberlake, e in questo film canta, di nuovo, dopo averlo fatto in 'Shame', in un terzetto folk. La Mulligan non nega di essere stata un po' in ansia prima della scena: "Beh, chi non lo sarebbe, però T Borne mi ha aiutato molto perché ha cercato di trovare per ognuno il pezzo che corrispondesse di più alla nostra personalità e alle nostre opinioni".
Momenti "alla Coen" anche durante la conferenza stampa in cui si è parlato ampiamente anche dei sei diversi gatti che sono serviti per girare il film.

Da segnalare inoltre il film 'Borgman', presentato oggi in Concorso, del regista olandese Alex van Warmerdam. Film che ha sorpreso molti e che unisce una serie di generi diversi, dal thriller a grottesco fino all'erotico.



Frra


'Il Grande Gatsby' - la recensione [Pro e Contro]

[PRO]


Baz Luhrmann è un regista dalla fortissima impronta autoriale, uno di quelli che quando guardi un suo film ne riconosci subito lo stile, anche se ti eri approcciato alla visione senza sapere nulla: ne Il Grande Gatsby c'è tutto ciò che è caro al regista, a partire dalle scenografie scintillanti, i colori sgargianti e la musica pop, un continuo frastuono di luci e colori che ti prende e ti trascina nel mondo magnifico del misterioso signor Gatsby.


Come Alice caduta nella tana del bianconiglio, Nick (un Tobey Maguire che si impegna ma mostra tutti i suoi limiti) viene risucchiato da questo mondo e portato al cospetto di questo personaggio affascinante, quasi inarrivabile, per riuscire poi a scoprire, pian piano, la parte più vera e nascosta di una personalità tanto fragile quanto profondamente forte.

Siamo d'avanti a un film intensamente romantico, malinconico nonostante il tripudio orgasmico di musica e fuochi d'artificio, un film triste sin dalle sue prime battute, perché l'amore che lega Gatsby e Daisy è costantemente avvolto da un velo di irrealtà che induce la certezza che qualcosa di terribile è in agguato, anche se non sappiamo cosa.


In questo bisogna fare i complimenti alla sempre splendida Carey Mulligan, la sua Daisy è una donna sciocca, delicata, profondissima, in bilico costante tra vanesio e follia, tra l'amore per Gatsby e suo marito, tra il rimpianto di un qualcosa che avrebbe potuto esserci e ciò cui si era rassegnata.

Leonardo Di Caprio è sempre una garanzia, nonostante non sia la sua miglior prova, riesce a essere affascinante e misterioso, ma anche dolce e bisognoso di rassicurazioni.
Molto bravi alcuni comprimari, Joel Edgerton e Isla Fisher su tutti, piuttosto anonimi gli altri, poco più che comparse sullo sfondo.



Il Grande Gatsby è un film intenso, capace di catturarti con la sua sfavillante estetica e di farsi amare per come riesce a essere più di ogni altra cosa un film che parla di amore e di speranza. Non ha la perfezione di Moulin Rouge, nè la visionarietà di Romeo+Giulietta, ma è a suo modo un piccolo gioiello, di quelli che ti portano a considerare il mondo un posto migliore, nonostante tutto.

Chiara


[CONTRO]



Ancora una trasposizione, e ancora una sola domanda: perché?
A parer mio il film si potrebbe riassumere in questa incognita che ormai accompagna numerosi film del nostro presente.

Ovviamente ogni regista cerca di dare la propria impronta e “visione” nei lavori che fa, quindi, cosa porta Baz Luhrmann nello sfavillante mondo anni '20 di Jay Gatsby? Sicuramente, come ormai sappiamo, Luhrmann ha la capacità di equilibrare musica e immagini e Il Grande Gatsby lo conferma, portando con se un'importante colonna sonora firmata da artisti contemporanei (e non) mescolata con suggestive immagini degne delle più eleganti copertine di Vanity Fair. E cos'altro? purtroppo nulla di più.
Dopo un primo tempo di “Vanity Fair” costante il film perde tutto, anche le ricostruzioni digitali diventano pixel vuoti e senza peso che nemmeno le buone ma non eccezionali interpretazioni del discreto cast possono risollevare.

Leonardo Di Caprio più o meno convincente riesce comunque a risultare piatto, e magari il pesante make up ha fatto la sua parte in questo. Carey Mulligan è brava, doveva interpretare una persona vuota e infantile e così è stato, ma sicuramente il meno adatto alla parte è Tobey Mcguire, che dopo Spiderman (ma anche prima) non riesce a fare il suo lavoro che a quanto pare dovrebbe essere l'attore. Piatti e caricaturali anche Joel Edgerton, Isla Fisher (che fortunatamente riesce a non essere odiosa come di solito) Jason Clarke e Elizabeth Debiki, personaggi di contorno che "non contornano".



Inutili probabilmente i paragoni con le versioni precedenti del romanzo di Francis Scott Key Fitzgerald, perché hanno linguaggi e caratteri completamente diversi tra loro e magari questo è un punto a favore per Luhrmann, il linguaggio attuale che ha usato nella sua rivisitazione rende la storia più scorrevole e piacevole (almeno all'occhio e all'orecchio) perché la storia rimane vuota, nessun sentimento reale, nessuna immedesimazione con nessun personaggio, nessun messaggio intrinseco, Il Grande Gatsby ha ben poco di grande.


Gli unici pregi che posso riconoscergli sono il 3D (nativo), la parte tecnica dai costumi alla colonna sonora, e nient'altro. Un film che se la canta e se la suona, anche se se la suona bene da quel punto di vista.

Lontani sono i tempi di Moulin Rouge per Baz Luhrmann.





Mat

sabato 18 maggio 2013

Festival di Cannes 2013 - giorno 3 e 4

Festival col brivido ieri a Cannes. Nella notte rapina alla gioielleria Chopard con la cassaforte strappata dal muro e portata via intero con tutti i gioielli dentro, e durante la giornata un folle ha sparato in aria, per fortuna a salve, momenti vissuti in diretta durante una trasmissione di Canal+ in cui erano ospiti anche i giurati Daniel Auteil e Christoph Walz.

Ma ieri è stato soprattutto, ed è un piacere dirlo, il giorno di Valeria Golino nella sezione Un Certain Regard con il suo film 'Miele', debutto alla regia per l'attrice. Film con un tema molto delicato come il suicidio assistito che ha convinto la critica, soprattutto quella estera, e ha  poi raccolto grandi applausi la sera alla proiezione per il pubblico. 

"Voglio bene a questo piccolo film che mi ha portato fin qui. Sono felice, ma non riesco a godere di questo momento", ha detto Valeria Golino in conferenza, "Provo tensione, qualcosa a cui non riesco a dare un nome, vorrei essere più contenta e serena, forse fra un mese lo sarò". Un film per cui la Golino ha lottato e non nasconde che i no sono stati tanti: "A dirmi di no sono stati anche molti amici. E devo ammettere di esserci rimasta molto male. La soddisfazione più grande è stato vederli ricredersi e venirmi a chiedere scusa". Alla domanda su quali fossero state le scene più difficili da girare, la Golino non ha dubbi, le scene dei suicidi assistiti. "Avevo molta apprensione, perché non volevo spettacolarizzare il dolore e neppure nasconderlo", ha detto la regista/attrice, "Tutta la troupe mi è stata vicina perché quelle scene non diventassero sentimentali e avessero una certa sacralità".
Ad accompagnarla il cast compresa la protagonista Jasmine Trica, quasi una veterana del festival visto che in passato ha partecipato con 4 film ed è stata anche giurata in Un Certain Regard nel 2007. Molto apprezzata la sua prova, in conferenza la Trinca ha detto che nonostante il grande stress emotivo si sentita molto a suo agio durante le riprese e il merito è stato soprattutto dell'alchimia con Valeria Golino. E sul film "'Miele' è un film non solo italiano perché entra in empatia con altre storie del mondo". La Golino ha spiegato la scelta di Jasmine Trinca come protagonista, ammettendo che comunque se avesse potuto lo avrebbe fatto lei: "Era un ruolo disegnato su una donna giovane e io trovo che Jasmine sia perfetta per incarnare un tipo di donna come questa. Ma se fossi stata più giovane non avrei esitato a litigarmi con lei il ruolo della protagonista. E poi devo ammettere che mi basta fare un lavoro alla volta: dirigere un film per la prima volta è stato già abbastanza faticoso".

Il film è già in sala in Italia. Va sottolineato come il film abbia convinto soprattutto la critica e il pubblico estero, a dimostrazione di come il cinema italiano venga spesso apprezzato più fuori dall'Italia che a casa nostra.

Film interessanti anche dal Concorso, con 'The Past' del regista iraniano Asghar Farhadi, con un ottimo cast, nel quale troviamo anche Bénérice Bejo che, a quanto pare, offre una bella prova. Un dramma familiare che ha strappato applausi da pubblico e critica e che si candida seriamente per un premio nella serata finale.

Altro film ad aver ricevuto ottime critiche e applausi è stato 'Like Father, Like Son' del regista Hirokazu Kore-eda. Anche questa pellicola potrebbe dire la sua alla fine del Festival.

Entrambi i film erano fra quelli favoriti o comunque fra i più attesi dalla critica, insomma le reazioni positive non sono poi una sorpresa.

Destinato a fare scandalo invece il film 'L'inconnu du Lac' di Alain Guiraudie. Un film a tematica omosessuale con scene di sesso esplicite mostrare in primo piano o messe ben in evidenza e per i protagonisti che passano gran parte del film (quasi tutto praticamente) nudi. 
Il film racconta di "cruising" e di Franck, Michel e Henri, tre uomini che si incontrano e si conoscono in riva ad un lago. Al di là degli scandali e delle chiacchiere, il film ha detta di molti è ben girato, molto ironico ma con un peso specifico importante. 
Un film che potrebbe rivelarsi un outsider nella sezione Un Certain Regard e che potrebbe dire la sua per la Queer Palm.


Oggi invece è arrivato a Cannes Benicio Del Toro per presentare il film 'Jimmy P.' di Arnaud Desplechin, nel cast anche Mathieu Amalric. Del Toro interpreta un nativo americano reduce dalla Seconda Guerra Mondiale che viene ricoverato in una clinica psichiatrica a causa di alcuni problemi riconosciuti come mentali e non fisici. In ospedale subentra la diffidenza verso il suo essere nativo americano, così viene chiamato un antropologo europeo specializzato in certi casi. Il film è stato presentato in Concorso.


Frra


giovedì 16 maggio 2013

Festival di Cannes 2013 - giorno 2

Passato il ciclone Gatsby, oggi è il giorno dei primi film in Concorso e nella sezione Un Certain Regard.

E' proprio dalla sezione parallela che arriva il titolo più atteso della giornata, cioè 'The Bling Ring' di Sofia Coppola, che vede fra i giovani protagonisti anche Emma Watson.

Per questo film la regista ha preso spunto da un articolo apparso su Vanity Fair in cui si raccontava di questo gruppetto di adolescenti di Hollywood talmente affascinati dalle star che sono finiti a entrare e poi svaligiare le ville dei loro idoli, tra le vittime Orlando Bloom, Lindsay Lohan e Paris Hilton, che ha anche prestato la sua casa per le riprese.

La Coppola torna così ad indagare il vuoto degli adolescenti e il vuoto di Hollywood. "Appena ho letto l'articolo ho capito subito che c'era materiale per farne un film, e che qualcuno l'avrebbe fatto, se non mi fossi sbrigata", ha detto la regista in conferenza, "E' una storia estremamente contemporanea, che subisce l'influenza delle moderne tecnologie, dell'arrivo dei social network. Le cose sono molto cambiate da quando ero ragazza io, non c'è più una dimensione privata. I giovani oggi possono sapere anche cosa le star mangiano a colazione, grazie ai moderni strumenti di comunicazione hanno quasi l'impressione di poterle toccare. Questi ragazzi non avevano assolutamente idea di star facendo qualcosa di sbagliato. Non hanno mai pensato a quello che poteva succedere. Hanno perfino pubblicato delle foto su Facebook che provavano la loro colpevolezza. Alcune loro ingenuità abbiamo dovuto toglierle da film perché, paradossalmente, erano troppo assurde per poter risultare credibili". Ma la Coppola precisa che con questo film non vuole farli diventare delle star, "Questo è il motivo per cui ho cambiato i loro nomi, era un modo per evitare che diventassero ancora più celebri, ma anche per proteggerli".
E Emma Watson di questa nuova dimensione ne sa qualcosa. "Tutto evolve così velocemente, subiamo l'impatto delle immagini in maniera molto forte, i giovani si identificano con le star, nella loro testa si costruiscono un'immagine che spesso ha anche poco a che fare con la realtà", ha detto l'attrice, "E' un peccato, tutto ciò ci fa perdere un po' l'innocenza. Spesso le riviste propongono una visione che è molto simile a una caricatura da fumetto. Per il mio personaggio ho lavorato moltissimo. Volevo che fosse credibile. Ho immaginato come poteva essere cresciuta, ho lavorato sull'accento, basandomi sui video di sorveglianza e il materiale che avevo a disposizione".
Il film ha ricevuto applausi alla fine della proiezione e ha divertito, anche se sembra non abbia convinto a pieno lo zoccolo duro della critica.

Presentato, sempre in Un Certain Regard, anche il film 'Fruitvale Station' di Ryan Coogler, con il premio Oscar Octavia Spencer.

Presentato in Concorso invece il nuovo film di François Ozon, 'Jeune & Jolie'. Protagonista la modella francese Marine Vacht (che ha smosso gli ormoni del pubblico maschile).

Il film è suddiviso in quattro stagioni, partendo dall'estate, e ogni stagione è scandita da una canzone in particolare. In queste quattro parti si racconta di una 17enne, una ragazza distaccata e indifferente, si prostituisce per pure scelta. Il film si basa molto sulla sua protagonista, che resta sempre misteriosa ed enigmatica.

François Ozon parla dell'adolescenza e delle ricerche fatte per scrivere questo personaggio. "E' un'età che nei film francesi e non solo in questi, è quasi sempre idealizzata, stilizzata, mentre io ne ho un ricordo doloroso e difficile. La malinconia fa parte dell'adolescenza perché accompagna la perdita delle illusioni dell'infanzia", ha spiegato il regista in conferenza, "Ho parlato con la polizia che si occupa di minori e con uno psicoanalista, più che altro per capire come è cambiato, rispetto ai miei tempi, il rapporto tra sessualità e mezzi di comunicazione". La protagonista, Marine Vacht invece racconta il suo personaggio in modo molto semplice: "Isabelle non si spiega e non si scusa. Semplicemente vive". "Isabelle non è per nulla innocente, è destabilizzante per tutti, come un angelo sterminatore", dice Ozon sul suo personaggio, "Rimanda a ciascuno la sua ipocrisia. L'importante è che resti il mistero. Perché Isabelle si prostituisce? Non lo sapremo mai. Il denaro, che di solito è la molla fondamentale, per lei non è decisivo, in famiglia non le manca nulla. Avrebbe potuto diventare anoressica o drogarsi, perché in realtà sta solo sperimentando, è aperta al mondo, è senza morale. Su di lei non avevo un'idea precostituita e spero che per chi vede il film sia lo stesso, che a nessuno venga voglia di giudicarla".
Il film ha convinto abbastanza.

Aperta oggi anche la Quinzaine des Rèalisateurs con l'atteso film di Ari Folman ('Valzer con Bashir') 'The Congress'. Protagonista Robin Wright nei panni di se stessa. Nel cast anche Harvey Keitel e Paul Giamatti. Il film, liberamente tratto dal romanzo The Futurological Congress di Stanislaw Lem, mescola live action e animazione.

La storia di un'attrice, Robin Wright, non più giovanissima e senza offerte di lavoro che accetta di farsi scannerizzare così che si possa usare la sua immagine all'infinito. Questo rende la vera attrice praticamente inutile e impotente davanti allo sfruttamento della sua immagine.

Il regista ha raccontato come la scelta sia caduta proprio su Robin Wright, quasi un colpo di fulmine. "Ho incontrato Robin a Los Angeles in occasione di una cerimonia. Ricordo di aver passato l'intera serata ad osservarla con attenzione", ha detto Folman, "Era seduta ad un tavolo di fronte al mio ed incarnava perfettamente tutta la bellezza e la fragilità che volevo avesse il mio personaggio. Così, il giorno dopo le ho presentato il progetto, mostrandole anche alcune illustrazioni che erano state realizzate da David Polonsky durante la notte. Robin è rimasta immediatamente conquistata e abbiamo iniziato insieme un lungo viaggio durato ben quattro anni". In generale il film ha convinto a metà ma è un vero e proprio viaggio visivo, passa dall'animazione anni '30 ad una più futuristica, con in mezzo anche scene in live action, e la sequenza di scannerizzazione ha lasciato molti a bocca aperta.



Frra