Cinque anni dopo il meraviglioso Gravity, Alfonso Cuaron torna con un film, prodotto da Netflix, talmente personale che molte delle scene sono estrapolate direttamente dai suoi ricordi d'infanzia, rendendo omaggio alle donne della sua vita.
Sembra strano che un autore come Cuaron, non certo uno che macina soldi al botteghino, abbia scelto Netflix per un film come Roma, eppure non si può negare che ormai il colosso dello streaming è diventato piattaforma anche d'autore, riuscendo ad accaparrarsi il Leone d'Oro a Venezia e lanciandosi anche nella corsa agli Oscar.
Fortunatamente, però, non ha rinunciato alla proiezione in sala, perché Roma, con il suo bianco e nero e i suoi campi lunghi, sembra girato appositamente per risaltare nel buio dei cinema, per essere amplificato nel suono della sala che mette in evidenza ogni sparo, ogni aereo che sorvola la città, ogni rumore e suono sullo sfondo che diventa parte integrante della ricostruzione del quartiere di Città del Messico, dello spaccato degli anni '70 e della vita di una famiglia comune.
Nel raccontare la storia di Cleo e della famiglia in cui la ragazza fa la domestica, c'è più di un'ispirazione verso il cinema neorealista italiano (Roma città aperta è richiamato alla memoria più volte), aiutato dalla fotografia in bianco e nero, dalla regia in cui si alternano primi piani intensi e lunghi piano sequenza di grandissimo impatto, in cui sono i suoni esterni a fare da colonna sonora, dalle onde del mare agli spari e le urla durante uno scontro fra manifestanti e polizia.
La storia quotidiana si intreccia agli avvenimenti del quartiere e della città, riuscendo a emozionare con grande semplicità, senza calcare mai sul dramma a tutti i costi, senza particolari scossoni, solo grazie alla bravura del cast, soprattutto donne, perché sono loro a far vivere la casa, mentre gli uomini rimangono sullo sfondo e sono spesso crudeli e violenti, anche quando sono solo dei bambini.
Non è facile cogliere i molteplici strati tematici presenti in Roma, che parte dalla storia di una cameriera, Cleo, si amplia nel racconto familiare e arriva fino al sociale, con la Storia messicana che sembra irrompere dalla finestra con la violenza di un uragano, per poi andare via e tornare a essere solo contorno, che sia una rivolta studentesca, i mondiali di calcio, o l'enorme discrepanza sociale fra quartieri ricchi e baraccopoli.
Proprio per questo è un film da vedere e rivedere, ma anche, e soprattutto, perché è un film magnifico.
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