domenica 31 gennaio 2016

SAG Awards 2016 - i vincitori

Sono stati consegnati ieri gli Screen Actors Guild Awards 2016, il premio del sindacato degli attori. E non sono mancate le sorprese.

I SAG Awards sono molto indicativi in chiave Oscar, e le vittorie di ieri sera rimescolano un po' le carte in vista degli Academy Awards.

Sembrano viaggiare sicuri verso l'Oscar sia Leonardo DiCaprio, premiato come migliore attore protagonista per The Revenant, che Brie Larson, che si è portata a casa il premio come migliore attrice protagonista per Room.

Il premio per il miglior cast è andato a Spotlight, che adesso di ripropone con forza per l'Oscar come miglior film.

Le cose cominciano a farsi intricate nelle categorie degli attori non protagonisti. A portarsi a casa il premio come migliore attore non protagonista ieri è stato Idris Elba, per Beast of No Nation. Elba ha battuto quello che sembrava il favorito, cioè Christian Bale (La Grande Scommessa), ma non Stallone, perché assente nella cinquina. Stallone però è e resta il favorito per gli Oscar dove Idris Elba non ci sarà perché non nominato.
Difficile fare una previsione anche per la migliore attrice non protagonista. Il SAG Awards è stato assegnato, un po' a sorpresa, ad Alicia Vikander per The Danish Girl, che ora diventa la favorita per la vittoria dell'Oscar. Va però ricordato che la Vikander è stata battuta da Kate Winslet (Jobs) ai Golden Globes, in una cinquina in cui era assente un'altra candidata forte, cioè Rooney Mara (Carol).

Insomma, quest'anno ci si avvicina all'Oscar con più di un dubbio.

Ecco tutti i vincitori di cinema e tv.

MIGLIOR CAST D’INSIEME
Beasts of No Nation
The Big Short
Spotlight
Straight Outta Compton
Trumbo

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Bryan Cranston, Trumbo
Johnny Depp, Black Mass
Leonardo DiCaprio, The Revenant
Michael Fassbender, Steve Jobs
Eddie Redmayne, The Danish Girl

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
Cate Blanchett, Carol
Brie Larson, Room
Helen Mirren, Woman in Gold
Saoirse Ronan, Brooklyn
Sarah Silverman, I Smile Back

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Christian Bale, The Big Short
Idris Elba, Beasts of No Nation
Mark Rylance, Bridge of Spies
Michael Shannon, 99 Homes
Jacob Tremblay, Room

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Rooney Mara, Carol
Rachel McAdams, Spotlight
Helen Mirren, Trumbo
Alicia Vikander, The Danish Girl
Kate Winslet, Steve Jobs

MIGLIORE PERFORMANCE DI UN CAST DI STUNT
Everest
Furious 7
Jurassic World
Mad Max: Fury Road
Mission: Impossible – Rogue Nation
-

- TELEVISIONE -

Best Performance by an Ensemble in a Drama Series
- Downton Abbey

Best Performance by a Male Actor in a Drama Series
- Kevin Spacey – House of Cards

Best Performance by a Female Actor in a Drama Series
- Viola Davis – How to Get Away with Murder

Best Performance by a Male Actor in a TV Movie or Mini-Series
- Idris Elba – Luther

Best Performance by a Female Actor in a TV Movie or Mini-Series
- Queen Latifah – Bessie

Best Performance by a Female Actor in a Comedy Series
- Uzo Aduba – Orange is the New Black

Best Performance by a Male Actor in a Comedy Series
- Jeffrey Tambor – Transparent

Best Performance by an Ensemble in a Comedy Series
- Orange is the New Black

Best Performance by a Stunt Ensemble in a Television Series
- Game of Thrones

sabato 30 gennaio 2016

The Hateful Eight - la recensione

Tarantino ci ha preso gusto e dopo Django continua a esplorare il genere western. Ma a differenza del film con Jamie Foxx, The Hateful Eight è molto meno Sergio Leone e più squisitamente tarantiniano, un po’ Jackie Brown e molto Le Iene, rappresentate perfetto dell’estro e della genialità che hanno fatto di Quentin Tarantino uno dei registi più riconoscibili del cinema.

La trama è semplice, quasi un pretesto: durante una tormenta di neve, qualche anno dopo la Guerra Civile Americana, il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell), che sta scortando l’assassina Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh) alla forca nella cittadina di Red Rock, raccoglie lungo la strada prima il maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), ex-soldato nero dell'Unione ora divenuto un famoso cacciatore di taglie, e Chris Mannix (Walton Goggis), un rinnegato del sud che sostiene di essere il nuovo sceriffo della città. I quattro, a causa della neve, sono costretti a fermarsi in un rifugio appartenente a una certa Minnie, ora assente, dove ci sono già il boia Oswaldo Mobray (Tim Roth), il cowboy Joe Gage (Michael Madsen) e il generale confederato Sanford Smithers (Bruce Dern). Tra mancanza di fiducia, tradimenti e inganni, sopravvivere non sarà un’impresa facile.

La sceneggiatura è praticamente perfetta, tre ore in cui non c’è un dialogo che non sia affascinante, che non tenga incollato allo schermo, che non delinei magnificamente ognuno dei personaggi, mai buoni, mai cattivi, o che non costruisca tensione. Racchiusi tra quattro mura, gli odiosi otto di Tarantino si conoscono, si svelano a poco a poco, ma mai completamente, in una sorta di giallo alla Agatha Christie in salsa western e con tanto sangue.  Ogni scena è dilatata e la camera non fa altro che accentuare questo aspetto, riprendendo spesso i personaggi in un’unica inquadratura, con uno stampo quasi teatrale.
La colonna sonora del Maestro Ennio Morricone accompagna e incalza, sottolinea i dialoghi senza mai essere invadente e senza mai nascondersi, fino alla meravigliosa scena finale dove scrittura, regia e musica esplodono in un’apoteosi del cinema tarantiniano al suo stato più puro.

C’è l’ironia, c’è la tensione, c’è lo splatter più puro e il gusto per quel vecchio cinema anni '70 che ha fatto grande il genere dello spaghetti western. Ma c’è anche molto altro, in tre ore di grandissimo cinema, come solo Quentin Tarantino sa regalare. Applausi.

mercoledì 27 gennaio 2016

Joy - la recensione

Torna David O. Russell, e per il suo ultimo film sceglie (ancora) Jennifer Lawrence, Bradley Cooper e Robert De Niro.

Tratto da una storia vera, Joy (Lawrence) è una donna divorziata, con due figli, una famiglia allargata, disastrata e negativa sulle spalle e un ex marito con cui è in ottimi rapporti ma che vive ancora in casa sua. Stanca della sua vita piena di delusioni e incoraggiata dalle parole della nonna, Joy decide di seguire il suo istinto per risollevare la sua condizione e trovare finalmente la gioia. Inventa una scopa, un particolare mocio che si strizza da solo, un'idea semplice e funzionale, ma riuscire a venderla non è facile. Tra la negatività della sua famiglia, ricatti, delusioni, umiliazioni e tante difficoltà, Joy riuscirà a creare un vero e proprio impero.

Quella di Joy è una classica storia "dalle stalle alle stelle", ma più che alla vera Joy Mangano, sembra che David O. Russell si sia ispirato a Cenerentola. Fin da subito il regista ci presenta la protagonista impegnata in faccende domestiche, piegata a terra per pulire o aggiustare qualcosa, sempre con i vestiti macchiati, con un lavoro poco soddisfacente, una famiglia che le complica le cose, c'è addirittura una sorellastra invidiosa sempre pronta ad andarle contro e una rassicurante voce narrante (quella della nonna). A questo insolito ma indovinato parallelo, il regista aggiunge quegli aspetti che, nel bene o nel male, caratterizzano il suo cinema.
La prima parte di Joy è in pieno stile O. Russell: c'è il kitsch, cioè capigliature esagerate e abbigliamenti fuori luogo; c'è il grottesco, rappresentato in una famiglia insopportabile e macchiettistica; e ci sono i dialoghi sovrapposti e incasinati, con vari personaggi che si parlano addosso e creano caos intorno alla protagonista. Non contento dei suoi soliti ingredienti, il regista aggiunge dei momenti quasi onirici, dei flashback e dei sogni che rendono il quadro ancora più grottesco. Poi il film improvvisamente cambia, abbandona il suo lato più tragicomico per diventare più lineare, quasi un classico biopic. E qui c'è il primo grosso problema. Joy è un film incoerente e incerto. Nel cambiare improvvisamente registro, dal grottesco al lineare, David O. Russell tradisce se stesso. Se il film fosse rimasto fedele ai toni della prima parte, forse sarebbe stato più difficile e meno "commerciale", ma sarebbe stato sicuramente più onesto; allo stesso modo, se fosse stato tutto più lineare come la seconda parte, probabilmente sarebbe stato più convincente e solido. Incerto su cosa fare (o forse era proprio questo che voleva fare, meglio non chiederselo), O. Russell ha creato un ibrido che alla fine risulta poco convincente.

Il secondo problema viene dall'uso dei tanti personaggi di contorno presenti nel film. Nella prima parte, il regista li caratterizza bene, dà ad ogni personaggio una sua forma ben precisa e un piccolo spazio in cui agire - una madre malata di soap opera, un padre negativo che cerca vedove fra gli annunci, un ex marito fallito ma buono, ecc - ma poi, nella seconda parte, se li dimentica completamente. Un peccato perché alcuni di loro avrebbero meritato una sorte migliore, soprattutto i personaggi di Isabella Rossellini, Virginia Madsen e Diane Ladd. Meno positiva la prestazione di Robert De Niro, a cui il regista chiede più smorfie che recitazione.

Terzo e ultimo problema: perché David O. Russell continua ad "usare" Jennifer Lawrence in ruoli in cui non è adatta? L'attrice nel film è onnipresente, compare in tutte le scene e, con uno sforzo ammirevole, riesce a portare avanti il film praticamente da sola. Jennifer Lawrence nel film è brava, non eccede mai, anche se tutto quello che ha intorno si fa grottesco e sopra le righe, lei riesce sempre a mantenersi equilibrata, ma, onestamente, quanto può essere credibile la Lawrence nel ruolo di una donna divorziata e con due figli a carico e un passato pieno di delusioni? 
La speranza è che Jennifer Lawrence, attrice giovane e di indiscutibile talento, a lungo andare non rimanga impantanata nei ruoli che O. Russell le propone.

Tra i tanti difetti c'è anche del buono in Joy, il film ha un'ottima fotografia, una buona colonna sonora, un'estetica particolare, alcune scene sono registicamente ottime, come quella nello studio televisivo, ma sono solo lampi che non salvano un film confuso che alla fine convince poco.

lunedì 25 gennaio 2016

La grande scommessa - la recensione

Il crollo delle banche che ha portato, nel 2008, alla crisi economica mondiale che ancora oggi affligge la società. Non esattamente un tema facile da affrontare senza dilungarsi in tecnicismi e questo Adam McKay lo sa benissimo e ci gioca con maestria e ironia, sfondando più volte la quarta parete cinematografica per rendere un argomento tanto complesso fruibile a tutti.
Grazie a dialoghi brillanti ed espedienti narrativi originali (come i divertenti momenti in cui personalità note del mondo dello spettacolo spiegano in termini semplici concetti complicati) non ci si annoia mai e si riesce a seguire abbastanza fluidamente la trama attraverso gli alti e bassi del mercato finanziario, la compravendita di 'swag' e la bolla immobiliare pronta a scoppiare travolgendo il mercato.

Il cast è a dir poco azzeccato, a cominciare da Ryan Gosling, narratore solo a volte onnisciente che si rivolge direttamente al suo pubblico, a un fantastico Steve Carrell, personaggio caratterizzato dal suo pessimo carattere e da una storia tragica, perfettamente in grado di destreggiarsi tra momenti spiccatamente comici ad altri di fortissimo impatto emotivo, fino a un Christian Bale istrionico e con un occhio di vetro.
Degno di nota è il personaggio interpretato da Brad Pitt, particolare, a volte al limite del macchiettistico, ma a cui è affidato il compito di ricordare come alla fine a fare i conti con le conseguenze dei giochi di chi si diverte tra night club e macchine sportive, è la gente comune.

Nonostante lo stile particolare, i momenti metacinematografici e i personaggi sempre al limite del folle, ne La Grande Scommessa c'è un forte spirito documentaristico, che dona compattezza al film, rendendolo estremamente completo, raccontando attraverso le storie di chi, per primo, si accorse della crisi imminente, anche quegli anni della storia recentissima in cui si aveva l'impressione che nulla potesse andare storto, grazie anche a una colonna sonora perfetta che si adatta magnificamente a ogni momento e prende in prestito brani dal rap al rock per raccontare una società così vicina a noi eppure così diversa.
Scommettendo contro le stesse regole del racconto cinematografico, Adam McKay vince su tutta la linea, confezionando una pellicola di quasi totale perfezione narrativa e registica, con un cast stellare. 

giovedì 21 gennaio 2016

Steve Jobs - la recensione

Dopo il disastroso Jobs del 2013, Danny Boyle e Aaron Sorkin riportano al cinema lo straordinario personaggio di Steve Jobs, e stavolta fanno le cose per bene.

Chi si aspetta il classico film biografico rischia di rimanere spiazzato o deluso. Steve Jobs non è un biopic, non racconta la storia del fondatore della Apple, non racconta delle invenzioni nel garage, del periodo hippie, non mostra l'ascesa di Jobs né i momenti più mediaticamente famosi, come il celebre discorso agli studenti.

Il film di Boyle è diviso in tre atti: 1984, Jobs sta per presentare al mondo il primo Macintosh; 1988, licenziato dalla Apple, Jobs si prepara a lanciare il NeXT; 1998, Jobs è pronto a mostrare il primo iMac. Ambientato sempre nel backstage prima delle presentazioni, Jobs (Fassbender), affiancato dalla fidata collaboratrice Joanna Hoffman (Winslet), si trova ad affrontare e confrontarsi sempre con le stesse persone, la figlia e sua madre, l'amico e co-fondatore della Apple Steve Wozniak, il CEO della Apple John Sculley, l'ingenere informatico Andy Hertzfeld. Attraverso il confronto con questi personaggi si definisce la figura di Steve Jobs, una figura che cambia nel corso del tempo e ogni volta scopriamo dei lati della sua personalità, non sempre positivi, anzi, i primi a venir fuori sono i lati negativi, le ossessioni, la durezza, il cinismo, poi, col passare del tempo il personaggio evolve e vengono fuori le fragilità, i traumi mai superati.
Se da un lato il confronto con la figlia smuove e cerca di scoprire la parte più emotiva e sentimentale del personaggio, a colpire e a raccontare di più sono i confronti con l'amico Woz, durante i quali viene fuori la parte più fredda e imperfetta di Jobs.

Il film si poggia su una struttura geniale e dei dialoghi coinvolgenti e mai banali scritti (non a caso) dal premio Oscar Aaron Sorkin, che con questo film si è portato a casa un meritato Golden Globe ma che inspiegabilmente è stato escluso dalle nomination all'Oscar, quando molto probabilmente avrebbe meritato di vincerlo. A convincere meno è la regia di Danny Boyle. Il regista avrebbe potuto limitarsi a seguire la sceneggiatura e sottolinearla nel migliore dei modi e invece, forse preso da una leggera mania di protagonismo, spesso si mette alla ricerca di inquadrature particolari o ad effetto di cui onestamente non si sentiva il bisogno. Il film però ha un ottimo ritmo, essenziale vista la divisione in tre atti e l'ambientazione limitata nei dietro le quinte.

Oltre alla sceneggiatura di ferro, il film può vantare anche un cast di altissimo livello che offre un'interpretazione corale davvero eccezionale. Molto bravo Michael Fassbender, senza mai eccedere e senza mai cadere nell'imitazione riesce ad essere un ottimo Steve Jobs, anche se forse ha la pecca di non riuscire a spiccare e lasciare il segno come avrebbe dovuto. Chi invece spicca, e anche tanto, è Kate Winslet, assolutamente fantastica nei panni del braccio destro/amica/complice/assistente di Jobs, con uno sguardo o un sospiro riesce ad esprimere più di mille parole. Grazie a questo film ha conquistato il Golden Globe come migliore attrice non protagonista e ha buone probabilità di ripetersi ai prossimi Oscar. Ottimo anche il resto del cast, Jeff DanielsMichael Stuhlbarg, e un sorprendente e bravissimo Seth Rogen.

Ringraziamo Aaron Sorkin e Danny Boyle per aver raccontato nel migliore dei modi (e reso giustizia a) un personaggio affascinante e sfaccettato come Steve Jobs, un uomo consapevole della sua imperfezione che ha cercato con tutte le forze la perfezione nelle sue idee e invenzioni.

giovedì 14 gennaio 2016

Oscar 2016 - le nomination!

Sono appena state rese note le nomination agli Oscar 2016, e non manca qualche sorpresa e qualche assenza importante.

L'Academy sembra aver avuto un po' il "braccino corto", sono solo otto le pellicole candidate nella sezione miglior film. Si tratta di: The Big Short, Il Ponte delle Spie, The Martian, Brooklyn, Room, Mad Max: Fury Road, Spotlight, e The Revenant.

Impossibile non notare l'assenza di Inside Out, nominato solo tra i film d'animazione e per la sceneggiatura, e soprattutto di Carol, uno dei film più apprezzati della scorsa stagione.

Nessuna sorpresa nelle cinquine dei candidati come migliore attori e attrici protagonisti. Da segnalare la presenza di Charlotte Rampling per il film 45 Years. Nomination per il maestro Ennio Morricone, per la colonna sonora di The Hateful Eight.

Nella categoria dei migliori registi, spazio a Lenny Abrahamson (Room) e George Miller (Mad Max: Fury Road), mentre sono rimasti a bocca asciutta dei signori registi come Tarantino, Haynes, Spielberg e Ridley Scott.
Da segnalare l'assenza di Aaron Sorkin (Steve Jobs) nella categoria migliori sceneggiature, assenza curiosa visto che Sorkin ha appena vinto il Golden Globe.

Ecco tutti i nominati.

MIGLIOR FILM
“The Big Short” Brad Pitt, Dede Gardner and Jeremy Kleiner, Producers
“Bridge of Spies” Steven Spielberg, Marc Platt and Kristie Macosko Krieger, Producers
“Brooklyn” Finola Dwyer and Amanda Posey, Producers
“Mad Max: Fury Road” Doug Mitchell and George Miller, Producers
“The Martian” Simon Kinberg, Ridley Scott, Michael Schaefer and Mark Huffam, Producers
“The Revenant” Arnon Milchan, Steve Golin, Alejandro G. Iñárritu, Mary Parent and Keith Redmon, Producers
“Room” Ed Guiney, Producer
“Spotlight” Michael Sugar, Steve Golin, Nicole Rocklin and Blye Pagon Faust, Producers

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Bryan Cranston, Trumbo
Matt Damon, The Martian
Leonardo DiCaprio, The Revenant
Michael Fassbender, Steve Jobs
Eddie Redmayne, The Danish Girl

MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
Cate Blanchett, Carol
Brie Larson, Room
Jennifer Lawrence, Joy
Charlotte Rampling, 45 Years
Saoirse Ronan, Brooklyn

MIGLIOR REGISTA
Adam McKay, The Big Short
George Miller, Mad Max
Alejandro Inarritu The Revenant
Lenny Abrahamson Room
Tom McCarthy Spotlight

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Christian Bale, The Big Short
Tom Hardy, The Revenant
Mark Ruffalo, Spotlight
Mark Rylance, The Bridge of Spies
Sylvester Stallone, Creed

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Jennifer Jason Leigh, The Hateful Eight
Rooney Mara, Carol
Rachel McAdams, Spotlight
Alicia Vikander. The Danish Girl
Kate Winslet, Steve Jobs

MIGLIOR DOCUMENTARIO
“Amy” Asif Kapadia and James Gay-Rees
“Cartel Land” Matthew Heineman and Tom Yellin
“The Look of Silence” Joshua Oppenheimer and Signe Byrge Sørensen
“What Happened, Miss Simone?” Liz Garbus, Amy Hobby and Justin Wilkes
“Winter on Fire: Ukraine’s Fight for Freedom” Evgeny Afineevsky and Den Tolmor

MIGLIOR DOCUMENTARIO – CORTO
“Body Team 12” David Darg and Bryn Mooser
“Chau, beyond the Lines” Courtney Marsh and Jerry Franck
“Claude Lanzmann: Spectres of the Shoah” Adam Benzine
“A Girl in the River: The Price of Forgiveness” Sharmeen Obaid-Chinoy
“Last Day of Freedom” Dee Hibbert-Jones and Nomi Talisman

MIGLIOR MONTAGGIO
“The Big Short” Hank Corwin
“Mad Max: Fury Road” Margaret Sixel
“The Revenant” Stephen Mirrione
“Spotlight” Tom McArdle
“Star Wars: The Force Awakens” Maryann Brandon and Mary Jo Markey

MIGLIOR FILM STRANIERO
“Embrace of the Serpent” Colombia
“Mustang” France
“Son of Saul” Hungary
“Theeb” Jordan
“A War” Denmark

MIGLIOR TRUCCO E PARRUCCO
“Mad Max: Fury Road” Lesley Vanderwalt, Elka Wardega and Damian Martin
“The 100-Year-Old Man Who Climbed out the Window and Disappeared” Love Larson and Eva von Bahr
“The Revenant” Siân Grigg, Duncan Jarman and Robert Pandini

MIGLIOR COLONNA SONORA
“Bridge of Spies” Thomas Newman
“Carol” Carter Burwell
“The Hateful Eight” Ennio Morricone
“Sicario” Jóhann Jóhannsson
“Star Wars: The Force Awakens” John Williams

MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
“Earned It” from “Fifty Shades of Grey”
Music and Lyric by Abel Tesfaye, Ahmad Balshe, Jason Daheala Quenneville and Stephan Moccio
“Manta Ray” from “Racing Extinction”
Music by J. Ralph and Lyric by Antony Hegarty
“Simple Song #3” from “Youth”
Music and Lyric by David Lang
“Til It Happens To You” from “The Hunting Ground”
Music and Lyric by Diane Warren and Lady Gaga
“Writing’s On The Wall” from “Spectre”
Music and Lyric by Jimmy Napes and Sam Smith

Achievement in production design
“Bridge of Spies” Production Design: Adam Stockhausen; Set Decoration: Rena DeAngelo and Bernhard Henrich
“The Danish Girl” Production Design: Eve Stewart; Set Decoration: Michael Standish
“Mad Max: Fury Road” Production Design: Colin Gibson; Set Decoration: Lisa Thompson
“The Martian” Production Design: Arthur Max; Set Decoration: Celia Bobak
“The Revenant” Production Design: Jack Fisk; Set Decoration: Hamish Purdy

Best animated short film
“Bear Story” Gabriel Osorio and Pato Escala
“Prologue” Richard Williams and Imogen Sutton
“Sanjay’s Super Team” Sanjay Patel and Nicole Grindle
“We Can’t Live without Cosmos” Konstantin Bronzit
“World of Tomorrow” Don Hertzfeldt

Best live action short film
“Ave Maria” Basil Khalil and Eric Dupont
“Day One” Henry Hughes
“Everything Will Be Okay (Alles Wird Gut)” Patrick Vollrath
“Shok” Jamie Donoughue
“Stutterer” Benjamin Cleary and Serena Armitage

Achievement in sound editing
“Mad Max: Fury Road” Mark Mangini and David White
“The Martian” Oliver Tarney
“The Revenant” Martin Hernandez and Lon Bender
“Sicario” Alan Robert Murray
“Star Wars: The Force Awakens” Matthew Wood and David Acord

Achievement in sound mixing
“Bridge of Spies” Andy Nelson, Gary Rydstrom and Drew Kunin
“Mad Max: Fury Road” Chris Jenkins, Gregg Rudloff and Ben Osmo
“The Martian” Paul Massey, Mark Taylor and Mac Ruth
“The Revenant” Jon Taylor, Frank A. Montaño, Randy Thom and Chris Duesterdiek
“Star Wars: The Force Awakens” Andy Nelson, Christopher Scarabosio and Stuart Wilson

Achievement in visual effects
“Ex Machina” Andrew Whitehurst, Paul Norris, Mark Ardington and Sara Bennett
“Mad Max: Fury Road” Andrew Jackson, Tom Wood, Dan Oliver and Andy Williams
“The Martian” Richard Stammers, Anders Langlands, Chris Lawrence and Steven Warner
“The Revenant” Rich McBride, Matthew Shumway, Jason Smith and Cameron Waldbauer
“Star Wars: The Force Awakens” Roger Guyett, Patrick Tubach, Neal Scanlan and Chris Corbould

Adapted screenplay
“The Big Short” Screenplay by Charles Randolph and Adam McKay
“Brooklyn” Screenplay by Nick Hornby
“Carol” Screenplay by Phyllis Nagy
“The Martian” Screenplay by Drew Goddard
“Room” Screenplay by Emma Donoghue

Original screenplay
“Bridge of Spies” Written by Matt Charman and Ethan Coen & Joel Coen
“Ex Machina” Written by Alex Garland
“Inside Out” Screenplay by Pete Docter, Meg LeFauve, Josh Cooley; Original story by Pete Docter, Ronnie del Carmen
“Spotlight” Written by Josh Singer & Tom McCarthy
“Straight Outta Compton” Screenplay by Jonathan Herman and Andrea Berloff; Story by S. Leigh Savidge & Alan Wenkus and Andrea Berloff

mercoledì 13 gennaio 2016

The Revenant - la recensione

Nord Dakota, 1823: Hugh Glass è la guida di una battuta di caccia per ottenere pelli ed è sopravvissuto, insieme al figlio adolescente meticcio, a un attacco degli Indiani Ree in cui sono morte più di 30 persone. Sulla via del ritorno, Glass è attaccato e gravemente ferito da un orso grizzly e, troppo malridotto per continuare, viene affidato a suo figlio e altri due compagni.


Il premio oscar Alejandro Gonzales Inarritu, dopo la satira di Birdman, si affida questa volta a una storia vera, epica, intrisa di sentimento e di spettacolarità. Foreste dagli altissimi tronchi, distese apparentemente infinite di neve, fiumi ghiacciati, indiani e animali selvaggi fanno da sfondo al più classico dei drammi, dove la vendetta e l'amore la fanno da padroni. La regia di Inarritu è magniloquente, fatta di campi lunghi, movimenti a volte fluidi, a volte improvvisi, restringimenti fino a primissimi piani, rimane attaccata addosso ai personaggi nei momenti più duri e spazia nei meravigliosi paesaggi nei momenti di calma. La fotografia aveva lavoro facile e riesce a valorizzare magnificamente i luoghi e a creare contrasti cromatici fra i toni freddi della neve e della foresta, con quelli caldi del sangue.
La scena dell'attacco dell'orso è sorprendente per realismo e crudezza, grazie anche a un Leonardo DiCaprio come sempre impeccabile e intenso, in un film in cui parla pochissimo e recita per lo più con lo sguardo.
Accanto a lui, spicca un magistrale Tom Hardy, controparte meschina di Glass, dallo spiccato accento texano e dai modi subdoli, personaggio che è vera e propria nemesi e allo stesso tempo importantissimo punto di arrivo nella lotta alla sopravvivenza intrapresa dal protagonista.

Non è sicuramente un film facile The Revenant, i silenzi sono molti e sembrano protrarsi all'infinito, la musica è quasi assente, la luce totalmente naturale rafforza la sensazione di gelo che accompagna lo spettatore e che si insinua fin nelle ossa, finché non si è portati a rabbrividire insieme al personaggio di DiCaprio. Il finale arriva quasi con sollievo, e non perché non si sia assistito a un gran film, ma proprio perché quella solidità, quel realismo è così crudo che alla conclusione del viaggio si prova sulla propria pelle la stessa sensazione di spossatezza e di ineluttabilità provata dal protagonista.

lunedì 11 gennaio 2016

Golden Globes 2016 - tutti i vincitori di cinema e tv

Si è svolta nella notte la cerimonia di premiazione dei Golden Globes 2016. A presentare è stato Ricky Gervais, tornato sul luogo del misfatto dopo qualche anno, e che nonostante si sia trattenuto rispetto alle passate edizioni da lui condotte, qualche battutina al veleno gli è comunque sfuggita.

Più di una sorpresa tra i premiati. A vincere come miglior film drama è stato The Revenant, di Alejandro González Iñárritu, che si è portato a casa anche il premio per la regia e quello come migliore attore a Leonardo DiCaprio, momento che ha dato gioia a tutti, compresa l'intera platea.
Mentre c'è ancora chi si chiede se fosse la categoria giusta o no, The Martian ha vinto il Golden Globe come miglior film comedy/musical, e come migliore attore comedy/musical, assegnato a Matt Damon. Più che meritato.

Le sorprese, o mezze sorprese, sono arrivate con il premio alla migliore attrice protagonista drama, a trionfare è stata l'outsider Brie Larson, per Room, che ora diventa a tutti gli effetti la favorita per l'Oscar. Nella categoria migliore attrice comedy/musical a portarsi a casa il premio è stata Jennifer Lawrence per Joy, decisione che non ha convinto del tutto, non per l'interpretazione dell'attrice ma perché il film ha ricevuto critiche molto negative e il premio è sembrato un po' forzato.
Kate Winslet ha vinto il premio come migliore attrice non protagonista per Steve Jobs, premio che sembrava abbastanza scontato, soprattutto dopo la decisione (controproducente) di inserire Rooney Mara tra le protagoniste invece che tra le non protagoniste. Molto emozionante il momento del premio a Sylvester Stallone come migliore attore non protagonista per Creed, in cui interpreta ancora una volta il personaggio amatissimo di Rocky. Ed è stata proprio la mitica colonna sonora del film del '76 ad accompagnare sul palco il grande Sly, visibilmente emozionato, mentre la sala si alzava tutta in piedi ad applaudirlo.

Nessuna sorpresa per il miglior film d'animazione, assegnato ad Inside Out della Pixar. Assolutamente giusto. Grande gioia per il premio per la migliore colonna sonora al grandissimo maestro Ennio Morricone per The Hateful Eight, a ritirare il premio è stato un felicissimo Quentin Tarantino.

Un bel momento si è vissuto con il meritatissimo premio alla carriera, il Cecil B. DeMille Award, a Denzel Washington, mai visto così emozionato. A consegnarlo è stato un altro gigante del cinema, Tom Hanks.

-
Altre sorprese sono arrivate dai premi alla tv, e non sono tutte sorprese positive. Le migliori serie dell'anno sono state Mr. Robot (drama) e Mozart in the Jungle (comedy/musical). La prima si è portata a casa anche il premio come migliore attore non protagonista, a Christian Slater, la seconda invece quello come migliore attore comedy/musical assegnato a Gael Garcia Bernal.

Non convince del tutto, ma alla fine neanche sorprende, il premio come migliore attrice in una serie tv drama consegnato a Taraji P. Henson per Empire. Resta invece abbastanza incomprensibile il premio come migliore attrice in una miniserie/film tv assegnato a Lady Gaga per American Horror Story: Hotel, non solo perché l'ultima stagione della serie e la sua interpretazione non hanno avuto un riscontro particolarmente positivo di critica e pubblico, ma soprattutto perché nella sua stessa categoria c'erano attrici molto più meritevoli, come la Kirsten Dunst di Fargo. Misteri dei Golden Globes.

Ecco l'elenco di tutti i vincitori.

CINEMA

Miglior film drammatico
Carol
Mad Max: Fury Road
The Revenant
Room
Spotlight

Miglior film commedia o musicale
La grande scommessa
Sopravvissuto - The Martian
Joy
Spy
Trainwreck - Un disastro di ragazza

Miglior regista
Todd Haynes - Carol
Tom McCarthy - Spotlight
George Miller - Mad Max: Fury Road
Alejandro Gonzales Inarritu - The Revenant
Ridley Scott - The Martian

Miglior attore in un film drammatico
Bryan Cranston - Trumbo
Michael Fassbender - Steve Jobs
Eddie Redmayne - The Danish Girl
Will Smith - Concussion
Leonardo DiCaprio - The Revenant

Miglior attrice in un film drammatico
Cate Blanchett - Carol
Rooney Mara - Carol
Brie Larson - Room
Saoirse Ronan - Brooklyn
Alicia Vikander - The Danish Girl

Miglior attrice in un film commedia o musicale
Jennifer Lawrence - Joy
Melissa McCarthy - Spy
Amy Schumer - Trainwreck
Maggie Smith - The Lady in the Van
Lily Tomlin - Grandma

Miglior attore in un film commedia o musicale
Christian Bale - La grande scommessa
Steve Carell - La grande scommessa
Al Pacino - Danny Collins
Matt Damon - The Martian
Mark Ruffalo - Infinitely Polar Bear

Miglior attrice non protagonista
Jane Fonda - Youth
Kate Winslet - Steve Jobs
Jennifer Jason Leigh - The Hateful Eight
Helen Mirren - Trumbo
Alicia Vikander - Ex Machina

Miglior attore non protagonista
Paul Dano - Love & Mercy
Idris Elba - Beasts of No Nation
Mark Rylance - Il ponte delle spie
Michael Shannon - 99 Homes
Sylvester Stallone - Creed

Miglior film in lingua non inglese
Il figlio di Saul
Dio esiste e vive a Bruxelles
El Club
The Fencer
Mustang

Miglior film d'animazione
Anomalisa
Il viaggio di Arlo
Inside Out
Snoopy & Friends - Il film dei Peanuts
Shaun - Vita da pecora: il film

Miglior sceneggiatura
Steve Jobs - Aaron Sorkin
Room - Emma Donoghue
Spotlight - Josh Singer, Tom McCarthy
La grande scommessa - Adam McKay, Charles Randolph
The Hateful Eight - Quentin Tarantino

Miglior colonna sonora originale
Alexandre Desplat - The Danish Girl
Carter Burwell - Carol
Daniel Pemberton - Steve Jobs
Ryuichi Sakamoto & Alva Noto - The Revenant
Ennio Morricone - The Hateful Eight

Miglior canzone originale
"Writing’s On the Wall" - Spectre
"Love Me Like You Do" - Cinquanta sfumature di grigio
"One Kind of Love" - Love & Mercy
"See You Again" - Furious 7
"Simple Song #3" - Youth

Cecil B. De Mille Award
Denzel Washington

-
TV

MIGLIORE SERIE - DRAMA
Empire
Il Trono di Spade
Mr. Robot
Narcos
Outlander

MIGLIORE SERIE - COMEDY o MUSICAL
Casual
Mozart in the Jungle
Orange Is the New Black
Silicon Valley
Transparent
Veep

MIGLIORE ATTORE IN UNA SERIE - DRAMA
Jon Hamm, Mad Men
Rami Malek, Mr. Robot
Wagner Moura, Narcos
Bob Odenkirk, Better Call Saul
Liev Schreiber, Ray Donovan

MIGLIORE ATTRICE IN UNA SERIE - DRAMA
Caitriona Balfe, Outlander
Viola Davis, Le regole del delitto perfetto
Eva Green, Penny Dreadful
Taraji P. Henson, Empire
Robin Wright, House of Cards

MIGLIORE ATTORE IN UNA SERIE - COMEDY o MUSICAL
Aziz Anzari, Master of None
Gael García Bernal, Mozart in the Jungle
Rob Lowe, The Grinder
Patrick Stewart, Blunt Talk
Jeffrey Tambor, Transparent

MIGLIORE ATTRICE IN UNA SERIE - COMEDY o MUSICAL
Rachel Bloom, Crazy Ex-Girlfriend
Jamie Lee Curtis, Scream Queens
Julia Louis-Dreyfus, Veep
Gina Rodriguez, Jane the Virgin
Lily Tomlin, Grace & Frankie

MIGLIORE MINISERIE o FILM TV
American Crime
American Horror Story: Hotel
Fargo
Flesh and Bone
Wolf Hall

MIGLIORE ATTORE IN UNA MINISERIE o FILM TV
Idris Elba, Luther
Oscar Isaac, Show Me a Hero
David Oyelowo, Nightingale
Mark Rylance, Wolf Hall
Patrick Wilson, Fargo

MIGLIORE ATTRICE IN UNA MINISERIE o FILM TV
Kirsten Dunst, Fargo
Lady Gaga, American Horror Story: Hotel
Sarah Hay, Flesh and Bone
Felicity Huffman, American Crime
Queen Latifah, Bessie

MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA SERIE, MINISERIE o FILM TV
Alan Cumming, The Good Wife
Damien Lewis, Wolf Hall
Ben Mendelsohn, Bloodline
Tobias Menzies, Outlander
Christian Slater, Mr. Robot

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA SERIE, MINISERIE o FILM TV
Uzo Aduba, Orange Is the New Black
Joanne Froggatt, Downton Abbey
Regina King, American Crime
Judith Light, Transparent
Maura Tierney, The Affair

venerdì 8 gennaio 2016

BAFTA 2016 - Carol e Il Ponte delle Spie guidano le nomination

La stagione dei premi entra nel vivo. La British Academy of Film and Television Arts ha reso note oggi le nomination ai BAFTA 2016, gli "Oscar Inglesi".

Ad ottenere più nomination sono stati Il Ponte delle Spie di Steven Spielberg e Carol di Todd Haynes, nove a testa.
Bene anche The Revenant, con otto nomination, e Mad Max: Fury Road, con sette nomination.

A contendersi il premio come miglior film saranno The Big Short, Il Ponte delle Spie, Carol, Spotlight e The Revenant. I nominati come miglior film britannico saranno invece 45 Years, il documentario Amy, Brooklyn, The Danish Girl, Ex-Machina e The Lobster.

Doppia nomination per Alicia Vikander, come migliore attrice protagonista per The Danish Girl, e come migliore attrice non protagonista per Ex-Machina. A differenza dei Golden Globes, in cui è stata considerata protagonista come la sua compagna di set Cate Blanchett, Rooney Mara è stata nominata come migliore attrice non protagonista per Carol.

Inside Out, Shaun The Sheep e Minions si contenderanno il premio come miglior film d'animazione. Quattro nomination tecniche per Star Wars: Il Risveglio della Forza. Bel Powley, Brie Larson, Dakota Johnson, John Boyega, e Taron Egerton sono i nominati come EE Rising Star Award, premio assegnato con i voti del pubblico. Nomination anche per Ennio Morricone (The Hateful Eight) e John Williams (Star Wars: Il Risveglio della Forza).

I BAFTA sono premi piuttosto indicativi in ottica Oscar. La cerimonia premiazione si terrà il 14 febbraio alla Royal Opera House di Londra

Ecco l'elenco di tutti i nominati.

BEST FILM
The Big Short
Bridge Of Spies
Carol
The Revenant
Spotlight

OUTSTANDING BRITISH FILM
45 Years
Amy
Brooklyn
The Danish Girl
Ex Machina
The Lobster

OUTSTANDING DEBUT BY A BRITISH WRITER, DIRECTOR OR PRODUCER
Alex Garland - Ex Machina
Debbie Tucker Green - Second Coming
Naji Abu Nowar - Theeb
Sean Mcallister - A Syrian Love Story
Stephen Fingleton - The Survivalist

FILM NOT IN THE ENGLISH LANGUAGE
The Assassin - Hou Hsiao-Hsien
Force Majeure - Ruben Östlund
Theeb - Naji Abu Nowar, Rupert Lloyd
Timbuktu - Abderrahmane Sissako
Wild Tales - Damián Szifron

DIRECTOR
The Big Short - Adam Mckay
Bridge Of Spies - Steven Spielberg
Carol - Todd Haynes
The Martian - Ridley Scott
The Revenant - Alejandro G. Iñárritu

LEADING ACTOR
Bryan Cranston - Trumbo
Eddie Redmayne - The Danish Girl
Leonardo DiCaprio - The Revenant
Matt Damon - The Martian
Michael Fassbender - Steve Jobs

LEADING ACTRESS
Alicia Vikander - The Danish Girl
Brie Larson - Room
Cate Blanchett - Carol
Maggie Smith - The Lady In The Van
Saoirse Ronan - Brooklyn

SUPPORTING ACTOR
Benicio Del Toro - Sicario
Christian Bale - The Big Short
Idris Elba - Beasts Of No Nation
Mark Ruffalo - Spotlight
Mark Rylance - Bridge Of Spies

SUPPORTING ACTRESS
Alicia Vikander - Ex Machina
Jennifer Jason Leigh - The Hateful Eight
Julie Walters - Brooklyn
Kate Winslet - Steve Jobs
Rooney Mara - Carol

DOCUMENTARY
Amy - Asif Kapadia, James Gay-Rees
Cartel Land - Matthew Heineman, Tom Yellin
He Named Me Malala - Davis Guggenheim, Walter Parkes, Laurie Macdonald
Listen To Me - Marlon Stevan Riley, John Battsek, George Chignell, R.J. Cutler
Sherpa - Jennifer Peedom, Bridget Ikin, John Smithson

ANIMATED FILM
Inside Out - Pete Docter
Minions - Pierre Coffin, Kyle Balda
Shaun The Sheep Movie - Mark Burton, Richard Starzak

ORIGINAL SCREENPLAY
Bridge Of Spies
Ex Machina
The Hateful Eight
Inside Out
Spotlight

ADAPTED SCREENPLAY
The Big Short
Brooklyn
Carol
Room
Steve Jobs

ORIGINAL MUSIC
Bridge Of Spies - Thomas Newman
The Hateful Eight - Ennio Morricone
The Revenant - Ryuichi Sakamoto, Carsten Nicolai
Sicario - Jóhann Jóhannsson
Star Wars: The Force Awakens - John Williams

CINEMATOGRAPHY
Bridge Of Spies - Janusz Kamiński
Carol - Ed Lachman
Mad Max: Fury Road - John Seale
The Revenant - Emmanuel Lubezki
Sicario - Roger Deakins

EDITING
The Big Short - Hank Corwin
Bridge Of Spies - Michael Kahn
Mad Max: Fury Road - Margaret Sixel
The Martian - Pietro Scalia
The Revenant - Stephen Mirrione

PRODUCTION DESIGN
Bridge Of Spies
Carol
Mad Max: Fury Road
The Martian
Star Wars: The Force Awakens

COSTUME DESIGN
Brooklyn
Carol
Cinderella
The Danish Girl
Mad Max: Fury Road

MAKE UP & HAIR
Brooklyn
Carol
The Danish Girl
Mad Max: Fury Road
The Revenant

SOUND
Bridge Of Spies
Mad Max: Fury Road
The Martian
The Revenant
Star Wars: The Force Awakens

SPECIAL VISUAL EFFECTS
Ant-Man
Ex Machina
Mad Max: Fury Road
The Martian
Star Wars: The Force Awakens

BRITISH SHORT ANIMATION
Edmond - Nina Gantz, Emilie Jouffroy
Manoman - Simon Cartwright, Kamilla Kristiane Hodol
Prologue - Richard Williams, Imogen Sutton

BRITISH SHORT FILM
Elephant - Nick Helm, Alex Moody, Esther Smith
Mining Poems Or Odes - Callum Rice, Jack Cocker
Operator - Caroline Bartleet, Rebecca Morgan
Over - Jörn Threlfall, Jeremy Bannister
Samuel-613 - Billy Lumby, Cheyenne Conway

THE EE RISING STAR AWARD (VOTED FOR BY THE PUBLIC)
Bel Powley
Brie Larson
Dakota Johnson
John Boyega
Taron Egerton

giovedì 7 gennaio 2016

Carol - la recensione

Dopo Lontano dal Paradiso, il regista Todd Haynes torna negli anni '50 per raccontare un'altra storia di donne con il film Carol, tratto dall'omonimo romanzo di Patricia Highsmith.

New York, anni '50, in un grande magazzino durante il periodo pre-natalizio, una giovane commessa, Therese Belivet (Rooney Mara) sta lavorando nel reparto giocattoli quando nota, dall'altra parte della sala, una donna bella ed elegante. L'attrazione è immediata tra le due. La donna, Carol Aird (Cate Blanchett), si avvicina al bancone, sta cercando un regalo per la figlia. Compra un trenino elettrico, dimentica i guanti sul bancone. Grazie a quei guanti si rivedranno ancora, all'inizio continueranno a guardarsi sedute una di fronte all'altra in un cafè, poi arriveranno a condividere un viaggio che sembra quasi una fuga - da una vita piatta in un triste appartamento una, da una casa lussuosa, un marito opprimente e un matrimonio in crisi l'altra- in cui poter finalmente esprimere l'amore e la passione che provano entrambe.

Todd Haynes viaggia controcorrente portando al cinema un genere che si vede sempre meno: il melodramma. Carol è un meló sofisticato, elegante, raffinato, delicato e stilisticamente perfetto che riesce a raccontare, senza esagerazioni e senza mai cercare di scandalizzare, l'amore e la bruciante passione tra due donne
Haynes, con grande sapienza registica e precisione, riesce a rendere le emozioni palpabili. Colloca le due protagoniste in un contesto fatto di rigidità, freddezza, apparenza e disprezzo verso il "diverso", e lascia che siano loro, con i gesti e gli sguardi, a raccontare la loro storia. E' così che uno sguardo che attraversa la sala, una mano sulla spalla, un sorriso appena accennato, il modo in cui una osserva l'altra senza essere vista, rendono reale e materiale la passione e la necessità di contatto fisico delle due donne.
A supportare egregiamente la storia ci pensano le due attrici protagoniste. Non è esagerato dire che Cate Blanchett e Rooney Mara rasentano la perfezione. Elegante come sempre, Cate Blanchett illumina lo schermo con la sua Carol, e basta la sua presenza fisica per riempire la scena. L'attrice riesce perfettamente a trasmettere un desiderio viscerale e naturale che però è costretta a reprimere e trattenere per salvare le apparenze di fronte a una società che la giudica in base a "clausole morali". Sulla solidissima ed emozionante interpretazione di Cate Blanchett si poggia tutto il film, e il personaggio di Carol serve a definire anche quello di Therese Belivet, interpretata da una bravissima Rooney Mara che riduce al minimo gesti ed espressioni, dando corpo all'ingenuità di una ragazza semplice che viene travolta da una vera passione per una donna più grande e di diversa estrazione sociale. Da sottolineare la presenza nel cast di Kyle Chandler e Sarah Paulson, entrambi ottimi.

Carol è Cinema con la "C" maiuscola. Un film bello, intelligente, ben diretto e splendidamente interpretato, che raccontando una storia d'amore nel passato riesce a raccontare anche l'oggi. Un film che lascia nella mente dello spettatore gli sguardi carichi di emozioni e passione delle due protagoniste.

mercoledì 6 gennaio 2016

Macbeth - la recensione

Macbeth è un valoroso guerriero al servizio del Re scozzese Duncan. Dopo una grande vittoria, tre misteriose donne lo salutano come futuro Re e gli predicono il suo destino, fatto di gloria e onori.
Spinto dalla malevolenza di sua moglie e dal desiderio di anticipare gli eventi, Macbeth sprofonda sempre più in una spirale di follia e violenza, in un dramma che ancora oggi, dopo quattrocento anni, scava nei recessi più torbidi dell'animo umano.

Presentato allo scorso Festival di Cannes, questa trasposizione della tragedia shakespeariana ha diviso la critica tra chi l'ha osannata e chi, invece, aspramente criticata. Non sorprende, data la natura estremamente aulica che scaturisce dall'intera pellicola, molto distante da quello a cui le altre trasposizioni delle opere del Bardo ci hanno abituato. Una prerogativa delle sue tragedie, e delle sue opere in generale, infatti, è proprio quella di storia popolare, adatta a tutti, che portato il grande pubblico a interrogarsi su grandi temi umani. Kenneth Branagh, forse il più prolifico tra i traspositori shakespeariani del nostro cinema, lo sa benissimo ed è magistrale nel rendere Shakespeare fruibile al grande pubblico, mantenendo intatta la bellezza delle parole e delle atmosfere.

Justin Kurzel si discosta enormemente da quel concetto, prende Macbeth e la innalza a opera
principalmente visiva, usando le parole come didascalia alle sue immagini significative. L'uso del rallenty, le scenografie grandiose, la fotografia calda e dai forti contrasti cromatici, esprimono il travaglio interiore dei personaggi ancora più dei soliloqui, spesso appena sussurrati. Il tono freddo della brughiera si trasforma nel rosso più acceso, quasi soffocante, quando la violenza di Macbeth esplode in una scena dai richiami orientaleggianti, con una colonna sonora battente e coinvolgente, di grande impatto emotivo e visivo, bellissima.
In questo si inseriscono con naturalezza le grandissime interpretazioni di Michael Fassbender e Marion Cotillard, intensi e misurati, mai sopra le righe, riportano a una dimensione intima la grandezza di scenografie e colori, erotici e bellissimi nelle inquadrature che richiamano spesso dei dipinti. 
E quindi cosa dire, di questo Macbeth, osannato e criticato? Non un film per tutti, ma un film per chi Shakespeare lo ama e conosce a fondo la sua opera, un film per chi ama immergersi nelle immagini e nelle sensazioni. Visivamente potente, emotivamente intenso, un film che sa come farsi amare, anche se da pochi.