sabato 31 agosto 2019

Venezia 76 - è il giorno del Joker!

Inutile negarlo, era la pellicola più attesa del festival e oggi è finalmente arrivato il giorno della presentazione, in Concorso, del film Joker.

Diretto da Todd Phillips, Joker vede come protagonista Joaquin Phoenix, leader di un cast che vede anche Robert De Niro e Zazie Beetz.

Al centro della storia c'è Arthur Fleck (Phoenix). un aspirante comico che vorrebbe apparire in tv nel suo show preferito (condotto da Robert De Niro). Intanto Arthur, anche per mantenere la madre malata, si deve accontentare di piccoli lavoretti da clown, per esporre cartelli pubblicitari per strada o per rallegrare i bambini dell'ospedale. Emarginato dalla società, Arthur però soffre di molti problemi mentali che farmaci e assistenti sociali non sembrano riuscire ad alleviare. Quando Arthur supererà il limite di sopportazione, indosserà "la maschera" del Joker, ritrovandosi a capo di un movimento.

Accolto da un'esplosione di applausi, Joker è ispirato allo storico villain di Batman ma è difficile considerarlo un cinecomic, così come non è nemmeno un film sulle origini del personaggio, anche perché il Joker non ha delle vere e precise origini. Proprio questo passato misterioso ha dato spazio al regista per fare qualcosa di completamente diverso da quanto visto fino ad oggi. "Non avendo alcuna origin story a cui poter fare riferimento, neppure nei fumetti, ci siamo presi molte libertà", ha dichiarato il regista Todd Phillips, "Certo abbiamo usato del materiale dai fumetti, ci piaceva l’idea del comico fallito di The Killing Joke, ma ci siamo posti poche regole e pochi limiti., E' un racconto influenzato da film con cui sono cresciuto e da grandi personaggi degli anni '70, film di Scorsese come Taxi Driver, ma anche dal film muto L'uomo che ride del 1928. Fin dall'inizio sapevamo di voler fare una cosa molto diversa rispetto ai film del passato. La parte più difficile però è stata convincere la Warner e la DC, ma una volta convinti, abbiamo avuto pieno sostegno".

Ma chi è Arthur Fleck? "Un uomo in cerca identità, che molto ingenuamente vuole solo far ridere le persone", ha continuato Todd Phillips, "Non aveva nessuna intenzione di diventare un simbolo politico o di infiammare la società. Certo, poi finisce per prendere delle decisioni sbagliate. Qualcuno gli darà una lettura politica, ma Joker è soprattutto una storia sulla mancanza di empatia che abbiamo osservato mentre lo scrivevamo".

A dare un volto e un corpo ad Arthur Fleck è Joaquin Phoenix, definito "straordinario" nel film. Dimagrito di oltre 20 kg, l'attore offre una performance fisica e vocale davvero notevole. L'interpretazione dell'attore è stata molto ricercata ma non ha preso spunto da nessun suo predecessore. "Siamo andati per conto nostro, perciò non ho fatto riferimento ad altri film o attori", ha dichiarato Joaquin Phoenix, "Ho lavorato sul tema della perdita, quindi sono partito dal fisico. Ho perso peso. Cosa che ci aiuta anche sul versante psicologico. Poi sono passato alla personalità, ma non volevo che fosse ben definita psichiatricamente. Ci abbiamo messo molto tempo per trovare Arthur, il personaggio si è evoluto molto durante le riprese". Essenziale per il film, per il personaggio, ma anche per lo stesso attore, era trovare la giusta risata, una ricerca non facile. "All'inizio non pensavo di essere in grado di lavorare su quella risata così sofferta. C’è stato un momento in cui ho anche pensato di delegarla a qualcun altro", ha raccontato l'attore, "Ho chiesto a Todd di fare un provino della mia risata perché era cruciale per trovare Arthur. Mi sono preparato leggendo un libro sui tipi di personalità e come queste risultano in certe azioni, non ho fatto combaciare la sua con una in particolare ma ho avuto la libertà di scegliere. Mi sono ispirato a certe risate che abbiamo visto in alcuni video, risate di persone che soffrono, per questo poi risultano dolorose".

La performance di Joaquin Phoenix ha letteralmente conquistato la critica, c'è già chi lo mette al primo posto tra i favoriti per la Coppa Volpi e chi, andando ancora più avanti, lo vede con una nomination agli Oscar in tasca.

Il film sarà nelle sale italiane dal 3 ottobre.



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Presentato, sempre in Concorso, Ema, nuovo film del regista cileno Pablo Larraín. Protagonisti Mariana Di Girolamo e Gael García Bernal.

Ambientato nel Cile contemporaneo, il film è un melodramma sentimentale scandito dal ritmo della musica. Al centro della storia ci sono Ema (Mariana Di Girolamo) e Gastón (Gael García Bernal), una coppia di artisti di una compagnia di danza sperimentale, genitori adottivi con una vita segnata da un episodio violento in cui viene coinvolto il figlio. Un episodio che porta la coppia a sgretolarsi davanti alla decisione di "restituire" il bambino adottato, mentre Ema vive una sorta di riscoperta di sé, anche sessuale, che passa attraverso la musica, in particolare il raggaeton di strada.

La musica è una parte fondamentale del film, è il mezzo con cui Ema si apre alla riscoperta di se stessa, ma vede al centro, come tema portante, quello delle adozioni. "Adottare un bambino è un atto di generosità immensa", ha dichiarato il regista, "ma in Cile ci sono parecchi casi di adozioni fallite e quando ciò accade, come racconto nel film, è un dramma, la coppia ne soffre e cerca di capire che cosa è accaduto".
Il regista ha raccontato un particolare della lavorazione, gli attori infatti hanno conosciuto la storia giorni per giorno, ricevendo ogni volta le parti da recitare. "Se l’attore sa già tutto da tempo, la direzione che prende è ormai determinata. Volevo invece creare una performance attoriale", ha spiegato Larraín.

venerdì 30 agosto 2019

Venezia 76 - Polanski e Martone in Concorso. Fuori Concorso arriva Seberg con Kristen Stewart

Terzo giorno e in Concorso arriva Roman Polanski con il suo nuovo film, J'Accuse, e il primo film italiano, Il Sindaco del Rione Sanità. Mentre Fuori Concorso a catalizzare l'attenzione ci pensa Kristen Stewart con il film Seberg.

Il suo nome ha scatenato polemiche fin da subito ma al festival non è venuto, Roman Polanski non ha accompagnato al Lido il suo J'accuse, a presentarlo c'era parte del cast, Jean Dujardin, Louis Garrel, e la moglie del regista, l'attrice Emmanuelle Seigner.

Il film racconta il "caso Dreyfus", cioè la vicenda che vide coinvolto il capitano dello stato maggiore Alfred Dreyfus, accusato, degradato, condannato per alto tradimento e infine deportato in una prigione sull'Isola del Diavolo nella Guyana. Solo dopo dieci anni di reclusione, dopo l'intervento dell'ufficiale dell'esercito di Georges Picquart e dello scrittore Emile Zola, che scrisse appunto il "J'Accuse", Dreyfus venne riconosciuto innocente e scagionato.

Il film è stato molto applaudito, ricevendo un'ottima accoglienza. Ad interpretare Dreyfus è l'attore Louis Garrel, che si è appassionato molto a una storia che conosceva solo superficialmente. "A 36 anni ho scoperto la vera storia che in Francia tutti conoscono ma senza conoscerla veramente", ha dichiarato l'attore, "Un giorno sul set Polanski mi ha presentato una ragazza, la pronipote di Alfred Dreyfus. A quel punto non potevo più recitare. Mi ha raccontato che i figli di Dreyfus sono stati deportati durante la Seconda Guerra Mondiale, anche la sua famiglia ha vissuto un inferno. È una storia francese terribile, ma vedendo il film per la prima volta una settimana fa ho provato una gioia vera quando alla fine del film la giustizia prevale".
Anche Jean Dujardin, che nel film interpreta Picquart, ha ammesso di aver sempre saputo poco e nulla di questa storia. "Avevo alcuni ricordi scolastici di questo personaggio, del famoso caso, ma si trattava di un ricordo nebbioso", ha raccontato l'attore premio Oscar, "Per prepararmi ho ascoltato Polanski, ho letto più volte la sceneggiatura, ho studiato. Ho affrontato il ruolo dicendomi che la star del film era la storia e io dovevo essere al suo servizio".

Durante la conferenza stampa sono state quasi vietate le domande sulle polemiche legate alle dichiarazioni fatte dal presidente di giuria, così Emmanuelle Seigner si è limitata a parlare del film e del suo personaggio ma ha elogiato molto il lavoro di suo marito, e tra le righe si può leggere quasi un messaggio di sostegno: "Per me è difficile mettermi nei panni di Roman. Posso dire però che il senso di persecuzione che spesso si ritrova nei suoi film viene dalla sua vita, dalla sua esperienza. Come regista è un uomo molto preciso, meticoloso, ma lascia molta libertà agli attori. È il sesto film che facciamo insieme e solo ora comincio ad abituarmi al suo modo di girare".

Il film sarà nelle sale italiane dal 21 novembre.
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Primo italiano in Concorso, si tratta di Mario Martone con il suo Il Sindaco del Rione Sanità, adattamento "moderno" di un testo di Eduardo De Filippo.

"Abbiamo ottenuto l'autorizzazione di Luca De Filippo a cui oggi va un ricordo commosso e affettuosissimo", ha dichiarato Martone, "Per me è stata occasione per affrontare Eduardo, che è qualcosa di difficile. Ci siamo chiesti come riproporlo oggi: era un'occasione unica per ribaltare i rapporti di età nel contesto della Napoli di oggi".
Un progetto che per Martone era quasi un sogno nel cassetto: "il "Sindaco" l'ho sempre voluto fare anche in forma cinematografica e l'ho immaginato esattamente così come lo avete visto".

Il film sarà nelle sale per tre giorni, il 30 settembre e l'1 e 2 ottobre.




Intanto, Fuori Concorso, è stata la giornata di Kristen Stewart, al festival con il film Seberg, in cui interpreta l'icona della Nouvelle Vague Jean Seberg. Nel cast anche Anthony Mackie, Zezie Beetz, Jack O'Connell e Margaret Qualley.

Il film racconta un periodo particolare della sfortunata attrice, quando l'FBI decise di metterla sotto stretta sorveglianza a causa della sua simpatia verso le Pantere Nere e della sua relazione con l'attivista per i diritti civili Hakim Jamal.

La presentazione del film cade proprio nel giorno dell'anniversario della morte dell'attrice, suicidatasi a soli 41 anni dopo una vita tormentata dalla depressione. "Per noi che, idealmente, abbiamo vissuto molti anni insieme a lei realizzando questo film, è molto bello poterla celebrare proprio oggi", ha dichiarato il regista Benedict Andrews, "Non conoscevo la sua storia prima di leggere la sceneggiatura, soltanto allora ho compreso come sia stata distrutta la vita di Jean Seberg, letteralmente soffocata da tutto questo. La sua onestà, la sua verità sullo schermo rifletteva la stessa sincerità che aveva nella vita reale. A causa di questo è diventata un bersaglio dell'FBI, che ha iniziato a spiarla nell'intimità, utilizzando la sua vita privata, minandola e distruggendola per motivi politici".

Protagonista assoluta del film è Kristen Stewart, che si è calata molto nel ruolo. "Aveva una fame di arrivare fino agli spettatori sbalorditiva. C'era qualcosa di naturalistico nella sua recitazione, emergeva qualcosa di splendente", ha dichiarato l'attrice, "Il fatto che fosse amata nel suo paese e anche in Francia, le ha consentito di correre dei rischi, sicuramente è stata identificata in questo modo. Ho lavorato su questa cosa, ho cercato di essere me stessa, ho percepito questo desiderio da parte sua, di essere accettata lavorando in questo modo, quasi gridando ‘guardatemi, sono vera!’".
Jean Seberg era molto impegnata politicamente, aspetto che alla fine le è costato molto. "Aveva un'umanità davvero compassionevole, in un periodo in cui la gente non aveva spesso lo stomaco per impegnarsi. Lei voleva con tutta sincerità unirsi al movimento per i diritti civili e cambiare il mondo", un aggiunto Kristen Stewart, che ha poi paragonato sé stessa all'attrice: "La mia tendenza politica è chiara, non nascondo quello che penso, ma non sono impegnata, non sono un’attivista insomma. E non vado a gridare in faccia alla gente quelle che sono le mie opinioni".

A margine della conferenza stampa, qualcuno ha fatto notare a Kristen Stewart la "nuova piega" che sta prendendo la sua carriera, con un'apertura a film più d'intrattenimento, come Charlie's Angels, e anche la sua nuova maturità nell'affrontare la celebrità. "Quando ero più giovane ero più insicura, mentre ora mi sento pronta a tutta, anche ad affrontare la popolarità", ha detto sorridendo l'attrice, "Non voglio privarmi di esperienze centrali, penso di aver fatto molte cose in base all’istinto nella mia carriera, mi sembra ora di poter vivere in maniera naturale quello che accade, senza pensarci troppo. Sono pronta a qualsiasi cosa!".

Seberg sarà presentato anche al Toronto Film Festival il 7 settembre, al momento non c'è ancora una data d'uscita.

giovedì 29 agosto 2019

Venezia 76 - Giorno 2: Marriage Story e Ad Astra in Concorso

Il Concorso entra subito nel vivo con la presentazione di due film molto diversi e molto attesi: Marriage Story e Ad Astra.

Prodotto da Netflix, Marriage Story, diretto da Noah Baumbach, vede come assoluti protagonisti Scarlett Johansson e Adam Driver. Nel cast anche Laura Dern.

Il film è il racconto di una storia che finisce. Una coppia, Nicole e Charlie, un tempo molto affiatata e felice che scivola in un divorzio complicato a causa di un rapporto ormai logoro.

La fine di una storia, il divorzio, sono i temi centrali del film, come ribadito dal regista durante la conferenza stampa. "Quando una cosa non funziona più, è quello il momento in cui iniziamo a vederla davvero. Siamo lasciati fuori dalla porta e iniziamo a vedere la casa proprio da lì fuori", ha dichiarato Baumbach, che poi ha parlato di come ha sviluppato i dialoghi e la sceneggiatura del film, "Il film inizia quando loro sono già nella fase della separazione, ma non sanno ancora che finiranno per separarsi di più. Ho cercato di inserire me stesso nello "spazio libero" tra di loro. L’amore tra loro, però, è sempre presente, sono proprio queste le fondamenta su cui si regge il film".

La sceneggiatura ha portato i due attori a lavorare in modo particolare, quasi teatrale, come dichiarato da Adam Driver: "Eravamo in situazioni molto diverse, lavoravamo sulla sceneggiatura separatamente. Credo si trattasse di teatro ma anche di teatralità, come per il divorzio stesso. Tutta la sceneggiatura era scritta molto bene, ma anche in modo conciso. Quando si gira le cose possono cambiare, ma questo tema del teatro rimane molto presente nel film e nella sceneggiatura".
Il personaggio di Nicole è un'attrice, aspetto che ha aiutato Scarlett Johansson ad entrare in contatto con il ruolo. "Penso che Nicole sia una donna combattuta, vuole essere riconosciuta e penso che in fondo sia questo che li porta alla separazione", ha spiegato l'attrice, "La famiglia da cui proviene Nicole non ha le dinamiche di quella in cui sono cresciuta io, anche se mia madre ha gestito la mia carriera fin da quando ero piccola. Ci sono delle similitudini. Le dinamiche della sua famiglia spiegano in buona parte chi è lei, perché è diventa un'attrice. Capisco bene alcuni aspetti della sua carriera. Non era difficile immaginarle, come attrice".

Il film ha ottenuto una buona accoglienza, grandi elogi per le interpretazioni di Scarlett Johansson e Adam Driver. Anche il regista, durante la conferenza stampa, ha voluto ribadire e sottolineare l'importanza e la bravura dei suoi due protagonisti: "Vedere questi due attori perdersi completamente e avere, allo stesso tempo, un controllo assoluto, è stato un grande privilegio.E' stata una vera gara di bravura. Per molti versi, è stata l'esperienza più gratificante della mia carriera di regista".

Netflix porterà il film nei cinema dal 6 novembre, poi dal 6 dicembre sarà disponibile in streaming.




Di tutt'altro genere il secondo film presentato in Concorso. Si tratta di Ad Astra, sci-fi diretto da James Gray che vede Brad Pitt protagonista, e anche nelle vesti di produttore. Nel cast anche Liv Tyler e Ruth Negga, entrambe al Lido, oltre a Tommy Lee Jones e Donald Sutherland.

Ambientato in un futuro non molto lontano, in cui l'uomo è alla ricerca di altre forme di vita nell'Universo. L'astronauta Roy McBride (Pitt) viene incaricato di una missione molto importante che lo toccherà sul personale. McBride viene spedito ai limiti del sistema solare per scoprire cosa minaccia l'umanità sulla Terra e, allo stesso tempo, scoprire cos'è successo a suo padre, scomparso durante la ricerca di vita extraterrestre su Nettuno. Quello che scoprirà, metterà in dubbio la natura umana e il nostro ruolo nell'Universo.

Non il solito blockbuster di fantascienza, Ad Astra è un film dai tempi molto dilatati, con molta voce fuori campo, temi introspettivi, teologici e psicanalitici. Il film ha avuto una post-produzione molto lunga, l'uscita è stata rimandata più di una volta (c'è chi dice che i produttori non fossero molto soddisfatti del risultato finale e abbiano deciso di rispedirlo al montaggio), poi l'acquisizione della Fox da parte della Disney e finalmente il film ha visto la luce.

L'idea del film nasce da una frase che il regista ha letto in una mostra. "Una frase che ho letto su una parete e che ho subito mandato a Brad: ‘La storia e il mito iniziano nel microcosmo del personale’", ha raccontato James Gray, "Noi volevamo raccontare una storia piccola nell'ambiente più grande che esiste: lo spazio".

Brad Pitt e James Gray sono amici da moltissimi anni e finalmente hanno trovato una storia su cui poter collaborare. "E' un grande narratore, con una voce personale e unica", ha dichiarato l'attore durante la conferenza stampa, "È stato intrigante, come uomo, come figlio, come padre far parte di questo progetto. 'Ad Astra' è una storia delicata e ogni inquadratura, ogni elemento musicale, correva il rischio di alterare un equilibrio. Tutto quello che volevamo era mettere in luce questa solitudine. Abbiamo lavorato molto su come interpretare un personaggio ‘scollegato’ e isolato rispetto a ciò che lo circonda. Perché per me lo spazio più che libertà è solitudine, io mi sento libero nella natura e circondato da amici".
Uno degli obiettivi di Brad Pitt, e del regista, era di portare al centro del film un personaggio diverso dal solito, che rappresenti una "nuova mascolinità". "Guardando indietro, il film è un viaggio in profondità rispetto una certa definizione di mascolinità", ha dichiarato Pitt, "Siamo stati cresciuti con l'idea che bisognava essere forti, che non si poteva lasciare spazio alla debolezza e questo ha creato una sorta di barriera con gli altri perché finisci per negare tutta una serie di cose: il dolore, la vergogna, i rimpianti. Penso che tutti ci portiamo dietro dolore e ferite dall'infanzia, e il compito dell’attore è utilizzare e canalizzare questi sentimenti. Io e James abbiamo un rapporto diverso dalla classica ‘amicizia tra maschi’, siamo sinceri l’uno nei confronti dell’altro e parliamo anche di insuccessi e fallimenti, ci confrontavamo ogni mattina". Della stessa idea James Gray, che ha aggiunto: "Per restituire certe emozioni l’attore, come il regista, deve essere onesto e disposto a mostrare le proprie vulnerabilità, anche se ci portano in luoghi oscuri. Con Brad abbiamo provato a restituire una verità emotiva e io gli sono stato addosso con la macchina da presa per guardare oltre l’attore".

Il film sarà nelle sale italiane dal 26 settembre.

Il Re Leone - la recensione [Pro e Contro]

La nuova versione photo real de Il Re Leone ha conquistato il box office mondiale con incassi stratosferici ma la critica si è divisa, a volte con posizioni molto nette. Anche la redazione di Frame ha avuto pareri discordanti, perciò abbiamo cercato di proporre due punti di vista.
Ecco le nostre recensioni Pro e Contro del film.

∼ PRO ∼

C'era davvero bisogno di questo live action, l'ennesimo in casa Disney? No, per niente, a maggior ragione perché il film è una riproposizione, quasi scena per scena, del film di animazione del 1994, con pochissime aggiunte, qualche battuta cambiata che però non sempre funziona bene quanto l'originale.
Tuttavia, lasciando da parte il possibile fastidio che si può provare nei confronti di questa operazione, Il Re Leone rimane quello che era più di 20 anni fa: una storia potente, emotiva, che sa parlare incredibilmente bene sia ai bambini che agli adulti, anzi specialmente agli adulti.

A livello visivo questa nuova versione sorprende per il grandissimo realismo, la spettacolarità delle scene nella Savana e nei dettagli di tutti gli animali rappresentati, tanto realistici da sembrare veri. Forse questo incredibile realismo toglie un po' di emotività al film, in quanto non è possibile rendere le espressioni umane così come venivano proposte nel cartone animato, ma la storia è le relazioni fra i personaggi sono così potenti che l'ostacolo si aggira comodamente ed è davvero facile ritrovarsi ad avere i brividi durante la scena iniziale o a piangere per la morte di Mufasa, di nuovo, proprio come da bambini.
Da questo punto di vista, anche il doppiaggio, pur con qualche sbavatura, funziona piuttosto bene, ed è quasi perfetto nei momenti cantati.

Insomma, non ce n'era bisogno, non aggiunge nulla a quanto visto nel Classico del 1994, ma proprio per questo alla fine il film piace. È Il Re Leone dopotutto.
Chiara




∼ CONTRO ∼

Il Re Leone, amatissimo classico d'animazione Disney, torna al cinema sotto una nuova veste. Jon Favreau, dopo la sua esperienza con la versione live-action di Il Libro della Giungla, è stato scelto per dare nuova linfa vitale a Il Re Leone. Operazione riuscita? In parte.

È innegabile la resa visiva del lungometraggio (ricordiamo, completamente in CGI con un solo frame reale), si rimane a bocca aperta di fronte a cotanto lavoro di straordinaria tecnica. L'effetto animazione digitale scompare in pochi istanti per dare spazio ad una credibilità davvero immersiva. Tuttavia il film pare vivere solo ed esclusivamente grazie agli effetti visivi, senza nessun guizzo o vera motivazione di esistere al di fuori di questo. L'emozione c'è, ma è innescata solo dai ricordi del film originale (molto più coinvolgente) e dall'iconica colonna sonora composta da Hans Zimmer, ancora oggi da pelle d'oca.

L'espressività limitata giustificabile di tutti gli animali probabilmente pesa un po' nell'economia generale del progetto che risulta a tratti freddo, quasi glaciale. Non aiuta poi il doppiaggio. Il Simba di Marco Mengoni e la Nala di Elisa non brillano affatto (se non nelle parti cantate, ovviamente). Una grande pecca che distoglie l'attenzione da tutta la magnificenza visiva di cui il film è pregno.
C'è qualcosa di strano nel film, una fotografia troppo patinata, una freddezza intrinseca data da animali così reali da essere (ovviamente) poco coinvolgenti espressivamente. Il tutto mescolato ad una narrazione inquietantemente fedele all'originale, con tanto di scene (probabilmente in omaggio) riprese esattamente dal classico animato che tutti noi conosciamo.

Il Re Leone di Jon Favreau è uno splendore per gli occhi, ma non brilla per intensità emotiva, non donando niente di più che un semplice remake di un film che funzionava benissimo già in veste tradizionale.
Mat

mercoledì 28 agosto 2019

Venezia 76 - giorno 1: apertura e polemiche

Con il film La Verité, del regista giapponese Hirokazu Kore'eda, prende il via la 76a Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia.

Ad accompagnare il film le due donne protagoniste, due grandi attrici del Cinema Francese, Juliette Binoche e Catherine Deneuve.

Primo film fuori dal Giappone per Kore'eda, già vincitore a Cannes nel 2018, che con questa pellicola torna a raccontare dinamiche familiari, in particolare il rapporto tra una grande diva del cinema (Deneuve) e la figlia (Binoche), una sceneggiatrice che ha sposato un attore americano, fallito e alcolizzato, con cui vive a New York. La pubblicazione dell'autobiografia della donna porterà la figlia a tornare in Francia e a confrontarsi con la madre. Nel cast anche Ethan Hawke.

Per interpretare il ruolo di una grande diva del Cinema Francese, il regista ha chiamato una vera diva del Cinema Francese, cioè Catherine Deneuve, che infatti si è ritrovata molto nel personaggio. "Ho messo molto di me in Fabienne", ha dichiarato l'attrice, "certo, lo faccio sempre nei miei film, ma in questo caso si trattava di un'attrice che per di più è anche madre". C'è solo un aspetto del personaggio in cui l'attrice non si è ritrovata, la totale concentrazione di Fabienne sulla recitazione: "Non mi ritengo una macchina da recitazione", ha dichiarato Catherine Deneuve, "Per me alla fine il cinema è una questione di temperamento". Caratteristica che sicuramente a lei non manca.

La scelta di Catherine Deneuve ha fatto felice anche la sua collega di set Juliette Binoche, che ha dichiarato: "La ammiro da quando ero bambina, per me lei è il simbolo della femminilità". L'attrice ha poi raccontato come all'inizio tra lei e il regista ci fosse un'idea diversa su come interpretare il personaggio di Lumir poi, grazie a una particolare scena, si sono ritrovati sulla stessa linea d'onda. "Il mio personaggio, è una donna ferita dalle bugie della madre", ha raccontato Juliette Binoche, "All'inizio Kore'eda gesticolava moltissimo, sospirava, si agitava, poi dopo aver girato la sequenza in cui Lumir discute a cena con la madre, e la provoca a tavola, ha capito che avevo penetrato il personaggio e mi ha lasciato andare".

Sul film il regista ha dichiarato: "Come negli altri miei film, c'è una dimensione di dramma familiare, ma in questo caso mi interessava principalmente il rapporto fra queste due donne, questa madre e questa figlia che non arrivano ad una risposta sul loro rapporto, ma cercando di andare avanti accettando la presenza una dell'altra. La magia e la bugia sono gli elementi che contraddistinguono queste relazioni".

La Verité sarà nelle sale italiane a ottobre.



Oggi è stato anche il giorno della presentazione della Giuria, ed è subito scoppiata la prima polemica, non una di poco conto. Durante la conferenza stampa, il presidente di Giuria, la regista argentina Lucrecia Martel si è scagliata duramente contro Roman Polanski, che sarà in Concorso con il suo nuovo film.

"Non parteciperò alla cena di gala del signor Roman Polanski perché rappresento molte donne che lottano, in Argentina, e non vorrei trovarmi lì ad applaudirlo", ha dichiarato la regista senza giri di parole, "Io non divido l’uomo dall'opera e ritengo anche che la presenza di Polanski sia un disagio per me".
La regista ha poi fatto apertamente riferimento al caso giudiziario che ha riguardato, e ancora riguarda, il suo collega Polanski, cioè l'accusa e la condanna per violenza sessuale ai danni di una minorenne. "Mi sono informata su internet e mi sono confrontata con degli scrittori che hanno lavorato sull'argomento", ha detto la regista dimostrando di essere arrivata preparata sulla questione, "Ovviamente, non posso mettermi al di sopra delle questioni giudiziarie, ma di sicuro posso empatizzare con la vittima".

Lucrecia Martel non ha chiuso definitivamente la porta per Polanski, ma ha voluto riflettere sulla difficoltà nel trovare una risposta a questo dilemma: "Ritengo che Polanski meriti una chance per le riflessioni sull'umanità che ha prodotto nei suoi film, ma è difficile capire fino a che punto arrivare nei confronti di persone che hanno commesso atti di questa portata, e che sono state giudicate. Se la vittima si sente già risarcita, cosa facciamo? Sono dibattiti cui la nostra epoca ci obbliga a rispondere e non è affatto facile rispondere".
Ovviamente queste dichiarazioni hanno subito alzato un polverone di polemiche, c'è anche chi ha chiesto di rimuovere la regista dal ruolo di presidente di giuria. Sulla questione si è subito espresso Alberto Barbera, direttore della Mostra che ha scelto Polanski per il Concorso: "Credo che si debba distinguere l’uomo dall’artista. La storia dell’arte è piena di artisti che hanno commesso crimini, di varia gravità, e non per questo abbiamo smesso di ammirare le loro opere".

Polanski non è stato l'unico terreno di "scontro" tra Lucrecia Martel e Alberto Barbera, secondo la regista, la presenza delle donne nei festival è ancora troppo bassa. "Il discorso delle quote non è mai soddisfacente", ha dichiarato la regista, "Non mi piace ma non conosco un altro modo per obbligare l’industria a prendere in considerazione film diretti da donne. Sono del parere che, per un paio d’anni, la Mostra dovrebbe provare a includere il 50% di registe donne e vedere cosa succede".
Anche qui, Barbera si è detto contrario. "Ho sempre dichiarato di essere contrario alle quote e ribadisco la mio opinione. Si verrebbe meno al criterio della qualità, perché poi bisognerebbe dare spazio a tutte le minoranze. Sono poche le registe donne perché l’industria del cinema è maschilista. Sono pregiudizi destinati a scomparire, ma ci vorrà del tempo purtroppo".

Punti di vista molto diversi.

Oltre al presidente Lucrecia Martel, la giuria è composta da Piers Handling, Stacy Martin, Rodrigo Prieto, Shinya Tsukamoto, e Paolo Virzì.

lunedì 26 agosto 2019

Box Office Italia: Il Re Leone da record!

Nessuna sorpresa al box office italiano, come previsto Il Re Leone conquista subito la prima posizione della classifica registrando degli incassi davvero eccezionali se si pensa che siamo ancora in estate ed era il fine settimana dell'inizio del campionato di calcio.

Il nuovo film della Disney viaggia infatti sugli stessi livelli di Avengers: Endgame. Il Re Leone, rinnovato in photo real, ha raccolto 14 milioni di euro in cinque giorni, dieci di questi solo nel week end. E' già il terzo maggiore incasso dell'anno, dietro a Endgame e Aladdin, tutti di casa Disney.

Tiene bene e scende al secondo posto Fast & Furious – Hobbs & Shaw, con l'incasso totale che sale a 5.2 milioni di euro.
Apre con un buon terzo posto Il Signor Diavolo, che segna il ritorno all'horror di Pupi Avati, con un incasso di 422mila euro.

Quarto posto per il survival movie Crawl, che fino ad oggi ha raccolto 642mila euro. Chiude la cinquina La Rivincita delle Sfigate, buon esordio alla regia dell'attrice Olivia Wilde, che incassa 192mila euro in cinque giorni.

Box office USA: Attacco al Potere 3 conquista il primo posto

Il terzo capitolo della saga action con Gerard Butler protagonista, vince il weekend al box office degli Stati Uniti.

Angel Has Fallen - Attacco al Potere 3 si piazza in testa con un incasso di 21.5 milioni di dollari, in linea con il precedente capitolo ma che va oltre le aspettative di chi immaginava un fisiologico calo della saga.

Scala al secondo posto ma tiene bene, Good Boys, che incassa altri 11.7 milioni di dollari e sale a 42 milioni totali. Debutto al terzo posto per il film a sfondo religioso Overcomer, con un incasso di 8.2 milioni di dollari.

Scende ai piedi del podio Il Re Leone, che sale a un totale di 510.6 milioni di dollari solo negli USA. Complessivamente, a livello mondiale, il film ha già incassato 1.5 miliardi di dollari. Chiude la top five Fast & Furious – Hobbs & Shaw, spin of della saga, che 147 milioni di dollari negli USA. Grazie a un ottimo esordio in Cina, l'incasso globale del film sale a 589 milioni di dollari.

domenica 25 agosto 2019

D23 Expo: presentato 'Soul', nuovo film della Pixar!

Durante la convention Disney è stato presentato il nuovo film della Pixar che uscirà nel 2020.

S'intitolerà Soul e sarà diretto da Pete Docter, che dopo aver esplorato il mondo delle emozioni in Inside Out, il regista ci poterà stavolta nel mondo delle anime.

Il film seguirà la vicenda di Joe Gardener, direttore di una banda musicale delle scuole medie e grande appassionato di Jazz. Da sempre Joe sogna di suonare nel prestigioso locale jazz di New York, l'Half Note, e dopo 20 anni di tentativi, riesce a realizzare il suo sogno: suonare per una sera nel locale. Nelle immagini mostrate si vede Joe uscire dalla metro e esercitarsi al piano del locale, finito di suonare, esce in strada e cade in un tombino. E così Joe muore.
Il film parte con questo colpo di scena iniziale. L'anima di Joe si separa poi dal corpo e torna nell'aldilà, più precisamente nello "You Seminar", dove sarà ambientata gran parte della storia. Lo "You Seminar" è un luogo dove le anime si addestrano e vengono educate prima di essere "inviate" nel corpo di un umano, e una volta pronte, ricevono una specie di laurea.
L'anima di Joe è una dei novellini e lì conoscerà 22, un'anima che viene bocciata da centinaia di anni ed è convinta che la Terra faccia schifo. Insieme, Joe e 22, scopriranno cosa significa davvero avere un'anima.

A prestare la voce a Joe sarà Jamie Foxx, Phylicia Rashad sarà sua madre. Daveed Diggs doppierà la nemesi di Joe, mentre a dare voce a 22 sarà Tina Fey.

E' stato inoltre annunciato che a comporre la colonna sonora saranno Jon Batiste, Trent Reznor e Atticus Ross.

L'uscita è stata fissata al 19 giugno 2020. Ecco le prime immagini ufficiali dei personaggi.





sabato 24 agosto 2019

D23 Expo: Ewan McGregor sarà di nuovo Obi-Wan Kenobi in una serie Disney+

La notizia era attesa da molto tempo, negli ultimi mesi i rumor si sono susseguiti in modo febbrile, finalmente è arrivata la conferma: Ewan McGregor tornerà nel ruolo di Obi-Wan Kenobi!

Non sarà in un film ma in una serie totalmente dedicata al personaggio che sarà mandata da Disney+, la nuova piattaforma streaming della Disney.
Il grande annuncio è stato dato ieri sera (stanotte per noi) durante il panel al D23 Expo, quando sul palco è salito proprio Ewan McGregor. L'attore si è avvicinato al presidente della Lucasfilm, Kathleen Kennedy, e le ha detto: "Kathy, potresti chiedermi davanti a tutte queste persone, a tutti questi testimoni, se tornerò a interpretare Obi-Wan Kenobi?". Domanda retorica che Kathleen Kennedy ha ripetuto all'attore, che a sua volta ha risposto: "".

Kennedy ha dichiarato che gli script dei vari episodi, secondo i rumor dovrebbero essere sette ma non ci sono conferme, sono già pronti e che le riprese inizieranno nel 2020. Nessun indizio sulla storia o sul periodo in cui sarà ambientata la serie.

Intanto aspettiamo di sapere quando la piattaforma Disney+ debutterà in Italia.

mercoledì 21 agosto 2019

Spider-Man: la Sony incolpa la Disney per la fine dell'accordo

Continua a tenere banco l'accordo saltato tra le Sony e la Disney sulla collaborazione per i film su Spider-Man.

Breve riassunto, la Disney ha cercato di ritrattare l'accordo tra le parti proponendo un 50 e 50, sia nella produzione, al momento totalmente a carico della Disney, che nella spartizione degli incassi. La Sony ha risposto con un secco no, facendo saltare l'accordo e, di conseguenza, escludendo il personaggio dai prossimi film dell'Universo Cinematografico Marvel.

Deadline, che per primo ha riportato la notizia della rottura, aveva scritto che nella giornata i contatti tra le parti erano andati avanti, per cercare una accordo, a quanto pare l'accordo non è stato trovato. Notizia dell'ultima ora è la dura dichiarazione dei vertici Sony a THR, che di fatto accusa la Disney di aver causato la rottura dell'accordo.

"Molte delle notizie uscite oggi su Spider-Man hanno rappresentato in maniera fuorviante le recenti discussioni sul coinvolgimento di Kevin Feige nel franchise. Siamo delusi, ma rispettiamo la decisione della Disney di non farlo proseguire nel suo lavoro di produttore principale del nostro prossimo film su Spider-Man. [...] Speriamo che le cose cambino in futuro, ma comprendiamo che le numerose nuove responsabilità che la Disney gli ha affidato – incluse tutte le nuove proprietà della Marvel – lo privino del tempo necessario a dedicarsi al meglio a una proprietà intellettuale non in loro possesso. Kevin è bravissimo e siamo grati per l’aiuto e la guida che ci ha fornito, apprezziamo il percorso che abbiamo fatto insieme e sul quale proseguiremo."

In pratica, la Sony dà la colpa della rottura alla Disney per aver deciso di "sovraccaricare" Kevin Feige affidandogli anche la realizzazione dei franchise della Fox (acquisita dalla Disney) cioè gli X-Men e i Fantastici Quattro, cosa che avrebbe impedito al produttore di lavorare ai film di Spider-Man.
Una dichiarazione (non proprio convincente, in verità) che sembra chiudere definitivamente le porte a un ripensamento e a cui la Disney non ha ancora risposto.

Intanto la Sony deve già affrontare un problema, non solo la stesura dei prossimi due film di Spider-Man togliendo tutti i riferimenti all'MCU, ma anche il contratto di Jon Watts. Il regista infatti avrebbe ricevuto molte offerte (i maligni ipotizzano dalla stessa Marvel) e potrebbe non dirigere i prossimi film dell'Uomo Ragno.

Restiamo in attesa di aggiornamenti e di una risposta della Disney.

Salta l'accordo tra Sony e Disney. Cosa succederà a Spider-Man?

Incerto il futuro di Spider-Man, il personaggio potrebbe dover dire addio all'Universo Cinematografico Marvel.

Deadline riporta che la Sony e la Disney non sarebbero riuscite a trovare un accordo per rinnovare la collaborazione che permetteva alla Marvel di occuparsi dei film su l'Uomo Ragno nonostante la diversa produzione.
Stando a quanto riporta il sito, mentre Spider-Man: Far From Home superava ampiamente il miliardo di dollari al box office mondiale, le due case si sono incontrare per rinnovare l'accordo di collaborazione, ma la Sony non avrebbe accettato l'offerta della Disney di una spartizione 50 e 50 per finanziare la produzione dei prossimi film della saga, accordo che, a quanto pare, avrebbe incluso anche lo spin-off Venom (che così sarebbe potuto entrare nel MCU). Insieme alla divisione a metà dei finanziamenti, la Disney avrebbe chiesto anche di dividere a metà i profitti, punto che ha fatto alzare dal tavolo la Sony, che ha rifiutato nettamente. Secondo fonti interne, la Sony sarebbe disposta ad accettare un accordo identico a quello attuale, con solo il 5% degli incassi alla Disney.

Una mossa dettata dalla voglia di avere il pieno controllo della saga più prolifica della Sony, ma che non sembra avere molto senso se si guarda a un disegno più ampio. Attualmente in sviluppo ci sono altri due film che, se le cose resteranno così, dovranno fare a meno del supporto di Kevin Feige, cioè la mente dietro all'enorme successo dell'Universo Cinematografico Marvel.

La notizia ovviamente ha fatto velocemente il giro del web facendo infuriare i fan. Subito è arrivato un aggiornamento da parte della Sony che ha cercato di minimizzare: "è semplicemente una disputa sulla possibilità di avere un credito da produttore. Le trattative sono ancora in corso".
A stretto giro un nuovo aggiornamento riportato da Deadline, con un tentativo di rilancio da parte della Sony per trovare un compromesso, che però sarebbe stato rifiutato dalla Disney.

La verità su quanto sta succedendo sarà tra le righe di tutti questi rumor. Una cosa è certa, le trattative tra le parti vanno avanti.
Aspettiamo aggiornamenti o dichiarazioni ufficiali.

Matrix 4: torneranno anche Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss!

Qualche settimana fa era stata divulgata la notizia di un quarto capitolo di Matrix in arrivo e che a scriverlo e a dirigerlo sarebbero state le sorelle Wachowski.

Una notizia che ha fatto subito nascere una domanda, una su tutte: ci saranno anche Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss? All'inizio sembrava che la risposta sarebbe stata no, ma è di oggi invece la notizia  ufficiale che i due attori, protagonisti del film originale, torneranno nei panni di Neo e Trinity!

"Non potremmo essere più entusiasti di tornare in Matrix con Lana", ha dichiarato Toby Emmerich della Warner, "Lana è una visionaria, unica e originale, e siamo entusiasti che stia scrivendo, dirigendo e producendo questo nuovo capitolo dell’universo di Matrix".

Lo stesso entusiasmo che ha colpito anche la diretta interessata, Lana Wachowski: "Molte delle idee che io e Lilly abbiamo esplorato vent’anni fa sulla nostra realtà sono diventate ancora più attuali oggigiorno. Sono molto felice che questi personaggi siano tornati nella mia vita, e sono grata di aver avuto un’altra opportunità per lavorare con i miei fantastici amici".
Il film è all'inizio della produzione ma lo script sarebbe già stato consegnato a Keanu Reeves.