martedì 28 ottobre 2014

Il Giovane Favoloso - la recensione

Giacomo Leopardi è stato forse il più grande poeta italiano dopo Dante Alighieri, sicuramente uno dei più amati, che con i suoi versi ha commosso generazioni di studenti e di lettori in generale.
Ma Leopardi non ha avuto quello che si dice una vita piena di avvenimenti e trarre quindi un biopic è di notevole difficoltà.
Ci prova Mario Martone, presentando Il Giovane Favoloso alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia e a dare volto, corpo e voce al grande poeta è Elio Germano, uno dei migliori attori della scena contemporanea italiana.
Se ci aggiungiamo una messa in scena sontuosa, avremmo tutte le carte in regola per un gran film.



E per la prima metà il film è, se non grande, molto buono. La scena si apre con tre bambini, i tre fratelli Leopardi, che gioano spensierati tra le siepi del loro giardino in Recanati, ma subito siamo catapultato al clima di austerità e rigida compostezza che si respirava nella casa e che il Conte Leopardi esigeva dai suoi figli, in particolare da Giacomo, amatissimo primogenito dalle incredibili doti di studioso.
Un padre ossessivo, che tiene prigionieri i suoi figli in nome dell'amore, condannando in particolare Giacomo a un'infelicità profonda, un senso di malinconia insanabile e una depressione strisciante da cui non riesce a fuggire, allo stesso modo in cui non riesce a fuggire dalla casa paterna.
Lo spezzone ambientato a Recanati è il più riuscito, mischia una introspezione notevole a immagini di grande effetto, accompagnate dalla voce calma e sofferente del poeta. Si notano, però, già i difetti di montaggio, con scene bruscamente interrotte, cambi improvvisi e poco coerenti, accompagnati spesso da musiche anacronistiche che sfociano a volte nel fastidioso.
Ma è la scena forse più bella del film, uno sfogo solo immaginato e desiderato di Giacomo nei confronti dell'amato e odiato padre, a rappresentare lo spartiacque tra un buon film con qualche difetto a un quasi completo disastro. Il salto temporale è improvviso e lascia un senso di irrisolto: come ha fatto Giacomo a convincere suo padre a lasciarlo andare a Firenze? Come ha conosciuto Antonio Ranieri? Interrogativi senza risposta, parecchio fastidioso se si considera che l'intera prima ora di film si concentrava sul senso di prigionia vissuto dal giovane poeta e sui suoi tentativi di fuga falliti. Senza contare che si è introdotti a un personaggio come Ranieri, fondamentale nella vita di Leopardi, senza che questo ci venga mai effettivamente presentato. Qui i problemi di montaggio si fanno sempre più importanti, rendendo la visione del film a dir poco schizofrenica, con cambi di scena e stacchi inseriti quasi durante i dialoghi, tanto che si ha l'impressione, affatto piacevole, di venir interrotti dalla pubblicità. Si balza di scena in scena senza che vi sia una linearità o una trama, semplicemente una sequenza di avvenimenti slegati tra loro, con solo la sporadica presenza dei versi immortali del poeta a dare una parvenza di introspezione. Fortunatamente Elio Germano è straordinario, si dona anima e corpo a un ruolo difficilissimo, non solo emotivamente, ma anche fisicamente, dimostrando ancora una volta quale grande attore sia.

Un vero peccato perché questo film aveva le potenzialità per essere grande: un protagonista fenomenale e una buona regia, completamente rovinati da una scelta musicale spesso discutibile e un montaggio completamente sbagliato, anzi, disastroso.

domenica 26 ottobre 2014

Guardiani della Galassia - la recensione

I Guardiani della Galassia. Chi sono i Guardiani della Galassia?! Mai sentiti.

C'è poco da dire. I Guardiani della Galassia spaccano.

Conosciuti da pochi, le radici di questi personaggi affondano nella fumettistica Marvel e scoppiano ora sul grande schermo in uno dei cinecomic più belli di sempre. Con una cura maniacale dei dettagli, il regista James Gunn presenta al mondo Star-Lord (Chris Pratt), Gamora (Zoe Saldana), Drax (Dave Bautista), Rocket Raccoon (con la voce di Bradley Cooper) e Groot (con la voce di Vin Diesel), cinque supereroi fuori dai canoni classici che definiscono questo genere ed in definitiva cinque sfigati tutt'altro che sfigati.

Il progetto potrebbe ricordare a grandi linee quello di The Avengers, ovvero un gruppo di supereroi riuniti in un solo film. Certo, nei Vendicatori di Joss Whedon c'era da considerare che i personaggi derivavano da altre pellicole ben definite (non tutte), quello che il regista e autore ha fatto è lodevole ma in qualche modo già facilitato dai singoli cinecomic precedenti. Quello che invece ha fatto James Gunn è stato introdurre al mondo cinematografico dei molteplici personaggi semi-sconosciuti con delle storie poco definite alle spalle. Non era facile riunire Thor, Captain America, Hulk, Iron Man, Vedova Nera e Occhio di Falco nel primo "assemblaggio",  ma creare un altro team di difensori della galassia è stato potenzialmente più difficoltoso.

In Guardiani della Galassia si respira un'aria action/fantasy/sci-fi tipica delle pellicole di genere degli anni '80. Numerosi i riferimenti e citazioni (geniali) a iconiche saghe del passato come Star Wars, Indiana Jones e al folklore di quegli anni, citazioni tutte meticolosamente calibrate e più di una volta esilaranti che si amalgamano alla perfezione con le diverse caratterizzazioni dei personaggi e soprattutto funzionali alla storia principale. Riscontriamo i mitici anni '80 nella perfettamente inserita colonna sonora, la ormai famosa "Awesome Mix Vol. 1" di Star Lord/Peter Quill che accompagna alcuni dei momenti più belli di tutto il film. Ma il vintage style è ovunque nel film, anche nella scelta di rappresentare le diverse razze aliene con un make up tradizionale che lascia a bocca aperta. Scenografie spaziali affascinanti e suggestive contornano una storia avvincente e mai banale. Rimanendo in tema di qualità visiva possiamo anche riscontrare un uso intelligente della tecnologia moderna. Dare vita a personaggi completamente ricreati in computer grafica come l'albero alieno Groot e il procione geneticamente modificato  Rocket Raccoon, non era affatto semplice, ma Gunn è riuscito a inserire in quell'ammasso di pixel un vero cuore.



Ogni personaggio ha una storyline ben definita, ognuno ha lo spazio che si merita, perfino i villain sono davvero minacciosi e inquietanti (cosa che ultimamente era andata scemando negli altri cinecomic Marvel). Lee Pace fa un lavoro incredibile sul suo terribile Ronan l'Accusatore, servo del titano Thanos, e la stessa cosa vale per Karen Gillan (Nebula) e anche per i personaggi di contorno come Nova Prime, una meravigliosa Glenn Close e John C. Reilly.

Già molte recensioni lo hanno sottolineato più di una volta, ma questo aspetto non è da sottovalutare: durante il film si ride a crepapelle e ci si commuove infinitamente più di una volta, reazioni che per ora non si erano mai viste tutte insieme in un cinecomic

Lunga vita ai Guardiani della Galassia.


Festival di Roma 2014 - il pubblico premia 'Trash' di Stephen Daldry

Una delle novità di quest'anno al Festival di Roma 2014 era la votazione. A scegliere il vincitore della nona edizione infatti è stato il pubblico, che ha votato tutta la selezione ufficiale: Cinema D’Oggi, Gala, Mondo Genere e Prospettive Italia.

A vincere il premio nella sezione Gala è stato 'Trash' di Stephen Daldry, che ha battuto sia 'Gone Girl' di Fincher che 'Still Alice'.

Nella sezione Cinema Oggi e Mondo Genere invece ci sono state sorprese. Nella prima a vincere è stato il film cinese 'Shier gongmin / 12 Citizens' di Xu Ang, che ha battuto uno dei film che più hanno convinto durante il festival, cioè 'We are Young. We are Strong'; nella seconda invece il premio è andato all'indiano 'Haider', vincitore davanti a un applauditissimo 'Nightcrawler - Lo Sciacallo'. Andrea Di Stefano ha vinto il premio per la migliore opera prima con il suo 'Escobar: Paradise Lost'.

Si chiude così la nona edizione del festival, l'ultima con Marco Muller come direttore artistico. Vedremo chi prenderà le redini della decima edizione.


Ecco tutti i premi, anche quelli collaterali..

- Premio del Pubblico BNL | Gala: Trash di Stephen Daldry

- Premio del Pubblico | Cinema d’Oggi: Shier gongmin / 12 Citizens di Xu Ang

- Premio del Pubblico | Mondo Genere: Haider di Vishal Bhardwaj

- Premio del Pubblico BNL | Cinema Italia (Fiction): Fino a qui tutto bene di Roan Johnson

- Premio del Pubblico | Cinema Italia (Documentario): Looking for Kadija di Francesco G. Raganato

PREMIO Taodue - Opera Prima
- Andrea Di Stefano regista di Escobar: Paradise Lost (Gala)
- Laura Hastings-Smith produttore di X+Y di Morgan Matthews (Alice nella città)
- Menzione speciale: Last Summer di Lorenzo Guerra Seràgnoli (Prospettive Italia)

PREMIO DOC/IT al Migliore Documentario italiano 
- Largo Baracche di Gaetano Di Vaio (Prospettive Italia)
- Menzione speciale: Roma Termini di Bartolomeo Pampaloni (Prospettive Italia)

ALICE NELLA CITTA'
- Miglior film del Concorso Young/Adult: “The Road Within” di Gren Wells
- Premio speciale della Giuria: “Trash” di Stephen Daldry

- Premi secondari -

Premio Farfalla d'Oro Agiscuola
- Gone Girl di David Fincher

The SIGNIS Award – Ente dello Spettacolo (dotato di un premio di cinquemila euro)
- Ex aequo: Fino a qui tutto bene di Roan Johnson e We are young. We are strong di Burhan Qurbani
- Menzione speciale: Biagio di Pasquale Scimeca

Premio L.A.R.A. (Libera Associazione Rappresentanza di Artisti) al Miglior Interprete Italiano
- Marco Marzocca per il film Buoni a nulla di Gianni Di Gregorio
- Menzione speciale a Silvia D’Amico per il film Fino a qui tutto bene di Roan Johns

Premio A.I.C. per la Migliore Fotografia
- Luis David Sansans per Escobar: Paradise Lost di Andrea Di Stefano

Premio A.M.C. al Miglior Montaggio
- We are young. We are strong di Burhan Qurbani

Premio al Miglior Suono - A.I.T.S.
- Last Summer di Leonardo Guerra Seràgnoli

Premio La Chioma di Berenice – al Miglior Truccatore
- Simona Castaldi per Soap Opera di Alessandro Genovesi

Premio La Chioma di Berenice – al Miglior Acconciatore
- Fabio Lucchetti per Soap Opera di Alessandro Genovesi

Premio Akai International Film Fest
- Fino a qui tutto bene di Roan Johnson

Green Movie Award
- Biagio di Pasquale Scimeca

Premio di critica sociale “Sorriso diverso Roma 2014”
- Film italiano: Biagio di Pasquale Scimeca
- Film straniero: We are young. We are strong di Burhan Qurbani

sabato 25 ottobre 2014

Festival di Roma 2014 - Escobar: Paradise Lost - la recensione

Nick (Josh Hutcherson) è un giovane canadese che insieme a suo fratello si trasferisce in Colombia. Sulla spiaggia incontaminata credono di aver trovato il paradiso, ma ben presto dovranno venire a patti con il lato oscuro del paese dei sogni, fatto di violenza e narcotraffico. Nick lo scoprirà sulla propria pelle quando si innamora di Maria, giovane e bella, ma anche nipote preferita di Pablo Escobar (Benicio Del Toro), re della cocaina e spietato assassino.



C'era molta curiosità su questo film, che vede alla regia e alla sceneggiatura l'attore italiano Andrea Di Stefano, costato ben 25 milioni di dollari, oltretutto può vantare un cast stellare tra Hucherson, idolo delle ragazzine grazie al ruolo in The Hunger Games, e Benicio Del Toro, della cui carriera cinematografica è persino superfluo parlare.
Di Stefano colleziona di fatto un film multigenere, che vira dal melodramma all'action puro, con tinte da thriller nero, strappando persino qualche risata. Il regista italiano dimostra una sorprendente capacità tecnica, destreggiandosi in questo mix di generi e atmosfere con eleganza, incollando lo spettatore alla sedia, primi piani che si alternano a tagli di campo più obliqui, messe a fuoco su particolari specifici di grande impatto visivo, il tutto in una fotografia che passa dai toni caldi e solari della spiaggia a quelli freddi e cupi delle scene in cui la componente thriller diventa preponderante.
Ma a portare sulle spalle quasi l'intero film è  Benicio Del Toro. Il suo Escobar è magnetico, imponente, una presenza costante anche quando non è in scena. Del Toro riesce a esprimere tutto con un solo sguardo, incutendo terrore anche dietro a un sorriso, una performance glaciale e intensa, ma allo stesso tempo si riesce a percepire l'amore per la moglie e la fedeltà di Escobar alla propria famiglia, si è portati quasi a empatizzare con lui, rendendo la sua ferocia ancora più sconvolgente e terribile quando pienamente espressa.
A farne le spese è purtroppo Josh Hutcherson, un po' rigido e poco naturale nella prima parte della pellicola, forse schiacciato dalla straordinaria presenza scenica di un attore come Del Toro, infatti dal momento in cui i due non condividono più la scena si riesce ad apprezzarlo meglio e anche lui appare più rilassato, riuscendo a reggere dignitosamente più di un primo piano. C'è da dire che comunque il ragazzo è giovane, ha ampi margini di miglioramento e non era affatto facile dividere la scena con un attore di quel calibro e in quello stato di grazia, per cui non si può che apprezzare anche la performance di Hutcherson.

In definitiva Escobar: Paradise Lost è un film crudo, duro, un film che attanaglia le viscere con la sua violenza e la sua crudeltà e che mozza il fiato per tutta la sua durata, da cui è difficile non rimanere toccati.
Con un Benicio Del Toro da oscar.

giovedì 23 ottobre 2014

Dieci nuove immagini da Foxcatcher

Presentato all'ultimo Festival di Cannes, 'Foxcatcher', il nuovo film diretto da Bennett Miller ('Moneyball'), in questi mesi ha raccolto diversi consensi e giudizi positivi, sopratutto per quanto riguarda le interpretazioni dei suoi protagonisti, Steve Carell, Channing Tatum e Mark Ruffalo (del cast fa parte anche Vanessa Redgrave).

Un film che potrebbe strappare più di una nomination ai prossimi Oscar, o comunque dire la sua nella stagione dei premi. Intanto ecco dieci nuove immagini dal film.











Il film racconta una storia vera, è infatti basato sulla vita di John du Pont (un quasi irriconoscibile Steve Carell), ricco, paranoide e tendente alla schizofrenia, che finanziò la squadra di lotta alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996 e, in una escalation di follia e gelosia, finì per uccidere il campione di lotta David Shultz, fratello di Mark Shultz, allenato proprio da du Pont.

In Italia arriverà l'8 gennaio. Negli USA dal 14 novembre.

Frame by Frame: Avengers: Age of Ultron [TEASER TRAILER]

Con una settimana di anticipo (e molta sorpresa) il teaser trailer di Avengers: Age of Ultron è arrivato online.
Il medesimo video del cinecomic Marvel diretto da Joss Whedon era stato mostrato allo scorso Comic-Con di San Diego con grande stupore di tutti i presenti. Sì perché il tono del filmato è completamente differente dal primo film dei Vendicatori visto due anni fa. Tutto è intriso di un aria molto più dark e inquietante, più di qualsiasi altro cinecomic Marvel visto fino ad ora.
Ultron, intelligenza artificiale sta per sorgere. Ce la faranno i nostri eroi a fronteggiare questo enorme male?
Il trailer non fa ben sperare, ma ecco il nostro Frame by Frame con le immagini più interessanti! Buona visione!