sabato 25 ottobre 2014

Festival di Roma 2014 - Escobar: Paradise Lost - la recensione

Nick (Josh Hutcherson) è un giovane canadese che insieme a suo fratello si trasferisce in Colombia. Sulla spiaggia incontaminata credono di aver trovato il paradiso, ma ben presto dovranno venire a patti con il lato oscuro del paese dei sogni, fatto di violenza e narcotraffico. Nick lo scoprirà sulla propria pelle quando si innamora di Maria, giovane e bella, ma anche nipote preferita di Pablo Escobar (Benicio Del Toro), re della cocaina e spietato assassino.



C'era molta curiosità su questo film, che vede alla regia e alla sceneggiatura l'attore italiano Andrea Di Stefano, costato ben 25 milioni di dollari, oltretutto può vantare un cast stellare tra Hucherson, idolo delle ragazzine grazie al ruolo in The Hunger Games, e Benicio Del Toro, della cui carriera cinematografica è persino superfluo parlare.
Di Stefano colleziona di fatto un film multigenere, che vira dal melodramma all'action puro, con tinte da thriller nero, strappando persino qualche risata. Il regista italiano dimostra una sorprendente capacità tecnica, destreggiandosi in questo mix di generi e atmosfere con eleganza, incollando lo spettatore alla sedia, primi piani che si alternano a tagli di campo più obliqui, messe a fuoco su particolari specifici di grande impatto visivo, il tutto in una fotografia che passa dai toni caldi e solari della spiaggia a quelli freddi e cupi delle scene in cui la componente thriller diventa preponderante.
Ma a portare sulle spalle quasi l'intero film è  Benicio Del Toro. Il suo Escobar è magnetico, imponente, una presenza costante anche quando non è in scena. Del Toro riesce a esprimere tutto con un solo sguardo, incutendo terrore anche dietro a un sorriso, una performance glaciale e intensa, ma allo stesso tempo si riesce a percepire l'amore per la moglie e la fedeltà di Escobar alla propria famiglia, si è portati quasi a empatizzare con lui, rendendo la sua ferocia ancora più sconvolgente e terribile quando pienamente espressa.
A farne le spese è purtroppo Josh Hutcherson, un po' rigido e poco naturale nella prima parte della pellicola, forse schiacciato dalla straordinaria presenza scenica di un attore come Del Toro, infatti dal momento in cui i due non condividono più la scena si riesce ad apprezzarlo meglio e anche lui appare più rilassato, riuscendo a reggere dignitosamente più di un primo piano. C'è da dire che comunque il ragazzo è giovane, ha ampi margini di miglioramento e non era affatto facile dividere la scena con un attore di quel calibro e in quello stato di grazia, per cui non si può che apprezzare anche la performance di Hutcherson.

In definitiva Escobar: Paradise Lost è un film crudo, duro, un film che attanaglia le viscere con la sua violenza e la sua crudeltà e che mozza il fiato per tutta la sua durata, da cui è difficile non rimanere toccati.
Con un Benicio Del Toro da oscar.

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