domenica 31 agosto 2014

Venezia 71 - giorno 5

Secondo film italiano in Concorso al Festival di Venezia 2014, si tratta di 'Hungry Hearts' di Saverio Costanzo. poi è il turno di Viggo Mortensen con il film 'Loin Des Hommes', mentre Fuori Concorso arriva l'animazione della Laika con 'The Boxtrolls'.

Accolto abbastanza bene 'Hungry Hearts' di Saverio Costanzo, con Alba Rorhwacher e Adam Driver protagonisti.
Il film racconta di Jude (Driver), americano, e Mina (Rohrwacher), italiana, che s'incontrano e s'innamorano a New York, e presto si sposano. Mina rimane incinta e fin da subito si convince che il bambino che nascerà sarà diverso dagli altri, un bambino speciale. Quando nasce Mina decide di proteggerlo dal mondo esterno, dall'inquinamento e dalla contaminazione per preservarne la purezza. Non lo fa mai uscire, non lo espone mai ai raggi del sole, lo nutre di soli semi e verdure. Pur se molto innamorato, Jude comincia a dubitare delle scelte della moglie, di nascosto lo porta da un medico venendo così a sapere che il bambino non cresce e che, continuando così, potrebbe ritrovarsi in pericolo di vita. Deciso a proteggere e salvare il figlio, inizia una difficile battaglia "sottintesa" all'interno della coppia per cercare di trovare una soluzione.

Tratto dal libro di Marco Franzoso, "Il bambino indaco", il film è girato a New York e in gran parte in ambienti chiusi, per suggerire un senso di claustrofobia, esasperare il dramma per farlo assomigliare ad un incubo. "Quando ho letto il libro, mi aveva attratto e respinto insieme", ha raccontato Saverio Costanzo, "la drammaturgia era forte, ma anche il rischio della morbosità. L’ho ripreso un anno e mezzo dopo, e ho scritto la sceneggiatura senza giudicare, guardando i personaggi con tenerezza e dolcezza. Per me è stato un film catartico, anche per il mio ruolo di padre: ho trovato dolcezza e comprensione per gli errori". Sulla scelta di New York il regista ha spiegato: "ci ho vissuto, è una città violenta, dove è facile sperimentare un senso di isolamento. Non è stata una scelta forzata o calcolata, piuttosto una città italiana avrebbe reso il film meno credibile".
Il film tratta il tema dell'ossessione per il cibo, un argomento molto contemporaneo. "Uno psicologo recentemente invitava le mamme vegane ad essere compassionevoli verso le nonne che qualche volta danno un omogeneizzato di carne al bambino", ha detto ancora Costanzo, "Questo perché spesso chi fa scelte radicali diventa come sordo. La radicalità senza senso dell'umorismo, l’ideologia ferrea ha ucciso milioni di persone, bisogna anche avere cuore e amare se stessi. Ma questo film non è contro niente e nessuno. Tutti ci domandiamo che mangiare, è una delle nostre ossessioni, perché forse pensiamo che il mondo fuori sia tossico. Io sono una persona laica, amo molto anche il Big Mac e porto i miei figli una volta al mese da McDonald". Riguardo all'ossessione del personaggio di Mina, Alba Rohrwacher ha dichiarato: "Agisce nel bene, spinta da un amore assoluto per il bambino, ma poi sbaglia… Mi sarebbe piaciuto vedere come sarebbe andata a finire se qualcuno non l’avesse interrotta, perché tra metropolitana, mare e sole si intravede la luce nel finale". Ottimo il rapporto tra l'attrice italiana e l'attore americano Adam Driver. "Ho sperimentato la sensazione di una conoscenza profonda, una sintonia immediata", ha detto l'attrice. "Abbiamo lavorato sui primi impulsi in uno spazio claustrofobico", ha ribattuto Driver, "abbiamo dovuto trovare la nostra strada nel film".

Altro film in Concorso è 'Loin Des Hommes', di David Oelhoffen, che vede protagonista Viggo Mortensen e Reda Kateb.

Ispirato a un racconto breve di Albert Camus, il film è ambientato nel 1854, durante un freddo inverno algerino. Due uomini, Daru (Mortensen), un insegnante solitario, e Mohammed (Kateb), dissidente accusato di omicidio, si trovano costretti a fuggire sulle creste della catena montuosa Atlas. Durante la fuga tra i due nasce una profonda complicità che li spingerà a ribellarsi e combattere per la loro libertà.

"Non c'è niente di più sovversivo dell'amore e della compassione", così Viggo Mortensen descrive il suo personaggio, l'attore - come è solito fare - si è preparato a lungo per interpretare il ruolo di Daru. "Ho letto tutto quello che c'era da leggere di Camus", ha raccontato l'attore, "Sono poi stato in Algeria prima delle riprese e ho viaggiato a lungo per il paese, anche a piedi. Ho vissuto nei luoghi e ascoltato la gente. Dovevo sentire cosa sentiva il mio personaggio e che cosa provava nei confronti della morte". "La cosa più difficile è stato cambiare il mio accento francese", ha concluso l'attore, "E' stato più difficile che imparare l’arabo da zero". Il regista David Oelhoffen invece descrive il suo film come "un western, con due estranei diversi per storia personale e cultura costretti a stare insieme, il viaggio di un prigioniero che deve essere scortato, sullo sfondo di una guerra tra colonizzatori e colonizzati".
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Fuori Concorso invece è sbarcata l'originale animazione in stop-motion 3D della Laika con 'The Boxtrolls - Le Scatole Magiche'.

Il film è ambientato nella elegante cittadina di Cheesebridge, dove gli abitanti sono ossessionati dalla ricchezza e dal formaggio. Sotto la città, nelle fogne, vivono i Boxtrolls, degli strani esseri vestiti solo con delle scatole, che escono fuori di notte per rubare quello a cui gli abitanti tengono di più: ricchezza, figli e l'amato formaggio. O almeno così narrano le leggende. In realtà i Boxtrolls non sono affatto spaventosi, sono delle simpatiche creature, molto generose, hanno anche adottato un piccolo orfano, l'hanno cresciuto e gli hanno insegnato a rovistare nei cassonetti di notte. L'arrivo di un malvagio disinfestatore, deciso a distruggere i Boxtrolls per guadagnarsi una posizione nella cittadina, costringerà la riservata e gentile comunità dei Boxtrolls ad affidarsi al loro "figlio adottivo" e a una giovane e ricca avventurosa per ricongiungere il loro mondo a quello degli umani.

Una favola comica, decisamente meno dark e con toni più leggeri dei precedenti 'Coraline' e 'ParaNorman', il film punta a conquistare un pubblico più ampio e più giovane. "Siamo tutti Boxtrolls", ha dichiarato il regista Travis Knight in conferenza stampa, "il film è un misto tra detective story, commedia dell'assurdo, avventura steampunk con splendore visivo e una morale sorprendente. E' una sorta di racconto di Dickens intrecciato con Roald Dahl e Monty Python". Ad accompagnare il film, oltre ai registi, anche il giovane attore Isaac Hempstead-Wright, meglio conosciuto come Bran Stark de 'Il Trono di Spade', che si è divertito molto a doppiare Uovo, il ragazzo adottato dai Boxtrolls, l'attore ha definito la sua esperienza "strana, una specie di sconnessione". "Uovo mi ricorda Tarzan, è stato cresciuto dai Boxtrolls ed è convinto di essere uno di loro", ha dichiarato Hempstead-Wright in conferenza stampa, "Quando scopre di essere un umano tutto il suo mondo crolla. È come se lui si sentisse a metà tra le due realtà: non è uno del mondo di sotto ma neppure del mondo di sopra. Finisce però per prendere il meglio di entrambi: il coraggio degli uomini e la generosità dei Boxtrolls". "Non sono sicuro di poter dire di essere coraggioso ed eroico come Uovo, di essere riuscito ad uscire dalla mia scatola", conclude l'attore, "ma appprezzo il messaggio del film come invito ai ragazzi a trovare una via di uscita dalla propria scatola".

sabato 30 agosto 2014

Venezia 71 - giorno 4

Nella quarta giornata arriva, nella sezione Orizzonti, il terzo film italiano del Festival, 'Senza Nessuna Pietà', in Concorso invece il film francese '3 Coeurs', ma in particolare è stata la giornata del grande Al Pacino.

Una specie di Al Pacino Day. L'attore americano ha catalizzato l'attenzione di tutti ma soprattutto ha presentato ben due film: 'Manglehorn' di David Gordon Green (Concorso), e 'The Humbling' di Barry Levinson (Fuori Concorso).

In 'Manglehorn', Pacino è Angelo, un fabbro depresso, pieno di rimpianti che soffre ancora a causa dell'amore non corrisposto da parte della donna della sua vita.
"Cerco di essere tenero nel film, è la natura del mio personaggio e la direzione in cui mi ha portato David, che ha avuto l’idea di farmi giocare spesso con un gatto, il che mi ha aiutato molto", ha raccontato l'attore durante la conferenza stampa, "la presenza del micio era prevista dalla sceneggiatura e credo che sia stato un elemento fondamentale, ha contribuito a dare al mio personaggio una certa tenerezza. Io tra l’altro amo gli animali, e forse questo si è percepito nel mio modo di recitare. Nel film poi sono molto affettuoso nei confronti di mia nipote, ma quello che gli succede è l’incapacità di smettere di vivere il passato che ritorna sotto forma delle lettere inviate alla donna amata e rimandate al mittente". Il regista, David Gordon Green, si è detto - ovviamente - onorato di aver lavorato con una mostro sacro come Pacino. "Al Pacino è per noi quello che è stato Marlon Brando per la sua generazione", ha detto il regista, "Lo vedevo nel mio film attraverso i sottili gesti che poi in 'Manglehorn' riflettono la sua umanità. Del resto la sua interpretazione ne 'Lo spaventapasseri' è stata molto importante per me, quando studiavo per fare questo mestiere. Così mi sono chiesto: qual è la parte di lui che posso utilizzare per un film legato ai sentimenti?".
Il protagonista del film, Angelo, è una persona depressa, aspetto in comune con il ruolo che Pacino ha nell'altro film presentato a Venezia Fuori Concorso. Al Pacino ci ha scherzato su anche se poi, più seriamente, ha ammesso di aver sfiorato la depressione in passato. "Io non sono mai stato depresso a questi livelli", ha dichiarato l'attore, "E non so dire se oggi, rispetto a quando io ho iniziato a fare cinema, si facciano progetti più "deprimenti". Immagino che Michael Corleone nel 'Padrino - parte 2' lo si possa definire depresso! È vero che Angelo è un uomo che vive in un ambiente molto chiuso, quasi in isolamento, ma non ha perso la sua attitudine e apertura verso gli altri. Anzi, li cerca".
Diverse citazioni in 'Manglehorn', tutte volute dal regista, compreso un finale che ricorda 'Blow-Up'. "Non è l’unica citazione all’interno del film", ha detto il regista, "Ci sono molti riferimenti ad altri film, che hanno ispirato lo sceneggiatore e sembravano adattarsi bene al nostro". Compresa una battuta che riporta a 'Scarface', la "The World is Yours" che Angelo pronuncia uscendo da una banca. "Davvero?", ha risposto sorpreso Al Pacino a chi glielo ha fatto notare, "Giuro che non me ne ero reso conto e me lo state dicendo voi ora".
Piccola parentesi sul prossimo film di David Gordon Green, che durante la conferenza stampa ha dichiarato: "Il prossimo mese inizierò a girare in Bolivia 'Our Brand is Crisis', con Sandra Bullock protagonista e George Clooney in qualità di produttore. Dopo tanti film maschili sentivo il bisogno di mettere al centro le donne".

Al Pacino ha parlato anche dell'altro film presentato a Venezia (Fuori Concorso), 'The Humbling' di Barry Levinson, che lo vede protagonista nei panni di un attore teatrale depresso - di nuovo - che non riesce più a recitare.
Un film girato in pochissimo tempo, come ha raccontato l'attore. "Non più di venti giorni e anche piuttosto frammentati", ha dichiarato Pacino, "Eravamo entrambi impegnati su altri fronti per cui era un continuo "ci vediamo oggi, poi il 6, poi tra due settimane". Ma è stato stimolante proprio per questo, abbiamo avuto il tempo di preparare il film molto bene, per cui alla fine non ti serve troppo tempo per le riprese. Eravamo tutti piuttosto rilassati".

A chiudere un commento sulla Hollywood di oggi, vista da una leggenda come Al Pacino. "Non ho mai saputo bene che cosa sia o sia stato. Se non sbaglio, si trova in California, giusto? Anzi, mi sembra così strano che io ne stia parlando!", ha scherzato l'attore, "Credo che non ci sia più lo spirito dei fondatori, negli anni è molto cambiata, ma perché l’economia e la vita sono cambiate. Loro si possono permettere di fare film diversi dai nostri. Tra l’altro sfornano anche cose fantastiche! Ho appena accompagnato i miei figli più piccoli al cinema a vedere 'I Guardiani della Galassia' e trovo che abbia una grande inventiva, intrattenimento puro, su cui non si discute. Ma io sono felice che ci siano al mondo registi come David Gordon Green, Barry Levinson e Martin Scorsese che si dedicano a un altro tipo di cinema".
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Presentato in Concorso anche il film francese '3 Coeurs' di Benoît Jacquot. Protagoniste del film Catherine Deneuve, Chiara Mastroianni (come tutti sanno, figlia della Deneuve) e Charlotte Gainsbourg.

In una cittadina di provincia, Marc (Benoît Poelvoorde) incontra Sylvie (Gainsbourg) dopo aver perso il treno per Parigi. Vagano per le strade fino al mattino, parlando di tutto tranne che di se stessi. Quando finalmente Mark prende il treno, dà a Sylvie un appuntamento a Parigi. Sylvie andrà a quell'appuntamento, Marc invece no. Quando Marc si metterà alla ricerca di Sylvie incontrerà un'altra donna, Sophie (Mastroianni), che, casualmente, è la sorella di Sophie.

"Volevo trattare questa love story come un film di suspense, desideravo fare un film vicino alla tradizione del melodramma americano", ha spiegato il regista che ha poi risposto in modo un po' polemico ai giornalisti (italiani) che hanno sottolineato come la storia abbia degli aspetti un po' inverosimili: "A me sembra che gli italiani abbiano un sentimento molto pronunciato del tradimento. Credo che il film parlerà a tutti coloro che lo vorranno vedere e ascoltare". Jacquot non apprezza nemmeno chi analizza i sentimenti. "Non credo ci si innamori riflettendo, accade e basta. Forse italiani e australiani lo fanno diversamente?", ha risposto il regista. Decisamente più tranquille le tre attrici protagoniste, che nel film sono una famiglia, aspetto che per Chiara Mastroianni e Catherine Deneuve, madre e figlia, non è stato difficile affrontare. "La relazione con mia figlia però è molto personale", ha detto la Deneuve, "e un film non la ricrea ma può solo aiutarci a capirla di più". Un lavoro diverso ha dovuto fare Charlotte Gainsbourg: "Ovviamente non avevo quel tipo di intimità che avevano loro, avrei voluto fare più prove. Ma Jacquot non era d'accordo. L'intimità però è arrivata lo stesso durante la lavorazione".
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Nella sezione Orizzonti invece è stato presentato il terzo film italiano in Concorso, il noir 'Senza Nessuna Pietà' di Michele Alhaique. Nel cast Pierfrancesco Favino (anche produttore), Adriano Giannini, Greta Scarano e Ninetto Davoli.

Mimmo (Favino) è un muratore ma è costretto anche a recuperare crediti, con le cattive, per conto del signor Santili, suo zio e suo datore di lavoro. Mimmo vive in un mondo dove se vuoi tirare a campare senza problemi devi rispettare i ruoli e le regole. Tutto cambia quando conosce Tania, una bella ragazza che il suo migliore amico ha "rimediato" come intrattenimento il figlio di Santili. A causa di un imprevisto, i due sono costretti a passare la notte insieme, una notte in cui scopriranno di essere dalla voglia di fuggire al loro destino. Dovranno fare i conti però con la loro vecchia vita.

'Senza Nessuna Pietà' si è ritrovato in mezzo all'"Al Pacino Day" e Favino ci ha subito scherzato su: "Mi sembra di essere il companatico di un panino, visto che presentiamo il nostro film tra le sue due affollatissime conferenze stampa. Spero tuttavia di avere l’occasione di sfiorarlo!". L'attore con questo film, di cui è protagonista, debutta anche come produttore: "All'origine non c’è il fatto che il mestiere mi vada stretto, c'è semmai il desiderio di rimboccarsi le maniche, la responsabilità di fare sistema con forze diverse per il cinema nazionale, di portare nuova linfa". Per il film l'attore ha subito una evidente trasformazione fisica. "Per fare Mimmo ho preso 20 chili", ha raccontato l'attore, "Serviva quel tipo di fisicità, non avrei mai potuto pensare cosa volesse dire essere un uomo di 100 chili se non lo fossi stato. Non avrei mai potuto arrivare a capire un uomo vessato per la sua mole ma apprezzato per le sue qualità". Il film è ambientato nelle preiferie di una Roma notturna, una scelta ben precisa del regista, l'attore Michele Alhaique. "Potrebbe essere qualsiasi altra metropoli che con la sua grande periferia schiaccia e imprigiona i personaggi, a cominciare dal protagonista", ha detto in conferenza stampa, "Mi hanno sempre interessato le storie di persone legate alla quotidianità, che vivono però, come nel caso di Mimmo, sentimenti potenti e universali". Una regia fatta di tanti primi piani e la camera a mano che segue gli attori sulla scena. "Volevo che sul set gli attori si sentissero il più liberi possibile", ha detto Alhaique, "che completassero i loro personaggi sentendosi anche autori del film".

venerdì 29 agosto 2014

Venezia 71 - giorno 3

In Concorso oggi il primo film italiano, 'Anime Nere', oltre al film americano '99 Homes'. E tante risate con il nuovo film di Peter Bogdanovich, 'She's Funny That Way'.

La crisi immobiliare negli USA secondo il regista Ramin Barhani. '99 Homes' racconta di Dennis, un giovane che viene improvvisamente sfrattato dalla sua casa da un agente immobiliare assetato di potere che lavora per una banca. Dennis, costretto dalla situazione drammatica in cui si trova, accetta di lavorare per lo stesso uomo che gli ha portato via la casa, venendo così a contatto con lo spietato e corrotto mondo dell'industria immobiliare. Quando le sue finanze cominceranno a respirare, Dennis dovrà fare i conti con la sua coscienza e i suoi rimorsi. Nel cast troviamo Andrew Garfield, Michael Shannon e Laura Dern (assente al festival).
Il film è ambientato negli USA ma tratta un tema universale, come ha spiegato il regista durante la conferenza stampa. "E' un argomento che conoscete bene anche in Italia, un argomento globale", ha detto Barhani, "è un tipo di corruzione è diffusa nel mondo, chi fa i crimini va sottobraccio al governo. Abbiamo passato tanto tempo in Florida, insieme ad avvocati che si occupano di frodi, nei motel della classe media, con persone che vivono in case incredibili e gente sul lastrico che abita nelle baracche. Ero confuso dal livello di corruzione, mi scoppiava la testa, per fortuna ho avuto due attori grandissimi come Andrew e Michael che hanno fatto ricerche pure loro per entrare nei rispettivi personaggi". "Mi ha stupito quanto sia vulnerabile la gente e insieme quanto sia disposta a condividere le proprie storie", ha raccontato Andrew Garfield, "perché è ingiusto, irrazionale quanto le è successo. È impossibile fare un film così senza onorare le persone che hanno sperimentato queste vicende sulla propria pelle". "Per prepararmi al ruolo ho passato del tempo con una persona, di cui non farò il nome, che fa un lavoro molto simile a quello del mio personaggio", ha spiegato Michael Shannon, "e ho passato molto tempo nelle case espropriate. Non sapevo niente del mercato immobiliare e anche adesso, dopo il film, non ne capisco molto di più, ma sono sempre stato sospettoso nei confronti di questo mondo. Devo dire che questo film ha confermato le mie idee".

Andrew Garfield si è presentato a Venezia con una folta barba, un assaggio del look che avrà in 'Silence', prossimo film di Martin Scorsese in cui l'attore interpreterà un monaco.

Presentato in Concorso anche 'Anime Nere' di Francesco Munzi, film tratto dall'omonimo romanzo di Gioacchino Criaco. Nel cast anche Barbora Bobulova e Marco Leonardi.

Ambientato in Calabria, il film racconta la storia di tre fratelli legati alla criminalità organizzata, di una faida sull'Aspromonte sotto l'ombra della 'ndrangheta.

Il regista ha cercato di uscire dallo stereotipo del classico film sulle mafie. "C'è sicuramente la lotta tra clan, le due famiglie che si scontrano nel paese di Africo, dove è ambientato il film, ci sono i traffici illeciti", ha detto Munzi, "Un fratello, Luigi, che fa il lavoro sporco, poi Rocco che invece ha un aspetto più rispettabile e fa l'imprenditore coi soldi illegali, e Luciano che continua a fare il pastore in Aspromonte con le capre mantenendo un legame con la sua terra. Ho cercato di mettere in conflitto i familiari asciugando la storia e facendola uscire dai clichè dei film di genere sulla mafia, definendo così l'archetipo di una tragedia".

Fuori Concorso invece è stata presentata la commedia 'She's Funny That Way', che segna il ritorno a Venezia di Peter Bogdanovich. Nel cast del film Owen Wilson, Jennifer Aniston, Imogen Poots, Kathryn HahnRhys Ifans. Purtroppo erano presenti solo Wilson e la Hahn.

Accolto da grandi applausi, il film racconta della ascesa dell giovane escort Isabella (Potts), amante del famoso regista teatrale Arnold (Wilson), arrivato a New York per mettere in scena uno spettacolo a Broadway che vedrò come protagonisti sua moglie, Delta (Hahn), e Seth, un istrionico divo del cinema (Ifans), in realtà innamorato proprio di Delta. La piece teatrale è scritta da Josh (Will Forte), fidanzato con Jane (Aniston), nevrotica psicoanalista che ha in cura proprio Isabella e un giudice (Austin Pendleton), ossessionato dalla giovane prostituta. Una trama un po' alleniana, tra equivoci e battute a vetriolo che ha divertito e convinto durante la proiezione stampa.

"È un’idea che è nata alla fine degli anni ’90, quando abbiamo deciso di utilizzare uno spunto legato a un film che feci nel 1979, Saint Jack, premiato dalla critica proprio qui a Venezia", ha raccontato Bogdanovich in conferenza stampa, "Per il film usammo delle vere escort che volevano fare le attrici, erano molto brave e decidemmo di dare loro degli altri soldi per farle smettere con la prostituzione. Da questo e dal mio amore per Ernst Lubitsch, in particolare per 'Fra le tue braccia', è nato il film. Lo scrivemmo originariamente per John Ritter e dopo la sua morte lo tenemmo in un cassette fino a quando, conoscendo Owen Wilson, abbiamo capito che avevamo il protagonista giusto". Entusiasta del lavoro Owen Wilson, che ha messo a confronto il protagonista di questo film con quello che ha interpretato in 'Midnight in Paris' di Allen. "È stato molto eccitante poter lavorare con Peter e far parte di un suo film, sono stato felice anche solo per il fatto che mi abbia considerato", ha detto Wilson, "Le somiglianze fra il mio personaggio in questo film e lo sceneggiatore di 'Mindnight in Paris' sono legate più che altro al fatto che sono io che ho messo qualcosa di me in entrambi i personaggi. Se devo parlare di prossimità fra i due film penso semmai al clima stabilito sul set dai due registi. Due gentleman, sempre in aiuto agli attori, senza frenesie, sempre in controllo. Non avevi la sensazione, come talvolta succeed in un set, di dover correre per portare a casa la giornata".
"Mi fa piacere vedere che questo film piaccia, mi piace sentire la gente ridere", ha concluso il regista, "Cary Grant una volta mi disse, "Stattene seduto in fondo e rimani a goderti migliaia di persone che ridono. Fa bene al cuore". Il più grande dono per un regista è far ridere il pubblico e il più grande dono per il pubblico è avere un regista che lo faccia ridere". Parole sante.

Venezia 71 - giorno 2

Primo film italiano al Festival, presentato nella sezione Orizzonti il nuovo film di Renato De Maria, 'La Vita Oscena', tratto dal libro autobiografico di Aldo Nove.

Il film racconta, con tono surreale e onirico, la storia di una adolescente che vede i propri genitori morire, prima il padre e, dopo poco tempo, la madre. Da questi eventi drammatici il ragazzo entra in una spirale autodistruttiva a base di cocaina. Il suo viaggio nella sofferenza alla ricerca della morte lo porterà a risorgere e a diventare scrittore per raccontare le sue esperienze.
Protagonisti del film, che è prodotto da Riccardo Scamarcio, sono Isabella Ferrari e il giovane Clement Métayer.

"E’ stata una sfida visiva forte, basata su una storia di formazione di impatto universale", ha raccontato il regista Renato De Maria, "Mi ha colpito la lingua poetica e visionaria del libro, così ritmata da evocarmi un viaggio psichedelico inedito. Così mi sono rivolto alla videoarte, alla fotografia, a film come 'Inland Empire' di Lynch". Isabella Ferrari, che interpreta la madre del protagonista, ha descritto così il suo personaggio: "Mi ha riempito di emozioni, una madre che non infligge sensi di colpa, con tanta luce e poco pensiero, che nonostante la malattia indossa vestiti hippy. Sul set, per pudore, ho chiesto poco di lei a Nove figlio, ma il personaggio mi è venuto incontro. E poi sono anche un po' madre del progetto. [...] Il libro autobiografico di Aldo Nove girava per casa, leggendolo mi sono commossa e proprio qui al Lido, quando ero due anni fa nella giuria del premio all'opera prima io e Renato abbiamo deciso di realizzare il film".
Il film è una produzione indipendente, come ha tenuto a precisare il produttore Riccardo Scamarcio, non senza una punta di polemica: "Si tratta di una produzione indipendente che non ha ancora un distributore, colpa di un mercato sbilanciato dove sono sempre meno gli schermi per un cinema creativo e dove il Sud è schiacciato dai multiplex".

Presentato in Concorso il film tragicomico 'La Rançon de la Gloire', di Xavier Beauvois. Ispirato a un fatto grottesco ma realmente accaduto, il film racconta del trafugamento della bara di Charlie Chaplin avvenuta nel 1977. Il film unisce i fatti reali, ricostruiti anche grazie all'aiuto della famiglia Chaplin, a momenti di fantasia un po' "chapliniani".
"L'idea del film mi è venuta dopo aver visto, per la quindicesima volta, 'Luci della ribalta'. Ero insieme a mia moglie e le ho detto: sai che la bara di Chaplin è stata rubata da due tipi che poi hanno chiesto un riscatto? E lei non ci voleva credere", ha raccontato il regista, "Con qualche ricerche su Internet le ho dimostrato che era tutto vero e a quel punto ho pensato: questo è già un film! D'altronde io credo, come diceva Truffaut, che nella prima pagina di un quotidiano si possano trovare moltissime storie. Tutto sta poi a trovare il modo giusto per raccontarle". "Alla fine ti affezioni ai personaggi anche se stanno facendo qualcosa di brutto", ha continuato Beauvois, "sono talmente incapaci che non puoi non amarli! Dopotutto però non li biasimo troppo, sono degli antieroi, il colpo l’hanno fatto. Hanno profanato quello che per me era un dio ma dopotutto se non lo avessero fatto non sarei qui a parlarne".

mercoledì 27 agosto 2014

Venezia 71 - giorno 1

E' iniziata oggi la 71a edizione del Festival di Venezia, ad aprire le danze il film di Alejandro Gonzalez Inarritu, 'Birdman' (Concorso), che è stato proiettato questa sera dopo la cerimonia d'apertura condotta dalla madrina del festival Luisa Ranieri.

Accolto molto bene dopo la proiezione stampa, il film di Inarritu - una black comedy surreale su un attore in pensione, che in passato ha interpretato un iconico supereroe, alla ricerca di gloria con uno spettacolo a Broadway - ha ricevuto diversi applausi. Affollatissima la conferenza stampa, dove il cast ha risposto alle domande dei tanti giornalisti.
Oltre al regista erano presenti il protagonista Michael Keaton, Emma Stone, Amy Ryan, Edward Norton e Andrea Riseborough.

Il regista, che nel curriculum vanta diversi film molto drammatici mentre 'Birdman' è una commedia, aveva voglia di sfide: "Dopo quattro anni lontano dal grande schermo, mi sono detto: o faccio qualcosa che mi spaventa o sono perso. [...] Dopo tanti film drammatici, che avevano il gusto del chili messicano, volevo sperimentare un nuovo stile narrativo, confrontarmi con la commedia e lavorare con un nuovo team". Alejandro Gonzalez Inarritu ha definito 'Birdman' un film "sperimentale", pensato e girato (quasi) come un unico piano sequenza, un lavoro pianificato nei minimi dettagli che lasciava poco spazio agli errori o all'improvvisazione. "Prima di iniziare ho mandato a tutti gli attori una foto di Philippe Petit [il funambolo camminò fra le due Torri Gemelle], per ricordargli che anche noi saremmo stati in bilico su una corda, con il rischio di cadere", ha raccontato il regista messicano, "Ci siamo salvati grazie a una lunga preparazione. Abbiamo fatto prove meticolose, studiato gli spazi, i tempi, le luci e le posizioni della macchina da presa. Esigevo precisione assoluta dagli attori, perché non avremmo potuto nascondere o correggere gli errori in post-produzione, come si fa in genere". E Edward Norton ha subito colto la palla al balzo per una battuta: "Capite anche voi che dopo 10 ore consecutive di lavoro con questi ritmi e con questo stress, quando riuscivamo a portare a casa la sequenza partiva un momento di festa!".

Protagonista del film un bravissimo Michael Keaton, che qualcuno già vede favorito per la Coppa Volpi. "Credo che per un attore la cosa più bella sia avere paura. Alejandro ha lanciato a tutti noi una sfida coraggiosa, impegnativa, se vogliamo pazza", ha spiegato l'attore. Della stessa idea Emma Stone: "Ero terrorizzata! non avevo idea di come affrontare le riprese, ma alla fine avrei voluto ricominciare da capo, rifarla subito. Ho imparato più cose girando 'Birdman' di quanto non abbia fatto finora". Per la riuscita del film è stato essenziale il clima e la complicità creatasi fra gli attori e la troupe. "Non solo era fondamentale che ci fosse un certo affiatamento tra noi attori", ha dichiarato Norton, "ma che ci fidassimo anche dei cameramen e di tutti coloro che erano sulla scena con noi".
La scelta di Michael Keaton nel ruolo di un attore con un glorioso passato da supereroe sullo schermo, col senno di poi, sembra quasi ovvia, visto che Keaton è stato un grande Batman al cinema, ma al contrario del suo personaggio nel film, Keaton non si sente ossessionato da quella esperienza. "Non posso dire che Batman sia diventato un’ossessione, che mi stia appollaiato sulle spalle come Birdman fa con Riggan", ha detto l'attore, "ma certo quel ruolo ha avuto un peso fondamentale nella mia carriera. Sono entrato a far parte di un fenomeno internazionale. [...] Tutti noi in fondo abbiamo un Birdman che ci perseguita. Il segreto sta nel saperlo gestire. Sta a noi dover trovare il modo di togliere il volante al nostro ego e riprendere il controllo della nostra vita".

Presentata anche la Giuria del Concorso, presidente Alexandre Desplat, che è arrivato in conferenza preparato, sapendo già che la prima domanda sarebbe stata sul fatto che per la prima volta il presidente di giuria è un compositore e non un attore o un regista. "Mi auguro che la scelta si ripeta in futuro", ha detto Desplat, "del resto Morricone o a Rota, che hanno lavorato per tanti registi importanti, sono artisti di cinema di grande livello. [...] Spero di divertirmi e di scoprire nuovi mondi che ci vengono offerti da punti di vista diversi, potenti e originali. Del resto la ragione d’essere dei festival è quella di scoprire oggetti nuovi".
Presente in giuria anche Carlo Verdone. "Molti mi chiedono se mi batterò fino alla morte per i film italiani. Certo che mi batterò. Ma loro dovranno aiutare me nello stupirmi e nell'emozionarmi", ha dichiarato l'attore e regista italiano a L'Osservatore Romano, "Non è una competizione sportiva e urge molta onestà nel giudizio.  L'importante è premiare il vero talento. Se sarà italiano sarò strafelice. Ma se sarà un altro vuol dire che è quello ad avere più colto nel segno. E ne dobbiamo gioire in ogni caso".

Dragon Trainer 2 - la recensione

Cinque anni dopo gli eventi narrati nel film Dreamworks Animation del 2010, ritroviamo Hiccup e i vichinghi dell'isola di Berk in pace e armonia con i loro nuovi compagni di vita: i draghi. Temuti e allontanati in un primo momento, ora le “minacciose” creature vivono in simbiosi con gli umani, come se fossero dei loro pari, aiutandosi a vicenda senza alcun tipo di pregiudizio. Come già accaduto, Hiccup, ormai quasi maggiorenne, sarà messo di fronte a una scelta, ovvero quella di diventare il nuovo capo della comunità subentrando al posto del padre Stoick, ormai non più giovanissimo.
Il viaggio di Hiccup tra varie situazioni porteranno il giovane ad affrontare una crescita e una maturità tale da poter dare una risposta alla volontà del padre.

Il primo Dragon Trainer del 2010 diretto da Chris Sanders e Dean DeBlois fu un grande successo di critica e pubblico, anche grazie all'inaspettato tema portante del film e al grande cuore che possedeva (e anche perché virava forse su un tono più Pixar che DreamWorks). Questo sequel, diretto solamente da DeBlois, non è da meno e riconferma la particolare personalità che il progetto possiede. Accettato e abbandonato il tema della diversità, ci troviamo ora davanti a molti altri concetti (semplici e non) come la famiglia, il dovere, la natura e la libertà di scelta. Sorretto da uno spirito quasi "miyazachiano" (alcuni aspetti ricordano Princess Mononoke), Dragon Trainer 2 non delude le aspettative e anzi, rafforza l'idea di un grande potenziale che il franchise possedeva già 4 anni fa.



Nonostante tutti questi lati positivi la pellicola non è priva di pecche. Per quanto costruita in maniera accattivante, la sceneggiatura presenta alcune lacune sul piano della caratterizzazione dei personaggi di cui spicca principalmente il villain, Drago Bludvist, un cattivo poco approfondito pur essendo molto minaccioso. Ciò che forse manca (in minima parte) è il coraggio di mostrare qualcosa di più “forte” visivamente. Pur avendo un target giovane, questo capitolo mostra crudeltà e violenza ma senza eccedere mai. Peccato.


Visivamente ci troviamo davanti uno dei migliori film animati della Dreamworks che si eleva ben oltre le prime aspettative iniziali e regala momenti di vera gioia per gli occhi. Aspetto secondario ma non meno fondamentale è la colonna sonora, ancora una volta curata da John Powell. Il compositore rielabora il tema portante del primo capitolo e gli dona un tocco rigorosamente epico che, misto alle spettacolari scene d'azione, dona all'opera un'emozione aggiuntiva.

Commovente, emozionante e epico, Dragon Trainer 2 è un film da vedere e da apprezzare senza alcun pregiudizio o preconcetto.

martedì 26 agosto 2014

Emmy 2014: trionfa 'Breaking Bad'! Ecco tutti i vincitori.

Si sono tenuti nella notte gli Emmy Awards 2014, il premio più prestigioso a livello internazionale riservato ai prodotti della televisione.

A stravincere è stata l'ultima, e conclusiva, stagione di 'Breaking Bad', che si è portata a casa i premi come miglior Drama, attore protagonista (Bryan Cranston), attrice non protagonista (Anna Gunn), attore non protagonista (Aaron Paul) e sceneggiatura.

Per le serie Comedy a trionfare è stato 'Modern Family'. Come migliore attore comedy è stato premiato Jim Parsons per 'The Big Bang Theory', mentre migliore attrice è andato a Julia Louis-Dreyfus per 'Veep'.

Per le miniserie invece, grande trionfatore è stato 'Sherlock', che ha vinto anche come miglior attore protagonista (Benedict Cumberbatch), non protagonista (Martin Freeman) e sceneggiatura. Premi per i migliori cast sono andati a 'True Detective' (Drama), 'Orange is the New Black' (Comedy) e 'Fargo' (miniserie/film-tv). Premi anche per Jessica Lange, Allison Janney, Kathy Bates e 'The Normal Heart'.

Durante la serata c'è stato anche un toccante ricordo del grande Robin Williams, affidato a Billy Crystal, suo collega in diverse occasioni ma soprattutto suo grande amico: "Era il miglior amico che potreste mai immaginare di avere ed è davvero difficile parlare di lui al passato, lui che era sempre così presente nelle nostre vite. Era la stella più luminosa nella galassia della commedia."


Ecco l'elenco di tutti i vincitori

Miglior drama
Breaking Bad (Amc)

Miglior comedy
Modern Family (Abc)

Miglior miniserie
Fargo (Fx)

Miglior film-tv
The Normal Heart (Hbo)

Miglior attore protagonista di una serie drama
Bryan Cranston per il ruolo di Walter White in Breaking Bad (Amc)

Miglior attrice protagonista  di una serie drama
Julianna Margulies per il ruolo di Alicia Florrick in The Good Wife (Cbs)

Miglior attore protagonista  di una serie comedy
Jim Parsons per il ruolo di Sheldon Cooper in The Big Bang Theory (Cbs)

Miglior attrice protagonista  di una serie comedy
Julia Louis-Dreyfus per il ruolo di Selina Meyer in Veep (Hbo)

Miglior attore non protagonista di una serie drama
Aaron Paul per il ruolo di Jesse Pinkman in Breaking Bad (Amc)

Miglior attrice non protagonista di una serie drama
Anna Gunn per il ruolo di Skyler White in Breaking Bad (Amc)

Migliore attore non protagonista di una serie comedy
Ty Burrell per il ruolo di Phil Dunphy in Modern Family (Abc)

Miglior attrice non protagonista di una serie comedy
Allison Janney per il ruolo di Bonnie Plunkett in Mom (Cbs)

Miglior guest star femminile di una serie drama
Allison Janney per il ruolo di Margaret Scully in Masters of Sex (Showtime)

Miglior guest star maschile di una serie drama
Joe Morton per il ruolo di Rowan in Scandal (Abc)

Miglior guest star femminile di una serie comedy
Uzo Aduba per il ruolo di Suzanne 'Crazy Eyes' Warren in Orange Is the New Black (Netflix)

Miglior guest star maschile di una serie comedy
Jimmy Fallon come conduttore del Saturday Night Live

Miglior attore protagonista in una miniserie o film-tv
Benedict Cumberbatch per il ruolo di Sherlock Holmes in Sherlock: His Last Vow (Bbc)

Miglior attrice protagonista  in una miniserie o film-tv
Jessica Lange per il ruolo di Fiona Goode in American Horror Story: Coven (Fx)

Miglior attore non protagonista in una miniserie o film-tv
Martin Freeman per il ruolo di John Watson in Sherlock: His Last Vow (Bbc)

Miglior attrice non protagonista in una miniserie o film-tv
Kathy Bates per il ruolo di Delphine LaLaurie in American Horror Story: Coven (Fx)

Miglior sceneggiatura per una serie drama
Ozymandias (Breaking Bad, Amc), scritto da Moira Walley-Beckett

Miglior regia per una serie drama
Who Goes There (True Detective, Hbo), diretto da Cary Joji Fukunaga

Miglior sceneggiatura per una serie comedy
So Did The Fat Lady (Louie, Fx), scritto da Louis C.K.

Miglior regia per una serie comedy
Vegas (Modern Family, Abc), diretto da Gail Mancuso

Miglior sceneggiatura per una miniserie o film-tv
Sherlock: His Last Vow (Bbc 1), scritto da Steven Moffat

Miglior regia per una miniserie o film-tv
Buridan's Ass (Fargo, Fx), diretto da Colin Bucksey

Miglior casting per una serie drama
True Detective (Hbo)

Miglior casting per una serie comedy
Orange Is The New Black (Netflix)

Miglior casting per una miniserie o film-tv
Fargo (Fx)

venerdì 1 agosto 2014

Apes Revolution - Il Pianeta delle Scimmie: la recensione

La storia inizia dieci anni dopo il balzo evolutivo improvviso delle scimmie provocato dal virus creato in laboratorio, dieci anni dalla battaglia sul ponte di San Francisco. In questi anni le scimmie, sempre guidate dallo scimpanzè Cesare, si sono ritirate nella foresta, hanno costruito una città, vivono e cacciano; gli umani invece, sempre a causa del "virus delle scimmie", si sono decimati, quasi estinti, a San Francisco però resiste una piccola colonia, sopravvissuta perchè immune agli effetti del virus. Le scimmie sono ignare della presenza degli umani, convinte ormai che siano del tutto estinti, fino al giorno dell'incontro con piccolo gruppo di umani in viaggio verso la diga per ridare elettricità alla colonia. Subito i due schieramenti si dividono in fazioni chiare: chi crede e spera in una pacifica convivenza, e chi vuole la guerra per risolvere qualsiasi problema. Due fazioni contrapposte, sia tra gli umani che tra le scimmie.

'Dawn of the Planet of the Apes' (in Italia 'Apes Revolution - Il Pianeta delle Scimmie', un cambio di titolo provocato dall' "errata" traduzione del precedente) è un blockbuster sorprendente e intelligente, perfettamente dosato nei suoi ingredienti, che riesce ad abbracciare diversi generi: film apocalittico, classico blockbuster, film di guerra. Fin da subito viene messo in chiaro che non sarà un film con attori protagonisti e delle scimmie digitali, attori e scimmie sono esattamente allo stesso livello. L'inizio infatti è interamente dedicato alle scimmie, alla loro vita, alla caccia, la loro casa, il loro mondo, in cui un giorno si "inseriscono" degli umani. Il film si apre e si chiude, in modo molto suggestivo, sugli occhi di Cesare. Davvero impressionante il lavoro digitale, di umano le scimmie hanno i movimenti fisici e le espressioni del viso, sono del tutto "finte" ma incredibilmente reali, non solo grazie al bravissimo Andy Serkis (Cesare) e i suoi colleghi, ma anche al lavoro minuzioso e preciso fatto da chi le ha disegnate digitalmente. Perfette, espressive, reali, tanto da dover per forza essere considerate allo stesso livello degli attori in carne e ossa. Perfette e suggestive anche le scenografie e la ricostruzione di una San Francisco distrutta e selvaggia.
Intelligente anche la scelta del cast, nessuna grande star di richiamo ma ottimi attori, tra cui un solido Jason Clarke e la classe infinita di Gary Oldman. I loro due personaggi rappresentano la voglia di una pacifica convivenza (Clarke) e l'istinto guerrafondaio (Oldman), due aspetti presenti anche fra le scimmie, con la contrapposizione tra il saggio Cesare e il bellicoso Koba,  dimostrazione che in fondo le due specie non sono affatto diverse.

'Apes Revolution - Il Pianeta delle Scimmie', è un ottimo film, sicuramente superiore al precedente, con un'ottima regia e una storia lineare e appassionante. Un film che merita di essere visto sul grande schermo, per apprezzare sia il panorama e l'ambientazione, che i primissimi piani.