domenica 17 maggio 2015

Festival di Cannes 2015 - giorno 5

Quinto giorno di festival, arriva in Concorso un film che sembra mettere tutti d'accordo.

Convince e conquista la critica il nuovo film di Todd Haynes, Carol, tratto dal romanzo di "The Price of Salt" di Patricia Highsmith, ma a conquistare sono soprattutto le due protagoniste della pellicola: Cate Blanchett e Rooney Mara.

E già si parla di favorito per la Palma d'Oro e/o di un premio alle attrici, in particolare per Cate Blanchett che in molti vedono già con il posto assicurato nella cinquina dei prossimi Oscar.

Il film,ambientato negli anni '50, racconta la storia d'amore tra due donne, Carol (Blanchett), madre e signora di buona società, e Therese (Mara), una ragazza che lavora in un grande magazzino. Da una parte Carol ha già avuto una "avventura" omosessuale, che infatti ha messo in crisi il suo matrimonio, dall'altra Therese è fidanzata con un ragazzo che vuole sposarla. L'amore e la passione sboccerà durante un viaggio in macchina verso Chicago.

Applausi per le attrici e il regista in conferenza stampa. Sorridente e accompagnata dalla sua innata classe ed eleganza, Cate Blanchett è stata subito interrogata riguardo le sue recenti dichiarazioni che hanno fatto un po' scalpore. "Mi hanno chiesto se avevo avuto molte relazioni con donne e ho detto di sì", ha dichiarato l'attrice due volte premio Oscar, "Poi ho aggiunto che non erano relazioni di tipo sessuale. Ma questa parte della risposta è stata ignorata. Comunque siamo nel 2015 e la sessualità dovrebbe essere un fatto privato". Argomento chiuso con un sorriso che stende i presenti.

Il tema dell'omosessualità è ovviamente al centro del film, tema già affrontato dal regista Todd Haynes nel bel film 'Lontano dal Paradiso'. "E' vero, ci sono numerose analogie, ma gli anni '50 di 'Carol', che si svolge nel 1953, sono diversi da quelli di 'Lontano dal paradiso', che è ambientato nel 1957, in piena era Eisenhower", ha dichiarato Haynes, "I primi anni '50 si collocano tra la fine della Seconda Guerra mondiale e Eisenhower, con l'inizio della guerra fredda e il maccartismo al culmine e una grande e diffusa paranoia sociale. Se si guardano le foto di New York in quel momento, per esempio le foto di Vivian Maier, si ha l'impressione di una città del vecchio continente, sporca, non ancora rimessa a nuovo, mentre alla vigilia dei '60 c'è una classe media tirata a lucido e un glamour hollywoodiano [...] Abbiamo scelto di girare in super 16 per avere una grana torbida che aiutasse a rappresentare quell'epoca, giocando molto sulle inquadrature di finestre e dei riflessi creati dalla luce".
Dell'atmosfera sul set ha parlato anche Cate Blanchett, molto più loquace e sciolta rispetto a una timida Rooney Mara. "In questo modo hai la consapevolezza di quello che avrai intorno", ha detto la Blanchett riguardo l'accuratezza della messa in scena, "Quando conosci i dettagli della mise en scène diventa tutto più semplice". La Blanchett ha poi affrontato il tema dell'omosessualità e della diversità in generale, anche quella tra uomo e donna. "Viviamo ancora in tempi estremamente conservatori, se pensi diversamente sei molto sciocco", ha detto l'attrice australiana, "Prima di venire qui ho letto un articolo sul New York Times che definiva questo come "l'anno della femme" qui a Cannes, come fosse uno slogan di moda. Ma io spero che non sia solo una moda e che non sia un singolo anno. Il dibattito sul genere mi sembra uscito dalle agende. Abbiamo perso terreno, ma è fantastico che ci siano produttrici pronte a fare un film come questo, intelligente e anche piacevole. [...] Negli anni '50 le relazioni tra persone dello stesso sesso erano ancora illegali negli Stati Uniti e inoltre non esisteva una comunità gay e si viveva nel più totale isolamento. Oggi si sono fatti molti passi avanti, ma il pregiudizio non è scomparso. Siamo in un'epoca conservatrice e in 70 paesi del mondo i gay sono ancora perseguiti per legge, eppure la sessualità dovrebbe essere un fatto privato".

Inevitabile la domanda sulle scene lesbo tra le due attrici. "In realtà, sono nuda spesso nei film, per cui non è stato un particolare problema per me", ha risposto ironica Rooney Mara. Sulla stessa linea d'onda Cate Blanchett: "Non c’è stata nessuna differenza rispetto alle altre scene. Sapevamo come sarebbe stata da girare ed è stato divertente".

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Presentato invece Fuori Concorso il primo film da regista di Natalie Portman, A Tale of Love and Darkness, tratto dal romanzo di Amos Oz.

"Mi sono innamorata sette anni fa di quel libro", ha confessato l'attrice, "e già allora aveva pensato di farne un film. [...] Ho incontrato Amos per la prima volta nella sua casa di Tel Aviv, fin dal primo scambio di battute lui mi ha tranquillizzata dicendomi che dovevo sentirmi libera di raccontare la sua storia. Ho voluto che il film fosse girato in lingua ebraica perché ho trovato magico il modo in cui Amos Oz affronta e usa il linguaggio nel film".

Un film con dei temi delicati ma che non è un film politico. "Pur parlando di israeliani e palestinesi il mio film non è un film sulla guerra. E' soprattutto la storia di una famiglia", ha voluto precisare la Portman, "Le convinzioni politiche di Oz non hanno avuto influenza sul mio modo di pensare e riflettere. Lo ammiro moltissimo. Ma la mia scelta è stata quella di puntare sul racconto familiare. Anche se, purtroppo, tutto quel che riguarda Israele diventa politica, anche la sua stessa esistenza. Ma il mio non è un film politico".

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