Dopo il successo di La La Land, Damien Chazelle torna nei cinema con una storia che apparentemente non ha nulla a che fare con il musical che gli ha regalato l'Oscar per la regia, e nemmeno con Whiplash, pellicola che lo ha portato alla ribalta.
In realtà ad uno sguardo più attento, in First Man - Il Primo Uomo c'è sia la malinconica storia d'amore fra l'aspirante attrice Emma Stone e il musicista jazz Ryan Gosling, che la vibrante rivalsa del batterista interpretato da Miles Teller, e anche quel pizzico di cattiveria che l'iconico Fletcher portava sullo schermo in Whiplash. C'è tutto il cinema di Chazelle nella storia di Neil Armstrong, dello sbarco sulla Luna, dell'uomo che sorpassa i suoi limiti per arrivare là dove nessuno era mai andato prima, per ritrovarsi comunque solo con se stesso, con la propria vita, i propri amori e le proprie perdite da affrontare, ma in un certo senso liberi, come se l'essere riusciti a giungere al di là di qualsiasi altra conquista umana fino a quel momento, non fosse altro che una rinascita interiore portata a compimento.
Lungi dall'essere perciò una vuota celebrazione patriottica di un'eroe americano, First Man diventa un racconto intimo su un uomo che è in realtà simbolo di un'umanità intera, ma sempre comunque un uomo.
Sicuramente grandissima parte del merito va alla regia di Chazelle e in generale all'intero comparto tecnico che crea suggestioni di immagini e musica da brivido, ma anche e soprattutto ai due interpreti principali, Ryan Gosling e Clare Foy, entrambi fautori di un'interpretazione intensa e misurata ma di grandissimo impatto emotivo.
Sicuramente grandissima parte del merito va alla regia di Chazelle e in generale all'intero comparto tecnico che crea suggestioni di immagini e musica da brivido, ma anche e soprattutto ai due interpreti principali, Ryan Gosling e Clare Foy, entrambi fautori di un'interpretazione intensa e misurata ma di grandissimo impatto emotivo.
Chi si aspetta un film adrenalinico rimarrà sicuramente deluso, First Man è il ritratto di un uomo che mischia inadeguatezza familiare, fragilità emotiva e slanci di eroismo universale con grande delicatezza, e senza mai andare fuori tema, né deviare verso la spettacolarizzazione facile o il patriottismo fine a se stesso, riesce a essere molto più che un film sul primo uomo che sia mai andato sulla Luna.
Con maestria ed eleganza, Damien Chazelle ci accompagna per due ore in un film che regala lacrime e brividi sinceri e mai forzati, dimostrandosi ancora una volta un maestro di cinema di grande emozione.