martedì 23 ottobre 2018

[RomaFF13] Se la strada potesse parlare - la recensione

Barry Jenkins torna alla Festa del Cinema di Roma dopo il meraviglioso Moonlight, vincitore dell'Oscar come miglior film nel 2017, e lo fa con Se la strada potesse parlare, tratto da un romanzo di James Baldwin, ed è un film tanto diverso quanto simile al precedente. 


Siamo sempre nell'America nera, quel ghetto che è diventato ormai simbolo di ingiustizia e prevaricazione senza speranza, ed è sempre una storia d'amore a essere protagonista della storia, ma dove Moonlight descriveva in tre atti distinti la crescita e la presa di coscienza di sé di Chiron, bambino che diventa uomo, qui il racconto è molto più corale e gira intorno a Alonzo, detto Fonny, e Tish, due ragazzi come tanti che sognano una vita insieme, che si amano e vivono quotidianamente la discriminazione, fino a quando questa non diventa prevaricazione, ingiustizia, e una vera e propria "caccia alle streghe"che porterà Fonny in prigione, accusato di uno stupro che non avrebbe mai potuto commettere, e Tish a una lotta senza via d'uscita per riportare il suo innamorato da lei.

Barry Jenkins ha la straordinaria capacità di raccontare storie con la delicatezza di una fiaba, di descrivere l'amore in ogni suo aspetto, che sia esso romantico o sensuale, o semplicemente la vita di tutti i giorni, senza mai diventare melenso o banale o noioso, senza fatica si rimane rapiti dalla storia di Tish e Fonny. 
Oltre la storia d'amore, questa delicatezza, meravigliosamente incarnata dalla voce e dal volto di Kiki Layne, si ripercuote su tutto, dalla famiglia di Tish, unita e piena di amore e di gioia, a quella fondamentalista e oppressiva di Fonny, finanche alla strada, quella strada che se potesse parlare racconterebbe di violenze e soprusi, di povertà e razzismo, ma anche di due giovani innamorati che camminano insieme sotto la pioggia o si abbracciano per festeggiare una vita che sta solo per iniziare.


Non è facile rimanere indifferenti davanti a quanto si vede sullo schermo e in più di un'occasione la commozione può prendere il sopravvento, ma non è mai imposta, Jenkins non spinge mai sul tasto del dramma, anche quando di dramma ce ne sarebbe moltissimo, ed è proprio questa la grande forza del suo cinema, l'abilità nel rendere naturali le emozioni, in un certo ottimismo di fondo che lascia un sorriso sulle labbra. 
Guardiamolo bene questo film, perché se con Moonlight vi era stata la sorpresa, adesso con Se la strada potesse parlare abbiamo la conferma che Barry Jenkins potrà dire la sua anche in questa stagione.

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