domenica 28 ottobre 2018

[RomaFF13] Stan & Ollie - la recensione

Stanlio e Ollio (Oliver and Hardy in originale) sono stati probabilmente il più grande e famoso duo comico di tutti i tempi. I loro film sono ancora adesso, a distanza di decenni, divertentissimi ed è davvero impossibile non fermarsi a guardarli quando li si trova per caso in televisione.
Eppure chi erano veramente Stan Laurel e Oliver Hardy è qualcosa che quasi nessuno sa, perché separare gli uomini dai loro personaggi è dura, quando si tratta di personaggi tanto iconici.



Ci prova John Baird, prendendo spunto dal romanzo Stan and Ollie: The Roots of Comedy: The Double Life of Laurel and Hardy adattato dallo sceneggiatore Jeff Pope, in un film che vuole essere molto più che un biopic, ma un sentito e sincero omaggio agli uomini dietro la maschera.
Steve Coogan e John C. Reilly sono Stan e Oliver, aiutati da una somiglianza straordinaria con le loro controparti e un trucco di altissimo livello, tanto che dopo pochi secondi dall'inizio del film ci si dimentica di trovarsi di fronte a due attori che ne interpretano il ruolo. Non era sicuramente facile, proprio a fronte di una iconicità dei personaggi, ma loro ci riescono benissimo regalando due interpretazioni molto intense, sofferte, ma anche divertite e divertenti, che sarà difficile dimenticare molto presto.


Nonostante i ruoli che Stanlio e Ollio ricoprivano sullo schermo nelle loro comiche, Hardy era vanesio e svagato, dedito al gioco di azzardo e con una sequela di matrimoni alle spalle, mentre Laurel si può definire uno stacanovista, pignolo e con una certa mania del controllo: si occupava di scrivere tutte le battute e gli sketch del duo; sicuramente l'intellettuale fra i due, il cui carattere non facile era anche causa di scontri. Baird li mostra senza veli e senza filtri, al di là dei personaggi, mostra gli uomini con i loro difetti e le loro incomprensioni, ma soprattutto ciò che colpisce è il racconto di quello che, in fin dei conti, è stato un sodalizio lungo tutta la vita, un'amicizia profondissima e totalizzante fra due personalità complementari che avevano disperato bisogno l'una dell'altra.

Il tour in Gran Bretagna, quando i due sono ormai anziani e in una fase di declino, diventa quindi l'opportunità di esplorare il loro rapporto e in questo la presenza delle due mogli è indispensabile a fare da contraltare a quella che per certi versi è un'amicizia morbosa, ma che si rivelerà pregna di tenerezza e reciproca profonda conoscenza.



Ma se si pensasse che questo sia un film di sola emozione gli si farebbe un torto, perché nonostante la componente emotiva sia sicuramente il punto di forza della pellicola e quello che colpisce maggiormente a un primo sguardo, bisogna dare atto a John Baird di non essersi limitato a girare in modo piatto, magari riproponendo semplicemente inquadrature prese dai vecchi film del duo, ma cerca di fare qualcosa in più, movimenti di macchina insoliti e interessanti, ed è significativo che il film si apra con un lungo piano sequenza con i due protagonisti intenti in una conversazione amichevole – mentre sullo sfondo passa la vecchia Hollywood – e che poi si chiuda malinconicamente con l'ultima esibizione pubblica e una ripresa di spalle suggestiva, in controluce, che lascia sicuramente il segno.


Sarebbe stato facile fare un film per i fan di Stanlio e Ollio, ma John Baird e Jeff Pope hanno fatto di più, mettendo in scena un sodalizio professionale che è una vera e propria amicizia di una vita, divertendo ed emozionando, senza tralasciare il lato tecnico e con due interpreti che hanno dato anima e corpo a questi personaggi così importanti nella storia del cinema. 
Di film così se ne sente sempre il bisogno.

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