venerdì 19 ottobre 2018

[RomaFF13] 7 sconosciuti a El Royale - la recensione



Drew Goddard, dopo aver scritto episodi di importanti serie televisive come Buffy e Lost, aveva sorpreso tutti con Quella casa nel bosco, un horror atipico che prendeva i cliché del genere e li ribaltava in un gioco meta narrativo sorprendente e originale, facendo del film di un esordiente alla regia uno dei migliori horror degli ultimi anni.
Ora Goddard ci prova con il noir, un genere che permette una certa sperimentazione sia nella narrazione che nella forma registica.
Nell'hotel El Royale, costruito esattamente sopra al confine tra California e Nevada, degli sconosciuti si ritrovano ognuno con i propri segreti da difendere nel corso di una notte.

 L'El Royale, personaggio a sé stante con i suoi ambienti rétro e i corridoi bui che si affacciano direttamente nella vita privata dei suoi ospiti, diventa perciò teatro di speranze di redenzione, voglia di rivalsa, ma anche di intrighi e borse piene di soldi da ritrovare.
La scenegiatura di Goddard è precisa e ritmata, con una divisione in capitoli che potrà ricordare a molti Quentin Tarantino, una certa estetica pulp ma senza le esagerazioni fumettistiche caratteristiche del regista del Tennessee, e un saltare fra i diversi punti di vista con un ottimo montaggio, che rioffre la stessa scena da angolazioni sempre diverse, in un gioco di scatole cinesi coinvolgente e affascinante.
Come avveniva in Quella casa nel bosco, anche qui si gioca con i cliché del genere usandoli in un certo senso per sovvertire le aspettative dello spettatore: nulla è ciò che sembra e qualsiasi cosa si era ipotizzato viene spazzata via, ribaltata dalla penna dell'autore.





Il cast stellare chiude il cerchio, con le straordinarie doti canore di Cynthia Erivo (la sua voce accompagna tutto il film ed è fondamentale in molti frangenti) a giganteggiare su tutto, si apprezza anche particolarmente un Chris Hemsworth che, fuori dal Marvel Cinematic Universe, dimostra di saperci fare anche in ruoli più "oscuri", ma risulta comunque difficile non elogiare l'intero cast in un film che fa della coralità, del non avere un vero protagonista, uno dei suoi principali leit motiv.
Un noir con una punta di pulp che fa volare via i 141 minuti di durata come se fossero molti di meno, non si poteva chiedere apertura migliore a questa Festa del Cinema.

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