giovedì 18 ottobre 2018

Soldado - la recensione


Nel 2015, con Sicario, il regista canadese Denise Villeneuve aveva portato la lotta al narcotraffico e ai cartelli su un livello nuovo, film che univa magnificamente azione, morale e introspezione grazie anche dei personaggi sfaccettati e profondi.
Non si sentiva la necessità di un seguito a quello che era un film perfettamente compiuto in sé stesso, ma sicuramente la notizia che a dirigerlo sarebbe stato Stefano Sollima prometteva bene, dato che il regista italiano ha dato prova di saperci fare con il noir, sia in tv che al cinema, con le serie Romanzo Criminale e Gomorra e i film A.C.A.B. e Suburra.



E infatti Sollima mantiene le aspettative, regalando grandissima azione, con un paio di sequenze non solo girate molto bene ma anche di grande tensione, con la camera che stacca alternativamente su più fronti così da farci entrare nella scena e partecipare anche emotivamente.
La componente d'azione è sicuramente la parte più riuscita, la ruvidezza dell'ambiente e dei personaggi è percepibile, quello che però manca è la potenza drammatica e narrativa del suo predecessore.
La mancanza del personaggio di Emily Blunt, vero contraltare morale della vicenda in Sicario, si fa sentire, tutto risulta meno compatto e più sfilacciato, anche i personaggi di Alejandro e Matt, interpretati da Benicio Del Toro e Josh Brolin, ne risentono, soprattutto il secondo che viene messo in ombra diventando quasi di contorno.

Sicuramente il film è un thriller d'azione di altissimo livello e non c'è dubbio che da qui Stefano Sollima potrebbe lanciarsi nella produzione hollywoodiana, ma ci saremmo aspettati un po' di più sul piano narrativo, alla luce di quanto fatto da Villeneuve, e considerando che tutto sembra far presagire a un terzo capitolo.

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