domenica 21 ottobre 2018

A Star is Born - la recensione

Terzo remake del celebre film del 1937, E' Nata Una Stella, riportato poi al cinema, nelle due versioni più famose, nel 1954 con Judy Garland protagonista, e nel 1976 con Barbra Straisand e Kris Kristofferson.

Jackson (Bradley Cooper) è famoso musicista (e sognatore) acclamato in tutto il mondo ma afflitto da una pesante dipendenza da alcool e farmaci. Dopo un suo concerto, incontra, in un locale Drag, Ally (Lady Gaga), una talentuosa cameriera con il pallino del canto che, dopo svariate bocciature ricevute da diversi produttori a causa del suo aspetto fisico, in particolare del naso, ormai si è arresa all'idea di non intraprendere più la carriera da cantante. Jackson però trova interessante la sua voce, e dopo un'intensa interpretazione de "La Vie En Rose" di Edith Piaf, decide di invitarla alla tappa successiva del suo tour per conoscerla. Il loro amore condiviso per la musica e la loro passione sbocciata sul palco, tessono le trame profonde di questa pellicola dal finale del tutto inaspettato.

La regia, che segna il debutto di Bradley Cooper dietro la macchina da presa, non è delle più coinvolgenti, la ripresa in primissimo piano e con telecamera a mano vuol essere quella di un imponente film d'autore, che poco si amalgama al resto. Il ritmo è una continua altalena tra il dilatato ed il frettoloso. Il montaggio è quello di un meccanismo mal oleato che spezza completamente alcune scene e ne esaspera eccessivamente altre.
Performance meravigliosa di una Lady Gaga fragile alla quale non siamo abituati, ma della quale non potremo più fare a meno. Bradley Cooper, con la sua interpretazione tormentata, rude, evidenziata anche da un "prepotente" accento, dà l'ennesima dimostrazione delle sue capacità. Colonna sonora dai testi struggenti, ma dalla pura anima rock.



A Star is Born si presta a molteplici letture, quella predominante è sicuramente una spiccata critica all'industria musicale così come la conosciamo oggi: modelli che ci vengono imposti, la spersonalizzazione massima dell'individuo, l'omologazione, e la ormai introvabile originalità. Ci sono poi la fragilità dell'essere umano, talvolta troppo sensibile per reggere le imposizioni del sistema, la necessità di legarsi e di tornare a qualcosa di autentico, l'amore, gli affetti... e la musica. La musica come evasione, come sfogo, come grido di aiuto, come ragione di vita.

Francesca Matteucci

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