mercoledì 3 ottobre 2018

L'uomo che Uccise Don Chisciotte - la recensione

Alla fine Terry Gilliam ce l'ha fatta. Il suo Don Chisciotte è finalmente approdato al cinema, catapultando gli spettatori nel peculiare mondo del regista statunitense (naturalizzato britannico, ricordiamo) che per oltre 20 anni ha tentato di portare questa sua creatura sul grande schermo.

L'Uomo che Uccise Don Chisciotte è Gilliam allo stato puro: il Gilliam malinconico, sognatore, teatrale, disfattista, romantico, visionario, pessimista, ironico, e chi più ne ha più ne metta. Lo stesso essere del regista pervade la pellicola donando al progetto l'unicità che si merita. Perché solo Gilliam può essere Gilliam. Fortunatamente!
La meraviglia estetica sorprende incredibilmente anche dopo tutti i lavori a cui il regista ci ha abituato nel corso degli anni. Bellezza arricchita da due interpretazioni davvero sentite e toccanti (e ovviamente esasperate in maniera sublime), ovvero quelle di Jonathan Pryce (Don Chisciotte) e di Adam Driver (Toby). Quest'ultimo molto probabilmente offre la migliore interpretazione della sua carriera fino ad ora (senza esagerazioni).


Un film dai molti generi e dalle numerose interpretazioni e letture, alcune delle quali anche piuttosto letterali e crude nella messa in scena, sequenze grottesche e suggestive che mantengono l'attenzione dello spettatore sempre alta e in continua mutazione.

L'Uomo che Uccise Don Chisciotte di Terry Gilliam è un nuovo titolo che entra con gran merito nei migliori film che il regista abbia mai portato in scena.

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