martedì 2 ottobre 2018

BlacKkKlansman - la recensione


Nessuno con queste idee potrebbe mai essere eletto presidente! esclama Ron Stallworth, il protagonista interpretato da John David Washington in una non molto velata allusione ai giorni nostri, prima di essere tacciato di ingenuità dagli altri presenti. Le parole di Ron sono il manifesto perfetto del film di Spike Lee, chiara denuncia all'America di Trump, alla violenza della polizia, al governo appoggiato dal Ku Kux Klan e a Trump stesso, il tutto condito da un'ironia e un sarcasmo prorompenti.
Un nero che, con la complicità di un collega bianco ed ebreo (Adam Driver, sempre ottimo) si infiltra nel KKK e riesce a diventare pappa e ciccia nientemeno che con il Gran Maestro David Duke è già di per se stessa ironica e smaschera con grande maestria le ipocrisie e il razzismo mascherato da buoni propositi ancora tristemente radicati nella società statunitense (ma purtroppo non solo in quella), se poi si aggiungono atmosfere da poliziesco anni '70 si arriva ad avere un film che riesce magistralmente a essere allo stesso tempo di grande intrattenimento e di fortissima denuncia, cambiando con naturalezza registra dal comico al satirico al drammatico senza mai perdersi.

Il dualismo del conflitto fra neri e bianchi e più generalmente fra oppressi ed oppressori. è il perno centrale della pellicola, dualismo che si concretizza nell'abbondanza di inquadrature sghembe, tagliate, doppie, e con il vero e proprio sdoppiamento del protagonista stesso, Ron, a cui subentra come "controfigura" il collega Flip, bianco, ebreo senza averci mai davvero pensato, come dirà lui stesso, che si ritrova messo di fronte non solo all'oppressione subita dai neri, ma al fatto di essere parte di una minoranza oppressa lui stesso.



Spike Lee è un regista che non le ha mai mandate a dire, ma in questo caso fa anche di più, usando il passato (e una storia, come di ricordano i caratteri cubitali a inizio film, F***MENTE VERA) per parlare di presente senza filtro alcuno, non con velate allusioni ma con colpi ben mirati e chiari, fino al finale in cui le immagini reali si sostituiscono a quelle più rassicuranti e patinate della finzione cinematografica, riportandoci bruscamente ai giorni nostri, ai morti, alla violenza. 
Un film che ha fatto e continuerà a far parlare di sé per le idee politiche fortemente espresse dall'autore, ma si spera anche per l'indubbio valore artistico di un film che merita di poter dire la sua durante la stagione dei premi.

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