venerdì 28 gennaio 2022
giovedì 27 gennaio 2022
WGA Award 2022 - le nomination
PGA Award 2022 - le nomination
sabato 22 gennaio 2022
Nightmare Alley di del Toro è un flop negli USA. Martin Scorsese lancia un appello per il film.
mercoledì 19 gennaio 2022
West Side Story - la recensione
Si è parlato molto del West Side Story di Spielberg come di una "operazione" che per qualcuno non ha senso di esistere, perché l'iconico film del 1961, che ha vinto ben 10 oscar è, appunto, iconico. Ma la verità è che prima di essere il grande film diretto da Robert Wise, West Side Story era un musical di Broadway di grande successo che trasportava Romeo e Giulietta nella realtà degli anni '50, nella periferia di new York, in cui il territorio era diviso fra gang e dove gli immigrati venivano spesso discriminati.
Steven Spielberg ha sempre voluto girare un musical ed era innamorato di questo, ne adorava la colonna sonora fin da quando suo padre portò a casa il disco, voleva fare West Side Story e l'ha fatto, dedicandolo proprio a lui, a suo padre.
Se il film del 1961 era principalmente un film di coreografie, è innegabile che in questa versione viene prepotentemente fuori come Spielberg sia considerato - con ragione - uno dei più grandi registi viventi: le inquadrature, i colori, i giochi di luci e ombre che sembrano allungarsi sempre di più in una New York fumosa e devastata, uno scenario quasi post apocalittico, sono la cosa che innalza la storia da "semplice" storia d'amore e rivisitazione musicale della tragedia shakesperiana, ad opera vera e propria del regista/autore, che sceglie attentamente musiche, parole e immagini per raccontare l'America contemporanea e gli scontri etnici che sempre di più sono al centro della società moderna.
America, canzone probabilmente più esemplificativa e simbolo del film, è quindi la chiave di lettura principale del discorso che Spielberg fa per tutto il film, spartiacque vero e proprio tra un prima, forse ancora illusorio, e il dopo in cui non rimangono altro che violenza, sangue e morte a spazzare via il sogno americano.
Le interpretazioni dei due protagonisti, per quanto ottime, vengono messe forse in secondo piano dall'insieme di immagini, colori e musica messi in scena dal regista, e a spiccare veramente è soprattutto il personaggio di Anita, interpretata da una Ariana DeBose meravigliosa non solo nel canto e nel ballo ma anche nella parte puramente drammatica della sua prova artistica, protagonista della scena più forte del film che colpisce come un pugno nello stomaco con tutta la sua violenza xenofoba e sessista e in cui il sogno americano si infrange e Anita rivendica la sua appartenenza con orgoglio e durezza.
Ben lontano dall'essere una semplice operazione nostalgica o un remake, West Side Story è la dimostrazione che nella mani di un grande regista come Steven Spielberg anche un classico del Teatro e del Cinema può dire qualcosa di nuovo e di attuale.
lunedì 17 gennaio 2022
Joss Whedon risponde alle accuse di "cattivo comportamento" sul set di Buffy e Justice League
domenica 16 gennaio 2022
Brian Cox sul rifiuto a 'Game of Thrones' e 'Pirati dei Caraibi', con il "sopravvalutato Johnny Depp".
sabato 15 gennaio 2022
Polemiche in UK per la scelta di Helen Mirren nel film 'Golda'
mercoledì 12 gennaio 2022
SAG Awards 2022 - annunciate le nomination
lunedì 10 gennaio 2022
Golden Globes 2022 - Vincono Il Potere del Cane e West Side Story
Ad aggiudicarsi i Golden Globe 2022 per il miglior film drama e comedy/musical sono stati Il Potere del Cane e West Side Story.
domenica 9 gennaio 2022
'Drive My Car' miglior film per la National Society of Film Critics
Drive My Car, film del giapponese Ryusuke Hamaguchi, ha vinto il premio come miglior film ai National Society of Film Critics Award, assegnati dalla NSFC, associazione dei critici statunitensi. Il film si è postato a casa anche il premio per il migliore attore, a Hidetoshi Nishijima, regista, e migliore sceneggiatura (già premiata all'ultimo Festival di Cannes).
venerdì 7 gennaio 2022
The Unforgivable - la recensione
sabato 1 gennaio 2022
Don't look up - la recensione
Una dottoranda in astronomia, Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) scopre una cometa delle dimensioni dell'Everest in rotta di collisione con la Terra. Insieme al suo supervisore, il professor Mindy (Leonardo Di Caprio) e al funzionario governativo Teddy Oglethorpe (Rob Morgan) si recano immediatamente alla Casa Bianca per avvertire del pericolo, ma vengono ignorati dalla Presidente (Meryl Streep) più concentrata sull'imminente campagna elettorale. I tre decino, quindi, di rivolgersi direttamente al pubblico attraverso i media, ma la situazione sfugge presto di mano ai tre, che si ritrovano a dover combattere con politici disinteressati, lobby, complottisti, negazionisti, e molte altre categorie di persone che sembrano aver preso la distruzione imminente della vita sulla terra alquanto sottogamba.
Il nuovo film di Adam McKay lascia da parte la sottile ironia che aveva caratterizzato tanto lo splendido La Grande Scommessa che Vice, per virare più direttamente sul demenziale e sulla parodia più spinta. Mckay mette in scena una non troppo velata rappresentazione di come il cambiamento climatico sia stato per decenni annunciato in toni allarmati dagli scienziati ma sostanzialmente ignorato da tutti gli altri, diventando via via quasi oggetto di scherno, di discussioni animate, teorie negazioniste e, soprattutto negli Stati Uniti, di divisione politica. Il quadro rappresentato in questo film però, può essere facilmente traslato anche su altri temi ed è difficile non rivederci quanto accaduto, ed è ancora in corso, con la pandemia di Covid-19. Gli spunti di riflessione sono molteplici: si passa dalla critica ferocissima alle lobby che per interessi economici non si fanno scrupoli a sfruttare anche le peggiori catastrofi, alla politica incapace di una visione a breve e lungo termine, troppo concentrata sul presente elettorale, fino allo sberleffo delle teorie negazioniste e complottiste. Ma, in particolare, la riflessione più interessante che esce dalla pellicola è quella sui media, che sembrano risucchiare gli scienziati interpretati da Leonardo Di Caprio e Jennifer Lawrence per usarli, sfruttarli per i propri scopi di spettacolo, senza ascoltare veramente e senza veicolare alcun messaggio, come se anche la scienza fosse uno show di cui esaminare i dati auditel, non dissimile dall'ultima notizia di gossip.
Sicuramente le riflessioni che scaturiscono dalla visione, e le discussioni che se ne possono fare, sono il merito maggiore del film, insieme a un cast stellare che tiene botta per tutta la durata del film in modo egregio. Niente da dire sulla sceneggiatura, con tempi comici ottimi, battute taglienti, dialoghi frizzanti. La regia rispetto al solito sembra rimanere invece più anonima, quasi che Adam McKay avesse voluto farsi da parte e lasciar raccontare agli attori.
Non stiamo sicuramente parlando di un film che tocca le vette del miglior McKay, ma di una commedia molto divertente e che può far riflettere sulla realtà che stiamo vivendo.