È forse un ritratto molto significativo dei tempi difficili che sta vivendo il Cinema. La Fiera delle Illusioni - Nightmare Alley, di Guillermo del Toro, era uno dei film più attesi della stagione, una storia intrigante, un grande cast, un regista premio Oscar con una sua visione, assolutamente unica, del Cinema, eppure ha riscosso pochissimo successo al botteghino USA.
Negli Stati Uniti è uscito in sala a dicembre 2021 e fino ad oggi ha incassato soltanto 9 milioni di dollari (ne è costati 60), un risultato decisamente deludente e molto al di sotto delle aspettative. In questi giorni il film sta uscendo in altri paesi, è arrivato in Francia, Germania, Russia e UK, e il 27 gennaio arriverà anche in Italia, e si spera che il risultato sarà diverso.
Interrogato sulla questione, Bradley Cooper ha dichiarato di non essere sorpreso dal risultato deludente negli USA e di sperare nello streaming.
"Non è stato uno shock per nessuno di noi", ha detto l'attore, "Penso che sia uno splendido film da vedere al cinema, anche solo per la sua portata, ma credo che risulterà appetitoso anche a casa".
Se Cooper è quasi rassegnato, c'è qualcuno che proprio non può accettare questo "abbandono" delle sale, è Martin Scorsese, che ha deciso di lanciare un appello ai cinefili di tutto il mondo per sostenere Guillermo del Toro e il suo film. Ecco la sua lettera al Los Angeles Times.
"Qualche settimana fa ho visto La fiera delle illusioni di Guillermo del Toro. Mi ha impressionato e commosso. Attendo sempre con impazienza i film di Guillermo, ma questo in particolare aveva un potere e una risonanza speciali per me.
Poi mi sono reso conto che il pubblico non stava andando a vederlo, cosa che mi ha angosciato. Ovviamente, le vacanze di Natale che si sono appena concluse sono state un momento difficile per far uscire qualsiasi film. Ma mi chiedo anche se ci sia un reale apprezzamento nei confronti del lavoro di Guillermo.
Scommetto che il termine “noir” è comparso nella maggior parte delle recensioni e dei commenti su Nightmare Alley, e con buona ragione. I personaggi sono tutti tormentati, molti sono condannati, e il film è basato su un romanzo che ha quel genere di trama labirintica classica dei film noir. Oltretutto, quel romanzo era già stato portato sullo schermo, appena dopo la sua pubblicazione nel 1946, e la prima versione di Edmund Goulding è stata a lungo considerata un classico del genere.
Ma il termine “noir” è stato utilizzato così spesso, e in modo così sfacciato, che alla fine sembra più un sapore che qualsiasi altra cosa, e potrebbe condurre nella direzione sbagliata qualcuno in cerca di informazioni su un film. Potrebbero aspettarsi un “pastiche” noir, uno dei tanti che abbiamo visto. E questo non rende assolutamente giustizia all’adattamento di Guillermo e Kim Morgan.
La maggior parte del film è ambientata negli anni trenta, e sembra emergere dalla disperazione e dall’amarezza della Grande Depressione: si riesce a percepire nelle immagini e nel linguaggio del corpo degli attori. Tutti i personaggi in questo film provano il vero dolore, un senso di desolazione radicato nella vita di tutti i giorni. Non è quindi solo una questione di “stile” o di “grafica”, sebbene siano elementi squisiti in questo film. È una questione legata all’impegno completo di Guillermo nei confronti del materiale e del portare la propria visione in vita con il suo scenografo, il costumista, il direttore della fotografia e lo straordinario cast, guidato da Bradley Cooper e Cate Blanchett. Lavorano insieme per creare un universo senza uscita tirandolo fuori dal passato americano, e lo fanno dentro e fuori, fino in fondo.
In questo senso, il film è fedele allo spirito che anima il cinema noir molto più dei tanti “omaggi” che sono stati fatti negli anni e che vengono fatti ancora oggi. Guillermo sta certamente parlando dal suo tempo e al suo tempo, ma lo fa con la lingua di un tempo passato, e l’urgenza e la disperazione di allora si sovrappongono con quell’urgenza e quella disperazione che stiamo vivendo proprio adesso, in un modo decisamente inquietante. È come un campanello d’allarme.
Il Covid-19 è stato profondamente duro nei confronti del cinema in generale. Ha aggiunto protocolli che fanno perdere molto tempo e polizze assicurative molto costose al budget di tutti i film, piccoli o grandi che siano. Ha portato alla chiusura di molti cinema, e a una resistenza a tornare in quelli che sono ancora aperti. E ora… Omicron.
Se avete deciso di inserire La fiera delle illusioni nella categoria “noir” o in qualsiasi altra categoria, vi esorto a dargli un’occhiata più da vicino. E se avete deciso proprio di evitarlo, per qualsiasi motivo, ripensateci. In pratica, ciò che sto cercando di dirvi è che un regista come Guillermo, che ci dà film realizzati con tanto amore e passione, non ha solo bisogno del nostro sostegno: lo merita."
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