venerdì 23 dicembre 2022

Glass Onion - Knives Out - la recensione

Per allietare le festività natalizie, sbarca finalmente su Netflix, dopo un breve passaggio nelle sale, Glass Onion - Knives Out, il secondo murder mistery con protagonista il detective Benoit Blanc, con il suo equilibrato mix di eccentricità alla Poirot e fascino alla Holmes. 

Siamo in piena pandemia quando una scatola in legno contenente una sequela di enigmi viene fatta recapitare dal multimilionario dell'hi-tech Miles Bron (Edward Norton) a cinque eccentrici individui e al celebre e annoiatissimo detective Benoit Blanc (Daniel Craig), col fine di invitare ciascuno di loro, sulla sua isola-resort privata nell'assolata Grecia, per trascorrere uno spensierato e lussuoso weekend all'insegna del crimine e risolvere una complessa, a detta sua, cena con delitto.

Se la tenuta di Harlan Thrombey nel precedente film, costruita in un cupo bosco, lontana dagli occhi anche più indiscreti, celava segreti ed intrighi, la Glass Onion di Bron, fiore (di cristallo) all'occhiello del suo paradiso sul mare, rappresenta l'ostentazione e lo sfarzo di una generazione che deve mostrare ed apparire per essere ritenuta valida.
Della storia non si può svelare molto, ma sin dai primi minuti, la pellicola promette una trama criptica e ricca di colpi di scena, che convinceranno lo spettatore a mantenere gli occhi incollati allo schermo per quasi due ore e mezza. Rian Johnson conferma la sua capacità di sceneggiatore e regista, creando un cocktail di generi godibilissimo, che critica con toni caustici ed irriverenti le ipocrisie ed i pregiudizi della società odierna, popolata di affabulatori che, seppur dotati di ottima parlantina, non sono veri oratori e innovatori.

L'efficacissimo cast del primo capitolo passa uno scottante testimone a questa seconda, frizzante compagnia. I cinque personaggi, a tratti quasi caricaturali ma che non scadono mai nel macchiettistico, che si trovano a fare i conti con le capacità deduttive dello charmant Daniel Craig, rappresentano differenti categorie del tessuto sociale americano (e non solo): una sensualissima ex top model, adesso reinventatasi fashion designer (Kate Hudson) e la fida compagna Peg (Jessica Henwick), un brillante scienziato (Leslie Odom Jr.), un ottuso influencer tutto muscoli e attivista dei diritti maschili (Dave Bautista), accompagnato dalla giovane fidanzata Whiskey (Madelyn Cline), la Governatrice del Connecticut (Kathryn Hahn), e l'ex-partner d'affari dello stesso Bron (Janelle Monae). 
Esilaranti, poi, i cameo della compianta Angela Lansbury, Joseph Gordon Levitt e Ethan Hawke.

La colonna sonora, nuovamente firmata da Nathan Johnson, rimanda molto al film precedente, mentre il montaggio, più frammentario, aggiunge un tocco di quel cinema futuristico che rende il tutto ancora più appetibile. La scenografia, curata dal premio Oscar Rick Heinrichs, è meticolosa, quasi barocca nella sua pienezza di dettagli eccessivi, quasi stratificati proprio come la cipolla del titolo richiede.

Ripetere il successo di Cena con Delitto non era affatto facile ma Glass Onion riesce a mantenere più o meno lo stesso livello e si potrebbe dire che risulta "diversamente riuscito" rispetto al suo predecessore. È un giallo che funziona e appassiona lo spettatore fino alla fine.

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mercoledì 21 dicembre 2022

Pinocchio di Guillermo del Toro - la recensione

C'era davvero bisogno dell'ennesima riproposizione di Pinocchio al cinema?
Dopo aver visto il lavoro fatto per Netflix da Guillermo Del Toro la risposta non può che essere affermativa: sì, di Pinocchio al cinema ci sarà sempre bisogno, specie se, come ha fatto il cineasta messicano, diventa spunto e metafora per parlare di temi universali come la morte, l'elaborazione del lutto e il peso delle aspettative.


La prima cosa che balza all'occhio di questa trasposizione del romanzo di Collodi è che Del Toro decide deliberatamente di prendere dal libro praticamente solo in concept iniziale, ma già dall'inizio la direzione del film è tutt'altra rispetto a ciò cui siamo abituati, lasciando da parte sia Collodi, con la sua morale (a volte molto dark) sui bambini che devono dare ascolto ai genitori, sia la Disney (del classico e della poco riuscita versione live action) con il suo ottimismo romantico.
Il tema portante della storia è la morte, nelle sue varie sfaccettature, da quelle più dolorose fino a quelle più squisitamente "positive", a fine di una vita ben vissuta. Il lutto è un mantello che avvolge tutta la pellicola dall'inizio alla fine, e Pinocchio il burattino ne viene quasi soverchiato. Lutto che è collegato a doppio filo con l'altro grande tema del film, e cioè il peso delle aspettative che gli altri, e in particolare i genitori, ci pongono sulle spalle. I personaggi di Geppetto e del padre di Lucignolo sono infatti due facce di una stessa medaglia, così come lo sono Pinocchio e Lucignolo stessi. Se da una parte infatti abbiamo Geppetto che, oppresso dal dolore per la perdita di un figlio, riversa su Pinocchio l'immagine residua di quel figlio perduto, dall'altra c'è invece un padre che, forse inconsapevolmente, è oppresso dal suo ruolo e riversa sul figlio la sua frustrazione e le sue aspettative in modo crudele. Da questo punto di vista questo è un film di crescita e rivalsa personale tanto per i padri quanto per i figli.
Diventa quindi centrale la figura del Grillo, non più semplice personificazione della coscienza di Pinocchio, ma personaggio a tutto tondo che si evolve e ha un suo arco narrativo funzionale tanto a se stesso quanto a Pinocchio. Anche il Grillo dovrà imparare cosa significa vivere davvero e che forse vivere vuol dire anche morire.

La scelta di trasportare la storia durante la Seconda Guerra Mondiale risulta vincente non solo per la suggestione data dalla presenza del fascismo (e per l'esilarante macchietta che è Mussolini), ma anche perché la guerra e la morte diventano parte integrante delle atmosfere cupe e drammatiche che permeano tutto il film. Una cupezza e una drammaticità che smuovono le lacrime dello spettatore in modo tutt'altro che semplice o ruffiano.
Non si può non applaudire quindi la colonna sonora splendida di Alexandre Desplat che aiuta moltissimo a rendere la visione completamente immersiva.

Con una stop-motion semplicemente perfetta e una storia che rielabora in maniera intelligente e profonda il classico di Collodi, il Pinocchio di Guillermo del Toro è a mani basse uno dei film più belli dell'anno e sarò veramente difficile batterlo nella sua categoria durante la stagione dei premi. E per fortuna.

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venerdì 16 dicembre 2022

Critics Choice Awards 2023 - le nomination

Sono arrivata anche le nomination ai Critics Choice Awards 2023, premio assegnato dalla Broadcast Film Critics Association, cioè circa 250 critici cinematografici americani tra tv, radio, stampa e online, che è diventato molto più rilevante, almeno a livello di visibilità, grazie al calo di popolarità dei Golden Globe.

A fare la voce grossa quest'anno è Everything Everywhere All At Once, che ha ottenuto ben 14 nomination. A seguire The Fabelmans con undici nomination e, a sorpresa visto che ha diviso molto la critica, Babylon, con dieci candidature.

Top Gun: Maverick ha ottenuto sei nomination, tra cui miglior film e migliore attore a Tom Cruise, stesso numero di Avatar - La Via dell'Acqua, che ha ottenuti la nomination per miglior film e regia. Nove candidature per Gli Spiriti dell'Isola, sette per Elvis e TAR.

La cerimonia di premiazione si terrà il 15 gennaio.

Ecco tutte le nomination.

BEST PICTURE
Avatar: The Way of Water
Babylon
The Banshees of Inisherin
Elvis
Everything Everywhere All at Once
The Fabelmans
Glass Onion: A Knives Out Mystery
RRR
Tár
Top Gun: Maverick
Women Talking

BEST DIRECTOR
James Cameron – Avatar: The Way of Water
Damien Chazelle – Babylon
Todd Field – Tár
Baz Luhrmann – Elvis
Daniel Kwan, Daniel Scheinert – Everything Everywhere All at Once
Martin McDonagh – The Banshees of Inisherin
Sarah Polley – Women Talking
Gina Prince-Bythewood – The Woman King
S. S. Rajamouli – RRR
Steven Spielberg – The Fabelmans

BEST ACTOR
Austin Butler – Elvis
Tom Cruise – Top Gun: Maverick
Colin Farrell – The Banshees of Inisherin
Brendan Fraser – The Whale
Paul Mescal – Aftersun
Bill Nighy – Living

BEST ACTRESS
Cate Blanchett – Tár
Viola Davis – The Woman King
Danielle Deadwyler – Till
Margot Robbie – Babylon
Michelle Williams – The Fabelmans
Michelle Yeoh – Everything Everywhere All at Once

BEST SUPPORTING ACTOR
Paul Dano – The Fabelmans
Brendan Gleeson – The Banshees of Inisherin
Judd Hirsch – The Fabelmans
Barry Keoghan – The Banshees of Inisherin
Ke Huy Quan – Everything Everywhere All at Once
Brian Tyree Henry – Causeway

BEST SUPPORTING ACTRESS
Angela Bassett – Black Panther: Wakanda Forever
Jessie Buckley – Women Talking
Kerry Condon – The Banshees of Inisherin
Jamie Lee Curtis – Everything Everywhere All at Once
Stephanie Hsu – Everything Everywhere All at Once
Janelle Monáe – Glass Onion: A Knives Out Mystery

BEST YOUNG ACTOR/ACTRESS
Frankie Corio – Aftersun
Jalyn Hall – Till
Gabriel LaBelle – The Fabelmans
Bella Ramsey – Catherine Called Birdy
Banks Repeta – Armageddon Time
Sadie Sink – The Whale

BEST ACTING ENSEMBLE
The Banshees of Inisherin
Everything Everywhere All at Once
The Fabelmans
Glass Onion: A Knives Out Mystery
The Woman King
Women Talking

BEST ORIGINAL SCREENPLAY
Todd Field – Tár
Daniel Kwan, Daniel Scheinert – Everything Everywhere All at Once
Martin McDonagh – The Banshees of Inisherin
Steven Spielberg, Tony Kushner – The Fabelmans
Charlotte Wells – Aftersun

BEST ADAPTED SCREENPLAY
Samuel D. Hunter – The Whale
Kazuo Ishiguro – Living
Rian Johnson – Glass Onion: A Knives Out Mystery
Rebecca Lenkiewicz – She Said
Sarah Polley – Women Talking

BEST CINEMATOGRAPHY
Russell Carpenter – Avatar: The Way of Water
Roger Deakins – Empire of Light
Florian Hoffmeister – Tár
Janusz Kaminski – The Fabelmans
Claudio Miranda – Top Gun: Maverick
Linus Sandgren – Babylon

BEST PRODUCTION DESIGN
Hannah Beachler, Lisa K. Sessions – Black Panther: Wakanda Forever
Rick Carter, Karen O’Hara – The Fabelmans
Dylan Cole, Ben Procter, Vanessa Cole – Avatar: The Way of Water
Jason Kisvarday, Kelsi Ephraim – Everything Everywhere All at Once
Catherine Martin, Karen Murphy, Bev Dunn – Elvis
Florencia Martin, Anthony Carlino – Babylon

BEST EDITING
Tom Cross – Babylon
Eddie Hamilton – Top Gun: Maverick
Stephen Rivkin, David Brenner, John Refoua, James Cameron – Avatar: The Way of Water
Paul Rogers – Everything Everywhere All at Once
Matt Villa, Jonathan Redmond – Elvis
Monika Willi – Tár

BEST COSTUME DESIGN
Ruth E. Carter – Black Panther: Wakanda Forever
Jenny Eagan – Glass Onion: A Knives Out Mystery
Shirley Kurata – Everything Everywhere All at Once
Catherine Martin – Elvis
Gersha Phillips – The Woman King
Mary Zophres – Babylon

BEST HAIR AND MAKEUP
Babylon
The Batman
Black Panther: Wakanda Forever
Elvis
Everything Everywhere All at Once
The Whale

BEST VISUAL EFFECTS
Avatar: The Way of Water
The Batman
Black Panther: Wakanda Forever
Everything Everywhere All at Once
RRR
Top Gun: Maverick

BEST COMEDY
The Banshees of Inisherin
Bros
Everything Everywhere All at Once
Glass Onion: A Knives Out Mystery
Triangle of Sadness
The Unbearable Weight of Massive Talent

BEST ANIMATED FEATURE
Guillermo del Toro’s Pinocchio
Marcel the Shell with Shoes On
Puss in Boots: The Last Wish
Turning Red
Wendell & Wild

BEST FOREIGN LANGUAGE FILM
All Quiet on the Western Front
Argentina, 1985
Bardo, False Chronicle of a Handful of Truths
Close
Decision to Leave
RRR

BEST SONG
Carolina – Where the Crawdads Sing
Ciao Papa – Guillermo del Toro’s Pinocchio
Hold My Hand – Top Gun: Maverick
Lift Me Up – Black Panther: Wakanda Forever
Naatu Naatu – RRR
New Body Rhumba – White Noise

BEST SCORE
Alexandre Desplat – Guillermo del Toro’s Pinocchio
Michael Giacchino – The Batman
Hildur Guðnadóttir – Tár
Hildur Guðnadóttir – Women Talking
Justin Hurwitz – Babylon
John Williams – The Fabelmans

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lunedì 12 dicembre 2022

Prime immagini ufficiali Oppenheimer di Christopher Nolan

È uno dei titoli più attesi del 2023, Oppenheimer di Christopher Nolan arriverà nelle sale italiane il prossimo 20 luglio

Il film racconterà la storia del "padre della bomba atomica", il fisico Robert Oppenheimer, coprirà un arco di di 45 anni concentrandosi in particolare sul "progetto Manhattan", che ha portato alla creazione della bomba. Fino ad ora non abbiamo visto praticamente nulla, oggi, grazie a Total Film, possiamo vedere le prime immagini ufficiali del film.

Nelle foto vediamo il protagonista, Cillian Murphy, Robert Downey Jr. e Emily Blunt.








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Golden Globes 2023 - le nomination

Sono state annunciate le nomination per Cinema e Televisione dei Golden Globes 2023.

Quello che sta finendo è stato un anno molto difficile per la Hollywood Foreign Press Association, lo scandalo sul razzismo, le polemiche, le proteste, il boicottaggio della serata di premiazione da parte di attrici e attori e anche dall'emittente tv, serata che alla fine non si è tenuta, poi il cambio ai vertici, un nuovo regolamento che ha promesso più inclusione, l'arrivo di nuovi membri per avere più diversità. Adesso, i Golden Globes cercano il rilancio con le nomination per il 2023 e un nuovo accordo con NBC che garantirà la diretta della cerimonia di premiazione in tv che sarà condotta dal comico Jerrod Carmichael. Un nuovo inizio per la Hollywood Foreign Press, che sta provando a rimettersi in sesto, ma resta lo scetticismo e ancora non è chiaro come l'industria cinematografica deciderà di reagire, se registi, attrici e attori parteciperanno alla serata (sicuramente non ci sarà Brendan Fraser, tra i nominati) oppure continueranno con il boicottaggio, e sarebbe davvero una brutta botta per la HFPA.

La cerimonia si terrà il prossimo 10 gennaio. Ecco le nomination.

CINEMA

BEST DRAMA
The Fabelmans
Avatar – La via dell’acqua
TAR
Top Gun: Maverick
Elvis

BEST COMEDY/MUSICAL
Everything Everywhere All at Once
Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)
Glass Onion – Knives Out
Babylon
Triangle of Sadness

BEST DIRECTOR
Steven Spielberg, per The Fabelmans
Baz Luhrmann, per Elvis
Martin McDonagh, per Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)
Daniel Kwan, Daniel Scheinert, per Everything Everywhere All at Once
James Cameron, per Avatar: La via dell’acqua

BEST DRAMA ACTRESS
Cate Blanchett, per TAR
Michelle Williams, per The Fabelmans
Ana de Armas, per Blonde
Viola Davis, per The Woman King
Olivia Colman, per Empire of Light

BEST DRAMA ACTOR
Brendan Fraser, per The Whale
Austin Butler, per Elvis
Bill Nighy, per Living
Hugh Jackman, per The Son
Jeremy Pope, per The Inspection

BEST COMEDY/MUSICAL ACTRESS
Michelle Yeoh, per Everything Everywhere All at Once
Margot Robbie, per Babylon
Emma Thompson, per Il piacere è tutto mio (Good Luck to You, Leo Grande)
Lesley Manville, per La signora Harris va a Parigi
Anya Taylor-Joy, per The Menu

BEST COMEDY/MUSICAL ACTOR
Colin Farrell, per Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)
Daniel Craig, per Glass Onion – Knives Out
Diego Calva, per Babylon
Adam Driver, per White Noise
Ralph Fiennes, per The Menu

BEST SUPPORTING ACTRESS
Angela Bassett, per Black Panther: Wakanda Forever
Dolly De Leon, per Triangle of Sadness
Kerry Condon, per Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)
Jamie Lee Curtis, per Everything Everywhere All at Once
Carey Mulligan, per Anche io – She Said

BEST SUPPORTING ACTOR
Brendan Gleeson, per Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)
Ke Huy Quan, per Everything Everywhere All at Once
Barry Keoghan, per Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)
Eddie Redmayne, The Good Nurse
Brad Pitt, per Babylon

BEST SCREENPLAY
Everything Everywhere All at Once
The Fabelmans
Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)
Women Talking
TÁR

BEST ANIMATED FEATURE
Pinocchio
Red (Turning Red)
Marcell the Shell with Shoes On
Il gatto con gli stivali 2 – L’ultimo desiderio
Inu-Oh

BEST MOTION PICTURE NON ENGLISH LANGUAGE
Niente di nuovo sul fronte occidentale
Argentina, 1985
Close
RRR
La donna del mistero

BEST ORIGINAL SCORE – MOTION PICTURE
Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin) di Carter Burwell
Pinocchio di Alexandre Desplat
Women Talking di Hildur Gudnadottir
Babylon di Justin Hurwitz
The Fablemans di John Williams

BEST ORIGINAL SONG – MOTION PICTURE
“Carolina” — La ragazza della palude (Taylor Swift)
“Ciao papa” — Pinocchio (Alexandre Desplat, Roeban Katz/Guillermo del Toro)
“Hold My Hand” — Top Gun: Maverick (Lady Gaga, BloodPop, Benjamin Rice)
“Lift Me Up” — Black Panther: Wakanda Forever (Tems, Rihanna, Ryan Coogler, Ludwig Göransson)
“Naatu Naatu” — RRR (M.M. Keeravani, Kala Bhairava/Rahul Sipligunj)


SERIE TV

MIGLIOR DRAMA
Better Call Saul
House of the Dragon
Ozark
Scissione
The Crown

MIGLIOR ATTORE IN UN DRAMA
Jeff Bridges, The Old Man
Kevin Costner, Yellowstone
Diego Luna, Star Wars: Andor
Bob Odenkirk, Better Call Saul
Adam Scott, Scissione

MIGLIOR ATTRICE IN UN DRAMA
Emma D'Arcy, House of the Dragon
Laura Linney, Ozark
Imelda Staunton, The Crown
Hilary Swank, Alaska Daily
Zendaya, Euphoria

MIGLIOR COMEDY O MUSICAL
Abbott Elementary
Mercoledì
Hacks
Only Murders in the Building
The Bear

MIGLIOR ATTORE IN UNA COMEDY O MUSICAL
Donald Glover, Atlanta
Bill Hader, Barry
Steve Martin, Only Murders in the Building
Martin Short, Only Murders in the Building
Jeremy Allen White, The Bear

MIGLIOR ATTRICE IN UNA COMEDY O MUSICAL
Quinta Brunson, Abbott Elementary
Kaley Cuoco, L'assistente di volo
Selena Gomez, Only Murders in the Building
Jenna Ortega, Mercoledì
Jean Smart, Hacks

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE MUSICAL, COMEDY O DRAMA
John Lithgow, The Old Man
Jonathan Pryce, The Crown
John Turturro, Scissione
Tyler James Williams, Abbott Elementary
Henry Winkler, Barry

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE MUSICAL, COMEDY O DRAMA
Elizabeth Debicki, The Crown
Hannah Einbinder, Hacks
Julia Garner, Ozark
Janelle James, Abbott Elementary
Sheryl Lee Ralph, Abbott Elementary

MIGLIOR MINISERIE, SERIE ANTOLOGICA O FILM TV
Black Bird
Dahmer
Pam & Tommy
The Dropout
The White Lotus

MIGLIOR ATTORE IN UNA MINISERIE, SERIE ANTOLOGICA O FILM TV
Taron Egerton, Black Bird
Colin Firth, The Staircase
Andrew Garfield, In nome del cielo
Evan Peters, Dahmer
Sebastian Stan, Pam & Tommy

MIGLIOR ATTRICE IN UNA MINISERIE, SERIE ANTOLOGICA O FILM TV
Jessica Chastain, George & Tammy
Julia Garner, Inventing Anna
Lily James, Pam & Tommy
Julia Roberts, Gaslit
Amanda Seyfried, The Dropout

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE, SERIE ANTOLOGICA O FILM TV
F. Murray Abraham, The White Lotus
Domhnall Gleeson, The Patient
Paul Walter Hauser, Black Bird
Richard Jenkins, Dahmer
Seth Rogen, Pam & Tommy

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE, SERIE ANTOLOGICA O FILM TV
Jennifer Coolidge, The White Lotus
Claire Danes, Fleishman Is in Trouble
Daisy Edgar-Jones, In nome del cielo
Niecy Nash-Betts, Dahmer
Aubrey Plaza, The White Lotus

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venerdì 9 dicembre 2022

Top Gun: Maverick miglior film dell'anno per la National Board of Review

Tom Cruise è il Re del 2022.

Top Gun: Maverick ha convinto critica e pubblica, ha incassato circa un miliardo e mezzo di dollari in tutto il mondo, riportando al cinema tanta gente dopo il periodo difficile della pandemia, e adesso si prende anche il riconoscimento di migliore film del 2022 dalla National Board of Review.

Nella lista dei dieci migliori titoli, anche Avatar: La Via dell'Acqua e il blockbuster d'azione indiano RRR.

Steven Spielberg è stato premiato come migliore regista per The Fabelmans, Colin Farrell e Michelle Yeoh sono i migliori attori protagonisti, mentre Brendan Gleeson e Janelle Monae sono i migliori non protagonisti.

Ecco tutti i vincitori e le Top 10 e Top 5 dei migliori film, film stranieri, documentari, e film indipendenti.

Miglior film: “Top Gun: Maverick” (Paramount Pictures)
Miglior regista: Steven Spielberg, “The Fabelmans” (Universal Pictures)
Miglior attore: Colin Farrell, “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
Migliore attrice: Michelle Yeoh, “Everything Everywhere All at Once” (A24)
Miglior attore non protagonista: Brendan Gleeson, “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
Migliore attrice non protagonista: Janelle Monáe, “Glass Onion: A Knives Out Mystery” (Netflix)
Miglior sceneggiatura originale: Martin McDonagh, “The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
Miglior sceneggiatura adattata: Edward Berger, Lesley Paterson, Ian Stokell, “All Quiet on the Western Front” (Netflix)
Miglior fotografia: Claudio Miranda, “Top Gun: Maverick” (Paramount Pictures)
NBR Freedom of Expression Awards: “All the Beauty and the Bloodshed” (Neon) e “Argentina, 1985” (Amazon Studios)
Miglior esordio:  Danielle Deadwyler, “Till” (Orion/United Artists Releasing)
Miglior esordio: Gabriel LaBelle, “The Fabelmans” (Universal Pictures)
Miglior debutto alla regia: Charlotte Wells, “Aftersun” (A24)
Miglior film d’animazione:  “Marcel the Shell With Shoes On” (A24)
Miglior film internazionale: “Close” from Belgium (A24)
Miglior documentario: “Sr.” (Netflix)
Miglior cast d’insieme: “Women Talking” (MGM/United Artists Releasing)

I MIGLIORI FILM DELL’ANNO (ordine alfabetico)
“Aftersun” (A24)
“Avatar: The Way of Water” (20th Century Studios)
“The Banshees of Inisherin” (Searchlight Pictures)
“Everything Everywhere All at Once” (A24)
“The Fabelmans” (Universal Pictures)
“Glass Onion: A Knives Out Mystery” (Netflix)
“RRR” (Variance Films)
“Till” (Orion/United Artists Releasing)
“The Woman King” (Sony Pictures)
“Women Talking”

MIGLIORI 5 FILM INTERNAZIONALI (ordine alfabetico)
“All Quiet on the Western Front” (Germany)
“Argentina, 1985” (Argentina)
“Decision to Leave” (South Korea)
“EO” (Poland)
“Saint Omer” (France)

MIGLIORI 5 DOCUMENTARI (ordine alfabetico)
“All the Beauty and the Bloodshed” (Neon)
“All That Breathes” (HBO)
“Descendant” (Netflix)
“Turn Every Page – The Adventures of Robert Caro and Robert Gottlieb” (Sony Pictures Classics)
“Wildcat” (Amazon Studios)

TOP 10 FILM INDIPENDENTI (ordine alfabetico)
“Armageddon Time” (Focus Features)
“Emily the Criminal” (Roadside Attractions/Vertical Entertainment)
“The Eternal Daughter” (A24)
“Funny Pages” (A24)
“The Inspection” (A24)
“Living” (Sony Pictures Classics)
“A Love Song” (Bleecker Street)
“Nanny” (Amazon Studios)
“The Wonder” (Netflix)
“To Leslie” (Momentum Pictures)

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giovedì 8 dicembre 2022

Wonder Woman 3 bloccato. Superman in forse. E il sequel di Batman? James Gunn e Peter Safran preparano il nuovo Universo DC

Wonder Woman 3 bloccato, in forse anche un nuovo Superman. E il prossimo Batman con Robert Pattinson? La coppia Gunn - Safran pronta ad azzerare l'universo della DC e cancellare lo SnyderVerse? intanto, il fronte dei fan si spacca.

Al momento si tratta solo di rumor, ma sembra che James Gunn e Peter Safran stiano per provocare un "terremoto" nella DCEU.
Il primo film a farne le spese sembra essere il terzo Wonder Woman, che non sarebbe stato ancora cancellato definitivamente ma pare che la sceneggiatura sia stata bocciata e rimandata indietro perché "non aderisce alla nuova linea della DC". Adesso la palla passa di nuovo nella mani di Patty Jenkins che potrebbe decidere di riscrivere la sceneggiatura o abbandonare. Eppure Gal Gadot, proprio qualche giorno fa, si era mostrata fiduciosa annunciando di essere pronta al nuovo capitolo. Ora è tutto fermo e la stessa attrice potrebbe dover dire addio al ruolo di Wonder Woman.
I motivi dietro questo stop non sono solo artistici ma anche economici, tagliando il terzo film, la Warner risparmierebbe parecchi soldi, la sola Gal Gadot infatti ha preso 20 milioni per i precedenti.

Nel limbo sembra esserci finito anche Henry Cavill, fresco di ritorno nei panni di Superman, un ritorno accolto con gioia dai fan, ma sembra che James Gunn non sia della stessa idea e avrebbe bloccato anche un possibile nuovo film. L'attore ha girato anche il suo cameo per The Flash, altro film che sicuramente arriverà nelle sale ma che potrebbe non avere mai un sequel.
Anche il nuovo Shazam e Aquaman and The Lost Kingdom sono sicuri dell'uscita in sala, già fissata da tempo, ma non è detto che poi continueranno.
Poi c'è il capitolo Dwayne Johnson. L'attore aveva grandi progetti per il suo Balck Adam, e rivendica il fatto che il film non sia stato un flop, ma bisognerà vedere se il duo al comando sarà d'accordo.

Anche il sequel di The Batman, di Matt Reeves, sembra sia oggetto di riflessione, anche se al momento il film non sembra in pericolo. Il problema della saga di Reeves è che si tratta di un filone separato dallo SnyderVerse e da tutti gli altri film della DC, e questo potrebbe non essere in linea con le idee di James Gunn e Peter Safran.

Ma qual è la "nuova linea DC"? Non è stata ancora presentata ufficialmente da Gunn e Safran, ma potrebbe puntare a far ripartire tutto, mettendo al centro personaggi nuovi, anche meno conosciuti, quello che è certo è che sarà un universo esteso e strettamente connesso tra film e serie tv. Il modello potrebbe essere quello di The Suicide Squad, diretto da Gunn, e la serie spin-off Peacemaker. Va detto però che The Suicide Squad è stato un flop, prenderlo a modello potrebbe risultare rischioso. Questo è infatti uno dei punti che preoccupano di fan, l'idea che tutto il nuovo DCEU possa essere simile a quel film... preoccupa molto.
Davanti a questi rumor, il fronte dei fan DC si è spaccato. in tanti sperano che Gal Gadot, Henry Cavill e Jason Momoa non vengano sostituiti perché considerati perfetti per la parte e tra le poche cose buone del DCEU fino ad oggi. Altri fan sono annoiati anche solo all'idea di nuovi reboot. Poi ci sono quelli a favore, ovviamente, che sperano in un nuovo Universo DC proprio in stile Suicide Squad di Gunn.

Vedremo cosa succederà.

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lunedì 5 dicembre 2022

Bones and all - la recensione

Dopo l'incredibile successo di Chiamami col tuo nome torna la coppia Guadagnino-Chalamet e conquista Venezia con un'altra storia d'amore coming of age tutt'altro che banale, nuovamente tratta da un romanzo, quello omonimo di Camille De Angelis. 

Maren e Lee sono due ragazzi che faticano a trovare il loro posto nel mondo, due disadattati che trovano l'uno nell'altra un equilibrio che altrimenti sfuggirebbe. Perché Maren e Lee sono due cannibali. 




È proprio questo il punto da cui bisogna partire per approcciarsi alla nuova pellicola di Luca Guadagnino, perché è fondamentale avere ben chiaro che se si è deboli di stomaco forse non è un film che fa per noi, e viene messo subito in chiaro in una sequenza iniziale disturbante come poche.

Però non siamo di fronte a un film horror ed è chiaro come Guadagnino non provi minimamente a parlare di cannibalismo come siamo forse abituati a vedere, i suoi personaggi non sono degli Hannibal Lecter e anche gli individui più inquietanti, come quello interpretato da un sempre ottimo Mark Rylance, sono soffusi della loro solitudine. 
Il cannibalismo è quindi una metafora, anzi molte metafore in cui ognuno può leggere un pezzo di sé, dalle difficoltà del capire chi siamo, fino al rifiuto della società nei confronti del diverso, al potere totalizzante e quasi salvifico dell'amore. Perché alla fine, più di ogni altra cosa, questa è una storia d'amore, con momenti anche molto teneri fra i due giovani protagonisti, immersi in una America rurale on the road anni '80 di grande atmosfera.


Timothée Chalamet si conferma ancora una volta come uno degli attori giovani più interessanti in circolazione e in particolare nelle mani di Guadagnino, che lo ha lanciato nel panorama hollywoodiano, dà veramente il meglio di sé con una interpretazione misurata e intima. Un plauso anche alla canadese Taylor Russell, volto sicuramente meno noto ma che non sfigura affatto, anzi, la chimica fra i due è tangibile e le loro scene sono sempre splendide.

Purtroppo invece risulta davvero poco efficace la colonna sonora, e in questo Guadagnino non riesce a ripetersi, un peccato perché il film avrebbe meritato delle musiche più memorabili, in particolare per quanto riguarda i pezzi non originali.

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martedì 29 novembre 2022

Diabolik: Ginko all'attacco! - la recensione

Nonostante il primo Diabolik non sia stato esattamente un successo, con un botteghino povero e una netta divisione fra chi lo ha amato e chi invece lo ha detestato, i Manetti Bros non si sono persi d'animo e sono andati dritti per la loro strada producendo e girando un sequel che non cambia di una virgola il paradigma che i due autori hanno scelto di seguire pedissequamente.


L'unico vero cambiamento per questo secondo capitolo di Diabolik è proprio nel suo protagonista: al posto di Luca Marinelli abbiamo Giacomo Gianniotti che si mette la calzamaglia nera del re del terrore. Un cambiamento che, tutto sommato, passa inosservato nella pellicola in cui il vero protagonista è il Ginko del sempre straordinario Valerio Mastrandrea e dove Diabolik si vede pochissimo e ha pochissime battute. 

Il film segue per filo e per segno il numero 16 dei fumetti, Ginko all'attacco!, appunto, in cui il focus è tutto spostato sul nostro ispettore, sulla sua storia d'amore con la bella contessa Altea di Vallemberg (Monica Bellucci) e sul suo piano per mettere finalmente in trappola Diabolik, aiutato, forse, da Eva Kant (Miriam Leone).

In realtà, c'è poco da dire rispetto a questo secondo capitolo della saga, perché escludendo la trama in sé, questo film è praticamente identico al precedente. Anche questa volta i Manetti decidono coscientemente di non fare una trasposizione ma bensì di "animare" il fumetto così com'è, con le atmosfere retrò di Clerville, la musica che sembra quasi fuori dal tempo e i dialoghi estremamente artefatti, così come la recitazione manieristica di tutti gli attori che sembrano proprio delle tavole disegnate che prendono vita. Ed esattamente come è stato per il primo Diabolik, non resta che accettare il patto che i Manetti ci propongono e amare profondamente questo cine-fumetto che non scende a compromessi, oppure decidere che no, non fa per noi, e passare oltre.

Non aspettatevi alcun passo avanti, né tantomeno un passo indietro. Sicuramente, a prescindere da tutto il resto, rimane da ammirare il grande coraggio di due autori come i Manetti Bros che in Italia sono davvero merce rara.


sabato 26 novembre 2022

Come per Disincanto - la recensione

Era il 2007 quando la Disney sfornava uno dei suoi film più geniali, e forse anche sottovalutati, si tratta di Come d'Incanto, e oggi, ben quindici anni dopo, è arrivato il sequel.

Sono passati anni da quando Giselle (Adams) si è ritrovata catapultata nel mondo reale, adesso vive a New York, ha una figlia piccola con Robert (Dempsey) ed è la "matrigna" di Morgan, ormai adolescente. La vita formato cartoon di Andalasia è ormai un lontano ricordo e Giselle ha scoperto che nel mondo reale il "per sempre felici e contenti" non esiste, così decide di provare a cambiare. Tutta la famiglia si trasferisce a Monroeville, una piccola cittadina dall'aria fiabesca ma che in realtà non offre quella fiaba che Giselle sperava, la casa è un disastro e il rapporto con Morgan sempre più complicato. In preda allo sconforto, Giselle decide di fare un incantesimo per trasformare la sua vita in una fiaba, coinvolgendo tutto il mondo che la circonda. La magia avrà però un risvolto inaspettato, Andalasia si troverà in pericolo e la stessa Giselle si trasformerà in una matrigna cattiva. A meno che prima di mezzanotte...

La prima cosa che bisogna subito mettere in chiaro, soprattutto lo spettatore deve aspettarsi, è che Come per Disincanto non è Come d'Incanto. Ricreare l'atmosfera di quel film era impossibile, manca - ovviamente - l'"effetto sorpresa", non c'è più la novità, e questo è un qualcosa con cui il regista e gli sceneggiatori sono venuti a patti, perfettamente consapevoli di non poter replicare il precedente, perciò hanno puntato su altro. La storia si basa su dei punti ben definiti e lo fa con grande semplicità e chiarezza, con la giusta ironia, e senza mai complicarsi inutilmente la vita. Punta sul tema della famiglia, sul rapporto madre figlia, in questo caso figlia adottiva ma non per questo "meno figlia" di quella naturale, gioca in modo molto intelligente, divertente e divertito, sulla contraddizione tutta fiabesca del ruolo della matrigna, tantissime le citazioni di altri Classici Disney (e solo un disneyano esperto saprà riconoscerle tutte), e poi c'è la musica. La regia questa volta è stata affidata ad un esperto di musical come Adam Shankman, e infatti le scene di ballo sono molto coinvolgenti ma, se c'è una vera pecca nel film, si sente la mancanza di una canzone che lasci il segno, com'era la scena delle pulizie o quella nel parco in Come d'Incanto.

Se c'è un elemento su cui il film sa di potersi appoggiare completamente è Amy Adams. Meravigliosa, sono passati quindici anni ma la sua Giselle è sempre adorabile, anche quando "passa al lato oscuro". Che l'attrice si diverta in questo ruolo è evidente, canta, balla, recita, è seria e comica, è la protagonista e anche la villain nel film. La sua Giselle passa da buona a malvagia, e non lo fa da scena a scena ma nel giro della stessa frase, e può sembrare semplice ma se non sei brava, ma davvero brava, il rischio di fare un disastro è scontato. Lei no. Guardando Amy Adams si ha sempre la sensazione che sia un'attrice in grado di poter fare tutto, lo ha dimostrato in passato e continua a dimostrarlo. E lei è semplicemente splendida.
Bene anche Gabriella Baldacchino, che ha ereditato il ruolo di Morgan adolescente. Non ha molto spazio, ma quello che ha sa gestirlo con sapienza, Maya Rudolph, la "regina Malvina", e non è un caso che uno dei migliori momenti musicali sia il suo duetto con Amy Adams.

Come per Disincanto è arrivato forse troppo tardi, non ha la genialità del primo, ma è un film che quasi ci conforta con il suo essere classico, ci lascia un po' di positiva atmosfera fiabesca, ed è piacevole da guardare.

Il film è disponibile su Disney+.

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giovedì 24 novembre 2022

Independent Spirit Awards 2023 - le nomination

Inizia la stagione dei premi, come sempre dalle nomination agli Independent Spirit Awards.

I film vengono scelti da una commissione formata da circa cinquanta persone e poi votati dai 6mila membri della Film Independent. Per poter rientrare nelle nomination, i film devono essere prodotti negli Stati Uniti e con un budget inferiore ai 22.5 milioni di dollari.
Quest'anno le nomination sono arrivate prima del solito, questo potrebbe influenzare le candidature dei Critics Choice Awards e dei Golden Globes. La cerimonia di premiazione si terrà il 4 marzo 2023, alcuni giorni prima della chiusura delle votazioni degli Oscar 2023, e anche in questo caso, i vincitori potrebbero spostare gli equilibri.

Grossa novità nelle categorie, abolite le cinquine di migliore attrice e migliore attore, sia protagonista che non protagonista, sostituite da categorie "genderless" con numerosi candidati: migliore performance da protagonista e migliore performance da non protagonista.

Tra i film a raccogliere più nomination quest'anno, spicca Everything Everywhere All at Once con 8 candidature, seguito da Tár con sette. Tra i nominati anche Bones and All di Luca Guadagnino, 

Ecco le nomination.

Miglior film 
“Bones and All”
“Everything Everywhere All at Once”
“Our Father, the Devil”
“Tar”
“Women Talking”
 
Miglior regista
Todd Field – “Tar”
Kogonada – “After Yang”
Daniel Kwan, Daniel Scheinert – “Everything Everywhere All at Once”
Sarah Polley – “Women Talking”
Halina Reijn – “Bodies Bodies Bodies”
 
Miglior performance da protagonista 
Cate Blanchett – “Tar”
Dale Dickey – “A Love Song”
Mia Goth – “Pearl”
Regina Hall – “Honk for Jesus. Save Your Soul.”
Paul Mescal – “Aftersun”
Aubrey Plaza – “Emily the Criminal”
Jeremy Pope – “The Inspection”
Taylor Russell – “Bones and All”
Andrea Riseborough – “To Leslie”
Michelle Yeoh – “Everything Everywhere All at Once”
 
Miglior performance da non protagonista  
Jamie Lee Curtis – “Everything Everywhere All at Once”
Brian Tyree Henry – “Causeway”
Nina Hoss – “Tar”
Brian D’Arcy James – “The Cathedral”
Ke Huy Quan – “Everything Everywhere All at Once”
Trevante Rhodes – “Bruiser”
Theo Rossi – “Emily the Criminal”
Mark Rylance – “Bones and All”
Jonathan Tucker – “Palm Trees and Power Lines”
Gabrielle Union – “The Inspection”
 
Miglior sceneggiatura 
“After Yang”
“Catherine Called Birdy”
“Everything Everywhere All at Once”
“Tar”
“Women Talking”
 
Miglior Sceneggiatura d’esordio
“Bodies Bodies Bodies”
“Emergency”
“Emily the Criminal”
“Fire Island”
“Palm Trees and Power Lines”
 
Miglior Opera Prima 
“Aftersun”
“Emily the Criminal”
“The Inspection”
“Murina”
“Palm Trees and Power Lines”
 
Premio John Cassavetes (film realizzati con meno di $500,000)
“The African Desperate”
“A Love Song”
“The Cathedral”
“Holy Emy”
“Something in the Dirt”
 
Miglior Fotografia
“Aftersun”
“Murina”
“Neptune Frost”
“Pearl”
“Tar”
 
Miglior Documentario
“House Made of Splinters”
“All that Breathes”
“All the Beauty and the Bloodshed”
“Midwives”
“Riotsville, U.S.A.
 
Miglior Montaggio
“Aftersun”
“The Cathedral”
“Everything Everywhere All at Once”
“Marcel the Shell with Shoes On”
“Tar”
 
Miglior film internazionale
“Corsage”
“Joyland”
“Leonor Will Never Die”
“Return to Seoul”
“Saint Omer”
 
Miglior Produttore
Liz Cardenas
Tory Lenosky
David Grove Churchill Viste
 
Miglior “Breakthrough Performance”
Frankie Corio – “Aftersun”
Garcija Filipovic – “Murina”
Stephanie Hsu – “Everything Everywhere All at Once”
Lilly McInerny – “Palm Trees and Power Lines”
Daniel Zolghardi – “Funny Pages”
 
Premio “Someone to Watch” 
Adamma Ebo – “Honk for Jesus. Save Your Soul”
Nikyatu Jusu – “Nanny”
Araceli Lemos – “Holy Emy”
 
“The Truer Than Fiction Award”
Isabel Castro – “Mija”
Reid Davenport – “I Didn’t See You There”
Rebeca Huntt – “Beba”

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lunedì 14 novembre 2022

Enola Holmes 2 - la recensione

Dopo il grande successo del primo film del 2020, torna Enola Holmes, sorella minore di Sherlock, alle prese con una nuova misteriosa avventura.

Dopo aver risolto con successo il suo primo caso, Enola è pronta ad intraprendere una carriera da investigatrice, proprio come il suo famoso fratello. L'inizio non è semplice, la gente non si fida della sua giovane età, e quando ormai è in procinto di chiudere bottega, ecco entrare nel suo ufficio una ragazzina che le chiede di ritrovare la "sorella" scomparsa. Enola accetta l'incarico che la porterà ad infiltrarsi in una fabbrica di fiammiferi, infestata da quella che sembra una epidemia di tifo. Lì è stata vista per l'ultima volta la ragazza scomparsa che in realtà, come Enola scoprirà, stava a sua volta indagando su qualcosa, un mistero che coinvolge nomi molto importanti, politici, polizia e un misterioso personaggio che collega il caso di Enola e quello di Sherlock.

Stessa formula del primo ma con qualcosa in più, Enola Holmes 2 ha prima di tutto il pregio di non essere solo una copia del suo predecessore. In questo sequel, la Storia si intreccia con le vicende del film, come viene spiegato alla fine, la protesta delle donne nella fabbrica di fiammiferi nel 1888 è stato un momento determinante nella lotta per i diritti delle donne e dei lavoratori, e questo fatto reale fa da sfondo al mistero che Enola deve affrontare. Il mistero, questo è l'elemento che il sequel ha in più rispetto al primo. Enola Holmes 2 è molto più "Holmes", ci sono più indagini, più indovinelli, indizi da seguire, interpretare e districare, e c'è l'intreccio con Sherlock, che apre la porta a un personaggio essenziale e immancabile quando si parla di Sherlock Holmes, spianando anche la strada a un possibile (praticamente certo) terzo capitolo.
Enola Holmes 2 è un film con una forte impronta femminile, è pervaso dal "girl power", ma lo fa senza mai risultare stucchevole o forzato, e per questo un applauso lo merita lo sceneggiatore Jack Thorne.

Come il primo, il film si appoggia sulle giovani spalle di Millie Bobby Brown, presente in quasi tutte le inquadrature e, forse non dovrebbe, eppure ancora una volta sorprende la sua capacità di reggere tutta la storia (quasi) da sola. L'attrice sa essere leggera e spiritosa, e sa anche come calibrare i momenti più seri, conferma di avere una grande padronanza della scena, anche quando deve rompere la quarta parete, caratteristica presente anche nel capitolo precedente. Perfetta l'intesa con Henry Cavill, nuovamente nei panni di Sherlock, i due dialogano in modo estremamente naturale. Sempre perfetta Helena Bonham Carter, il suo spazio è minore rispetto al primo film ma si fa sentire (e adorare) in ogni secondo in cui è presente sullo schermo.

Non sempre un sequel riesce a superare il primo capitolo, in questo caso sì. Enola Holmes 2 è un film che diverte e intrattiene con leggerezza e una buona dose di mistery in stile "Sherlock Holmes".

Il film è già disponibile su Netflix.

martedì 8 novembre 2022

Everything Everywhere All at Once - la recensione

Nel 2016 uscì un film su un uomo che, sull'orlo del suicidio, stringe una profonda amicizia con un cadavere.
Quel film era Swiss Army Man e nonostante la premessa assurda e grottesca conquistò pubblico e critica per come riusciva a essere genuinamente divertente, commovente e profondo senza mai dimenticare le sue basi totalmente nonsense.
Sei anni dopo i registi di quella piccola perla quasi sconosciuta, Daniel Kwan e Daniel Scheinert, i "Daniels" appunto, tornano con un nuovo film che vuole lasciare da parte le atmosfere intimiste di quella commedia dolceamara con Paul Dano e Daniel Radcliffe, per buttarsi a capofitto nell'argomento del momento, ovvero i multiversi.

Ovviamente questa non è la Marvel, e i Daniels decidono che nel loro assurdo e folle film sul multiverso ci dovrà essere proprio tutto, dalla commedia al thriller, dal demenziale più spinto fino al wuxia. Tutto, ovunque, tutto insieme, proprio come il titolo promette.

Parlare della trama non sarebbe solo riduttivo, ma anche deleterio, perché parte del piacere che se ne trae sta proprio nel districare a poco a poco le maglie della narrazione, che parte come una commedia famigliare per diventare presto qualcosa d'altro, per poi cambiare ancora e ancora e ancora, in un caleidoscopio di generi che letteralmente ingloba lo spettatore per risputarlo fuori due ore e mezza dopo frastornato e felice.

La sceneggiatura è brillante, piena di dialoghi dal ritmo serrato, dalle spiegazioni assurde e dalle trovate pazzesche (e geniali) eppure non perde mai di vista il focus dei suoi personaggi, il film non dà mai l'impressione di aver smarrito la rotta e sa esattamente di cosa sta parlando. Perché poi, alla fine di questo mirabolante sali-scendi, il film dei Daniels parla di una famiglia, di una storia d'amore, di rapporti fra genitori e figli, ma anche di riscatto sociale, delle difficoltà di essere un immigrato, di saper accettare se stessi e la strada che la vita ci ha posto d'avanti. Tanti temi tutti affrontati in maniera tutt'altro che superficiale.

Questo lo si deve in grande parte al lavoro di sceneggiatura e di regia, con trovate visive veramente inaspettate e a volte persino raffinate, ma anche a un cast che dona tutto se stesso e sembra divertirsi un mondo. Su tutti una grandissima Michelle Yeoh, credibile sia che si tratti di interpretare una donna sull'orlo di una crisi di nervi, una star del cinema o una cuoca dalle abilità sorprendenti. E fa piacere anche rivedere così in forma Ke Huy Quan, cioè Jonathan Ke Quan, che è impossibile non ricordare ragazzino in Indiana Jones e Il Tempio Maledetto e ne I Goonies, ma che in questo film sa essere allo stesso tempo marito dolce e remissivo e scaltrissima spia. C'è anche una divertentissima, e divertitissima, Jamie Lee Curtis nel ruolo di una impiegata dell'ufficio delle entrate, il cui ruolo nella storia è di quelli da scoprire e godere in sala.

Forse avrebbe giovato una maggiore asciugatura, qualche taglio nella lunga durata della pellicola, per avere un film più "quadrato", cosa che lo posiziona un gradino sotto al suo predecessore Swiss Army Man, ma è anche vero che l'esagerazione è talmente parte integrante di questo film che forse, alla fin fine, va bene anche così e le oltre due ore non stancano davvero mai.


lunedì 7 novembre 2022

Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale - la recensione

Disponibile su Netflix, il film tedesco Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale, nuovo adattamento del celebre romanzo di Erich Maria Remarque. Film scelto per rappresentare la Germania agli Oscar 2023.

La Prima Guerra Mondiale è in pieno svolgimento e ogni giorno conta centinaia e centinaia di morti. La Germania si trova a corto di soldati così, grazie a una propaganda che fa leva sul patriottismo, persuade i giovani ad arruolarsi. Ansioso di affrontare la guerra, caricato dalle falsità che gli venivano raccontate, con l'idea di diventare un eroe e vivere un'avventura straordinaria, il diciassettenne Paul Bäumer si arruola insieme a tre amici. Una volta arrivato sul Fronte Occidentale, nel nord della Francia, i quattro ragazzi si trovano davanti una realtà molto diversa, una guerra cruda, una trincea fangosa dove la morte può arrivare in un attimo per chiunque.

Tre anni dopo il bellissimo 1917, il Cinema (attraverso lo streaming di Netflix) torna a raccontare la Prima Guerra Mondiale, una guerra che è stata soprattutto di trincea e che negli anni in cui è stata combattuta, dal 1914 al 1918, non ha mosso la sua linea del fronte. Una guerra "statica", una linea ferma, in cui migliaia di uomini sono morti per difendere o conquistare qualche inutile metro.
Stavolta tocca al regista Edward Berger raccontare quel fango e quei morti e lo fa attraverso un grande classico già trasposto nel 1930 e nel 1979, e che spiega, sostanzialmente, l'inutilità della guerra. Quello di Berger è un ottimo film, non cerca di "addolcire" o eroicizzare, non cerca vincitori e perdenti, racconta la trincea e la "terra di nessuno" in tutta la sua spietatezza e con il suo enorme carico di morti. La regia è molto bella, coinvolgente, bella la fotografia, le scenografie, la musica sottolinea bene i vari momenti dando la giusta gravità alle scene. 
Molto bravi gli interpreti, in particolare il protagonista Felix Kammerer e Albrecht Schuch.

L'unica pecca del film probabilmente è l'aspetto storico-politico, che viene raccontato in modo un po' sbrigativo. C'è la parte che riguarda le trattative per l'armistizio, con Daniel Bruhl nel ruolo del politico Matthias Erzberger, ma viene lasciato molto ai margini. Anche la figura del Generale Friedrichs, importante per gli sviluppi della storia, soprattutto nel finale, non viene approfondita abbastanza e alla fine risulta un po' abbozzata.

Nonostante non affondi troppo nella spiegazione del contesto, la nuova trasposizione di Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale è un bel film, davvero molto bello visivamente, ed è un grandissimo peccato che non sia uscito nei cinema (se non in un numero molto limitato di copie e per un brevissimo periodo), avrebbe meritato il grande schermo di una sala cinematografica. Il film offre un ottimo racconto della Prima Guerra Mondiale, molto coinvolgente, riesce a portare lo spettatore nella trincea, tra fango e sangue, e a descrivere molto bene la disperazione e l'assoluta precarietà dei soldati, in bilico tra la vita e la morte in una guerra inutile.

sabato 29 ottobre 2022

The Good Nurse - la recensione

È uscito direttamente su Netflix il film The Good Nurse, con Jessica Chastain e Eddie Redmayne protagonisti, che racconta la storia di uno dei serial killer più prolifici degli Stati Uniti.

New Jersey, 2003, al Somerset Hospital lavora l'infermiera Amy (Chastain), sola con due figlie e una malattia cardiaca che sta peggiorando. Ad aiutarla nei pesanti turni di notte in terapia intensiva, c'è il suo nuovo collega Charlie Cullen (Redmayne), arrivato all'ospedale dopo averne girati ben nove. Charlie fin da subito si mostra calmo e gentile, soprattutto verso Amy, con cui stringe una sincera amicizia. In terapia intensiva però alcuni pazienti muoiono in modo sospetto. La polizia indaga, la direzione dell'ospedale cerca di coprire i fatti, mentre Amy inizia a sospettare di Charlie e sarà proprio lei ad indirizzare la polizia verso una sconvolgente verità.

Una storia decisamente inquietante, in particolare sotto due punti di vista. Charlie Cullen è un personaggio che mette i brividi, un "angelo della morte" che ha provocato il decesso di almeno una trentina di pazienti accertati, ma che si sospetta possano essere addirittura 400, ed è proprio la sua calma, la pacatezza, la sua totale assenza di empatia a fare paura, il suo essere assolutamente normale e crudele. Se da una parte Charlie provoca inquietudine come persona, dall'altra si prova rabbia a pensare quanti sapevano e non hanno parlato, quanti ospedali hanno preferito nascondere tutto sotto al tappeto invece di fermare un assassino. Tutto il senso di una vicenda che impressiona e inquieta, è rinchiuso nella frase che Charlie dice ad Amy quando lei gli chiede il perché delle sue azioni: "Non mi hanno fermato". Il sistema non lo ha fermato e lui ha ucciso semplicemente perché poteva farlo.

L'inquietudine che pervade la storia dall'inizio alla fine è ben rappresentata dalla regia poco mobile di Tobias Lindholm che offre inquadrature molto "tagliate", e da una fotografia fredda, grigia, buia, che suggerisce bene un'atmosfera claustrofobica, carica di sofferenza e allo stesso tempo asettica da ospedale. Visivamente il film fa il suo, è concreto, senza fronzoli, questo nonostante un ritmo non proprio incalzante. Il film ha un andamento che manca di un vero picco, crea tensione senza mai farla sfociare, ma più che un difetto vero e proprio, si tratta di una precisa scelta narrativa, la voglia di non diventare un puro "crime", o un thriller, di non cedere all'enfasi, e lasciare ai due protagonisti lo spazio per muoversi e creare la storia.

Il vero punto di forza del film infatti sono proprio le interpretazioni di Jessica Chastain e Eddie Redmayne, davvero ottime, tengono perfettamente sulle spalle le due ore di durata. Entrambi mai sopra le righe, sempre al servizio della parte, il loro è un duetto e un duello, Jessica Chastain riesce a trasmettere tutta la sua umanità, il conflitto emotivo che la attraversa e si trasforma durante la storia, mentre dall'altra parte Eddie Redmayne riesce ad essere gentile e freddo, affabile ma dallo sguardo vuoto, inquietante nella sua ambiguità e nei suoi piccoli momenti di rabbia, trattenuti e limitati a pochi brevi secondi.

The Good Nurse è un film ben fatto, ben girato, e soprattutto ottimamente interpretato.

lunedì 3 ottobre 2022

Blonde - la recensione

È arrivato su Netflix uno dei film più attesi e discussi delle ultime settimane, Blonde, di Andrew Dominik, biopic tra realtà e finzione che racconta la storia e la figura di una delle più celebri icone del '900, Marilyn Monroe. Un film che sta letteralmente spaccando critica e pubblico.

Blonde è difficile da interpretare, si propone di raccontare la vita di una persona realmente esistita ma, sostanzialmente, attraverso fatti che non sono mai successi. Definirlo biopic non è corretto, proprio come il romanzo da cui è tratto non può essere definito "biografia", nemmeno romanzata. Della storia di Marilyn ci sono solo alcuni spunti, quello che poi viene raccontato, che vediamo nel film, per la maggior parte è stato inventato.

Il film inizia nel 1933, con Norma Jeane bambina con una madre con seri problemi mentali, poi vediamo gli inizi della carriera di Marilyn, la violenza sessuale subita da un produttore, una relazione a tre, audizioni andate male ma ruoli conquistati grazie al suo aspetto fisico, gli aborti, i matrimoni falliti, la ricerca costante del padre mai conosciuto, la distanza tra Norma e Marilyn, le continue delusioni, e la morte, che nel film viene mostrata come suicidio.

L'intento originale è interessante, analizzare un'attrice, una diva, che col tempo è diventata quasi un simbolo, un essere irreale, in contrasto con la persona fragile e segnata dai traumi che era in privato, in un ambiente crudele com'era quello della Vecchia Hollywood, lo sviluppo però è debole e confusionario.
Quella nel film è la vita di Marilyn solo a grandi linee, non ha mai avuto una relazione a tre con due figli d'arte falliti, gli aborti non sono avvenuti come si vede e nei periodi in cui sono stati piazzati, mancano enormi parti essenziali della sua vita, personaggi - nel bene e nel male - importanti, la relazione accertata con i Kennedy è stata con Robert (del tutto assente) e non con John, le presunte lettere del padre sono una finzione, la scena della morte è completamente diversa da quanto avvenuto realmente, tante cose inventate che, messe insieme, creano un ritratto fittizio di Marilyn, in sostanza, quello che vediamo è falso, volutamente falso. La vita di Marilyn è stata tragica nel privato e luminosa sullo schermo, breve negli anni, conclusa prematuramente con una morte mai chiarita, ma il suo mito è parte immortale della Storia del Cinema, quindi perché non raccontare la vera storia invece di inventare situazioni parallele e, in alcuni casi, anche poco rispettose della memoria dell'attrice?

Il vero punto debole del film infatti è proprio la storia che pretende di voler raccontare. Al centro di tutto c'è un dualismo in cui viene quasi demonizzato il personaggio Marilyn Monroe e i suoi film, mentre la povera Norma Jeane cerca di sopravvivere, alla disperata ricerca di una figura paterna. Un dualismo raccontato in modo troppo radicale, senza sfumature, che finisce per schiacciare sia Marilyn che Norma, che ne escono come due figure piatte, per niente approfondite. Il regista Andrew Dominik, che ha firmato anche la sceneggiatura, non sembra molto interessato a dare spessore a Marilyn, di cui sembra non avere particolare stima, né come attrice, né come donna. La sua Marilyn/Norma è inconsapevole, incapace di imporsi, vittima di tutti ma soprattutto sempre disposta ad essere vittima, senza reagire mai. Il punto di vista del regista vorrebbe essere schietto e spietato, quello di chi non guarda in faccia a nessuno, ma non riesce mai a staccarsi dal suo punto di vista "maschile" e l'unica vittima del suo sguardo alla fine è proprio Marilyn. A risultare piatti, in realtà, sono anche i personaggi maschili, di cui si preferisce non fare nomi e cognomi anche se è evidente chi sono: Joe DiMaggio è lo stereotipo dell'italoamericano in canottiera con famiglia tra fornelli e sughi; Arthur Miller, altro stereotipo, intellettuale quindi, ovviamente, pacato, sensibile e un po' distratto; John F. Kennedy, un cafone arrapato; il produttore che la violenta, chiamato "Mr. Z", è Darryl F. Zanuck e la scena dello stupro sembra uscita dalle testimonianze contro Harvey Weinstein. Andrew Dominik quindi non era molto interessato ad approfondire i personaggi, la sua intenzione era quella di raccontare la brutale Hollywood, come certi uomini di potere trattano le donne o si sentano in difficoltà con loro, ma soprattutto voleva distruggere l'"idea del mito" e mostrare come il mito può distruggere una persona, e Marilyn Monroe gli è servita solo come mezzo per arrivare al suo scopo, il problema è che Marilyn è una persona realmente esistita e in alcuni casi avrebbe meritato un po' più di rispetto, o almeno di non finire associata a scene di sesso inutilmente esplicite e grottesche.
Nota a parte, il modo in cui il regista tratta gli aborti dell'attrice, l'intento era quello di mostrare un senso di colpa che perseguita la protagonista negli anni, il suo difficile rapporto con la maternità, tutto attraverso in immaginario dialogo interiore della protagonista, ma il risultato è abbastanza imbarazzante e troppo simile a uno spot anti-abortista, onestamente fastidioso, soprattutto di questi tempi.

Chi invece ha rispettato davvero Marilyn è Ana de Armas, la nota più positiva di Blonde. L'attrice ci ha messo tutto l'impegno possibile per diventare Marilyn, si è calata anima e corpo, ed è ammirevole, quasi commovente, il modo in cui cerca di renderle omaggio. L'attrice riesce ad essere fragile, volubile, tenera, a dare corpo e sostanza a un personaggio piatto, a portare un po' di emozione vera, sincera, in un film dalle emozioni false. È davvero l'anima del film e avrebbe meritato una sceneggiatura, all'altezza della sua performance.

Da un punto di vista tecnico, Blonde è sicuramente ben fatto. Visivamente affascinante, il film cambia continuamente formato, passa dal bianco e nero ai colori da una scena all'altra, ha una fotografia un po' patinata ma molto bella, ed è evidente il grande lavoro di studio fatto sulle foto e i look più famosi di Marilyn. La regia di Dominik è ottima per quasi tutto il film... quasi, perché in più di un'occasione inserisce inquadrature piazzate solo per pura trasgressione personale/ego (la ripresa da dentro i genitali durante l'aborto), o imbarazzanti (il feto che parla, l'apparizione del padre tra le nuvole), che in un paio di situazioni vanno a rovinare delle scene visivamente molto coinvolgenti. Virtuosismi belli da vedere ma che non alleggeriscono le quasi 3 ore di durata e soprattutto non riescono a far dimenticare una storia debole.

Se ci si approccia a Blonde pensando di vedere un film su Marilyn Monroe, si resta delusi, anche un po' infastiditi e annoiati. E pensare che le nuove generazioni possano conoscere Marilyn con questo film, fa un po' rabbrividire. Blonde sicuramente merita una visione, ruba l'occhio, affascina con le immagini, e raccoglierà sicuramente nomination nella stagione dei premi (con Brad Pitt produttore è quasi scontato), ma sotto l'aspetto intrigante c'è una base debole impossibile da ignorare. Non è il film che Marilyn Monroe avrebbe meritato. Alla fine, Blonde usa Marilyn, non la racconta, la tratta come è stata trattata a suo tempo, senza molto rispetto per le sue capacità e per la sua complessità di donna e attrice.

giovedì 22 settembre 2022

Festa del Cinema di Roma 2022 - il programma

È stato presentato oggi il programma della 17a Festa del Cinema di Roma, che quest'anno vedrà il ritorno del Concorso.

Il Presidente della Fondazione Cinema per Roma Gian Luca Farinelli e la nuova direttrice artistica Paola Malanga, hanno svelato il programma della Festa, che sarà aperta da Il Colibrì di Francesca Archibugi, con Piefrancesco Favino, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, e Nanni Moretti.

Sedici titoli in Concorso, molto Cinema Italiano, e la presente di alcuni film molto attesi, come la black comedy The Menu, con Ralph Fiennes, Nicholas Hoult e Anya Taylor-Joy, e Amsterdam di David O. Russell, dal cast numeroso e stellare che vede protagonisti Christian Bale, Margot Robbie, e John David Washington.

Non mancheranno gli incontro con il pubblico, ci saranno Stephen Frears, James Gray, Luc Besson, Mario Martone e Paolo Virzì. Premio alla carriera per James Ivory, mentre la sezione parallela Alice nella Città premierà Russell Crowe, che avrà anche un incontro con il pubblico. Alice nella Città presenterà anche Armageddon Time, atteso film diretto da James Gray, con Anne Hathaway, Jeremy Strong, e Anthony Hopkins.

La Festa si svolgerà dal 13 al 23 ottobre. Ecco il programma.

Concorso

ALAM di Firas Khoury
EL CASO PADILLA | THE PADILLA AFFAIR di Pavel Giroud
CAUSEWAY di Lila Neugebauer, con Jennifer Lawrence
LA CURA di Francesco Patierno
FOUDRE | THUNDER di Carmen Jaquier
HOURIA di Mounia Meddour
IN EINEM LAND, DAS ES NICHT MEHR GIBT | IN A LAND THAT NO LONGER EXISTS di Aelrun Goette
JANVĀRIS | JANUARY di Viesturs Kairišs
JEONG-SUN di Jeong Ji-hye
LV GUAN | THE HOTEL di Wang Xiaoshuai,
I MORTI RIMANGONO CON LA BOCCA APERTA di Fabrizio Ferraro
RAMONA di Andrea Bagney
RAYMOND & RAY di Rodrigo García, con Ethan Hawke ed Ewan McGregor
SANCTUARY di Zachary Wigon
SHTTL di Ady Walter
LA TOUR | LOCKDOWN TOWER di Guillaume Nicloux

Grand Public

IL COLIBRÌ di Francesca Archibugi
LUCIANO PAVAROTTI, LA STELLA di Gianluigi Toccafondo
AMSTERDAM di David O. Russell, con Christian Bale e Margot Robbie
ASTOLFO di Gianni Di Gregorio, con Stefania Sandrelli
BROS di Nicholas Stoller
BUTCHER’S CROSSING di Gabe Polsky, con Nicolas Cage
ERA ORA di Alessandro Aronadio, con Edoardo Leo
THE LOST KING di Stephen Frears, con Sally Hawkins e Steve Coogan
THE MENU di Mark Mylod, con Ralph Fiennes e Anya Taylor-Joy
MRS. HARRIS GOES TO PARIS | LA SIGNORA HARRIS VA A PARIGI di Anthony Fabian
L’OMBRA DI CARAVAGGIO di Michele Placido, con Riccardo Scamarcio, Louis Garrel e Isabelle Huppert
IL PRINCIPE DI ROMA di Edoardo Falcone, con Marco Giallini
RAPINIAMO IL DUCE di Renato De Maria, con Pietro Castellitto e Matilda De Angelis
RHEINGOLD di Fatih Akın
LA STRANEZZA di Roberto Andò, con Toni Servillo, Ficarra e Picone
WAR – LA GUERRA DESIDERATA di Gianni Zanasi, con Edoardo Leo e Miriam Leone
WHAT’S LOVE GOT TO DO WITH IT? di Shekhar Kapur, con Lily James ed Emma Thompson

Freestyle

75 – BIENNALE RONCONI VENEZIA di Jacopo Quadri
AMATE SPONDE di Egidio Eronico
BASSIFONDI di Francesco Pividori
LA CALIFORNIA di Cinzia Bomoll
DANIEL PENNAC: HO VISTO MARADONA! di Ximo Solano
DARIO FO: L’ULTIMO MISTERO BUFFO di Gianluca Rame
DREI FRAUEN UND DER KRIEG | TRAINED TO SEE – THREE WOMAN AND THE WAR di Luzia Schmid
LA DIVINA COMETA di Mimmo Paladino
DJANGO – LA SERIE di Francesca Comencini, con Matthias Schoenaerts e Noomi Rapace
ENRICO CATTANEO / RUMORE BIANCO di Francesco Clerici, Ruggero Gabbai
ER GOL DE TURONE ERA BONO di Francesco Miccichè, Lorenzo Rossi Espagnet
JANE CAMPION, LA FEMME CINÉMA | JANE CAMPION, THE CINEMA WOMAN di Julie Bertuccelli
JAZZ SET di Steve Della Casa, Caterina Taricano
THE LAST MOVIE STARS di Ethan Hawke
LIFE IS (NOT) A GAME di Antonio Valerio Spera
LOLA di Andrew Legge
LOUIS ARMSTRONG’S BLACK & BLUES di Sacha Jenkins
LYNCH / OZ di Alexandre O. Philippe
IL MALEDETTO di Giulio Base
NINO MIGLIORI. VIAGGIO INTORNO ALLA MIA STANZA di Elisabetta Sgarbi
LA PAZ DEL FUTURO di Francesco Clerici, Luca Previtali
ROMULUS II – LA GUERRA PER ROMA di Matteo Rovere, 2 episodi
SELF–PORTRAIT AS A COFFEE POT di William Kentridge
SONO LILLO di Eros Puglielli, con Lillo Petrolo e Pietro Sermonti
SOUVENIR D’ITALIE di Giorgio Verdelli

Best of 2022 (selezione di film dai vari festival internazionali)

ALL THAT BREATHES di Shaunak Sen
LES AMANDIERS di Valeria Bruni Tedeschi
AS BESTAS di Rodrigo Sorogoyen
CORSAGE di Marie Kreutzer
COUPEZ! | CUT! ZOMBI CONTRO ZOMBI di Michel Hazanavicius
L’ENVOL | LE VELE SCARLATTE di Pietro Marcello
L’INNOCENT di Louis Garrel
KLONDIKE di Maryna Er Gorbach
RABIYE KURNAZ GEGEN GEORGE W. BUSH | MAMMA CONTRO G. W. BUSH di Andreas Dresen
TRIANGLE OF SADNESS di Ruben Östlund, con Woody Harrelson
WALAD MIN AL JANNA | BOY FROM HEAVEN di Tarik Saleh

Proiezioni speciali

LES ANNEES SUPER-8 | THE SUPER 8 YEARS di Annie Ernaux, David Ernaux-Briot
A COOLER CLIMATE di James Ivory, Giles Gardner
GOOD MORNING TEL AVIV di Giovanna Gagliardo
KILL ME IF YOU CAN di Alex Infascelli
КОРДОН KORDON (CONFINE) di Alice Tomassini
ORA TOCCA A NOI – STORIA DI PIO LA TORRE di Walter Veltroni
POLAŃSKI, HOROWITZ. HOMETOWN di Mateusz Kudła, Anna Kokoszka-Romer
RITRATTO DI REGINA di Fabrizio Ferri
RULES OF WAR di Guido Hendrikx
UMBERTO ECO – LA BIBLIOTECA DEL MONDO di Davide Ferrario
VIA ARGINE 310 di Gianfranco Pannone

QUI il programma completo.

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