"Se il sole dovesse esplodere per 8 minuti nemmeno ve ne accorgereste, perchè tanto serve alla luce per arrivare fino a noi. Per 8 minuti il mondo sarebbe ancora illuminato, e si sentirebbe ancora il calore. Era passato un anno dalla morte di mio padre e sentivo che i miei 8 minuti con lui stavano finendo."
Oskar Schell è un ragazzino particolare, un po' chiuso, molto intelligente, ama inventare cose, fare ricerche, compiere le missioni spesso simili ad una caccia al tesoro che gli da suo padre. E' passato un anno dal "giorno più brutto" e da quel momento Thomas vive con un peso enorme dentro. Quando un giorno per caso dentro un vaso blu nascosto nell'armadio del padre trova una chiave chiusa in una busta con su scritto "black" si convince che quello è un indizio che suo padre gli ha lasciato per trovare un suo messaggio, l'ultimo. Oskar inizia così una ricerca e decide di incontrare tutte le persone di NY che si chiamano Black per chiedere notizie di quella chiave e di suo padre.
Il film è tratto dall'omonimo - bellissimo - romanzo di Jonathan Safran Foer, ed era davvero difficile riportarlo al cinema senza tagliare o adattare la storia originale ai tempi cinematografici. Stephen Daldry e Eric Roth hanno fatto del loro meglio, e non hanno fatto male. All'inizio si ha la sensazione che si corra un po' troppo, chi ha letto il libro lo avvertirà ancora di più, e in alcuni punti sembra che il film perda il filo facendo un po' di confusione. In realtà va detto che chi ha scritto il film ha fatto una scelta ben precisa, come è stato per 'Ogni Cosa è Illuminata' in cui è stata tolta tutta la storia passata lasciando solo "la rigida ricerca" dei protagonisti, anche qui qui si è deciso di togliere l'"altra storia" che c'è nel libro per concentrarsi su Oskar e la sua ricerca. A causa di questa scelta si ha l'impressione che in alcuni punti manchi qualcosa ma credo che chi non ha letto il libro non ci farà caso. Dopotutto era impensabile seguire alla lettera la cronologia del romanzo. I libri di Foer sono scritti in modo molto particolare, sono complessi, intrecciano più storie andando avanti e indietro nel tempo, anche il modo materiale di scrivere, di mettere le parole sulle pagine è molto particolare, e questo era un aspetto impossibile da riportare sullo schermo perché riguarda esclusivamente il rapporta tra lettore e libro. L'eliminazione di alcune parti della storia originale hanno perciò portato alla modifica di alcuni eventi della storia ma le modifiche apportate in generale sono riuscite bene. Non ci sono strappi, il risultato è fluido. Bisogna sempre ricordare che letteratura e cinematografia sono due linguaggi molto diversi perciò è piuttosto inutile fare un continuo confronto tra film e libro.
La storia ha sullo sfondo quello che forse è evento più traumatico degli ultimi tempi, la tragedia delle Torri Gemelle. Qui la Storia di massa, la tragedia collettiva si vive nel privato, nella testa e sulla pelle di un bambino. Si parla dell'elaborazione del lutto di un ragazzino che perde suo padre in un modo drammatico, il non capire perché e come, il non voler accettare che il padre non ci sia più cercando di allungare quegli "8 minuti"; ma il film parla anche di un rapporto sottointeso, incompreso da parte di Oskar, apparentemente lontano ma incredibilmente forte con la madre.
Tecnicamente la regia di Stephen Daldry è buona, semplice, e personalmente mi piace come usa le musiche nei suoi film.
Visto com'è stato strutturato il film era molto importante il cast e soprattutto il giovane protagonista. Thomas Horn, qui all'esordio, è molto bravo, è il fulcro di tutto il film perciò la sua performance era essenziale. Stephen Daldry si conferma un regista capace di tirare fuori il meglio dai giovani attori. Straordinario Max Von Sidow, il suo è un ruolo molto particolare di cui è meglio non svelare nulla ma ci voleva un attore di grande capacità e Von Sidow ha risposto con una grandissima interpretazione, strameritata la nomination all'Oscar. Tom Hanks non ha molte scene ma da attore di grande esperienza qual'è riesce ad essere incisivo, e fa piacere rivederlo in un film di un certo livello dopo qualche colpo a vuoto. Molto brava Sandra Bullock, di nuovo in un ruolo drammatico e conferma di poterlo fare benissimo (alla faccia di chi dice di no), mai sopra le righe, misurata, intensa, perfetta nel passare da un'emozione all'altra, davvero una bella prova. Nel cast di contorno ci sono nomi importanti, John Goodman, Jeffrey Wright e Viola Davis. E forse si potevano gestire meglio i personaggi minori. Maggior attenzione avrebbe meritato il rapporto tra Oskar e la nonna o quello fra Oskar e il personaggio di Max Von Sidow che per una questione di tempo probabilmente sono stati ridotti. Il film però alla fine si riprende bene da tutti i piccoli errori e riesce a coinvolgere e, per chi ha il cuore tenero, a commuovere.
Insomma, 'Molto Forte, Incredibilmente Vicino' è un bel film. Non capisco chi ha contestato la nomination all'Oscar come miglior film, non è un capolavoro ma la nomination ci può stare (tra i nominati c'era di peggio...e ha pure vinto!). Purtroppo verrà penalizzato da una distribuzione molto lontana dagli Oscar e molto in ritardo rispetto agli altri paesi ma è un bel film che merita di essere visto.
E spero che la visione invogli gli spettatori a comprare il bellissimo libro di Jonathan Safran Foer perchè è un libro davvero molto emozionante.
Frra
lunedì 21 maggio 2012
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mi hai messo proprio curiosità!
RispondiEliminameno male che l'hai spiegato bene come "funziona" il film, dal primo trailer (e unico) che ho visto non avevo capito bene di cosa parlasse O_o
RispondiEliminaovviamente era già nella lista di film da vedere, ora ancora di più.