sabato 21 dicembre 2019

"The Irishman? forse è l'ultimo". Martin Scorsese teme che non ci sia più spazio per i suoi film

Martin Scorsese ha parlato, in una lunga intervista con il giornale inglese The Guardian, del futuro dell'industria cinematografica, rimarcando il proprio pensiero pessimista verso il futuro e verso il presente.

Nei mesi scorsi il regista ha condiviso un proprio pensiero su quello che considera un vero e proprio monopolio dei cinecomic nei cinema. Dichiarazioni che sono state viste come un attacco al genere dei film tratti da fumetto, e in particolare alla Marvel, e che ha scatenato un dibattito, che in alcuni momenti si è fatto anche piuttosto aspro, che va avanti ancora oggi.
In questi giorni Scorsese si sta godendo il successo di The Irishman, che sta raccogliendo nomination e riconoscimenti, ma allargando lo sguardo allo stato attuale dell'industria cinematografica, il regista non è felice, tanto da ipotizzare che The Irishman potrebbe essere il suo ultimo film, perché "non c'è più spazio per lavori come questo".

Ecco alcuni estratti dell'intervista rilasciata al The Guardian.

"I cinema sono stati praticamente sequestrati dai film di supereroi. Sai no? Questi film con la gente che vola, si prende a botte e distrugge cose, il che va bene se davvero tanti vogliono vederli. La questione è che non si trova più spazio per film di altri generi. Non so quanti altri film potrei fare, forse The Irishman potrebbe essere l’ultimo. La mia idea era quello di riuscire a realizzarlo e, magari, mostrarlo per un giorno al BFI di Londra o alla Cinémathèque di Parigi. Non sto scherzando.

In questo momento i cinema, se hanno 12 schermi, su 11 fanno vedere supereroi. Ti piacciono? Va benissimo, ci mancherebbe, ma hai davvero bisogno di 11 schermi? È folle per film come Lady Bird o The Souvenir. Titoli che non sono necessariamente di gran successo commerciale, ma che sono in grado di trovare un pubblico con la loro genuinità modesta. E non dico che un film commerciale non possa essere arte. Quello che ha rovinato il cinema è il prodotto. Il concetto di prodotto cinematografico usa e getta. Prendi Cantando Sotto La Pioggia, al tempo era un film commerciale ma lo puoi guardare e riguardare.  Quindi la domanda è: come proteggeremo il cinema come forma d'arte?



Non ti deve per forza piacere un film come The Aviator, ma si tratta di un tipo di film che oggi non riuscirei a fare. Oggi non potrei girare Shutter Island, nonostante la presenza di DiCaprio e la mia. The Departed è stato fatto nonostante “sé stesso”, lo star power dei protagonisti ha aiutato. Mentre stavamo lavorando a questo progetto abbiamo capito che le porte intorno a noi si stavano chiudendo. Cosa sta accadendo? Ho osservato i cinema del quartiere: 10 schermi che propongono tutti lo stesso film.

Le persone dicono che abbiamo fatto vedere The Irishman nei cinema per poco, per quattro settimane. Abbiamo provato a ottenere più tempo ma i gestori delle sale e Netflix non riuscivano a trovare un punto d’incontro. Però vedi, ho avuto lungometraggi che sono stati in sala per una settimana e poi sono stati “buttati nel dimenticatoio”. Negli USA, Re per Una Notte è durato una settimana. È stato ignorato per 10 anni. Ho accettato che The Irishman fosse mostrato in sala per una sola settimana, la mia sola preoccupazione era fare un buon lavoro per gli attori, per l'Academy, per il pubblico. Non era per me, non era neppure per il film. So di essere alla fine di un lungo, lungo viaggio. La cosa principale è realizzare il film e abbracciare questa nuova modalità distributiva."

Un Martin Scorsese decisamente pessimista, quasi abbattuto dal momento storico che sta vivendo la distribuzione cinematografica. The Irishman però non sarà il suo ultimo film, il regista dovrebbe tornare sul set il prossimo anno per girare Killers of the Flower Moon, adattamento dell'omonimo romanzo (uscito in Italia con il titolo "Gli assassini della terra rossa"), con Leonardo DiCaprio e Robert De Niro protagonisti. Il film racconterà la vera storia degli omicidi di membri della tribu Osage nell’Oklahoma degli anni '20, dopo la scoperta del petrolio nelle loro terre.

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