giovedì 12 dicembre 2019

Roman Polanski risponde alle accuse e parla di Weinstein

Nelle scorse settimane una nuova accusa di stupro ha travolto il regista Roman Polanski, stavolta a puntare il dito contro il regista è stata l'ex attrice e modella francese Valentine Monnier, che ha dichiarato di essere stata picchiata e violentata dal regista nel 1975.

Fino ad oggi, Polanski aveva risposto solo tramite portavoce, negando tutto, adesso invece, in una lunga intervista con Paris Match, ha voluto rispondere in prima persona alle accuse, contrattaccando in modo molto deciso e affermando che tutto questo è solo l'ennesimo tentativo di dipingerlo come un mostro.

Sulle accuse di Valentine Monnier: "Non ho idea di cosa stia parlando perché è falso. Lo nego assolutamente. Evidentemente accusarmi di stupro non è più una cosa sensazionale, quindi devi aggiungere un ulteriore strato. È facile accusare quanto tutto è prescritto da decine d’anni e si sa che non ci potrà essere una procedura giudiziaria a discolparmi. Mi accusa di averla picchiata, ma io non picchio le donne!"


Polanski poi è tornato all'inizio, a quella prima accusa di stupro ai danni della 13enne Samantha Geiner, per cui è stato condannato e che l'ha costretto a scappare dagli USA per evitare il carcere: "Sono anni che la gente cerca di rendermi un mostro. Mi sono abituato a queste calunnie, la mia pelle si è indurita fino a formare un guscio. Ma per i miei figli, per Emmanuelle [Seigner, sua moglie], è una cosa terribile. È per loro che parlo. Di certo sono responsabile. Nel 1977 ho fatto un errore, ed è la mia famiglia che sta pagando il prezzo quasi mezzo secolo dopo. I media si sono scagliati contro di me con estrema violenza. Colgono al balzo ogni nuova falsa accusa, anche quelle assurde e prive di sostanza, perché gli permette di rilanciare questo argomento. È come una maledizione, e non posso farci nulla. Solo io e Samantha sappiamo cos'è successo quel giorno. Qualsiasi cosa abbia fatto, in qualsiasi maniera sia avvenuta, è una cosa di cui mi pento profondamente. L’ho già detto numerose volte. Ho scritto a Samantha, sono in contatto con lei, e lei lo sa. Lei e la sua famiglia hanno sofferto a causa mia, e questa cosa continua e non dipende da me. Ogni volta che c’è una nuova bugia su di me, lei viene colpita. Ha scritto diverse volte al procuratore spiegando che il trauma causatole dal circo mediatico è ben peggio di ciò che le ho fatto soffrire".

Il regista poi ha allargato il discorso ai tempi che viviamo oggi, un "neo oscurantismo" che lo preoccupa. "Ho avuto la fortuna di vivere in una società infinitamente più libera, non avremmo mai immaginato di vedere gruppi di manifestanti davanti a un cinema o un museo per vietare una proiezione o una mostra. Oggi è diventato tutto possibile, è assurdo. Si licenzia il capo di McDonald’s perché ha avuto una relazione consensuale con un'impiegata, un ministro perché, quindici anni prima, ha messo la mano sul ginocchio di una giornalista. Si mettono in causa l’evoluzione, l’esistenza dei due sessi, i vaccini, il fatto che la Terra sia rotonda. Siamo piombati in una sorta di neo oscurantismo". Polanski ha anche aggiunto che questa è un epoca che giudica "i costumi di una volta con i criteri attuali" e secondo lui non è giusto. Una frase che lascia un po' perplessi in un discorso generale che invece ha dei punti condivisibili.

Infine, il regista ha puntato il dito contro Harvey Weinstein, non per le accuse di stupro che hanno travolto l'ex produttore, ma per quello che considera un tentativo di sabotaggio ai suoi danni: "So che nel 2003, Weinstein era andato in panico quando Il pianista vinse due BAFTA, tra cui Miglior Film. Weinstein, che aveva due film candidati all'Oscar, ha lanciato una campagna per prevenire che accadesse di nuovo. È stato lui a ritirare fuori la storia, vecchia di 26 anni, con Samantha, e che non interessava più a nessuno. Il suo addetto stampa è stato il primo a chiamarmi “stupratore di bambini”. Paradossalmente, Il pianista non ha vinto il premio come Miglior Film, che va al produttore, ma io ho vinto come Miglior Regista".

Insomma, un Roman Polanski per niente abbattuto dalle ultime accuse nei suoi confronti e più combattivo che mai.

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