Insieme all'emergenza sanitaria che sta colpendo il mondo, l'Italia in particolare, sta correndo parallela una crisi economica che rischia di diventare molto seria. Tutti i settori stanno soffrendo per questa chiusura obbligata dal virus, tra questi anche l'industria cinematografica.
Le sale cinematografiche erano già in sofferenza, questa crisi che ha portato alla chiusura dei cinema in molte parti del mondo, rischia di danneggiare il settore in modo molto profondo. Il regista Christopher Nolan ha scritto un editoriale sul Washington Post proprio per accendere i riflettori su questo problema, appellandosi al Governo americano di non lasciare solo il Cinema, non lasciare sole le sale cinematografiche, perché quando questa crisi passerà e sarà tutto finito, il Cinema, in tutte le sue forme e a tutti i suoi livelli, dalla produzione alla distribuzione, potrà aiutare l'economia, ma non solo, anche le singole persone a ritrovare il senso di comunità dopo settimane di isolamento e difficoltà.
Cosa molto importante, Nolan sottolinea come il Cinema non sia fatto solo di attrici, attori, glamour e premi, dietro la macchina da presa ci sono tanti lavoratori, e quando il film finisce in sala, ci sono tutti quelli che lavorano nei cinema, dai proprietari a chi pulisce. Tutte queste persone ora sono a casa, senza lavoro, e avranno bisogno di aiuto.
Un discorso che vale anche per l'Italia e il Cinema Italiano (e tutto quello che ci gira intorno), che ha già fatto un appello al Ministro della Cultura.
Queste le sue parole.
"B&B Theatres in Missouri non è solo un’azienda familiare, è il prodotto di una tradizione familiare. La prima “B” sta per Bills Theaters, fondata nel 1924 da Elmer Bills Sr. La seconda rappresenta il Bagby Traveling Picture Show, formato da uno degli ex commessi delle aree ristoro di Bills. Per generazioni queste due famiglie hanno trovato coniugi e amici nei loro cinema e nei loro drive-in, fino a fondersi nel 1980. Per un secolo, B&B ha mostrato film al pubblico del Midwest. Apparentemente, per tutto quel tempo, l’azienda non ha mai licenziato un singolo impiegato. Questa settimana però, B&B ha dovuto chiudere 418 cinema che servivano il pubblico in Florida, Iowa, Kansas, Missouri, Mississippi, Oklahoma e Texas e ha dovuto licenziare 2.000 impiegati.
Quando le persone pensano ai film, la loro mente va alle star, agli studios, al glamour. Ma l’industria cinematografica include tutti: le persone che lavorano nelle aree ristoro, che gestiscono gli impianti, staccano i biglietti, prenotano i film, vendono pubblicità e puliscono i bagni nei cinema. Persone qualunque, molte pagate a orario e senza un salario, che si guadagnano il pane mandando avanti i nostri luoghi di aggregazione comunitaria più economici e democratici.
In quest'epoca di sfida e incertezza senza precedenti, è vitale riconoscere le decisioni pronte e responsabili prese da tutte le compagnie del nostro paese che hanno chiuso i battenti consapevoli del danno che stanno facendo ai loro affari. L’incredibile rete di cinema del nostro paese è una di queste industrie, e mentre il Congresso prende in considerazione le richieste di assistenza di tutte le industrie che hanno subito un impatto da questa situazione, spero che la gente veda la comunità degli esercenti per quello che è: una parte vitale della vita sociale, che dà lavoro a tanti e intrattiene tutti. Sono luoghi di aggregazione dove i lavoratori servono storie e dolci al pubblico che vuole passare una bella serata fuori con amici e familiari. Come regista, il mio lavoro non potrebbe mai essere completo senza questi lavoratori e il pubblico che accolgono.
I giornalisti troppo spesso mettono le forme d’intrattenimento l’una contro l’altra, come se fosse in atto una competizione darwiniana per l’attenzione del pubblico. Ma non centrano il punto. Al pubblico piacciono le storie perché, che le vivano insieme o da soli, i film, la televisione, i romanzi, i videogiochi coinvolgono le nostre emozioni e ci offrono una catarsi.
In tempi così incerti, non c’è un pensiero che dia più conforto del fatto di essere in tutto questo insieme: qualcosa che l’esperienza cinematografica ha rafforzato per generazioni. Oltre ad aiuti governativi per gli impiegati, la comunità degli esercenti cinematografici ha bisogno di parnership strategiche e illuminate con gli studios. Quest'ultima settimana ci ha ricordato, come se fosse necessario, che ci sono parti della vita che sono molto più importanti dell'andare al cinema. Ma se pensate a quello che offrono i cinema, troverete che forse non sono così tante.
I cinema si sono spenti e rimarranno così per un po’ di tempo. Ma i film, come i prodotti invenduti o l’interesse immeritato, non cessano di avere valore. Molte di queste perdite a breve termine sono recuperabili. Quando questa crisi passerà, il bisogno di coinvolgimento umano collettivo, il bisogno di vivere, amare, ridere e piangere insieme saranno più potenti che mai. La combinazione di questa esigenza e la promessa di nuovi film potrebbero spingere le economie locali e contribuire a generare miliardi di dollari nella nostra economia nazionale. Dobbiamo includere i 150.000 lavoratori di questa grande industria americana negli aiuti: non lo dobbiamo solo a loro, ma a noi stessi. Abbiamo bisogno di ciò che i film possono offrirci.
Tra i lavoratori più colpiti, in questo momento, ci sono quelli di industrie come quella cinematografica, la cui intera attrattiva è basata sul più grande istinto dell’umanità, quello che ora si è ritorto contro di noi, che rende questa situazione così difficile: il desiderio di essere uniti. Forse, come me, pensavate di essere al cinema per il suono avvolgente, o per i Goober, o la soda e i popcorn, o le stelle del cinema. Ma non è così. C’eravamo l’uno per l’altro."
domenica 22 marzo 2020
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