Stiamo vivendo un periodo particolare in cui è necessario stare a casa il più possibile per cercare di diminuire i contagi da coronavirus, quale migliore occasione quindi per recuperare alcuni film?
I più adatti alla situazione attuale, in modo da immedesimarsi nel migliore dei modi, potrebbero essere i film girati in un unico ambiente. Di questo genere ce ne sono tanti ma non tantissimi, ci vuole bravura e mestiere da parte del regista nel riuscire a sfruttare al meglio uno spazio chiuso, che può essere una casa o addirittura un'unica stanza, senza risultare troppo statico o ripetitivo. Ci vuole poi la capacità e l'estro di un grande scenografo, che riesca ad arredare l'ambiente in modo naturale, realistico e "attivo", e un grande cast.
Noi di Frame ve ne proponiamo sei, e tre sono dello stesso regista.
LA PAROLA AI GIURATI, di Sidney Lumet (1957)
Tratto da una sceneggiatura "Twelve Angry Men" scritta per la tv e mandata in onda nel 1954 in una serie della CBS (poi perduta e infine ritrovata qualche anno fa), il film vede al centro della storia il componente di una giura che, basandosi sul concetto di "ragionevole dubbio", cerca di convincere gli altri membri, concordi sulla colpevolezza, ad assolvere un ragazzo accusato di aver ucciso il padre.
Tutto il film è ambientato nella stanza in cui è rinchiusa la giuria, solo tre minuti di pellicola sono ambientati in luoghi esterni, l'inizio e la fine, e due brevissime scene in bagno. Quella che può sembrare una storia statica viene in realtà mossa dai dialoghi e dal cambiamento dei vari personaggi, in un crescendo di tensione ed emotività. La regia segue questo crescendo inquadrando, man mano che passa il tempo, sempre più vicino i protagonisti. Altra particolarità del film, i personaggi non hanno nomi, gli unici a rivelarli alla fine sono il giurato 8 (un bravissimo Henry Fonda) e 9.
Il film ha ricevuto tre nomination agli Oscar 1958, miglior film, sceneggiatura e regia, all'allora debuttante Sidney Lumet.
NODO ALLA GOLA, di Alfred Hitchcock (1948)
Ispirato a un libro che a sua volta è stato ispirato a un terribile fatto di cronaca, il film è ambientato durante un party e racconta di due giovani (omosessuali ma il loro rapporto è stato censurato) che uccidono un loro amico e ne nascondono il corpo in un baule antico, che poi verrà apparecchiato e addobbato per la festa in modo che non venga aperto. Nonostante l'accaduto infatti, il party inizia e tra gli invitati ci sono anche il padre e la fidanzata del morto. Tra gli invitati dei ragazzi anche il loro ex professore Rupert Cadell (James Stewart), amante delle teorie sul concetto di "bene e male". Mentre uno dei due ragazzi ha un comportamento sprezzante, sicuro della propria superiorità intellettuale sugli altri, l'altro comincia a sentire il senso di colpa. Mentre tutti si chiedono che fine abbia fatto il ragazzo ucciso, che avrebbe dovuto partecipare alla festa, lo strano comportamento dei due padroni di casa insospettisce Cadell che cerca di far cedere i due ragazzi per farli confessare.
E' la prima pellicola a colori girata da Hitchcock che decise di impostare il film come un'unica lunghissima scena. Ambientato interamente nell'appartamento dei due ragazzi, il film è stato girato con dieci piani-sequenza da 10 minuti in modo da sembrare un'unica ripresa, a terra erano segnati i pochissimi movimenti di macchina, per permettere di passare da stanza a stanza venivano fatte scivolare le pareti, e gli stacchi sono stati nascosti con grande sapienza.
LA FINESTRA SUL CORTILE, di Alfred Hitchcock (1954).
Uno dei tanti capolavori del grande regista. Protagonista del film è L. B. "Jeff" Jefferies (James Stewart), fotoreporter di successo che, a seguito di un incidente in cui si è fratturato una gamba, è costretto a casa su una sedia a rotelle. Ad accudirlo ci pensa un'infermiera, mentre la sua fidanzata (Grace Kelly) va a fargli visita regolarmente. Annoiato dalla situazione, per passare il tempo si mette a spiare gli inquilini del palazzo di fronte, che a causa del grande caldo dell'estate tengono le finestre e le tende sempre aperte. Una notte Jeff viene svegliato dall'urlo di una donna. La mattina dopo nota subito l'assenza di uno degli inquilini, una donna, e si convince che in quell'appartamento si è consumato un omicidio. Da quel momento Jeff inizia la sua personale indagine.
Un film in soggettiva, il punto di vista dello spettatore infatti è quello del protagonista, la storia quindi si svolge tutta all'interno dell'appartamento di Jeff, più precisamente dalla stanza in cui lui si piazza per spiare i vicini. Anche le azioni esterne vengono seguite dal suo punto di vista, come se le stessimo guardando dalla sua finestra. Eccezionale la scenografia così come la regia perfetta di Hitchcock.
Candidato a quattro premi Oscar 1955, tra cui quello per la migliore regia.
IL DELITTO PERFETTO, di Alfred Hitchcock (1954)
Ambientato a Londra, il film vede al centro della storia la coppia formata da un ex campione di tennis (Ray Milland) e una donna ricca (Grace Kelly). Quando l'uomo scopre che la donna lo tradisce, escogita il "delitto perfetto" per ucciderla e prendersi la sua eredità. L'uomo progetta scrupolosamente l'omicidio per quasi un anno, ricatta un ex amico per costringerlo ad uccidere la moglie, e si crea un alibi apparentemente inattaccabile. Ma la sera dell'omicidio, niente va come nei piani. La donna reagisce e uccide il sicario. L'uomo torna a casa e tenta comunque di sfruttare la situazione a proprio vantaggio e cerca di far incriminare la moglie per omicidio. Solo i sospetti di un ispettore di polizia potranno salvare la donna dalla condanna a morte.
Il film, girato in formato stereoscopico, è ambientato tutto all'interno dell'appartamento della coppia, dove venne fatto un grande lavoro di arredamento, con una particolare attenzione alle tende. Ad occuparsene fu George James Hopkins, scenografo che ha iniziato nel cinema muto e che in carriera ha ricevuto ben 13 nomination agli Oscar.
CARNAGE, di Roman Polanski (2011)
Tratto dall'opera teatrale "Il Dio del Massacro", il film racconta l'incontro tra due coppie di genitori dopo un violento litigio tra i rispettivi figli. L'incontro tra le parti inizia cordialmente, anche se fin da subito emergono le differenti vedute sull'accaduto, ma rapidamente l'apparente cordialità lascia il posto alla violenza verbale, la discussione si allarga alla vita di coppia, al lavoro, a temi esistenziali, e l'atteggiamento dei quattro genitori cambia diventando un tutti contro tutti.
Ambientato tutto all'interno di un appartamento, il film usa in modo eccezionale tutti gli spazi. Grazie ai dialoghi e alla caratterizzazione dei personaggi, non ci si accorge nemmeno che la vicenda si svolge in pochi metri. Solo in due momenti si esce dalla casa, pochissimi minuti all'inizio e alla fine, e una scena sul pianerottolo. A farla da padrona sono le interpretazioni straordinarie dei quattro protagonisti, Kate Winslet, Jodie Foster, Christoph Waltz, e John C. Reilly.
E' SOLO LA FINE DEL MONDO, di Xavier Dolan (2016)
Basato sulla pièce teatrale "Giusto la fine del mondo", il film racconta il ritorno a casa, dopo 12 anni di lontananza, di uno scrittore malato terminale, desideroso di riappacificarsi con la propria famiglia e di informarli della sua imminente morte. I vari membri della famiglia però reagiscono tutti in modo diverso: la sorella, che lo conosce pochissimo, lo accoglie con gioia; il fratello reagisce con la gelosia che ha sempre provato nei suoi confronti; la nuora cerca di accoglierlo nel migliore dei modi, per farlo sentire a proprio agio; mentre la madre non sa come reagire.
Il film, al di fuori di una scena in auto, è ambientato tutto all'interno della villa di famiglia, con il regista che insiste molto sui primi piani dando un senso quasi claustrofobico alla storia. Ottimo il cast, con il protagonista Gaspard Ulliel, Lea Seydoux, Vincent Cassel, Marion Cotillard e Nathalie Baye.
giovedì 12 marzo 2020
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