sabato 12 dicembre 2020

Christopher Nolan attacca di nuovo la Warner. Dure critiche anche da Judd Apatow e Aaron Sorkin.

Non si placano le polemiche sulla Warner dopo la decisione della major di far uscire tutti i film del 2021 nei cinema e in contemporanea anche in streaming su HBOMax.

Ieri il durissimo attacco di Denis Villeneuve, regista di Dune, uno dei 17 film per cui la Warner ha deciso la "doppia uscita", oggi è di nuovo il turno di Christopher Nolan, che torna ad attaccare la major dopo l'intervista di qualche giorno fa.
Intervistato da Variety, il regista si schiera dalla parte delle maestranze, quelle persone normali, lavoratori, a volte occasionali, che verranno danneggiate dalla decisione della Warner.

"Le scelte economiche non sono adeguate a meno che non si scelga di guardare solo ed esclusivamente ai movimenti nelle quotazioni azionarie o al numero di occhi che si piazzano davanti a un nuovo servizio di streaming", ha dichiarato Nolan, "La distribuzione cinematografica è solo uno degli aspetti interessati dalla vicenda, si parla anche di finestra home video, di finestre secondarie e terziarie. Aspetti di vitale importanza nell’economia alla base di questo business e per la gente che ci lavora. E non parlo di me. Non parlo di Ben Affleck. Sto parlando degli attrezzisti, degli elettricisti che fanno affidamento sugli incassi residuali per l’integrazione pensionistica o dell’assicurazione sanitaria. Parlo della SAG e degli attori, di persone che, quando arrivo sul set e devo girare una scena con un cameriere e un avvocato, hanno due o tre battute. Devono guadagnare per vivere di questa professione specie se lavorano solo una manciata di giorni all’anno. Ed è proprio per questo che le unioni si sono assicurate delle partecipazioni per queste persone.
Bisogna parlare del danno che viene fatto saltando le negoziazioni con le unioni, con i talent e tutto il resto. Si sollevano un sacco di domande su come si andranno a mantenere, garantiscono il lavoro di un sacco di gente a Hollywood, persone che hanno una vita e una famiglia, che necessitano di assistenza sanitaria e tutto il resto. È questa la questione che ancora non è stata affrontata e di cui invece bisogna discutere. Bisogna ricordare che il modello della distribuzione cinematografica provvede al sostentamento di centinaia di migliaia di persone normali. Quelle stesse persone che riescono ad assicurare anche a me la possibilità di girare i miei film e farli vedere al pubblico."

Intanto, insieme alla DGA, si muove anche CAA, l'agenzia di talent più famosa al mondo, che ha scritto una lettera dai toni davvero agguerriti alla Warner, riportata poi da Deadline.

"L’annuncio fatto a sorpresa dalla Warner Bros giovedì è completamente inaccettabile per la CAA e i clienti che rappresenta.
Avete deciso di far uscire i film dei nostri clienti in una modalità che non ha precedenti – contemporaneamente nei cinema e sul vostro servizio streaming HBO Max – senza prendere in considerazione i desideri dei nostri clienti o i loro diritti contrattuali. Questo viola palesemente i diritti di alcuni nostri clienti, che hanno diritto decisionale sui piani di distribuzione e di streaming. Questa decisione inoltre è un sabotaggio delle uscite cinematografiche, e danneggia drammaticamente l’abilità dei nostri clienti di guadagnare percentuali sugli incassi, sulle quali si basavano le loro trattative, e che loro si aspettavano di ricevere avendone tutto il diritto.
Questo approccio è l’epitome di una manovra volta unicamente a beneficiare la vostra compagnia creando il caos nell’industria e ignorando e danneggiando gli interessi creativi e finanziari dei nostri clienti. Peraltro avete negoziato con HBO Max una licenza, ancora poco chiara, che rifiutiamo completamente essendo stata decisa in autonomia e in molti casi in violazione dei diritti di approvazione dei nostri clienti.
In sostanza, state cercando di approfittare dei nostri clienti per trarre benefici per la vostra compagnia. Non accetteremo questa cosa. In un'industria basata sulle relazioni, avete violato patti e fiducia. Così facendo, la Warner Bros ha affermato che il rapporto con gli artisti e chi li rappresenta non è fondamentale per lo studio. Abbiamo lavorato con la Warner per quasi quarant’anni. A un certo punto, la Warner si vantava dei rapporti dei suoi dirigenti con gli artisti. Oggi i talent sono tra le risorse più importanti di quest’industria. Insultarli significa ridefinire la vostra compagnia in maniera molto deludente."

Sulla stessa linea la lettera scritta da DGA, che conclude dicendo: "Intendiamo prendere provvedimenti immediati per proteggere i nostri iscritti e chiediamo un incontro immediato per discutere la questione".
E sembra che sia CAA che la DGA si stiano davvero muovendo per prendere provvedimenti. L'agenzia CAA, che rappresenta moltissimi registi e attori che hanno lavorato in quei 17 film della Warner, ha dichiarato che è pronta a procedere per vie legali e a boicottare le campagne di promozionali.

Le polemiche intorno alla Warner vengono commentate anche da chi è "fuori", come i registi Judd Apatow e Aaron Sorkin.

Judd Apatow ha dichiarato a Variety: "La decisione della Warner Bros. mi ha fatto apprezzare il fatto che lavoro per la Universal. È sconvolgente che una major abbia preso una simile decisione sul proprio listino senza parlarne con nessuno. È il tipo di mancanza di rispetto di cui si sente parlare ogni tanto quando si legge la storia dello show business. Ma farlo letteralmente con ogni singola persona con cui lavori è sconvolgente. [...] Questo approccio crea un incubo finanziario, la maggior parte delle persone riceve delle partecipazioni sugli incassi. Ciò che ottengono dopo anni di lavoro è basato sul successo dei propri film. Che succede se i film escono direttamente in streaming? Come calcoleranno quanti soldi pagare ai talent? Non è nemmeno chiaro se queste cose siano regolate dai contratti siglati, oppure se loro possono davvero fare quello che vogliono."

Sempre tramite Variety, le parole di Aaron Sorkin, convinto che comunque vada l'esperienza cinematografica sia il futuro: "Abbiamo tutti paura che questo possa cambiare tutto, che i cinema stiano ufficialmente per diventare arthouse, che i film che facciamo noi verranno visti solo sulle piattaforme streaming. Ma non penso che accadrà davvero. Penso che in quattromila anni niente ha realmente rimpiazzato l’esperienza di far parte di un pubblico. L’esperienza condivisa, lo stare in un cinema quando le luci si abbassano, tutti che ridono insieme, si spaventano insieme, rimangono ammutoliti insieme, e assistere ai momenti finali del film insieme, nello stesso momento."

Al momento la Warner, ma neanche WarnerMedia e AT&T, hanno replicato a questi attacchi. Sicuramente la situazione per la Warner comincia a farsi pesante, e tutte queste polemiche non sono una bella pubblicità per HBOMax.

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