venerdì 6 settembre 2019

Scarlett Johansson difende Woody Allen. E Dylan Farrow la attacca.

Si torna a parlare del "caso Woody Allen", accusato, diversi anni fa, dalla figlia Dylan Farrow di violenza sessuale. Un caso molto complesso e delicato tornato in cronaca con lo sbocciare della protesta del #MeToo. Ed è proprio una delle attrici più attive di questo movimento, una delle co-fondatrici di Time's Up che in passato non ha avuto nessun problema ad attaccare direttamente dei colleghi, a prendere le difese di Woody Allen.

Nei giorni scorsi Scarlett Johansson, durante un intervista a THR, ha dichiarato di credere all'innocenza di Woody Allen, con cui l'attrice ha collaborato in due film.
"Come mi sento a proposito di Woody Allen? Adoro Woody. Gli credo e vorrei lavorare con lui in qualsiasi momento", ha detto l'attrice, "Vedo Woody spesso e ho avuto molte conversazioni al riguardo. Sono stata molto diretta con lui e lui è stato molto diretto con me. Ribadisce la sua innocenza e io gli credo". L'attrice ha poi parlato del particolare periodo storico, in cui l'argomento molestie sessuali è molto caldo. "Si tratta di un periodo in cui le persone sono molto arrabbiate, comprensibilmente", ha dichiarato Scarlett Johansson, "La situazione doveva cambiare quindi c'è molta passione, molti sentimenti forti e giustamente molta agitazione. Il momento è intenso".

Scarlett Johansson ha espresso una sua opinione personale sull'argomento, come hanno fatto altri prima di lei, chi a favore di Allen (come Javier Bardem) e chi contro (Timothée Chalamet, l'ultimo in ordine di tempo).
Parole che non sono piaciute alla famiglia Farrow, e su Twitter, dopo un anno di silenzio, è tornata a farsi sentire proprio Dylan Farrow.
"Perché se abbiamo imparato una cosa in questi ultimi due anni è che sicuramente bisogna dare credito senza farsi domande alle parole dei predatori sessuali maschi che “si dichiarano innocenti”. Scarlett deve fare ancora parecchia strada nel capire una questione di cui si dichiara paladina."

Una risposta comprensibile dal punto di vista della donna, ma è giusto ricordare che ognuno è libero di avere una propria opinione.

Il fatto risale all'inizio degli anni '90, durante il burrascoso divorzio tra Woody Allen e Mia Farrow, quando l'attrice consegnò al pediatra di famiglia una registrazione in cui la figlia dichiarava di essere stata abusata dal padre. Fin da subito il caso si rivelò molto complesso a causa del clima ostile tra le due parti. Le indagini di un team di specialisti si conclusero con una relazione in cui si affermava che Woody Allen non aveva abusato della figlia ma che entrambi i genitori erano da considerare "instabili e incapaci" di avere un rapporto equilibrato con i figli. Anche la polizia indagò sulle accuse, ribadendo quanto dichiarato dal team di specialisti, e aggiungendo che una delle ipotesi possibili per spiegare le parole della piccola Dylan, era che la bambina fosse stata indottrinata da una Mia Farrow furiosa per la relazione di Allen con la figlia adottiva, che poi sarebbe diventata sua moglie, Soon-Yi.
Woody Allen fece anche il test della macchina della verità, risultando innocente, due indagini e un processo lo hanno giudicato innocente. Ma intanto la famiglia si è letteralmente spaccata in due: il figlio Ronan (che ha portato alla luce lo scandalo Weinstein) dalla parte di Dylan contro Allen, mentre l'altro figlio, Moses, dalla parte del padre e contro Mia Farrow.
Quindi, ad oggi è praticamente impossibile sapere cosa sia successo in quella occasione, se è davvero successo qualcosa, e tutto si riduce alle parole di uno contro quelle dell'altro.

Il ritorno alla ribalta dello scandalo però è costato ad Allen il contratto con Amazon, che si è rifiutato di distribuire negli USA il suo ultimo film Un Giorno di Pioggia a New York. Il film però uscirà in Europa e in Italia sarà distribuito da Lucky Red, con Andrea Occhipinti che si è schierato apertamente dalla parte di Allen, dichiarando che il regista starebbe subendo una vera ingiustizia. In Italia uscirà il 3 ottobre.

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