venerdì 24 maggio 2019

Cannes 2019 - giorno 10

Mentre Fuori Concorso Sylverster Stallone presenta le prime immagini di Rambo: Last Stand, ultimo capitolo della saga che vede protagonista il personaggio di Rambo, in Concorso vengono presentati due film molto diversi: Il Traditore di Marco Bellocchio, e Mektoub, My Love: Intermezzo di Abdellatif Kechiche.

Convince Il Traditore di Bellocchio, l'unico film italiano in Concorso quest'anno è stato accolto bene dal pubblico e dalla stampa, che in particolare ha elogiato la performance del protagonista Piefrancesco Favino.

Il film racconta vent'anni della vita di Tommaso Buscetta (Favino), primo grande pentito di mafia. Dagli anni '80 fino alla sua morte nel 2000, l'esilio in Brasile, la lotta con i Corleonesi, l'arresto e la decisione di diventare collaboratore di giustizia, mossa che portò al maxiprocesso contro la mafia, fino alla testimonianza contro Andreotti che gli si ritorse contro.

Un film diverso dai precedenti lavori del regista, e a confermarlo è lo stesso Marco Bellocchio. "Forse somiglia un po’ a Buongiorno, Notte, ma è un film diverso", ha spiegato il regista, "perché i personaggi si chiamano con i loro veri nomi, ma lo sguardo è più esposto all'esterno, i protagonisti sono spesso in pubblico, per esempio nel gran teatro del maxiprocesso di Palermo, trascurando quei tempi psicologici, quelle nevrosi e psicosi borghesi che sono state spesso la materia prima dei miei film [...] La mia preoccupazione era di fare un film non convenzionale, ma semplice, popolare. Era necessario rappresentare i tanti delitti della mafia ma con una propria forma che io ho ricercato nella dimensione teatrale. Il Maxiprocesso è in assoluto un luogo teatrale dove lo spettacolo si gioca tra i mafiosi che volevano che il grande processo fallisse e Buscetta capace di controbattere nel confronto. Quando Buscetta fa il confronto in aula con Calò è come assistere alla performance di due vecchi attori".
Grande lavoro sul personaggio di Buscetta di cui il regista all'inizio sapeva solo quello che aveva potuto leggere sui giornali. "Poi ho letto libri, incontrato persone che lo avevano conosciuto", ha raccontato Bellocchio, "Non è un eroe ma un uomo coraggioso, che non ha paura di morire ma che non vuole morire. Buscetta era un conservatore, avrebbe voluto che la mafia fosse rimasta quella di un tempo. Era un uomo ignorante, non aveva studiato ma aveva una grande personalità, un certo carisma. Incarnava la quintessenza dell'italianità, amava la vita, le donne, amava la moglie ma la tradiva".

Ottimo Pierfrancesco Favino, che ha fortemente voluto questo ruolo, lodato dalla stampa per la sua performance carismatica per cui è dovuto ingrassare quasi dieci chili. "La sua fisicità rimanda alla ruralità della mafia", ha spiegato l'attore, "Gli stomaci rotondi, un’aria tozza che tentano di sfinare con i completi. Una presenza fisica che mi serviva anche per il respiro, perché quando prendi peso cambia il tuo modo di respirare. E poi dovevo raccontarlo nel corso degli anni, quindi bisognava proprio ingrassare. Non è virtuosismo". E poi sul personaggio: "È stato un fine stratega della comunicazione. [...] Gli altri lo vedono come il traditore, l’infame, la spia: ma gli occhi degli altri sono importantissimi anche per la sua vanità. Il fascino che emanava dipendeva dalla sua leggenda. Falcone è l’unica persona che sia riuscita a manipolare Buscetta, ma l’incontro con il giudice lo cambia, perché anche Falcone, come lui, è qualcuno che crede fino in fondo al suo sogno. Tra i due non ci fu amicizia ma un certo rispetto siciliano".

Buono anche il riscontro per il mercato estero, il film è già stato acquisito da 20 paesi, la Sony Classic lo distribuirà negli USA con il titolo The Traitor.


Torna in Concorso anche Abdellatif Kechiche, con il suo Mektoub, My Love: Intermezzo, seguito del film Mektoub, My Love: Canto Uno (2017), che ha fatto gridare allo scandalo la platea di giornalisti.

Sia questo film che il precedente sono basati sul romanzo "La Blessure, la vraie", di François Bégaudeau, e raccontano la storia d'amore di Ophélie (Ophélie Bau) e Amin (Shaïn Boumédine), in mezzo a una complicata rete di relazioni e tradimenti. La trama di Intermezzo vede Amin, diviso tra la possibilità di svoltare con la carriera di attore grazie a un produttore che ha mostrato interesse nei suoi confronti, e due donne, quella che ama e la moglie del produttore che sembra molto interessata a lui.

Un film circa tre ore e mezza (ma in realtà dura 4 ore) che, a parte l'apertura in spiaggia e la chiusura mattutina, si svolge quasi tutto nello stesso luogo, una discoteca, e per più di due ore procede in tempo reale, con la telecamera fissa e insistente a seguire i protagonisti e tutto quello che si muove intorno a loro, balli sfrenati, l'alcol, i baci, il sesso, e soprattutto gli sguardi.
Durante la conferenza stampa il regista ha motivato la scelta di un unico luogo con una visione "mitologica, con riferimento al mito della caverna. L’idea è stata quella di rintracciare dei valori". "Con questo film volevo rappresentare il desiderio, celebrare la vita, l’amore, il corpo, la musica", ha continuato Kechiche, "Volevo un’esperienza di cinematografia libera, cercare altre forme narrative, "rompere" le regole narrative. È stato un esperimento, con un’estetica differente; il film racconta diverse storie e differenti personaggi, per cui ho avuto differenti modelli d’ispirazione".

Kechiche non è certo nuovo a scandali, sia il precedente che La Vita di Adele (che vinse la Palma d'Oro nel 2013) avevano suscitato reazioni molto forti da parte di pubblico e stampa, e stavolta non è stato da meno. Durante le proiezioni qualcuno ha abbandonato la sala prima della fine del film. Motivo? una lunga scena di sesso orale (12 minuti circa) con la telecamera fissa sulle parti intime della ragazza. Una momento che ha disturbato non poco la platea. Ma non è stata solo la lunghissima scena di sesso esplicito, anche l'insistenza con cui il regista riprende continuamente il corpo femminile ha infastidito molto una parte della stampa, in particolare quella femminile.
Una morbosità e un voyeurismo troppo eccessivo che secondo qualcuno sconfina nel pornografico, e quindi non adatto a un festival come quello di Cannes, e c'è stato anche chi ha accusato il regista di maschilismo (non è la prima volta). Questi aspetti sono venuti fuori durante la conferenza stampa ma Kechiche ha tagliato corto, mostrando anche un po' di fastidio: "Non a tutti può piacere questo genere di film e la cosa non è un dramma, perché non tutti guardano allo stesso modo, ma io amo i miei personaggi e il loro fuoco. Non tutti riescono a vedere la potenza dei personaggi. Per me Intermezzo era un modo per uscire dalla visione frammentata del mondo, per ritrovare i rapporti tra gli esseri umani".

Mektoub, My Love: Intermezzo è un film senza mezze misure, se una parte dei critici è uscita disgustata dalla sala prima della fine, dall'altra c'è chi ha apprezzato molto il film, che infatti ha ricevuto anche ottime recensioni.

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