mercoledì 22 maggio 2019

Cannes 2019 - giorno 8

Era il film più atteso di questa edizione e, in un modo o nell'altro, non ha deluso le aspettative. Presentato in Concorso C'era una Volta a Hollywood, nono film di Quentin Tarantino.

Un numeroso cast di altissimo livello, con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Al Pacino, e tanti altri, e una storia inventata inserita nella Hollywood di fine anni '60, e che corre parallela a un fatto di cronaca reale, l'efferato omicidio di Sharon Tate da parte degli adepti di Charles Manson, compiuto esattamente 50 anni fa.

Al centro della storia c'è Rick Dalton (DiCaprio), un attore di serie tv deciso a fare il salto di qualità e approdare finalmente nel cinema. Al suo fianco il fedele Cliff (Pitt), storica controfigura e ora anche autista di Dalton. Il passaggio dalla tv al cinema non è per niente semplice, e mentre Dalton cerca disperatamente un modo per sfondare, nella villa accanto alla sua accadrà l'impensabile: un gruppo di giovani e apparentemente spensierati hippie, seguaci di un certo Charles Manson, ucciderà in modo brutale l'attrice Sharon Tate, incinta al nono mese, e alcuni suoi ospiti.

C'era una Volta a Hollywood è un capitolo nuovo nella carriera di Quentin Tarantino, meno azione e meno "pulp" (a parte una scena finale molto tarantiniana), più dialoghi, una maggiore dilatazione dei tempi, e una enorme quantità di Cinema, tra citazioni e omaggi.
Buona l'accoglienza del film alla fine della premiere, mentre la stampa si è divisa. Molte le recensioni e i commenti positivi che parlano di un Tarantino in grande spolvero, ma ci sono stati anche commenti più freddi, delusi da un film che, secondo il loro giudizio, non offre nulla di nuovo, o contrariati da alcuni aspetti.

Durante la conferenza stampa Tarantino è sembrato molto rilassato e felice, ma davanti ad alcune domande, sulla rappresentazione delle donne o sull'uso dell'omicidio di Sharon Tate, le risposte sono state piuttosto lapidarie e sbrigative. Al regista è stato chiesto della possibile reazione di Roman Polanski. "Non ci siamo mai parlati", ha risposto Tarantino, "L’ho incontrato un paio di volte in vita mia. Nel film ne parlo come del regista più "caldo" dell’epoca. Rosemary's Baby aveva fatto un incasso enorme, e quello è anche il mio preferito. Sono un grande fan di quel film". Sul fatto che Margot Robbie/Sharon Tate nel film abbia pochissime battute e sia stata rappresentata solo come un'attrice bella e sensuale, Tarantino ha risposto secco: "Rigetto la sua ipotesi".
Molto più aperto invece sulla questione Charles Manson e la sua Familia, su cui il regista si è informato molto. "Nella vicenda dell’omicidio di Sharon Tate mi ha attratto l’impossibilità di dare una spiegazione a questa strage terribile", ha raccontato Tarantino, "Ho fatto qualche ricerca, ho letto libri, ma non mi sono dato una spiegazione. Questi giovani hanno compiuto un’azione incomprensibile e questo rende la vicenda affascinante. Siamo affascinati perché non riusciamo a comprenderla". Il regista nel film offre anche un ritratto tutto suo della comunità di Charles Manson. "Degli hippie che ho immaginato vivessero in un ranch dove prima si giravano western tv", ha spiegato, "Ho voluto mostrare la loro vita quotidiana, mentre portano i turisti a fare delle passeggiate a cavallo, sono gentili, amichevoli, ma le cose non sono esattamente come appaiono".

E poi c'è il Cinema, in un film che Leonardo DiCaprio definisce "una lettera d’amore all'industria cinematografica". Una lettera d'amore nostalgica verso la Hollywood di una volta. Quentin Tarantino si è divertito molto a creare una carriera al personaggio di Rick Dalton e inserirla in un contesto reale, come quando l'attore viene spedito in Italia per girare un film con Sergio Corbucci. "Sergio è uno dei più grandi, uno dei miei preferiti", ha dichiarato Tarantino, "Con Django Unchained ho fatto la mia versione del suo film e quando Rick Dalton, il personaggio di DiCaprio viene spedito dal suo produttore [Al Pacino] a Roma per girare "Nebraska Jim", diventa parte di quella storia. Rick non lo apprezza ma se io lo incontrassi quarant'anni dopo gli direi: "Ma tu hai davvero lavorato con Sergio Corbucci?!". Poi ho immaginato che dopo quello, Rick abbia girato Operazione Dyn-o-mite! ma con Antonio Margheriti perché ho pensato che Rick si sarebbe comportato talmente male che Corbucci un secondo film non glielo avrebbe fatto fare".

Ovviamente l'attenzione era anche puntata sui protagonisti del film, la coppia d'oro formata da Leonardo DiCaprio e Brad Pitt, entrambi alla seconda esperienza con il regista. "Ci sono veramente poche persone al mondo che hanno una conoscenza così profonda della storia del cinema, della musica e della televisione", ha detto DiCaprio parlando di Tarantino, "È come entrare nel database di un computer, è incredibile. Questo film per lui è il suo ritorno a casa, un gesto d'amore nei confronti di questo mondo che siamo così fortunati di abitare e a tutti gli attori misconosciuti che lo hanno reso grande". DiCaprio inoltre ha dichiarato di essersi immedesimato molto nel suo personaggio: "Sono cresciuto nell'industria del cinema e capisco Rick nel suo sentirsi perduto. Lotta per ritrovare la fiducia in se stesso, per ottenere un nuovo ruolo. Io sono stato molto fortunato come attore, ma queste cose accadono". "I due sono come una sola persona", ha continuato Brad Pitt parlando dei personaggi di Rick e Cliff, "una persona che deve accettare questa situazione di cambiamento. Sono due outsider, però il mio personaggio, Cliff, è un po' più navigato, ha superato la fase di depressione, è in pace con se stesso, accetta quello che la vita gli porta". L'attore poi fa una sua personale analisi del film: "Racconta la perdita di innocenza di un'epoca, era un tempo di pace e amore, poi la tragica morte di Sharon Tate è stato uno shock che ha mostrato il lato oscuro di quell'epoca".
Diverso il compito di Margot Robbie, chiamata ad interpretare una persona reale, un'attrice famosa come Sharon Tate che ha subito un destino davvero crudele, e ha dovuto farlo con poche battute a disposizione e una rappresentazione che guarda soprattutto all'esaltazione della sua bellezza. "Ho visto tante cose su Sharon Tate, ho fatto molta ricerca e ho letto il più possibile", ha spiegato l'attrice, "ma allo stesso tempo, come attrice, penso di dover comprendere il ruolo del mio personaggio nella storia. Per me lei è la vera luce del film, sapevo che questo doveva essere il mio compito e ho cercato di farlo rispettando il personaggio nella memoria della vera Sharon Tate. Quello che mostra, cioè la perdita dell’innocenza, avviene senza parlare, senza bisogno di dialoghi".

Negli USA il film uscirà il 26 luglio. In Italia arriverà il 19 settembre.


Ieri in tarda serata è stato presentato in Concorso il nuovo film di Bong Joon Ho, Parasite (Gisaengchung), che rinnova la collaborazione del regista con il suo attore feticcio Song Kang Ho.

Il film racconta la storia della famiglia Ki-taek, molto povera, un po' cialtrona , disoccupata ma molto interessata allo stile di vita dei ricchi. Quando il figlio dei Ki-taek, falsificando i suoi requisiti, viene chiamato a dare lezioni d'inglese alla figlia di una famiglia ricca, i due mondi si incontreranno e le due famiglie resteranno improvvisamente invischiate in una strana e assurda storia.

Per Parasite, dove il "parassita" del titolo è il figlio della famiglia Ki-taek che si insinua nella famiglia ricca, è stato un tripudio, il film è stato accolto benissimo dalla platea e ha poi raccolto critiche davvero entusiastiche. Si tratta di un film sulle differenze sociali ma il tutto è raccontato con lo stile unico di Bong Joon Ho.

"È un dramma familiare con due famiglie coreane, una ricca e una povera", ha dichiarato il regista coreano, "È difficile da definire come genere. Potrebbe essere un crime drama. Potrebbe essere un dramma familiare. Potrebbe essere una commedia nera. È un mix di una varietà di generi". Il tema della famiglia è ricorrente nei lavori del regista. "Non sono necessariamente ossessionato dal tema della famiglia", ha spiegato Bong Joon Ho, "ma questo film è diverso dai miei precedenti, dove le famiglie erano incomplete. Mi sono occupato spesso di famiglie incomplete e di come una famiglia con membri mancanti riesca a trovare un equilibrio. Ma questo film, Parasite, presenta una famiglia convenzionale, con quattro membri al suo interno, e io sono più interessato a come queste due famiglie convenzionali si incontrano e che tipo di dramma emerge dal loro incontro".
Secondo molti, il film potrebbe essere un candidato forte per la vittoria della Palma d'oro, o di qualche altro premio.

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