venerdì 26 maggio 2017

Pirati dei Caraibi: la Vendetta di Salazar - la recensione

Dopo il quarto capitolo, diretto da Rob Marshall e rivelatosi una cocente delusione, era complicato approcciarsi a questo nuovo film della fortunata saga piratesca senza ansie e paure di sorta.
Se il trailer sembrava aver tranquillizzato molti, è anche vero che spesso i trailer ingannano e che la paura che la saga fosse ormai morta era tanta.

Ci pensa però l'incipit di questo nuovo film a spazzare via ogni dubbio: l'Olandese Volante emerge dal mare accompagnata dal classico tema scritto da Hans Zimmer (e qui ripresa da Geoff Zanelli) e un Will Turner ormai sempre più simile a Davy Jones parla con suo figlio Henry di maledizioni da spezzare e di Jack Sparrow.
Ci si sente improvvisamente meglio, la sensazione è quella che si provava nei primi tre capitoli, ma è ancora presto per cantare vittoria, una voce nella testa ci dice di stare allerta.
Vengono introdotti due nuovi personaggi: Henry Turner, figlio di Will Turner, e Carina Smith, una ragazza studiosa di astronomia e per questo accusata di essere una strega. I nuovi sembrano freschi e in sintonia, colpiscono già da subito al contrario di quanto avvenuto con i dimenticabili prete e sirena del film precedente. Si intravede un altro spiraglio di speranza e il tempo inizia a passare più velocemente, ma si continua a essere cauti, ad avere paura.

E poi, improvvisamente, con un'introduzione assurda, sopra le righe e divertentissima, sulla scena compare Jack Sparrow.
Johnny Depp è evidentemente nato per interpretare questo ruolo (tanto da non riuscire più a uscirne in moltissimi altri ruoli della sua carriera, che sembra comunque in ripresa) e vi si trova a suo agio come se non dovesse nemmeno recitare. Lui si diverte e si vede, ma la cosa più importante è che fa divertire lo spettatore, in una scena che riprende in più punti il primo, indimenticabile, film della saga e in quel momento, mentre Jack ubriaco e inseguito da guardie armate, la voce nella testa tace e ci si rilassa del tutto.

Jack Sparrow è indubbiamente l'anima del franchise, ma il contorno è altrettanto importante e a fare davvero la differenza rispetto al precedente film è il cattivo interpretato da Javier Bardem: Salazar è un personaggio carismatico e inquietante, visivamente particolare, un po' Davy Jones un po' Barbossa, e funziona alla perfezione all'interno della storia e della ricerca dell'oggetto magico che non manca mai in questa saga, nel caso specifico il Tridente di Poseidone.
E a proposito di Barbossa (un sempre magnifico Geoffrey Rush), non manca di certo il suo personaggio ed è davvero interessante la sua storyline e il suo approfondimento, un personaggio sempre al limite, cattivo ma mai del tutto, unico che riesce a essere alla pari di Depp e del suo Sparrow.
Un film che scava nel passato: nel passato di Barbossa, ma soprattutto in quello di Jack (ancora una volta assistiamo all'incredibile ringiovanimento di un attore grazia alla CGI), in cui Salazar ha avuto un ruolo passeggero ma fondamentale nel fare di lui ciò che è oggi, dai pendagli al cappello e soprattutto alla sua famosa bussola, è tutto iniziato con Salazar.
Il richiamo alle origini è fortissimo e si percepisce in ogni scena, ma quando la Perla Nera compare sullo schermo, accompagnata dal tema principale, non si può fare a meno di sentire un brivido.
Ma non è solo nostalgia, è qualcosa di diverso, un ritorno alle origini come temi, la chiusura di un cerchio (il finale in questo è esplicativo e commovente, se si è fan della prima ora sarà difficile non versare nemmeno una lacrima) e un nuovo inizio, evidentemente nella speranza di dare vita a una nuova trilogia, come suggerisce il cliffhanger contenuto nella scena post-credits.

Alla fine ci si sente sollevati e divertiti, forse commossi e scombussolati. Certo, non c'è quel senso di meraviglia che accompagnava la visione de La Maledizione della Prima Luna, che probabilmente sarà irripetibile, anche perché era totalmente nuovo e inaspettato, ma sicuramente la sensazione di riaver avuto indietro qualcosa di familiare a amato che ci era stato tolto.
Tranquilli, si può far finta che il quarto film della saga non sia mai esistito (d'altronde lo fanno anche Ronning e Sandberg, i due registi norvegesi di questo film) e godersi La Vendetta di Salazar, che è divertentissimo. Per fortuna.

Chiara

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