mercoledì 3 maggio 2017

Gold - la recensione

Nuova caccia all'oro per Matthew McConaughey, ma stavolta per raccontare la vera storia dell'imprenditore minerario Kenny Wells.

Wells è l'erede di una importante impresa mineraria, fondata dal nonno e resa grande dal padre, ora però nelle sue mani è vicina al baratro. Wells decide di partire per l'Indonesia alla ricerca di Michael Acosta (Edgar Ramirez), famoso per aver trovato un enorme giacimento di rame. Wells stringe un accordo con Acosta, 50 e 50, per sostenere le spese e andare a cercare il più grande giacimento d'oro che l'esploratore è convinto di aver scoperto nella giungla. La fortuna sembra finalmente essersi ricordata di Wells, arrivano i soldi, tutti vogliono entrare nell'affare ma, come si dice, "non è tutto oro quel che luccica".

Il film, con i dovuti accomodamenti cinematografici, è tratto da una storia vera ed è una di quelle storie pazzesche che, prima o poi, finiscono per diventare un film. Vedendo Gold è impossibile non pensare ad altri film simili nel tema, come Wall Street e soprattutto The Wolf of Wall Street, che il regista Stephen Gaghan ha sicuramente preso (volontariamente o involontariamente) come modello per alcune scene, anche se poi Gold prende tutta un'altra via.

A catalizzare l'attenzione dello spettatore più di ogni altra cosa è senza dubbio l'inedito look di Matthew McConaughey. L'attore premio Oscar non è nuovo a metamorfosi fisiche, ma vederlo mezzo pelato, sudaticcio, con i denti storti e una discreta pancia mentre tracanna litri di qualsiasi tipo di alcolico e fuma una sigaretta dopo l'altra, bisogna ammettere che spiazza un po' e ci vuole qualche minuto per abituarsi. McConaughey merita i complimenti per come si è calato anima e corpo nel personaggio, e se a colpire all'inizio è il corpo (sfatto), subito dopo si può apprezzare il lavoro fatto sull'"anima". L'attore va spesso sopra le righe, gigioneggia, esagera e a volte sembra voler colpire più con i gesti, la voce e il corpo che con le azioni, ma riesce sempre a mantenere una certa purezza nel personaggio: un fallito che non cerca la ricchezza o la bella vita, al contrario del Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street, vuole solo riuscire ad avere successo, almeno per una volta, come suo padre o suo nonno. McConaughey è assoluto protagonista ma è giusto sottolineare le prove di Edgar Ramirez, nei panni di un esploratore dalle frasi profonde, e di Bryce Dallas Howard, anche lei con un look insolito, formosa, esagerata e molto anni '80.

Grazie alle interpretazioni degli attori, i personaggi funzionano, a funzionare meno è l'andamento del film. Tanti alti e bassi, la storia non procede sempre in modo fluido a causa di continue "ricadute e risalite" del suo protagonista che alla fine danno al film un andamento un po' ridondante, come se il regista stesse cercando sempre il colpo del ko per stupire lo spettatore. Una scelta che a volte indebolisce il film e gli fa perdere un po' l'obbiettivo principale, raccontare una corsa all'oro e l'avidità del mondo degli investitori e della finanza. Gold è comunque un buon film che regala due ore piacevoli.

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