domenica 14 maggio 2017

Song to Song- la recensione

Song to Song è un film del 2017, scritto e diretto da Terrence Malick e con un cast fatto di grandi nomi.

Riassumere la trama della nuova opera di Malick è difficile, ma sostanzialmente si può dire che sia la storia di un triangolo, quello fra gli aspiranti musicisti Raye (Rooney Mara) e BV (Ryan Gosling) e il produttore Cook (Michael Fassbender), che man mano diventa un quadrato, poi un pentagono quando entrano in gioco anche Rhonda (Natalie Portman) e Amanda (Cate Blanchett).

A fare da filo conduttore, e in un certo senso da collante di storie, c'è la musica, con i grandi festival del Texas e le star musicali come Patti Smith, e molte altre, che si raccontano ai protagonisti e allo spettatore.

A colpire più di ogni altra cosa è la fotografia del premio oscar Emmanuel Lubezki, che con un uso della luce particolare sembra voler raccontare una storia a parte, naturalistica quasi, tanto che a volte si ha l'impressione che l'intero film sia stato girato unicamente allo scopo di poter vedere il sole entrare da una finestra e illuminare la parete, un particolare gioco di luce su di un volto, o ancora un unico riflesso sulla superficie del mare. Si rimane spesso così incantati da distogliere l'attenzione da quel che avviene sullo schermo.
La regia di Malick è caratteristica dell'autore, c'è poco da fare, l'incastro fra passato presente e futuro rende la narrazione avvolta in una bolla che sembra fluttuare sulla luce e sulla musica, ma se nei suoi lavori migliori questo portava a una riflessione sulla natura più profonda dell'essere umano, in Song to Song diventa talmente ridondante da risultare pedante, tanto da avere il sospetto che la bellezza delle immagini serva a nascondere la vacuità della storia, la pochezza dei personaggi e l'inconsistenza della riflessione che presto risulta noiosa e irritante.

Nemmeno la bravura del cast riesce a risollevare il film dal vortice di autoreferenzialità in cui cade quasi subito, le due ore e mezza di durata diventano una sorta di prova da superare e se si pensa che in origine, almeno a detta di Malick, il film durava ben otto ore, non si può che ringraziare.

Rimane la cocente delusione derivante da un'occasione perduta e la malinconia per quando questo regista dirigeva capolavori senza tempo come La Sottile Linea Rossa.

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