sabato 9 novembre 2019

Parasite - la recensione

Una commedia su una famiglia che attraverso una truffa riesce ad intrufolarsi in casa di ricchi e stupidi borghesi?
Un thriller a tinte horror in cui è impossibile immaginare il finale?
Un melodramma sul valore incrollabile della famiglia, unico appiglio nel mondo moderno?
O forse un dramma sulla lotta di classe in cui  la casa è metafora della società stessa?



Dopo la parentesi americana e non perfettamente riuscita rappresentata da OkjaBong Joon-ho torna a dirigere un film coreano in tutto e per tutto, ritrovando anche un attore feticcio come Song Kang-ho, probabilmente il più grande fra gli attori coreani contemporanei, e si fa perdonare qualsiasi critica gli sia stata mossa nel film precedente.

Nella prima, fantastica, ora di film, si assiste alla scalata truffaldina di una famiglia povera, ma tutt'altro che sprovveduta. Sono quasi disgustosi, e il regista sembra volercelo comunicare in tutti i modi, in una casa squallida e sporca che li rispecchia perfettamente. Ma sono anche incrollabilmente uniti e scaltri, tanto da riuscire a infilarsi, uno ad uno, nella casa di una famiglia benestante, la cui moglie è "giovane e semplice" e si fida ciecamente di loro, prima come tutor per i figli, poi come autisti, o governante. La casa dei ricchi, specularmente a quella dei poveri, è pulita, luminosa, con oggetti di design e grandi spazi vuoti. Ma proprio quando sembra che il film sia indirizzato verso un certo discorso, ecco che il ritmo si spezza e un colpo di scena irrompe a cambiare totalmente toni e generi.

A questo punto la casa, specchio dei proprietari, diventa metafora vera e propria e protagonista indiscussa del film, teatro di uno scontro sanguinoso fra poveri al fine di ottenere anche solo una briciola di quel lusso che hanno solo assaggiato ma di cui già non riescono più a fare a meno.
Sta tutta qui la genialità di Parasite, nel modo in cui Bong Joon-ho amalgama critica sociale, commedia, thriller serrato e una vena di horror senza che nessun genere prevalga mai sull'altro e senza che l'attenzione cali mai nemmeno per un secondo, fino al finale inaspettato e struggente, quasi un melodramma.

Chi sono quindi i parassiti del titolo? Sono i truffatori? Sono i ricchi borghesi incapaci di vedere anche ciò che è sotto il loro naso? O forse qualcun altro che non ci aspettavamo di ritrovarci in casa? 
O, ancora, non è forse la società stessa a succhiare dai cittadini, proprio come un parassita?

Il regista coreano non ci dà una risposta certa, ma ci mostra, semplicemente, che è così, che vige la legge del più forte e che bisogna uccidere per non essere uccisi.

Divertente, commovente, al cardiopalma, si attraversano davvero tutte le emozioni possibili guardando Parasite, grazie a una scrittura geniale e a una regia brillante e intelligente. 
Sicuramente uno dei film più belli di questa annata cinematografica.


0 commenti:

Posta un commento