sabato 26 ottobre 2019

[RomaFF14] Judy - la recensione

Judy Garland è stata una delle icone hollywoodiane più famose di sempre, bambina prodigio e voce incredibile, molti matrimoni falliti alle spalle e una dipendenza da alcol e farmaci iniziata prestissimo per poter tenere il ritmo delle produzioni cinematografiche.
Non sorprende quindi che il biopic dedicato a una diva di questo calibro sia attesissimo da tutti e già lanciato verso la corsa agli Oscar.


Diretto da Rupert Goold, si concentra su un periodo particolare della vita della Garland, ovvero i sei mesi precedenti alla morte prematura, a soli 47 anni, con l'aggiunta di alcuni flashback in cui viene mostrato come i ritmi proibitivi e le pressioni della produzione, abbiano portato la giovanissima Judy ad abusare di pillole e al rifiuto del cibo.
Goold è un regista inglese per lo più di teatro e la cosa si nota molto, infatti sono proprio le scene sul palco ad avere il maggior impatto, mentre il resto del film rimane ben diretto ma sostanzialmente anonimo. Non c'è nessun particolare picco di originalità nella sceneggiatura, siamo di fronte, infatti, al più classico dei biopic, con un paio di scene molto commoventi, l'ascesa e la caduta della star, il momento liberatorio finale, la strizzata d'occhio al pubblico con la riproposizione di vecchi set o di abiti iconici. Sicuramente un prodotto ben fatto, che piacerà molto agli amanti del genere, ma sicuramente lontano dall'essere memorabile.


L'unica cosa che davvero spicca in questo film è la prova di Renée Zellweger, magistrale tanto nelle scene private che nelle performance sul palco, dove ha cantato in prima persona. La nomination all'Oscar appare scontata e una sua vittoria non sorprenderebbe, e sinceramente non sarebbe affatto demeritata. 
Basta lei, quindi, a sollevare l'intero film? Forse. anche se, per un film tanto atteso, lodare solo l'attrice protagonista non è il migliore dei complimenti.


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