mercoledì 25 luglio 2018

Venezia 75 - presentato il programma

E' stato presentato poco fa il programma della 75a edizione della Mostra del Cinema.

Un programma molto vario e davvero molto interessante, con tanti titoli attesi, con un buon equilibrio tra film d'autore e di intrattenimento, e una forte presenza di prodotti Netflix, per gentile concessione di Cannes che ha chiuso la porta del Concorso a queste produzioni.

Presenta anche l'Italia, ovviamente, tre i titoli in Concorso (Guadagnino, Martone, Minervini), mentre Fuori Concorso saranno presentati il nuovo film di Roberto Andò, Una Storia Senza NomeLe Villeggianti di Valeria Bruni Tedeschi. Fuori Concorso anche le prime due puntate della serie L'Amica Geniale, diretta da Saverio Costanzo e basata sul best seller di Elena Ferrante.
Due titoli italiani molto interessanti nella sezione Orizzonti, La Profezia dell'Armadillo, adattamento del libro-fumetto di Zerocalcare, e Sulla Mia Pelle, che racconta le ultime ore di vita di Stefano Cucchi, picchiato a morte mentre si trovava in custodia delle forze dell'ordine.

"La 75a edizione sarà ricca in tanti sensi", ha dichiarato il direttore Alberto Barbera, "curiosa, con molto cinema di genere figlio degli autori, con grandi registi, alcuni per la prima volta a venezia, ma anche tante scoperte:  opere prime, giovani talenti, giovani registe."

Ecco l'elenco dei film in Concorso con la descrizione fatta dallo stesso Barbera durante la presentazione.

First Man, di Damien Chazelle (Film d'Apertura)
"Uno dei film più attesi della nuova stagione"

The Mountain, di Rick Alverson
"Regista premiato ma poco noto. Con Tye Sheridan, Jeff Goldblum, Denis Lavant, Udo Kier. Un film di grande qualità visiva e di messa in scena, diverso dal cinema americano cui siamo abituati."

Double Vie, di Olivier Assayas
"Deliziosa commedia con un grande cast, la storia di due coppie che s'incrociano in vari modi, e un'intelligente riflessione su come son cambiante le nostre vite di intellettuali dopo la rivoluzione digitale."

The Sister Brothers, di Jacques Audiard
"Doveva essere a Cannes, un western europeo girato in Europa. con cast e troupe interamente americane (con Jake Gyllenhaal, Joaquin Phoenix, John C. Reilly). Grande ironia e una riflessione sulla mitologia del west, che viene rispettata e smontata."

Vox Lux, di Brady Corbet
"Con Natalie Portman e Jude Law. Sorprendente storia di una ragazza che diventa una grande star del pop, con tutto quello che questo comporta."

Roma, di Alfonso Cuaron
"Un altro dei titoli più attesi, Cuaron ci ha messo cinque anni a realizzarlo. Un film su un periodo della vita della sua famiglia, in bianco e nero, girato in assoluta libertà, dove l'autenticità assoluta si mescola all'inventiva e alla creatività."

The Ballad of Buster Scruggs, di Joel e Ethan Coen
"Il nuovo film dei Coen prodotto da Netflix. Sei episodi dai toni molto diversi, pieno di citazioni, con in mezzo di tutto. Un film sulla morte della mitologia del west e sull'America di oggi."

22 July, di Paul Greengrass
"La ricostruzione minuziosa della strage di Utoya, e di quello che è avvenuto dopo, con il processo a Breivik e la difficile ripresa delle sue vittime."

Suspiria, di Luca Guadagnino
"Il più ambizioso film di Guadagnino, pensato per anni, un cast impressionante r Tilda Swinton in tre ruoli diversi."

Opera Senza Autore, di Florian Henckel von Donnersmarck
"Film molto ambizioso sulla storia della Germania dall'avvento del Nazismo fino agli anni Settanta."

The Nigthtingale, di Jennifer Kent
"Dopo The Babadook, opera seconda di Jennifer Kent, la storia di una donna e di un ufficiale in cerca di vendetta all'inizio dell'Ottocento."

Peterloo, di Mike Leigh
"Ultima fatica del grande regista inglese, un brutto episodio rimosso della storia inglese che riecheggia il presente e una riflessione senza tempo sul potere."

Capri-Revolution, di Mario Martone
"Ideale conclusione di una trilogia di Martone: dopo il Risorgimento, dopo Leopardi, ora racconta la vigilia della I Guerra Mondiale attraverso la storia di una pastorella di Capri che scopre una comunità di artisti e intellettuali europei che vive nel segno della libertà più assoluta."

The Favourite, di Yorgos Lanthimos
"Altro film grandemente atteso. Un cast straordinario (Emma Stone, Rachel Weisz, Olivia Colman). La storia di Anna d'Inghilterra, della rivalità tra due cortigiane, raccontata da un autore provocatorio come Lanthimos."

What You Gonna Do When The World's On Fire?, di Roberto Minervini
"Un film sul razzismo della società americana, che in questi anni è riesploso ancora più violento di quanto si potesse pensare. Tre ritratti: due giovani adolescenti neri, una barista nera, e le Black Panther, rinate."

Sunset, di Lazlo Nemes
"Nuovo atteso film del premio Oscar per Il figlio di Saul, ambientato alla vigilia dello scoppio della II Guerra Mondiale. Un film ambiziosissimo che richiede grande sforzo di partecipazione da parte dello spettatore."

Freres Ennemis, di David Oelhoffen
"Polar con Matthias Schoenaerts, Reda Kateb e Adel Bencherif, tre amici cresciuti assieme che si ritrovano ai lati opposti della legge."

Nuestro Tiempo, di Carlos Reygadas
"Nuovo tassello nella ricerca formale e narrativa di Reygadas che parte da elementi naturalistici e realistici per approdare a qualcosa di fantastico e indifinibile, con il regista e la moglie che recitano nei panni di loro stessi mentre cercano di costruire una coppia sessualmente aperta."

At Eternity's Gate, di Julian Schnabel
"Nuovo film di Schnabel sugli anni trascorsi da Van Gogh nel sud della Francia prima di essere internato in manicomio; il tentativo di raccontare quello che accadeva dentro la sua testa, con Dafoe, Amalric, Mikkelsen, Isaac."

Acusada, di Gonzalo Tobal
"Una scommessa, opera seconda di un giovane regista argentino, un film tesissimo che fa riferimento a eventi reali."

Killing, di Shinya Tsukamoto
"Film di samurai con protagonista uno di loro che si scopre incapace di uccidere."

Sul sito della Biennale tutti i titoli che saranno presenti al Festival di Venezia 2018.

mercoledì 4 luglio 2018

Stronger - la recensione

Per fare colpo sulla ragazza di cui è innamorato, Jeff prepara un cartellone e si piazza sulla linea del traguardo della Maratona di Boston. E' il 15 Aprile 2013 e proprio lì, dove si trova Jeff, esplodono due ordigni a breve distanza l'uno dall'altro, uccidendo tre persone e ferendone 264 fra cui proprio Jeff che, nell'incidente, perde entrambe le gambe.


La storia vera di Jeff Bauman è sicuramente una di quelle adatte a essere trasformate in un film, la storia di un ragazzo che vede la sua vita stravolta completamente da qualcosa che sembra non avere alcun senso, e che, nonostante tutto, va avanti e combatte per riprendere in mano quella vita.
Dove Stronger si dimostra sicuramente riuscito è nella componente emotiva. La storia di Jeff emoziona moltissimo, provoca più volte un groppo in gola e riesce a non sfociare mai nel patetismo e nella lacrima facile a tutti i costi, grazie soprattutto a Jake Gyllenhaal. L'attore, infatti, dà prova di tutta la sua bravura destreggiandosi nei panni difficili di un ragazzo normale che improvvisamente diventa pesantemente disabile e, allo stesso tempo, un eroe nazionale suo malgrado. Il suo personaggio e la sua interpretazione sono totalizzanti, con l'effetto che praticamente nessuno del cast secondario rimane impresso e i personaggi co-protagonisti rimangono molto abbozzati e mai approfonditi.
Si poteva anche spingere un po' di più sull'aspetto puramente traumatico di un'esperienza del genere, portando l'introspezione psicologica del personaggio di Jeff più in profondità, dando anche modo a un attore del calibro di Gyllenhaal (incredibilmente e ingiustamente snobbato da qualsiasi premio importante nella sua carriera) di incidere maggiormente e regalare davvero una performance da Oscar. Non era evidentemente quello l'intento di un film confezionato per emozionare a un livello abbastanza superficiale, obbiettivo pienamente raggiunto.

martedì 3 luglio 2018

Il Sacrificio del Cervo Sacro - la recensione

Presentato al Festival di Cannes 2017, arriva in sala con un considerevole ritardo il nuovo film di Yorgos Lanthimos, già autore del disturbante The Lobster.

Steven è un cardiologo con una vita piuttosto regolare, con una bella moglie, anche lei medico, e due figli. Senza dire niente a nessuno, Steven instaura un rapporto di amicizia con un ragazzo problematico, Martin, figlio di un paziente morto sotto i ferri durante un'operazione per cui Steven vuole convincersi di non avere colpa. Un'amicizia apparentemente innocua ma il ragazzo si fa sempre più insistente, diventa più invadente. All'improvviso il figlio più piccolo di Steven si ammala di qualcosa di misterioso, e poco dopo anche la figlia. A quel punto Martin confessa la "maledizione" che ha lanciato sulla famiglia di Steven: i suoi figli, e anche sua moglie, si ammaleranno e moriranno se lui non deciderà di uccidere, di sacrificare, un membro della famiglia a caso. Ucciderne uno a scelta per evitare che muoiano tutti.

Che Yorgos Lanthimos sia un regista che ama provocare è cosa risaputa, basta guardare i suoi precedenti lavori per rendersene conto, e Il Sacrificio del Cervo Sacro non è da meno. Il regista provoca, cerca di disturbare lo spettatore mettendolo di fronte non solo a scelte difficili ma anche davanti a scene e dialoghi poco piacevoli. Tutto nel film è fatto per mettere lo spettatore perennemente a disagio, non c'è un solo personaggio nel film che faccia qualcosa di piacevole o di positivo, non c'è un momento nel film che può far tirare il fiato e "consolare" un po' chi sta guardando. Questo non sarebbe un male se non fosse puramente fine a se stesso.
La sensazione che si ha guardando il film è che Lanthimos non voglia dare risposte ma nemmeno porre domande. Il regista non cerca di andare nel profondo, di affondare le mani nei risvolti psicologici molto forti che una storia del genere comporta, non è interessato a far provare empatia verso i personaggi e verso le scelte impossibili che devono prendere, non è interessato a coinvolgere lo spettatore sotto quell'aspetto, Lanthimos vuole provocare, dall'inizio alla fine, e basta.

Stilisticamente il film è ben fatto, un'ambientazione asettica che crea un'atmosfera cupa e asfissiante, anche quando la scena si svolge all'aria aperta, sottolineata costantemente dalla musica e da un ritmo molto lento e compassato.
Buona la scelta di Barry Keoghan (già visto in Dunkirk) nel ruolo di Martin, riesce ad essere inquietante e molto odioso. Bene Colin Farrell e Nicole Kidman che offrono delle buone prove ma purtroppo non riescono ad esprimere totalmente la drammaticità dei propri personaggi perché intrappolati nella scelta del regista di rimanere sempre superficiale.

Il Sacrificio del Cervo Sacro è sicuramente affascinante nella forma, ben fatto tecnicamente, e lodevole nella voglia di provocare, ma una volta finito di vedere il film si ha la sensazione di un'occasione mancata. Poteva essere una tragedia greca di grande impatto emotivo e invece si riduce a un puro esercizio di stile del regista.