martedì 3 luglio 2018

Il Sacrificio del Cervo Sacro - la recensione

Presentato al Festival di Cannes 2017, arriva in sala con un considerevole ritardo il nuovo film di Yorgos Lanthimos, già autore del disturbante The Lobster.

Steven è un cardiologo con una vita piuttosto regolare, con una bella moglie, anche lei medico, e due figli. Senza dire niente a nessuno, Steven instaura un rapporto di amicizia con un ragazzo problematico, Martin, figlio di un paziente morto sotto i ferri durante un'operazione per cui Steven vuole convincersi di non avere colpa. Un'amicizia apparentemente innocua ma il ragazzo si fa sempre più insistente, diventa più invadente. All'improvviso il figlio più piccolo di Steven si ammala di qualcosa di misterioso, e poco dopo anche la figlia. A quel punto Martin confessa la "maledizione" che ha lanciato sulla famiglia di Steven: i suoi figli, e anche sua moglie, si ammaleranno e moriranno se lui non deciderà di uccidere, di sacrificare, un membro della famiglia a caso. Ucciderne uno a scelta per evitare che muoiano tutti.

Che Yorgos Lanthimos sia un regista che ama provocare è cosa risaputa, basta guardare i suoi precedenti lavori per rendersene conto, e Il Sacrificio del Cervo Sacro non è da meno. Il regista provoca, cerca di disturbare lo spettatore mettendolo di fronte non solo a scelte difficili ma anche davanti a scene e dialoghi poco piacevoli. Tutto nel film è fatto per mettere lo spettatore perennemente a disagio, non c'è un solo personaggio nel film che faccia qualcosa di piacevole o di positivo, non c'è un momento nel film che può far tirare il fiato e "consolare" un po' chi sta guardando. Questo non sarebbe un male se non fosse puramente fine a se stesso.
La sensazione che si ha guardando il film è che Lanthimos non voglia dare risposte ma nemmeno porre domande. Il regista non cerca di andare nel profondo, di affondare le mani nei risvolti psicologici molto forti che una storia del genere comporta, non è interessato a far provare empatia verso i personaggi e verso le scelte impossibili che devono prendere, non è interessato a coinvolgere lo spettatore sotto quell'aspetto, Lanthimos vuole provocare, dall'inizio alla fine, e basta.

Stilisticamente il film è ben fatto, un'ambientazione asettica che crea un'atmosfera cupa e asfissiante, anche quando la scena si svolge all'aria aperta, sottolineata costantemente dalla musica e da un ritmo molto lento e compassato.
Buona la scelta di Barry Keoghan (già visto in Dunkirk) nel ruolo di Martin, riesce ad essere inquietante e molto odioso. Bene Colin Farrell e Nicole Kidman che offrono delle buone prove ma purtroppo non riescono ad esprimere totalmente la drammaticità dei propri personaggi perché intrappolati nella scelta del regista di rimanere sempre superficiale.

Il Sacrificio del Cervo Sacro è sicuramente affascinante nella forma, ben fatto tecnicamente, e lodevole nella voglia di provocare, ma una volta finito di vedere il film si ha la sensazione di un'occasione mancata. Poteva essere una tragedia greca di grande impatto emotivo e invece si riduce a un puro esercizio di stile del regista.

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