lunedì 11 marzo 2024
domenica 10 marzo 2024
Maestro - la recensione
The Holdovers - la recensione
Nel New England del 1970, Paul Hunham (Paul Giamatti), un impopolare insegnante di lettere classiche presso la Barton Academy, si trova ad assumere il ruolo di supervisore dei quattro studenti rimasti nel collegio durante le vacanze natalizie. Si unisce a loro anche Angus Tully (Dominic Sessa), un giovane intelligente ma ribelle, costretto all'ultimo minuto a rimanere a scuola dopo che sua madre ha deciso di partire in luna di miele con il nuovo marito. Rimasti soli con i cinque adolescenti e Mary Lamb (Da'Vine Joy Randolph), la cuoca recentemente afflitta dalla perdita del figlio in Vietnam, Paul stringe il controllo sulle giornate degli studenti, acuendo ulteriormente la sua impopolarità. Poco dopo l'inizio delle vacanze, i genitori di un ragazzo si presentano per riportare a casa il figlio, offrendosi di portare con loro anche gli altri studenti in vacanza. Tuttavia, poiché la madre di Angus è fuori rete, Tully si ritrova costretto a rimanere da solo alla Barton con Paul e Mary. Il rapporto fra l'insegnante e il ragazzo, inizialmente molto teso, sarà anche l'occasione per portare alla luce fragilità e insicurezze per entrambi, e forse per la nascita di una sincera amicizia.
Giustissime le candidature agli Oscar come miglior film, montaggio e sceneggiatura, e soprattutto quella ai due attori Paul Giamatti, che ci ricorda sempre che grando attore sia e quanto sia sottovalutato spesso dal pubblico, e di Da'Vine Joy Randolph che interpreta Mary e che probabilmente si porterà a casa una statuetta ben vinta.
In conclusione un film che pur non essendo un capolavoro indimenticabile riesce a colpire il cuore con umorismo e leggerezza, facendoci passare due piacevolissime ore e che ha tutte le potenzialità per diventare un classico natalizio.
Past Lives - la recensione
Anatomia di una caduta - la recensione
Una musica soverchiante risuona all'inizio di questo film. Poi si interrompe bruscamente con un colpo d'ascia.
La prima scena di Anatomia di una caduta, acclamata opera della regista francese Justine Triet, dice già tutto del film che sta iniziando. Quando il figlio ipovedente della coppia protagonista trova suo padre morto nella neve, dopo una caduta dal primo piano del loro chalet, la caduta del titolo prende forma reale per poi dare il via a quella metaforica che è la caduta dell'ascia della verità sulla vita apparentemente perfetta di due coniugi.