domenica 27 agosto 2023

Barbie - la recensione

Quando fu annunciato un film su Barbie nessuno avrebbe davvero potuto immaginare un successo di questo tipo, anche quando la presenza di un'autrice come Greta Gerwig alla regia e di Noah Baumbach alla co-sceneggiatura, avevano rassicurato quantomeno sulla tenuta artistica del progetto.

Invece a un mese dalla sua uscita Barbie è diventato il maggior incasso dell'anno e il maggior successo di un film diretto da una donna nella Storia del Cinema. E, naturalmente, un fenomeno mediatico e virale senza precedenti.


Innanzitutto a livello estetico il film è assolutamente iconico: scenografie, costumi, acconciature e trucco sono davvero magnifici e ricostruiscono alla perfezione il mondo rosa camp di Barbieland ed è impossibile non riconoscere vestiti, oggetti, giocattoli di ogni tipo soprattutto per chi ha giocato con la Barbie nella sua infanzia.

Greta Gerwig riesce a ricreare, con scelte registiche originali, le sensazioni di quando si gioca con una bambola, rendendo il tutto ancora più pop e coinvolgente grazie a tante, tantissime, citazioni cinematografiche (quella iniziale a 2001: Odissea nello Spazio è semplicemente geniale, ma non è l'unica) e con un mix di generi travolgente, andando persino a fare un salto nel musical.

Ma probabilmente il vero segreto del successo di Barbie sta nella sceneggiatura: la coppia Gerwig-Baumbach è riuscita a creare un film semplice e commerciale ma allo stesso tempo stratificato e più impegnato. Se apparentemente si tratta di una commedia pop con un messaggio semplice, quasi gridato e didascalico, in realtà la riflessione femminista che compie il film è ben più profonda e va oltre il semplice "donne buone e uomini cattivi", anzi, trova pieno compimento proprio nella parte maschile del film e nel personaggio di Ken, che in un certo senso è il villain del film, ma anche coprotagonista con un proprio percorso di liberazione parallelo a quello di  Barbie. Se da una parte Barbie deve imparare la consapevolezza di se stessa e del mondo esterno, come una novella Pinocchio, dall'altra Ken deve riuscire a emanciparsi dal ruolo impostogli dalla società e dalle sue proprie aspettative per poter essere davvero se stesso serenamente. Se da una parte Margot Robbie sembra nata per interpretare Barbie, dall'altra abbiamo probabilmente la miglior interpretazione della carriera di Ryan Gosling, attore che si dimostra ancora una volta istrionico portatore di una mascolinità delicata e fuori dagli stilemi hollywoodiani classici.

Il tutto in una confezione così colorata, frizzante, leggera e travolgente che è difficile pensare che questo film non diventerà un cult pop di quelli che si ricorderanno negli anni. 


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