Con Oppenheimer Nolan sembra mettere da parte ogni esagerazione, i ghirigori fantascientifici e le complicazioni di trama per puntare invece dritto al sodo e fare un ritratta scarno, asciutto, ma allo stesso tempo complesso e intenso si J. Robert Oppenheimer (Cillian Murphy), il fisico americano che ha guidato il "Progetto Manhattan" e che è a tutti gli effetti il padre della bomba atomica. Ne risulta un personaggio stratificato, contraddittorio e complesso nelle sue molteplici sfaccettature, allo stesso tempo fragile e pieno di sé, estremamente chiuso ma dai modi spesso pomposi e autoritari, una personalità istrionica e tormentata che Nolan prende come archetipo dell'uomo e lo fa diventare, quasi letteralmente, il Prometeo della mitologia, che dopo aver consegnato il fuoco agli uomini viene severamente punito dagli dei. Anche Oppenheimer, quindi, si ritrova nella posizione per cui la sua scienza, quella meccanica quantistica che aveva rivoluzionato il mondo della fisica del primo ventennio del Novecento, gli serve a costruire un'arma spaventosa che ben presto sfugge a ogni tentativo di controllo, e con cui lo scienziato si troverà a dover fare i conti, politicamente e soprattutto moralmente, per il resto della sua vita.
Nel film si ritrovano alcuni stilemi tipici del cinema nolaniano, dalla non linearità del racconto alla destrutturazione del tempo e soprattutto il dualismo fra scienza ed etica, fra ragione e sentimento, fra teoria e pratica. Questo fa sì che pur essendo un film chiaramente incentrato, a partire dal titolo, sul suo protagonista, Oppenheimer è anche un film corale, dove moltissimi personaggi ruotano intorno alla figura principale e nessuno, anche quelli che compaiono in una sola scena, mancano di lasciare il segno. Accanto a un Cillian Murphy magnetico, c'è anche, vero contraltare del film e lo capiamo subito dall'uso intelligente del bianco e nero, uno straordinario Robert Downey Jr, che ci ricorda in modo chiaro che lui è molto più del Tony Stark made in Marvel.
Ma il cast è davvero tutto di altissimo livello, Emily Blunt e Florence Pugh, che pur in poche scene riescono a dare grande potenza ai loro personaggi, e molti altri, tra cui Matt Damon.
Come accade spesso nel suo cinema, Nolan utilizza non solo montaggio e fotografia con fini narrativi, ma anche il suono, a partire dalla colonna sonora splendida di Ludwig Göransson (che non fa rimpiangere il grande Hans Zimmer) fino all'uso magistrale del sonoro, e in particolare dell'assenza di suoni, che spesso diventa importante tanto quanto, se non di più, dei dialoghi.
Con tre ore di durata che non si sentono affatto grazie a un ritmo serrato, dialoghi perfetti e l'uso sapiente del montaggio, Oppenheimer è forse il film più maturo, complesso e tecnicamente perfetto di Christopher Nolan. Se sarà anche il suo migliore, lo deciderà il tempo.
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