Una musica soverchiante risuona all'inizio di questo film. Poi si interrompe bruscamente con un colpo d'ascia.
La prima scena di Anatomia di una caduta, acclamata opera della regista francese Justine Triet, dice già tutto del film che sta iniziando. Quando il figlio ipovedente della coppia protagonista trova suo padre morto nella neve, dopo una caduta dal primo piano del loro chalet, la caduta del titolo prende forma reale per poi dare il via a quella metaforica che è la caduta dell'ascia della verità sulla vita apparentemente perfetta di due coniugi.Il film è allo stesso tempo un giallo magistralmente eseguito, un dramma familiare che scava profondamente all'interno delle dinamiche di coppia, e un film processuale, con tanto di interrogatori alla sbarra, avvocati che arringano la corte e perizie scientifiche. Ogni aspetto è perfettamente incastrato con l'altro e non c'è mai uno che prevarica l'altro, l'intera pellicola di Triet è una costruzione perfetta e praticamente senza sbavature, con un ritmo serrato, grazie soprattutto a una sceneggiatura come se ne
vedono in giro raramente.
La regia è magistrale, raffinata senza mai essere manieristica, molto precisa, capace di dirci tutto quello che dobbiamo sapere all'interno della scena senza risultare didascalica, con una fotografia pulita in cui il bianco fa da padrone grazie alle inquadrature della neve onnipresente, in cui quindi le persone (o il sangue) risaltano come su una tavolozza.
Da segnalare assolutamente anche le interpretazioni, in particolare quella della protagonista Sandra Hüller la cui nomination all'Oscar è meritatissima (tra l'altro fa doppietta di interpretazioni magistrali, quest'anno, con La Zona di Interesse) e dell'esordiente Milo Machado Graner nel ruolo del figlio Daniel.
Per quanto, poi, possa sembrare una battuta c'è da fare i complimenti anche al cane, davvero, personaggio fondamentale della pellicola, e raramente si sono visti al cinema cani così bravi.
È stato definito un film femminista, probabilmente lo è se pensiamo all'importanza che la regista ha ottenuto a livello internazionale, con la candidatura all'oscar come migliore regia e al suo film nella decina dei migliori dell'anno, nonostante la Francia lo abbia (incredibilmente!) escluso dalla sua lista dei film da proporre come film straniero, ma se si cerca un film femminista in senso canonico, un po' alla Barbie (ma anche alla Povere Creature!) ebbene si potrebbe rimanere spiazzati, financo delusi, perché Anatomia di una caduta non fa alcuno sconto alla sua protagonista che, anzi, non risulta mai simpatica, e il dubbio sulla sua colpevolezza o innocenza non viene mai dissipato. Questo non è un film sulle donne, non è neanche un film su una donna in particolare, è un film sulle mille sfaccettature della verità e su quanto la realtà sia filtrata attraverso il nostro particolare sguardo, per forza di cose parziale.
-
0 commenti:
Posta un commento